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Folla blocca Montecitorio: "Vergogna"
lancio di monetine verso La Russa


ROMA - Dura contestazione in piazza Montecitorio, a pochi metri dall'ingresso della Camera, da parte del Popolo Viola e di simpatizzanti del Pd e dell'Idv, in occasione di un presidio organizzato dal Partito Democratico contro il ddl sul processo breve al grido di "Vergogna, vergogna", "Ladri, ladri", "Mafiosi, mafiosi". I manifestanti sono riusciti anche a superare il transennamento che abitualmente tiene a distanza i manifestanti dall'ingresso del Parlamentto.

LE IMMAGINI DELLA PROTESTA

Il ministro della Difesa, La Russa, è stato accolto con fischi e insulti ed è stato anche oggetto di un lancio di monetine. La Russa è stato costretto a rientrare nel palazzo e lasciarlo da un'altra uscita. I dimostranti hanno poi duramente contestato anche Daniela Santanchè. La Russa ha commentato le proteste fuori da Montecitorio: "Sono dei violenti, come è violenta l'opposizione".

Bersani è intervenuto in piazza Montecitorio, parlando da una scaletta messa a disposizione dagli organizzatori della protesta, chiedendo la mobilitazione di tutti "contro il colpo di mano sul processo breve che porterà - ha detto - in libertà i truffatori e i criminali". Il leader del Pd ha stigmatizzato il fatto che "di fronte alla crisi internazionale - politica, economica e militare - l'intero governo era presente stamattina in aula con il solo scopo di far passare la modifica dell'ordine del giorno per avere subito una votazione sul processo breve". Bersani ha attaccato duramente la Lega: "Predicano la moralità e fanno il gioco di Berlusconi e dell'immoralità generalizzata". Il segretario del Pd ha chiesto una mobilitazione continua in difesa della Costituzione. "Dobbiamo diffondere fiducia e speranza che non passeranno questi provvedimenti, compreso quello che blinda le televisioni alla vigilia della campagna elettorale" ha concluso.

Alcuni deputati leghisti tra i quali Gianluca Buonanno, davanti a Montecitorio, sono diventati il catalizzatore della protesta che del migliaio di persone che assediano il Parlamento. Il deputato Buonanno si è staccato dal gruppetto e nonostante gli insulti si è avvicinato minacciosamente ai manifestanti. Dalla gente è partita una raffica di monetine, qualcuno si è staccato dal gruppo e solo l'intervento delle forze dell'ordine ha evitato la rissa, mentre il resto della folla cantava "Bella ciao".

Intanto, in piazza è cresciuta la presenza dei manifestanti, mentre il cordone di polizia ha liberato l'emiciclo davanti a Montecitorio. Sono oltre 1000 le persone che, al grido di "via i mafiosi dallo Stato" e "l'Italia è nostra e non di Cosa nostra" hanno partecipato alla protesta davanti alla Camera. Molte bandiere dell'Idv, ma anche quelle del Pd. In piazza oltre a Leoluca Orlando, c'erano anche altri esponenti dell'Idv e del Partito democratico, così come esponenti delle opposizioni extraparlamentari.
Proprio Leoluca Orlando, portavoce dell'Idv, ha chiesto al leader del Pd Pier Luigi Bersani "un incontro di tutte le opposizioni per valutare l'ipotesi di andare a colloquio dal presidente Napolitano perchè esiste un rischio reale per la democrazia, per via delle leggi sulla giustizia presentate dalla maggioranza".

Dal canto loro, i rappresentanti del "Popolo Viola" hanno proposto l'istituzione di un "camper della legalità" permanente in piazza Montecitorio.

Fonte: Repubblica


01/04/2011 16:18
 
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SUPERSAGGIO
Processo breve, blitz di Pdl e Lega
Bagarre in Aula, l'esame slitta

La maggioranza chiede e ottiene di invertire l'ordine del giorno per dare un via libera immediato alla legge che sta a cuore al premier. Insorge l'opposizione. Franceschini: "Approfittano della tragedia di Lampedusa per coprire questo fatto gravissimo. Liberano i criminali". Berlusconi: "Ce lo chiede l'Europa". Polemica Bindi-D'Alema

ROMA - Il blitz della maggioranza sul processo breve finisce in una bagarre assoluta con i manifestanti che assediano Montecitorio, il ministro La Russa protagonista di un durissimo scontro con il presidente della Camera Fini e infine la seduta sospesa e aggiornata a domani. Tutto inizia di mattina, quando Pdl e Lega hanno chiesto e ottenuto l'inversione dell'ordine del giorno dell'Assemblea scavalcando quindi la discussione sulla legge comunitaria e accelerando sulla legge che sta a cuore al premier Berlusconi. Grida di "vergogna, vergogna" dai banchi dell'opposizione che valuta ogni forma possibile di ostruzionismo. Non a caso dai banchi del Pd è partita la richiesta a Fini di evitare il contingentamento dei tempi. Richiesta che Fini accoglie raddoppiando i tempi di intervento. "Speriamo di chiudere entro venerdì" commenta Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl.

IL COMMENTO DI EZIO MAURO

Malgrado le durissime prosteste dell'opposizione, la scelta di accelerare è stata rivendicata dal premier. "Non si tratta di processo breve, ma di processo europeo perché è l'Europa che ci ha chiesto di dare tempi più veloci ai nostri processi", così come "ce lo chiedono i cittadini" ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una conferenza stampa a Lampedusa.

In precedenza il capogruppo del Pd Dario Franceschini aveva denunciato: "Questa è l'ultima delle vergogne, se non avete la forza morale di fermarvi, almeno provate vergogna per un'altra pagina nera della Repubblica". "Vogliono - dice Franceschini - approfittare della tragedia di Lampedusa per coprire questo fatto gravissimo". Poi si rivolge a Umberto Bossi e alla Lega. "Cosa andate a dire ai popoli padani - chiede ironico il capogruppo Pd - a cui avete promesso la sicurezza? Andrete a dire che volete liberare i criminali? Il processo breve ha come unico scopo di fermare il processo Mills del presidente del Consiglio, ma le conseguenze immediate saranno che migliaia di processi rischiano la prescrizione e saranno liberati anche imputati di rapina o violenza sessuale. Ma di fronte al presidente del Consiglio le rapine e le violenze non contano e vi comportate da servitori fedeli". E di vergogna parla in Aula anche Pierferdinando Casini: "E' un provvedimento per placare le ossessioni giudiziarie del presidente del Consiglio. E' una vergogna".

Ma la tensione della mattina è stata però solo un antipasto del pomeriggio, quando si è svolto il sit in davanti alla Camera, teatro di attimi di fortissima tensione che hanno finito per ripercuotersi anche all'interno di Montecitorio, inducendo il presidente Gianfranco Fini a sospendere la seduta facendo slittare l'esame del testo a domani. Una scelta, salutata da un boato delle opposizioni, arrivata dopo uno scambio di battute al vetriolo con il ministro La Russa, accusato dall'opposizione di essere appositamente uscito dall'aula in concomitanza con la manifestazione per cercare l'incidente ed esasperare gli animi. Che cosa è successo? Il ministro si è rivolto alla terza carica dello Stato - hanno riferito i presenti in aula - levando il braccio ed esclamando "ma vaffa...". E Fini, prima di sospendere la seduta: "Non le consento di insultare la presidenza della Camera". Più tardi, riferiscono ancora fonti parlamentari, La Russa ha spiegato che non aveva inteso insultare il presidente della Camera ma che il suo gesto era rivolto a Dario Franceschini. "Curatelo", ha poi sibilato Fini ai giornalisti mentre lasciava Montecitorio.

Il Pd in particolare attribuisce un'estrema gravità alla situazione. "Questo è il governo della menzogna - attacca il segretario Bersani - Abbiamo capito stamattina a cosa serve il viaggio di Berlusconi a lampedusa: serve a togliere i riflettori da qua, dove per salvare una sola persona si buttano a mare centinaia di processi".

Al di là dei duri giudizi, i democratici sembrano però divisi sulla migliore strategia per cercare di contrastare i disegni della maggioranza. In particolare è da registrare un acceso diverbio nell'emiciclo di Montecitorio tra il presidente del Pd Rosy Bindi e Massimo D'Alema. Motivo del contendere: l'abbandono o meno dell'Aula come gesto di protesta contro la decisione di Pdl e Lega di invertire l'ordine del giorno dei lavori per far votare subito il testo sulla 'prescrizione breve'. Bindi sosteneva la tesi dell'Aventino, mentre D'Alema era contrario. Alla fine, quest'ultimo ironizzando, forse per smorzare un po' i toni del dibattito, avrebbe detto: "Che vuoi? Che gli vado a menare? Mi levo gli occhiali e vado....". Ma la battuta ha mandato su tutte le furie Rosy Bindi. Che più tardi ha aggiunto: " ''Non possiamo continuare a partecipare alla vita del Parlamento come se fosse una situazione normale, che invece finisce per coprire la straordinarietà di quello che viviamo, e cioè l'uso strumentale del Parlamento, il disprezzo della legge pur di garantire l'impunità al presidente del Consiglio, che oggi, qui come a Lampedusa prende in giro tutti''.

Altra replica a nome del governo è arrivata poi dal Guardasigilli Angelino Alfano: "Quella dell'opposizione sull'inversione dell'odg è un'indignazione programmata perché se non lo avessimo fatto ci sarebbe stata la legge comunitaria con la responsabilità civile dei magistrati e avrebbero protestato comunque".

In serata è arrivata quindi la replica dell'Associazione nazionale magistrati. "La legge sulla prescrizione breve - denuncia una nota dell'Anm - è un colpo mortale inferto al funzionamento della giustizia penale in Italia. Con la riforma oggi in discussione aumenterà a dismisura il numero di casi di denegata giustizia e di impunità per gli autori di gravi reati". Analisi condivisa dal presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, secondo il quale con il bliz sul processo breve "andranno in fumo tutti i principali processi per crimini ambientali in Italia".

Fonte: Repubblica


01/04/2011 23:22
 
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Processo breve, scontro sul verbale:
ennesima bagarre alla Camera.
Fini colpito in testa da un giornale



ROMA – Il giorno dopo la bagarre fuori e dentro la Camera per la decisione della maggioranza di imporre un’inversione dell’ordine dei lavori anticipando la discussione sulla cosiddetta prescrizione breve, il testo che prevede la riduzione dei tempi di giudizio e di cui potrebbe beneficiare anche Silvio Berlusconi per il caso Mills approda in Aula per il dibattito.

Il dibattito in Aula è stato però subito sospeso per l’ennesima bagarre. Le prime scintille sono arrivate già a inizio di seduta con la mancata approvazione del processo verbale della seduta di mercoledì. Il no è arrivato mediante voto elettronico. La cosa non è così usuale, perchè solitamente si approva senza troppi dibattiti e per alzata di mano. Ma le opposizioni, Pd, Udc e Idv, hanno contestato che nel processo verbale non ci fosse esplicito riferimento all’episodio che ha visto protagonista il ministro La Russa. La votazione ha visto un pareggio e dunque il processo è stato respinto.

In seguito un deputato del Pdl ha anche lanciato un giornale in testa a Fini. Il presidente della Camera è stato colpito alla testa da un giornale che gli è stato tirato addosso da un deputato del Pdl mentre lasciava l’Aula di Montecitorio dopo la bocciatura del processo verbale. Il giornale ha colpito in pieno il presidente della Camera, che ha individuato il “lanciatore”, con il quale ha avuto uno scambio di battute. Nel frattempo, dai banchi del Pdl in tanti gridavano a Fini “Dimissioni, dimissioni”.

Un gesto di stizza anche da parte del ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Alla chiusura del voto sul processo verbale Alfano, secondo quanto riferito dal leader dell’Idv, ha infatti gettato la sua tessera della Camera contro i banchi dell’Italia dei Valori. “E’ stato un gesto irresponsabile, immorale, illegittimo da parte del portantino di Berlusconi”, ha detto Di Pietro davanti alle telecamere e mostrando tra le mani la tessera di Alfano. “Lo denuncerò al presidente della Camera” aggiunge Di Pietro stigmatizzando “lo spregio e il disprezzo del ministro nei confronti del Parlamento”. Disprezzo tale che, conclude Di Pietro, “mi fa chiedere le immediate dimissioni del ministro”.

La deputata del Pd Ileana Argentin, disabile, ha poi preso la parola per denunciare che un deputato del Pdl, Osvaldo Napoli, ha intimato al suo assistente di non applaudire durante le sedute. Subito dopo un deputato della Lega, Massimo Polledri, le ha rivolto epiteti offensivi ed è stato costretto dal presidente Fini a chiederle scusa. “Ricordo all’aula che io non posso muovere le mani, ma se non posso applaudire con le mie, lo faccio con le mani di chiunque”. Lo sfogo è stato accolto da un applauso bipartisan di tutta l’assemblea.
(Guarda il video).

L’inizio dei lavori era stato fissato per le dieci, per dare modo all’ufficio di presidenza della Camera di valutare l’episodio del battibecco tra La Russa e il presidente Gianfranco Fini, preceduto dalle polemiche tra lo stesso La Russa e i rappresentanti dell’opposizione, che ha di fatto determinato l’interruzione della seduta e l’aggiornamento a oggi. E’ stato proprio Fini a chiedere ai questori di esaminare “la genesi di quanto accaduto”, in particolare per determinare se c’è stata oppure no una mancanza di rispetto da parte del ministro nei confronti della presidenza rappresentata da un “vaffa” espresso a gesti (e forse non solo a giudicare dal labiale) da La Russa.

Una sanzione nei confronti del ministro viene data per scontata da molti, anche se non esistono precedenti del genere. Per questo motivo l’ufficio di presidenza ha rimandato ogni decisione nell’attesa che esprima un parere anche la Giunta per il regolamento, appositamente convocata per le 16.

Dalla riunione dei deputati questori della Camera con il questore di Roma ”è emersa la difficoltà di assicurare un adeguato presidio per concomitanti esigenze di ordine pubblico e per una insufficiente informazione da parte dell’Autorità di pubblica sicurezza sulle problematiche dell’ordine pubblico nella seconda parte della giornata”, ha detto Fini. I questori, ha spiegato Fini, hanno chiesto al questore di Roma Francesco Tagliente di ”garantire un piu’ stretto collegamento con comando dei Carabinieri e l’Ispettorato di Polizia di Montecitorio, per contemperare le esigenze di ordine pubblico con il libero esercizio del mandato parlamentare e l’accesso alle sedi della Camera”.

Anche oggi ci saranno mobilitazioni del «popolo viola» all’esterno di Montecitorio, in concomitanza con la discussione del testo sul processo e della prescrizione breve. “Staremo lì fino a che il dibattito si svolgerà alla Camera – ha annunciato Gianfranco Mascia, uno dei coordinatori -. Poi ci sposteremo al Senato. In questo momento, decisivo per le regole democratiche del nostro Paese, è fondamentale che ciascuno faccia la sua parte”. Non solo: è allo studio una mobilitazione nazionale che unisca partiti, movimenti e società civile che potrebbe essere convocata per il 16 aprile.

Fonte: blitzquotidiano


01/04/2011 23:30
 
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Processo breve, tutto da rifare
Bagarre in Aula ed esame rinviato

Giornata convulsa alla Camera. Altri scontri, offese e tafferugli.
La discussione aggiornata a martedì, il testo torna in coda all'odg.
Respinto il verbale della seduta di ieri, i ministri non riescono a votare.
Pdl e Lega contro Fini: "Non è imparziale". Sit-in di protesta fuori Montecitorio.
Insulti alla deputata disabile Argentin. Bossi contro La Russa: "Doveva stare zitto".
In serata Napolitano convoca i capigruppo


ROMA - Nuova giornata di bagarre alla Camera, dove l'esame del provvedimento sul processo breve è ripreso oggi con animi non certo sereni. Ieri i disordini in Aula e in piazza, con gli insulti del ministro La Russa a Gianfranco Fini e il lancio di monetine a ministri e parlamentari fuori Montecitorio. Oggi nuovi tafferugli e violenze verbali, con il presidente della Camera Gianfranco Fini colpito in testa da un giornale lanciato da un deputato del Pdl, il ministro Alfano che tira la tessera che i deputati usano per le votazioni verso i banchi dell'opposizione, e la deputata del Pd Ileana Argentin, disabile, offesa e insultata dal centrodestra. A fine giornata, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha convocato tutti i capigruppo al Quirinale: sono saliti al Colle Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro. Il capo dello stato, seppure "in maniera cauta e rispettosa" - riferiscono fonti parlamentari - avrebbe richiamato tutti al rispetto delle regole, per un corretto confronto istituzionale.

Alla fine l'esame del testo è rinviato a martedì prossimo, dopo che la richiesta del Pd di far tornare il provvedimento in commissione viene respinta per soli due voti. E' una retromarcia forzata per la maggioranza, che sperava di chiudere in fretta ma ha dovuto cedere, e che si ritroverà la prossima settimana il ddl all'ultimo punto dell'ordine del giorno. Un risultato paradossale, visto che ad accendere gli animi dell'Aula e della piazza, ieri, era stato proprio il blitz di Pdl e Lega per stravolgere l'ordine del giorno dei lavori e mettere in testa la discussione sulla legge che sta a cuore al premier. Il rinvio, applaudito dall'opposizione, è stato votato quasi all'unanimità al termine di una seduta ad altissima tensione, con nuove proteste anche fuori dal palazzo e l'annuncio da parte del popolo viola di nuove iniziative di mobilitazione.

Tutto in salita l'avvio della giornata, partita con la bocciatura del processo verbale relativo alla seduta di ieri, dopo che le opposizioni hanno rilevato la mancanza del riferimento nel testo alle offese pronunciate da La Russa al presidente della Camera, chiedendo di andare al voto. Risultato: pareggio, che si è tradotto nella bocciatura, con la maggioranza andata sotto. Non serve neppure la sospensione del Cdm per permettere ai ministri di precipitarsi alla Camera per votare: il verbale non passa.

Contro Gianfranco Fini si scatenano Pdl e Lega: "Oggi è finita la barzelletta della sua imparzialità", attacca il vicecapogruppo del Pdl Massimo Corsaro. "Si dimetta". E in testa al presidente della Camera arriva perfino un giornale lanciato dai banchi della maggioranza. "Fini mi ha tolto la parola per accelerare le votazioni", denuncia il capogruppo della Lega Nord Marco Reguzzoni. "E ha fatto finta di non vedere i quattro ministri che stavano votando, non consentendo loro di terminare la procedura del voto", continua.

Nuovi gesti di stizza, nuovi tafferugli: anche il Guardasigilli Alfano, che non è riuscito a votare, perde le staffe, facendo volare la sua tessera verso i banchi dell'opposizione. Un gesto che indigna l'Italia dei Valori e spinge Antonio Di Pietro a chiedere, a sua volta, le dimissioni di Alfano, che poi dirà di aver solo lanciato la tessera in aria. Nelle polemiche rimane coinvolta anche Ileana Argentin, attaccata da Osvaldo Napoli (Pdl) che intima al suo assistente di non applaudire in aula. "Voi sapete che non posso applaudire e che per farlo mi servono le mani di qualcun altro", spiega la deputata del Pd, che dice di essere anche stata insultata dai leghisti: "Mi hanno detto handicappata di m...". L'attacco suscita reazioni indignate da tutta l'opposizione e arrivano le scuse della Lega. Alla fine il processo verbale viene riscritto, portando ad uno slittamento dei lavori.

"Spettacolo indecoroso", commentano Dario Franceschini e Pierluigi Bersani dal Pd, mentre dal leader dell'Udc Pierferdinando Casini arriva l'invito ad abbassare i toni. Intanto il collegio dei questori della Camera esprime una "ferma deplorazione" per la "particolare gravità del comportamento tenuto in aula nei confronti della presidenza" da parte di Ignazio La Russa. Le offese del ministro della Difesa non piacciono neppure a Umberto Bossi: "Doveva stare zitto. Così si fa il gioco delle opposizioni. Un episodio così sarebbe meglio non ci fosse stato perché non bisogna perdere tempo ma accelerare", bacchetta il leader della Lega.

Continuano anche le proteste a piazza Montecitorio contro la prescrizione abbrevviata contenuta nella proposta di legge di maggioranza. Anche oggi il popolo viola ha dato vita ad un sit-in, annunciando: non ci fermiamo, la mobilitazione continua. Possibile una notte bianca per la democrazia l'8 aprile e una manifestazione il 16 aprile. Anche dal Pd Rosy Bindi propone manifestazioni in tutta Italia contro Berlusconi: "è molto importante - spiega - che mentre noi facciamo la battaglia parlamentare in aula, non si fermino le manifestazioni in ogni piazza del paese".

Nel Pd prosegue, intanto, il dibattito sull'Aventino evocato ieri, tra gli altri, da Rosy Bindi. Niente tentazioni in questo senso, garantisce Pier Luigi Bersani: "Dobbiamo restare in tutte le postazioni, nelle piazze, nel Parlamento e nel Paese. E non ce ne andiamo". Quanto al dibattito interno al partito democratico sulla posizione da tenere in Aula, "non c'è nessuno scandalo se c'è una discussione sulle tattiche parlamentari, è più che comprensibile", sottolinea il segretario del Pd. "Era giusto restare in aula", conferma Massimo D'Alema. Nessun litigio con Rosy Bindi, spiega: "E' normale che si discuta su come fare opposizione, sulla tattica da mettere in atto per affrontare la maggioranza".

Fonte: Repubblica


06/04/2011 00:53
 
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Censura per La Russa
dopo il "vaffa" a Fini

La sanzione approvata dall'ufficio di presidenza su proposta dei questori. Il ministro: "Rispetto la decisione, risponderò". Maggioranza compatta, il centrosinistra si spacca al voto e Bocci e Bindi (Pd) escono dall'aula. Per la presidente del Pd è "troppo poco, ci voleva l'interdizione". Idv: "Decisione da codardi".


ROMA - Censura per Ignazio La Russa. E' questa la sanzione approvata dall'ufficio di presidenza della Camera, su proposta dei questori, nei confronti del ministro della Difesa, che lo scorso 30 marzo ha apostrofato con un "vaffa" il presidente di Montecitorio Gianfranco Fini durantela seduta sul processo breve in Aula.

IL VIDEO

"Tenuto conto delle conclusioni cui è pervenuta la giunta per il regolamento - si legge nel parere approvato - il collegio dei questori, nell'esprimere la più viva deplorazione del comportamento tenuto dall'onorevole La Russa nei confronti della presidenza, ha conclusivamente convenuto di proporre all'ufficio di presidenza di indirizzare al medesimo deputato una lettera di fermo richiamo". La lettera sarà inviata per conoscenza anche al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Dal canto suo, il ministro della Difesa prende atto "con serenità" della sanzione: "E' una decisione che rispetto", ha detto. "Leggerò la lettera e risponderò, naturalmente con il massimo rispetto, ma finalmente mettendo in fila i fatti così come sono avvenuti", dice La Russa. Fatti nei quali, aggiunge, "sicuramente c'è stata una mia responsabilità ma assai diversa da quella che è stata dipinta in questi giorni, da valutare insieme a tutti gli altri fatti che sono successi, non solo fuori ma anche dentro l'Aula e su cui, mi pare, si sia sorvolato troppo in questi giorni". Il ministro ha poi abbozzato una possibile spiegazione: "La rottura dell'unità del mio mondo mi ha procurato nervosismo e ammetto che gli ultimi tempi sono stati quelli in cui sono stato più nervoso in tutta la mia vita politica. Quanto accaduto in questi mesi, e cioè che il mondo politico nel quale sono cresciuto da quando avevo dieci anni sia cambiato, per me è stata una catarsi. Ho dovuto metabolizzare la rottura con Fini. Ho dovuto elaborare la rottura".

Mentre la maggioranza ha sostenuto la proposta dei deputati questori, il centrosinistra al voto si è spaccato: Silvana Mura di Idv ha votato contro, Rocco Buttiglione e Renzo Lusetti dell'Udc e Donato Lamorte di Fli si sono astenuti e Rosy Bindi e Giampaolo Bocci del Pd sono usciti dalla sala per non partecipare alla votazione: una scelta dettata dalla loro non condivisione della proposta dei questori e per venire incontro al presidente Fini che aveva chiesto massima coesione. L'atteggiamento assunto da due esponenti del Pd non sarebbe piaciuto al questore di opposizione, Gabriele Albonetti.

"Riteniamo la proposta dei questori riduttiva - ha spiegato Renzo Lusetti - ma per rispetto alla situazione che c'è stata e che ci sarà questa settimana abbiam deciso di astenerci per rasserenare il clima". Soddisfatto il Pdl: "Era l'unica sanzione possibile con il regolamento attuale", ha spiegato Gregorio Fontana del Pdl che ha chiesto "attenzione a quanto è successo mercoledì in piazza Montecitorio". Nell'esprimere "la più viva deplorazione" del comportamento tenuto dall'onorevole La Russa nei confronti della presidenza della Camera, i questori hanno chiesto all'ufficio di presidenza di inviare al ministro della Difesa "una lettera di fermo richiamo".

Ma l'opposizione protesta: la sanzione è inadeguata per Silvana Mura, deputata dell'Idv: "E' acqua fresca, ed equivale a dire che da oggi chiunque in aula può insultare in maniera volgare la presidenza ed invocare il precedente fatto valere per il ministro della Difesa. Per questo ho votato contro e ho chiesto quindici giorni di sospensione dal voto per il deputato La Russa", ha dichiarato in una nota.

Duro anche il commento di Rosy Bindi: secondo la presidente del Pd La Russa "avrebbe dovuto avere, come membro della Camera, oltre che del governo, l'interdizione almeno dalla partecipazione al voto sul provvedimento. Siamo peraltro in assenza di scuse...". Secondo la Bindi questi comportamenti "fanno scattare processi emulativi come è accaduto il giorno dopo con Alfano che ha tirato contro i banchi dell'opposizione la tesserina per il voto". Insomma, conclude la vicepresidente della Camera, "non c'è una sanzione abbastanza adeguata per sanzionare quanto avvenuto e questa è l'unica ragione per cui andrebbe cambiato il regolamento".

Una decisione da codardi, per Massimo Donadi dell'Idv. "I ministri sono liberi di offendere le istituzioni. La sanzione irrisoria comminata a La Russa è un vero e proprio atto di codardia da parte dell'ufficio di presidenza", dichiara il presidente del gruppo Idv alla Camera. E Antonio Di Pietro rincara: "Non siamo più a fatti censurabili con un buffetto, ma alla richiesta formale di dimissioni di questi ministri e dell'intero governo che non ha più rispetto per il parlamento e i cittadini".

Non si fa attendere la replica del Pld: "Per quanto riguarda gli insulti in aula, sia il Pd che l'Idv non possono dare lezioni visto il tenore di alcuni interventi e di molte provocazioni portati avanti, con indubbio spirito creativo, nel corso di questi anni", commenta Fabrizio Cicchitto.

Fonte: Repubblica


07/04/2011 00:34
 
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Pd in trincea: "Ostruzionismo ad oltranza"
Fini, pressato dal Pdl: pronto a ridurre i tempi

L'opposizione riesce a ritardare i lavori, ma la maggioranza insorge e spinge il presidente della Camera a correre ai ripari. Cdm convocato domani all'ora di pranzo per approffitare della pausa nei lavori di Montecitorio. Napolitano risponde a un cittadino dell'Aquila che chiede di fermare la norma. Oggi discussione al Csm su testo che parla di "amnistia di fatto"

ROMA - E' un vero e proprio fuoco di sbarramento, un ostruzionismo "preventivo", quello scatenato questa mattina a Montecitorio dalle opposizioni nel tentativo di bloccare il cammino parlamentare del processo breve. Prima ancora che sul contestato provvedimento legato alle esigenze processuali di Silvio Berlusconi, la battaglia si sta svolgendo sul processo verbale della seduta di ieri. Lo scopo è quello di bloccare i lavori della Camera, facendo slittare il previsto esame del testo sul processo breve.

Intanto dall'Aquila una battuta del capo dello Stato in risposta a un cittadino abruzzese fa capire quante perplessità istituzionali circolino sulla vicenda. Lo dimostra anche il Consiglio Superiore della magistratura che a larga maggioranza ha definito la legge una "sostanziale amnistia" per i processi in corso e inciderà soprattutto su quelli riguardanti i reati contro la pubblica amministrazione e la corruzione.

Battaglia in aula. Dopo che è stato letto il verbale, tutti i deputati delle opposizioni che sono intervenuti nella seduta di ieri, e che sono stati quindi citati nel verbale stesso, hanno chiesto di intervenire per una precisazione su come vada correttamente riportato il proprio intervento. Il tutto appellandosi ad un articolo del regolamento (il numero 32, comma 3) che permette questo. Complessivamente i deputati di opposizione che, in base al regolamento, possono intervenire sono una cinquantina. Considerato che ciascuno ha a disposizione cinque minuti per parlare, gli interventi sul processo verbale possono andare avanti per 250 minuti circa, pari ad oltre quattro ore: il che vuol dire che la mattina sarà sostanzialmente dedicata solo al processo verbale.

La manovra ostruzionistica è stata preparata da ieri: sulle disposizioni a favore dei piccoli comuni erano stranamente intervenuti diversi deputati di opposizione malgrado il testo fosse condiviso con la maggioranza. Serviva a "accumulare" possibili oratori sul processo verbale nella seduta di oggi. Prima di arrivare al processo breve, l'Aula ha in calendario la legge comunitaria e la nuova normativa sulla contabilità dello Stato.

"Sì, stiamo utilizzando ogni mezzo a nostra disposizione, regolamento della Camera alla mano, per impedire che le leggi a favore soltanto di Berlusconi vengano approvate. Il paese deve sapere che il Pd, nelle piazze ieri e in Parlamento oggi, dice no al processo e alla prescrizione breve", dice Michele Ventura, vicepresidente vicario dei deputati democratici. "La maggioranza - aggiunge - si rassegni e si rassegnino i ministri. Devono star seduti in aula per garantire una maggioranza numerica che da tempo non è più maggioranza politica. Il Consiglio dei ministri convocato nell'interruzione dei lavori a Montecitorio, dalle 13,30 alle 15 di domani, è una resa".

Con una decisione inedita la riunione del governo in calendario per domani è stata infatti convocata "dalle 13,30 alle 15" proprio per garantire la presenza di tutti i ministri in aula.

In questa fase di ennesimo muro contro muro a proporsi come possibile mediatore è Futuro e libertà. "Stamani siamo davanti ad un ostruzionismo parlamentare che ha a che fare con un dato politico. Finisce tutto se qualcuno dalla maggioranza si alza e ci assicura che una volta approvato il processo verbale si passerà al normale ordine del giorno, e cioè all'esame della legge comunitaria senza rinviarla in commissione e solo alla fine al processo breve", spiega il capogruppo di Fli Benedetto Della Vedova.

Proposta davanti alla quale la Lega per tutta risposta ha rilanciato la sua battaglia contro Gianfranco Fini. Da tempo insofferente per la permanenza del leader di Fli alla guida di Montecitorio, il Carroccio ha colto al volo gestione dei lavori di oggi in aula per riaccendere la polemica. "Stiamo valutando iniziative, non sappiamo ancora quali", dice il capogruppo Marco Reguzzoni, in quanto "quello che sta succedendo oggi è letteralmente inaccettabile, in 50 anni di storia repubblicana non era mai successo che si passasse un'intera mattinata a discutere del processo verbale, e se questo succede dipende esclusivamente da Fini".

Chiusura a qualsiasi soluzione di compromesso anche da parte del Pdl. Per superare l'ostruzionismo dell'opposizione, ha spiegato il vicecapogruppo Massimo Corsaro, la maggioranza intende seguire la strada delle sedute notturne. "Possiamo chiederla direttamente in aula giorno per giorno, e già stasera è probabile che si proseguirà a lavorare fino a mezzanotte", ha sottolineato.

Pressioni che alla fine hanno prodotto il risultato desiderato. Fini ha annunciato infatti che se nel corso dell'approvazione del processo verbale "dovessero riproporsi nelle prossime sedute situazioni analoghe, la presidenza della Camera, in mancanza di una espressa previsione regolamentare sulla durata degli interventi, ridurrà il tempo massimo degli interventi in relazione al numero degli iscritti a parlare". Presa di posizione che la maggioranza ha considerato comunque "tardiva" mentre le opposizioni l'hanno definita "inopportuna".

Malgrado lo stop di Fini alla tattica parlamentare escogitata oggi, il Pd annuncia di non voler rinunciare all'ostruzionismo, anche in caso di seduta notturna a oltranza. Parlando ai deputato del grupp, il presidente Dario Franceschini ha ribadito che il Pd utilizzerà "tutti gli strumenti regolamentari per ostacolare" il prosieguo dei lavori, e impedire quindi l'approvazione del processo breve. Franceschini ha avvertito i propri deputati a prepararsi alla seduta notturna, eventualmente anche ad oltranza, se la maggioranza lo chiederà. Ma non ci saranno "patti", ha spiegato, come talvolta accade per evitare le sedute ad oltranza.

Napolitano: "Faccio ciò che posso". "Presidente, non consenta la prescrizione breve e il processo breve. Glielo chiedo in ginocchio. Faccia di tutto". Così un cittadino dell'Aquila si si è rivolto al Capo dello Stato, in visita a due anni dal sisma. "Questo lei non deve dirmelo. Conosco le questioni e le seguo come posso", ha risposto il presidente.

Processo lunghissimo. Oggi intanto, proprio mentre alla Camera ci si dava battaglia sul processo breve, la Commissione Giustizia del Senato ha approvato l'emendamento presentato dal capogruppo del Pdl in Commissione Franco Mugnai, che allunga di fatto "a dismisura", come osserva l'opposizione, i tempi del processo. "Questa misura - spiega Luigi Li Gotti (Idv) - potrebbe avere gravi effetti sul processo Mills visto che la sentenza già passata in giudicato non potrebbe più avere valore di prova definitiva anche nel troncone del procedimento riguardante Silvio Berlusconi".

Fonte: Repubblica


07/04/2011 00:38
 
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Processo breve: per Csm e' amnistia
Colle: 'Stop? Faccio quello che posso'


ROMA - A larga maggioranza il plenum del Csm (21 voti a favore) ha approvato il documento che definisce la prescrizione breve una ''sostanziale amnistia''. Hanno votato no i laici del Pdl, contestando che il Csm possa pronunciarsi su proposte di legge all'esame del Parlamento e senza richiesta del ministro della Giustizia. Non ha partecipato al voto il laico della Lega Matteo Brigandi' per non avallare una procedura ''illegittima''.

L'impatto della riforma sarà particolarmente pesante dunque per i processi in corso, ma "effetti negativi, a regime", ci saranno anche "per tutti i processi futuri", sottolinea il documento. Già oggi sono 150mila all'anno i processi che si chiudono con la prescrizione, un numero destinato a un "ulteriore aumento", proprio per effetto di questo intervento normativo. Ma non è tutto: l'emendamento Paniz, al processo breve è "in netto contrasto" con i principi sanciti dalla Convenzione dell'Onu contro la corruzione, ratificata dall'Italia, e che invita gli Stati a "adottare le misure necessarie, per ricercare, perseguire e giudicare effettivamente i responsabili di fatti corruttivi". Un fatto tanto più grave visto che "l'Italia è stata già raggiunta da una segnalazione negativa dell'Unione Europea proprio con riferimento alla durata eccessiva dei processi per corruzione", per termini "troppo brevi di prescrizione che determinano frequentemente una ineluttabile estinzione di un così grave reato". Oltretutto la riduzione dei termini di prescrizione "va in direzione opposta" alla giurisprudenza della Corte di Strasburgo. La riforma all'esame della Camera avrà anche un ulteriore effetto negativo, visto che "finisce per costituire un ulteriore traguardo premiale che incentiva ulteriormente atteggiamenti dilatori" da parte degli imputati. Ma c'é di più: "Un raffronto con i sistemi in vigore negli altri paesi sulla prescrizione, dimostra come la nostra disciplina sia quasi unica in Europa e sia destinata a determinare inevitabilmente un gran numero di estinzione dei reati per prescrizione". Peraltro il provvedimento in discussione non prevede "alcun intervento" che possa produrre "ricadute positive" per l'accelerazione dei processi.

OK COMMISSIONE A DDL 'ALLUNGA PROCESSI' - La Commissione Giustizia del Senato ha approvato il ddl che si chiamava 'sul giudizio abbreviato' che però ora è stato completamente riscritto rispetto alla versione uscita dalla Camera. Il provvedimento che ha come relatore Roberto Centaro (Ppdl) contiene ormai solo l'emendamento presentato dal capogruppo del Pdl in Commissione Franco Mugnai: quello che prevede la possibilità per la difesa di presentare lunghe liste di testimoni e di non considerare più come prova definitiva in un processo la sentenza passata in giudicato di un altro procedimento. La commissione Giustizia, presieduta da Filippo Berselli, ha dato mandato al relatore a riferire in Aula. Ora la conferenza dei capigruppo dovrà inserirla nel calendario dei lavori dell'Aula.

NAPOLITANO, STOP P.BREVE? FACCIO QUELLO CHE POSSO - "Presidente, non consenta la prescrizione breve e il processo breve. Glielo chiedo in ginocchio. Faccia di tutto". "Questo lei non deve dirmelo. Conosco le questioni e le seguo come posso". Questo lo scambio di battute fra la madre di una delle 32 vittime della strage del treno di Viareggio del 2009 e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all'uscita della Basilica di Collemaggio dell'Aquila dove si è svolta la messa in ricordo delle vittime del terremoto di due anni fa.

BERSANI, USATI STRUMENTI REGOLARI CONTRO COLPI MANO - "Credo dovrebbero vergognarsi loro a dire cose del genere. Noi usiamo tutti gli strumenti regolamentari perché sappiamo che loro hanno l'intenzione proditoria di invertire l'ordine del giorno, far saltare una legge importante come la comunitaria per insistere sulla prescrizione breve". Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani replica agli attacchi della maggioranza contro l'ostruzionismo del Pd. "Noi siamo assolutamente - afferma Bersani - rispettosi del Parlamento e stiamo usando strettamente gli strumenti regolamentari per impedire colpi di mano".

FINI, RIDURRO' TEMPI IN CASO DI OSTRUZIONISMO - "Ove dovessero riproporsi nelle prossime sedute situazioni analoghe la presidenza della Camera, in mancanza di una espressa previsione regolamentare sulla durata degli interventi, ridurrà il tempo massimo degli interventi in relazione al numero degli iscritti a parlare". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini riferendosi all'ostruzionismo praticato oggi in Aula sul processo verbale della seduta precedente da parte dell'opposizione. Alla conferenza dei capigruppo Fini ha puntualizzato che quanto e' avvenuto oggi sara' oggetto di un approfondimento da parte della Giunta per il Regolamento di Montecitorio. Chi era presente alla riunione riferisce che la decisione del presidente Fini e' stata giudicata ''tardiva'' dalla maggioranza ed ''inopportuna'' dai rappresentanti dell'opposizione. Non entrando nelle motivazioni che possono aver indotto ''cosi' tanti deputati'' a parlare sul processo verbale ''esercitando legittimamente una facolta'' prevista dal regolamento, Fini ha rilevato che ''la lettura e l'approvazione del processo verbale costituiscono il primo, necessario ed indefettibile atto della seduta, presupposto imprescindibile per consentire all'Assemblea di avviare la trattazione nel merito dei punti iscritti all'ordine del giorno. In questo senso la presidenza, mentre non puo' che restare neutrale di fronte al libero esercizio delle facolta' procedurali consentite ai deputati nell'esame dei provvedimento, non puo' del pari non sottolineare come molteplici richieste di intervento, cui conseguono effetti dilatori rispetto ad un adempimento istituzionale come l'approvazione del verbale, rischino, se reiterate, di compromettere la funzionalita' della Camera. Da qui la necessita' di un bilanciamento fra le varie esigenze in gioco''. Per questi motivi, ha concluso Fini, ''ove dovessero riproporsi nelle prossime sedute situazioni analoghe la presidenza della Camera, in mancanza di una espressa previsione regolamentare sulla durata degli interventi, ridurra' il tempo massimo degli interventi in relazione al numero degli iscritti a parlare''.

Fonte: ANSA


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