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SUPERSAGGIO
Ecco il nuovo piano Alfano
Doppio Csm e un'Alta Corte

Il ministro della Giustizia sta ancora limando la riforma.
Il Quirinale per ora non ha ricevuto il testo.
Giallo su una possibile norma transitoria che anticiperebbe una parte della normativa



Nel suo Ipad, da cui non si separa mai, legge e rilegge l'ultima versione della riforma costituzionale della giustizia. Quella che, se dovesse andare in porto, legherà il nome del Guardasigilli agrigentino Angelino Alfano alla storia della magistratura. Per certo, a scorrere il testo, legherà il ministro alla cronaca dello scontro più duro tra le toghe e la politica. Più cruento di quello, che costò ben quattro scioperi, sulla revisione dell'ordinamento giudiziario. Stavolta il momento, tante volte temuto dai giudici, è giunto davvero. La riforma è (quasi) pronta. Per dirla con Niccolò Ghedini, che ama molto le citazioni in latino, "fervet opus". Perché, anche se l'impianto è già scritto, alcuni dettagli rilevantissimi abbisognano ancora dell'ultima messa a punto. Tant'è che il testo del ddl costituzionale e di quelli ordinari che lo renderanno operativo non sono ancora sulla scrivania di Napolitano. Visto che il capo dello Stato li visiona sempre in anteprima. E al Quirinale, per questo, c'è un clima di attesa.

Ben giustificata, visto quello che si può scoprire scorrendo la legge che cambierà radicalmente il titolo quarto della Costituzione, gli articoli dal 101 al 113. Compreso quel famoso 111 sul giusto processo nel quale sarà imposta, con forza e determinazione, la parità tra accusa e difesa dinanzi al giudice in ogni fase del processo. Una previsione, come quelle sulla nuova disciplina dell'azione penale, sulla sostanziale indipendenza della polizia giudiziaria dal pm, sulle restrizioni imposte al Csm, che potrebbero avere effetto immediato. Tant'è che il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto si lascia scappare che si sta discutendo di un'eventuale norma transitoria. Scatenando un giallo da chiarire entro giovedì.

Assicura il ministro della Giustizia Alfano che la riforma non riguarderà i processi di Berlusconi. Certo, a leggere l'ultima bozza che ancora ieri sera viaggiava tra pochissimi indirizzi, Berlusconi, Alfano, Ghedini, la Iannini (capo del legislativo di via Arenula), la separazione delle carriere dei giudici e dei pm, quella che Alfano descrive come l'avvio di "uno spirito di decisa concorrenza tra le due diverse figure", non avrà effetti immediati sui quattro dibattimenti del Cavaliere. Né potrebbe, visto che, ben che vada, la legge necessità di quattro passaggi parlamentari e un referendum. Ma non c'è solo quel principio nella riforma. Ci sono la divisione in due del Csm, perché così, dopo forti contrasti, si è deciso, e l'Alta corte che d'ora in avanti "processerà" i giudici al posto della sezione disciplinare del Csm ritenuta troppo "domestica". Due Consigli, presieduti uno dal presidente della Repubblica e uno dal procuratore generale della Cassazione, che non conteranno quasi più nulla. Non potranno fare delibere d'indirizzo, né dare pareri sulle leggi, né approvare pratiche a tutela. Csm resi organi di mera amministrazione delle carriere. Eletti a sorteggio, con un equilibrio tra togati e laici più favorevoli ai secondi. Csm senza potere disciplinare, che spetterà alla nuova Alta corte dove i laici potrebbero contare per due terzi su un terzo di togati.

La limitazione dei poteri, se la norma transitoria dovesse consentirlo, potrebbe attualizzarsi subito, e ridurre di molto il battito d'ali dell'attuale Csm. Per non parlare delle conseguenze, queste sì con un ricasco immediato sui processi in corso, quelli di Berlusconi compresi, per l'assoluta parità tra accusa e difesa nel processo. Se oggi il presidente del tribunale del processo Mediaset può tranciare di netto la lista testi presentata da Ghedini, provocandone la collera ("È una situazione di eccezionale gravità, qui ci impediscono di difenderci" ha detto lunedì 28 marzo), in futuro quel presidente dovrà essere molto più cauto. E non solo. Le stesse conseguenze ci saranno nei rapporti tra i pm e la polizia.
Ma è il capitolo dell'azione penale quello più preoccupante. Tra la colomba Ghedini, che non vuole toccare l'obbligatorietà, e la Lega che pretende la totale discrezionalità, ha prevalso un compromesso che di fatto smonta il principio per cui oggi il pm persegue "tutti" i reati. In futuro, se la riforma passa, sarà il Parlamento sulle indicazioni del Guardasigilli a decidere la "lista" dei reati. Se si aggiunge a questo la ritrovata autonomia della polizia (che dipende dal governo) non è azzardato ipotizzare che il Rubygate non sarebbe mai esploso.

La vita dei giudici non sarà più la stessa. Com'è scritto, essi saranno economicamente responsabili per quello che fanno e decidono. Un principio, la responsabilità civile, che entrato in Costituzione, cambierà il lavoro delle toghe. Le quali, divise tra loro, con due Csm indeboliti, con un ministro della Giustizia più potente dell'indire l'azione penale e nella sua presenza nei Csm, con l'incubo dell'Alta corte, senza l'indirizzo delle indagini, non più liberi di indagare su tutto, dovranno pure mettere mano al portafoglio per risarcire l'imputato che hanno intercettato senza successo.

Fonte: Repubblica


11/03/2011 00:14
 
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SUPERSAGGIO
Riforma della giustizia: via libera del Cdm.
Berlusconi: “Non è contro nessuno”


ROMA – Il consiglio dei ministri ha dato via libera all’unanimità al disegno di legge costituzionale per la riforma della giustizia. Lo si apprende da fonti governative. Il testo è quello che mercoledì è stato sottoposto all’attenzione di Giorgio Napolitano. Sono servite due ore di colloquio tra il Capo dello Stato e il Guardasigilli Angelino Alfano, al fine delle quali il ministro si è detto “soddisfatto” e ha assicurato di aver “recepito le indicazioni del Colle”. Secondo le notizie trapelate dal Quirinale, il capo dello Stato, nel lungo incontro, si sarebbe invece limitato a “prendere atto” in maniera “formale” delle intenzioni dell’esecutivo, ribadendo la necessità di larghe intese.

Secondo ‘Il Corriere della Sera’, due sono state le raccomandazioni di Napolitano: 1) “Studiare una revisione ‘di ampio respiro, senza interventi sterili e settoriali’ che mortifichino l’autonomia e l’indipendenza delle toghe o, peggio, che abbiano un sapore ritorsivo ‘influenzato dalle contingenze’, che sarebbero poi le pendenze giudiziarie del premier”; 2) “La ricerca di larghe intese con l’opposizione fin da subito, l’unico metodo per costruire in Parlamento il massimo consenso possibile e restituire davvero ‘qualità ed efficienza al processo penale’”.

Intanto il Pd ha bloccato ogni strada di dialogo, bollando la riforma come “inaccettabile”. Il premier Silvio Berlusconi ha invece definito la riforma “un’ottima riforma, importante ed epocale: chi mi accusa di fare una legge ad personam- ha detto – non sa di cosa parla, perché è una riforma costituzionale che ha tempi lunghi e dunque non è nel mio interesse, ma di tutti i cittadini che hanno diritto ad una giustizia veramente giusta”. Il mantra del premier a questo punto è: la riforma è organica e serve a tutti, non ha nulla a che vedere con me e i miei processi. Un ragionamento che Berlusconi ha voluto ribadire anche durante il Consiglio dei ministri. Niente riforma “ad perdonam” o per coprire provvedimenti “ad personam”, quindi, come invece denunciato dal segretario pd Pier Luigi Bersani.

Secondo Francesco Verderami l’umore del premier rispetto alla riforma non è però dei migliori. Berlusconi sarebbe convinto che “la casta dei magistrati e le opposizioni si metteranno in ogni modo e con ogni mezzo di traverso”. Ma a questo ha pensato Alfano, già ieri parlando con Napolitano e ricorrendo ad alcuni accorgimenti nel testo, come lasciare la presidenza dei due Csm al Capo dello Stato. Questo, secondo Verderami, il ragionamento di Alfano: “Se diranno che nella riforma ci sono norme contro i magistrati, dovranno dire quali sono queste norme. Se diranno che ci sono norme a favore di Berlusconi, dovranno dire quali sono queste norme. E siccome nel testo non ci sono norme punitive verso la magistratura nè norme a favore di qualcuno, potranno contestare la riforma solo sotto il profilo culturale“.

Ecco le novità contenute, secondo le prime indiscrezioni, nella bozza di riforma.

Responsabilità dei giudici. Le toghe potranno essere citate in giudizio direttamente dai cittadini. “I magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione dei diritti, al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato”. E’ quanto prevede l’ultima bozza di riforma della giustizia, in 16 articoli.

Questo significa che le toghe potranno essere chiamate a rispondere di tasca propria dal cittadino che potrà citarli direttamente in giudizio e non lo Stato come è ora. Nella bozza, di cui l’Ansa è in grado di anticipare i contenuti, si prevede anche, come aggiunta all’articolo 113 della Costituzione (diventa il 113 bis), che “nei casi di ingiusta detenzione o di altra indebita limitazione della libertà personale, la legge regola la responsabilità civile dei magistrati” la quale “si estende allo Stato”.

Due Csm. Per la riforma della giustizia, i Csm diventano due: uno per i giudici e uno per i Pm. Entrambi presieduti dal Capo dello Stato. Cade dunque l’ipotesi che a capo del Csm dei magistrati requirenti vada il Procuratore generale della Cassazione eletto dal Parlamento in seduta comune su indicazione del Csm. Parte quest’ultima eliminata nelle ultime ore.

Del Csm dei giudici farà parte di diritto il primo presidente della Corte di Cassazione. Gli altri componenti saranno per il 50% scelti dai giudici previo sorteggio degli eleggibili (con l’intento di ridurre il peso delle correnti della magistratura associata), per l’altra metà dal Parlamento in seduta comune tra professori ordinari di università di materie giuridiche ed avvocati dopo 15 anni di esercizio. Il vicepresidente del Csm della magistratura giudicante sarà scelto tra i componenti laici. Durano in carica 4 anni e non sono rieleggibili (in Costituzione ora si prevede che non siano “immediatamente rieleggibili”).

La novità dell’ultima ora riguarda il Csm dei Pm: sarà anch’esso presieduto dal capo dello Stato e ne farà parte come membro di diritto il Procuratore generale della Cassazione, ma salvo cambiamenti dell’ultim’ora, si prevede un ribaltamento dell’attuale proporzione ora a maggioranza ‘togata’. La componente ‘laica’ dovrebbe infatti essere ridotta a un terzo (previo sorteggio degli eleggibili) mentre quella togata arriverebbe a due terzi.

Modifiche anche all’attuale art. 105 della Costituzione: i consigli superiori “non possono adottare atti di indirizzo politico nè esercitare attività diverse da quelle previste dalla Costituzione”. Espunta dalla bozza, invece, l’iniziale previsione secondo cui i Csm avrebbero potuto esprimere parere sui ddl del governo solo su richiesta del ministro della Giustizia.

Obbligo di azione penale ma secondo criteri di legge. Nella bozza si prevede anche che “l’ufficio del Pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale secondo i criteri stabiliti dalla legge”. Ma la versione sottoposta al Quirinale parla di “criteri”. Comunque un’azione penale limitata rispetto a quella che oggi può esercitare il Pm.

Corte di disciplina divisa in due. Come il Csm, anche la nuova Corte di disciplina dei magistrati sarà divisa in due: una sezione per i giudici e una sezione per i pubblici ministeri. I componenti di ciascuna sezione saranno nominati per meta’ dal Parlamento in seduta comune e per meta’ da tutti i giudici e Pm (previo sorteggio degli eleggibili). La Corte di disciplina eleggera’ un presidente e ciascuna sezione a sua volta un vicepresidente tra i componenti nominati dal Parlamento. La legge – secondo la nuova versione dell’art. 105 bis della Costituzione contenuto nella bozza – “assicura l’autonomia e l’indipendenza della Corte di disciplina e il principio del giusto processo nello svolgimento della sua attività”.

Polizia giudiziaria. Nuove regole per l’indirizzo da parte dei pm.

Inappellabilità. Le sentenze di assoluzione e proscioglimento saranno inappellabili sin dal primo grado

Fonte: blitzquotidiano


11/03/2011 00:24
 
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Premier:aspettavo dal '94
Anm, è contro i giudici

Bersani: Paese inchiodato su priorità Cavaliere
Di Pietro: referendum spazzerà via la riforma


ROMA - La riforma della giustizia è un punto qualificante della nostra azione di governo, una riforma organica, di prospettiva e di profondo cambiamento che non ha nulla a che fare con i processi in corso. Questa la posizione del presidente del Consiglio Berlusconi che di fatto ha negato che si tratti di un provvedimento ad personam. 'Ai processi mi prendero' delle belle soddisfazionì ha detto il premier. 'Per la prima volta nella storia della Repubblica è stato elaborato un testo di riforme costituzionali completo, organico, chiaro e convincente: lo portiamo all'attenzione del Parlamento che lo discuterà e che lo approverà ha detto il premier alla conferenza stampa a Palazzo Chigi insieme al Guardasigilli Alfano che ha spiegato che la riforma non sarà applicata ai processi in corso. 'Il cardine e' la divisione tra giudici e pm - ha dichiarato il ministro - inoltre faremo una legge ad hoc sul rapporto tra i pm e la polizia giudiziarià Anm: 'e' una riforma per punire i giudici, si mina l'autonomia della magistratura e si riducono le garanzie dei cittadinì. Bersani: paese inchiodato su priorità premier.

BERLUSCONI, VOGLIO ASSOLUZIONE IN AULA, NON TRAMITE LEGGI - Silvio Berlusconi vuole essere assolto nell'aula di tribunale e non grazie a una legge parlamentare. A sostenerlo è stato lo stesso presidente del Consiglio, nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi seguita al Consiglio dei ministri. "Non mi sono mai, mai, mai interessato di leggi" in materia di giustizia "perché, avendo garantito con pubblico giuramento sui miei figli e nipoti che nessuno, nessuno, nessuno dei processi e dei fatti su cui stati costruiti i processi che mi sono stati portati addosso senza soluzione di continuità in 17 anni" è fondato, "ritengo di avere ed anzi ho la pretesa di venire assolto nei processi", ha detto il Cavaliere marcando la parola "nei". "Come è successo - ha aggiunto - 24 volte su 30 processi che mi sono stati organizzati contro".

BERSANI,PAESE INCHIODATO SU PRIORITA'PREMIER - "Al solito questo Paese è inchiodato sulle priorità politiche e personali di Berlusconi mai su quelle vere della gente. L'Italia non ha bisogno di una riforma costituzionale di cui discuteremo a vuoto per due anni". Così IL segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, attacca la riforma della giustizia definendola "un diversivo su un testo più che criticabile".

DI PIETRO, REFERENDUM SPAZZERA'VIA QUESTA RIFORMA - Sulla giustizia "é stata proposta una riforma così antidemocratica da stravolgere lo stato di diritto". Lo afferma il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro che sfida ora "il governo ad andare fino in fondo, convinti come siamo che in Italia ci sia una maggioranza di cittadini che vuole difendere la Costituzione e lo stato di diritto" e che lo farà con il referendum. Di Pietro sottolinea, in particolare, le due previsioni della riforma a suo giudizio più antidemocratiche: quella che affida al "Parlamento decidere quali sono reati su cui giudici devono procedere" e quella secondo la quale le "eventuali sanzioni nei confronti dei magistrati non le decide Il Csm ma un organo eletto dai parlamentari. Vale dire, cioé, che coloro che adesso sono sotto processo devono diventare i giudici dei loro giudici: questo neanche in uno stato sudafricano di un tempo poteva esistere". La riforma che si propone "é di tipo costituzionale e interviene su due concetti fondamentali dello stato di diritto: l'obbligatorietà dell'azione penale e il fatto che a decidere sulle sanzioni ai magistrati debbano essere i parlamentari" dice Di Pietro convinto che "quando sarà sottoposto a referendum sarà cancellato dai cittadini".

CASINI, VEDREMO MA INQUIETA FRASE SU TANGENTOPOLI - "La Costituzione non è un tabù, può essere rivista ma certo alcune frasi del premier sono inquietanti. Dire che 'non ci sarebbe mai stata Tangentopoli, significa che non ci sarebbero stati i ladri o non sarebbero stati scoperti?Comunque vedremo quando la riforma arriva in Parlamento''. Così il leader Udc Pier Ferdinando Casini, durante un convegno sui 150 anni dell'Unità di Italia, promosso dalla Fondazione Liberal, commenta la riforma della giustizia approvata oggi in consiglio dei ministri.

DA CDM VIA LIBERA A RIFORMA COSTITUZIONALE - Il consiglio dei ministri ha dato via libera all'unanimita' al disegno di legge costituzionale per la riforma della giustizia. Il Cdm ha salutato con un applauso indirizzato al ministro della Giustizia Angelino Alfano l'approvazione del disegno di legge costituzionale sulla riforma della giustizia.

Abbiamo una maggioranza solida e contiamo di arrivare a 330 deputati a Montecitorio. E' il ragionamento svolto dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel corso del Consiglio dei ministri, secondo quanto riferito da fonti governative. La riforma della giustizia è un punto qualificante della nostra azione di governo, una riforma organica, di prospettiva e di profondo cambiamento che non ha nulla a che fare con i processi in corso, ha detto Berlusconi, nel Cdm, secondo quanto riferito da fonti governative. Il Cavaliere ha in sostanza negato che si tratti un provvedimento 'ad personam' e sottolineato che non è contro qualcuno ma va nell'interesse generale del paese.

Chi era in Consiglio dei ministri descrive un premier "molto soddisfatto" dall'approvazione da parte del governo del ddl costituzionale. Attendevo questa riforma da anni, da quando ho cominciato a occuparmi di politica, ha detto il presidente del Consiglio, secondo quanto riferito da alcuni presenti.

BERLUSCONI: PRONTE 10 LEGGI ATTUATIVE RIFORMA - "Questa forma costituzionale avrà bisogno di dieci leggi di attuazione che noi presenteremo al parlamento. Le abbiamo già pronte". Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi, a fianco del Guardasigilli Angelino Alfano.

"Per la prima volta nella storia della Repubblica" è stato elaborato "un testo di riforme costituzionali completo, organico, chiaro e convincente: lo portiamo all'attenzione del Parlamento che lo discuterà e che lo approverà", ha aggiunto il premier.

"Intendiamo sostenere questa riforma con una larga comunicazione ai cittadini perché è una riforma fatta nell'interesse dei cittadini", ha detto il presidente del Consiglio.

"I ministri che mancano" nel governo, "mancano per un fatto preciso che non dipende dalla nostra volontà, ma dalla diaspora nella maggioranza" da parte di una componente "statalista e giustizialista" che impediva, anche nelle precedenti legislature, riforme importanti come quella della giustizia, ha detto Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi, con chiaro riferimento a Futuro e Libertà di Gianfranco Fini e, presumibilmente, all'Udc.

"La finalità della riforma è introdurre anche nel nostro Paese un giusto processo". Silvio Berlusconi mostra una immagine con due bilance in conferenza stampa a Palazzo Chigi. "C'é una immagine che riguarda il giusto processo che mi sembra abbastanza attinente - aggiunge il premier - La riforma non deve essere soltanto eseguito in tempi ragionevoli, deve garantire un contraddittorio tra le parti con l'ascolto di tutti i testimoni che la difesa vuole portare al processo e garantire la parità tra difesa e accusa".

La riforma della giustizia la "discuteremo con tutti e dunque anche con l'opposizione", ha aggiunto.

"La finalità della riforma è introdurre anche nel nostro Paese un giusto processo". Silvio Berlusconi mostra una immagine con due bilance in conferenza stampa a Palazzo Chigi. "C'é una immagine che riguarda il giusto processo che mi sembra abbastanza attinente - aggiunge il premier - La riforma non deve essere soltanto eseguito in tempi ragionevoli, deve garantire un contraddittorio tra le parti con l'ascolto di tutti i testimoni che la difesa vuole portare al processo e garantire la parità tra difesa e accusa".

ALFANO: RIFORMA NO PER PROCESSI IN CORSO - Nell'articolo di chiusura del ddl costituzionale della giustizia si dice che le modifiche alla Carta "non si applicano ai procedimenti penali in corso proprio per mantenere la purezza di questo impianto e di questo disegno che ha una sua nobiltà storica". Lo ha detto il ministro della Giustizia Angelino Alfano.

Il cardine della riforma della giustizia è la divisione tra giudici e Pm, lo ha detto Alfano presentando la riforma costituzionale in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. La riforma, ribadisce il Guardasigilli, "pone al centro la parità tra accusa e difesa. E' un impegno che abbiamo assunto con i cittadini. Ed è quello che stiamo sostenendo dal 1994". Il nuovo testo, aggiunge, "contiene una visione che pone al centro i cittadini". Il giudice diventa colui che è davvero sopra le parti, sottolinea Alfano, perché non è più pari al Pm. Giudice e Pm, ribadisce, "svolgono mestieri differenti. Il giudice deve valutare cosa gli vengono a dire accusa e difesa".

"Il Pm continuerà a disporre come prevede la disposizione del 1948 della polizia giudiziaria. Per disporne meglio e per evitare che il Pm si strasformi in un poliziotto, serve però una nuova norma per regolarizzare il rapporto tra Pm e polizia giudiziaria attraverso una legge apposita che presenteremo a breve", ha detto il ministro.

Se contro la riforma della giustizia l'Anm proclamerà degli scioperi "vedremo come li motiveranno, Crediamo che non ci siano motivi" perché si tratta di una "riforma molto equilibrata", ha detto il ministro della Giustizia. "E' chiaro che si tocca qualche privilegio", ma "noi non abbiamo presentato un quinto Vangelo ma una proposta consolidata in 17 anni. Rispetto alla quale in parlamento saranno ascoltati costituzionalisti ed esperti di diritto".

Il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale "resta saldo ma applicato secondo i criteri previsti dalla legge", ha detto Alfano secondo cui "un principio oggi sacrosanto", quello dell'obbligo dell'azione penale, "é stato trasformato da alcuni pm nel un suo contrario, cioé nell'assoluta discrezionalità di perseguire i reati", quindi "il pm sceglie". Il governo intende dunque "togliere il manto di ipocrisia": resterà l'obbligo dell'azione penale ma "la legge ordinaria dirà i criteri". Il magistrato, dunque, "partirà prima dalle priorità e poi tempo permettendo si persegue il resto".

"La giustizia sarà oggetto della prossima campagna elettorale", ha detto Alfano rispondendo ai cronisti durante la presentazione della riforma costituzionale a Palazzo Chigi.

Fonte: ANSA


12/03/2011 22:20
 
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SUPERSAGGIO
Pd: "Riforma Carta non è l'urgenza"
Alfano: "Discutiamone in Parlamento"

Pdl e Lega parlano di riforma costituzionale come cura necessaria, mentre Pd e Idv restano in trincea. Il Terzo Polo manifesta dubbi, pur non negando la sua disponiblità al dialogo


ROMA -Dopo il sì del governo lo scontro sulla giustizia non si sblocca dal confronto di due schieramente duramente contrapposti. Il Pdl e la Lega si autopromuovono e parlano di riforma costituzionale come cura necessaria, mentre Pd e Idv restano in trincea contro i consistenti cambiamenti della Carta del testo Alfano. In mezzo, il Terzo Polo manifesta grandi dubbi, pure non negando la sua disponiblità al dialogo. E il ministro della Giustizia, Angelino Alfano sottolinea di "non comprendere le opposizioni che dicono no. C'è un testo, si parla da 20 anni di riforma della giustizia, il Parlamento sarà chiamato a confrontarsi. E se il Pd non condivide la nostra riforma, ci faccia sapere la sua idea, ne parleremo serenamente in Parlamento".

Bersani, leader del Pd, chiude a una riforma "che non condividiamo", poi si dice pronto a discutere "di giustizia per i cittadini". Vale a dire del "funzionamento della 'macchina', della giustizia civile che è un disastro, dell'organizzazione delle sedi, delll'informatizzazione, del codice penale da semplificare e della lunghezza dei processi per i cittadini". "L'urgenza degli italiani - conclude Bersani - non è la riforma costituzionale, ma il servizio giustizia che non funziona".

Fermo anche il no di Di Pietro. "La riforma è tutto fumo e niente arrosto e non andrà mai in porto, perchè attenta i diritti costituzionali e stravolge la nostra Carta". "Il governo - dice l'ex pm - vorrebbe stabilire su quali reati i giudici devono intervenire e vorrebbe far decidere al Parlamento su quali indagare e quali no. Per approvarla ci vogliono i due terzi dei parlamentari e noi dell'Italia dei Valori certamente non ne faremo parte. Perciò, bisogna che questa riforma passi per il referendum popolare che non è soggetto allo sbarramento del quorum. E sono convinto che nessun cittadino di buon senso e con la testa sulle spalle vorrà mai uno stravolgimento del genere".

Il Terzo Polo non chiude alla discussione, ma i margini di dialogo sembrano pochi. Il capogruppo di Fli Italo Bocchino esprime "tanti dubbi" sul testo Alfano. "Futuro e libertà - scrive Bocchino sul suo sito web - ha il dovere di dialogare, ma il dialogo deve essere nel merito e deve avvenire nella sede propria, in Parlamento, e richiede responsabilità all'opposizione e ancor più alla maggioranza, che nelle more dell'iter della riforma costituzionale deve assicurare uno stop deciso a ogni altro provvedimento sulla giustizia, tanto più a norme ad personam o punitive verso i magistrati". In più, secondo l'esponente finiano, "l'esordio di Berlusconi sul tema è stato disastroso, avendo detto che con questa riforma non ci sarebbe stata "mani pulite" e che i pm dovranno andare in tribunale con il cappello in mano".
Dal canto suo, Pierferdinando Casini, leader dell'Udc, spiega che sulla giustizia "nel Terzo polo c'è sintonia totale. Staremo al tavolo ma con una giusta dose di diffidenza. Come è giusto che sia". Quella sulla giustizia "è una riforma che al 90% rinvia a leggi ordinarie e bisogna vedere come si fanno", ha detto Casini secondo il quale, quindi "può essere una cosa o il suo opposto. Noi al tavolo ci saremo, ci sediamo perchè il nostro compito è quello di contribuire ad una legislazione migliore, ma con la giusta dose di diffidenza".

Il presidente della Camera e leader del Fli, Gianfranco Fini, dal canto suo ha ribadito che le riforme (riferendosi esplicitamente a quelle costituzionali) "non si fanno a colpi di maggioranza, ma cercando il confronto con tutte le forze politiche". "Manca la certezza delle regole, la leale collaborazione delle istituzioni e la capacità di collaborare" è l'analisi di Fini secondo il quale non bisogna temere "nè la dialettica nè le asperità del confronto perchè se si ha la cura dell'interesse nazionale ci sono momenti in cui bisogna cercare ciò che unisce". "E quando si tratta delle regole della casa comune, delle grandi coordinate che tengono insieme il Paese non è cupidigia di accordo o inciucio ma è responsabilità definire le regole dello stare insieme non a colpi di maggioranza", ha spiegato.

Mentre il giornale dei vescovi Avvenire chiede "confronto nel merito" al di là delle pregiudiziali, il Pdl si arrocca in difesa del ddl approvato ieri dal governo. Fabrizio Cicchitto sostiene che "da parte di Berlusconi non c'è nessuna offensiva nei confronti della magistraturam anzi semmai è vero il contrario. Alcuni settori delle toghe lo hanno dimostrato molto tempo fa, quando notificarono un avviso di garanzia al premier mentre presiedeva un incontro internazionale a Napoli". "Una parte della magistratura - insiste il presidente dei deputati Pdl - ha intenzioni apertamente politiche, come dimostrano le numerose violazioni del segreto istruttorio a favore dei mass media e la divulgazione delle intercettazioni. Sfido chiunque a dimostrare che c'è un regime che perseguita i giudici. In realtà le parti sono rovesciate".

Fonte: Repubblica
[Modificato da binariomorto 12/03/2011 22:21]


13/03/2011 17:19
 
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Berlusconi: "I pm che sbagliano paghino"
Fini: "Nessuna dittatura dei magistrati"

Il premier torna a parlare della riforma: "Spiegatela, testo organico ed equilibrato". E ancora: " Io eroico, temerario e un po' matto". Il presidente della Camera replica al Cavaliere. Cauta apertura al testo del governo ("Non è ad personam") ma ribadisce il no al processo breve e dice: "Non si cambia a colpi di maggioranza". Bersani: "Dialogo è parola fumosa. Noi siamo in Parlamento"

ROMA - Sulla giustizia "non faremo forzature, ci sarà invece l'impegno ad adeguare il nostro Paese a quanto avviene negli Usa, in Francia, in Gran Bretagna". Silvio Berlusconi torna a parlare della riforma varata dal Consiglio dei ministri nei giorni scorsi, e lo fa intervenendo per telefono ad una convention del Pdl in corso a Torino. "Non è una riforma ad personam nè una riforma contro i magistrati - sottolinea il premier- è una riforma necessaria negli interessi degli italiani", e, ricorda, "non si applica ai processi in corso". I pm, dice ancora il premier, sono cittadini come gli altri: "Se sbagliano, è giusto che paghino".

Berlusconi: "Spiegare la riforma, testo organico ed equilibrato". Il presidente del Consiglio si dice sereno. "Fin dal primo momento che decidemmo di scendere in campo, nel 1994, quindi prima che cominciasse la persecuzione giudiziaria nei miei confronti eravamo convinti che la riforma della giustizia fosse una componente fondamentale di quella rivoluzione liberale che avevamo in mente", spiega il premier. "Il centrodestra è più coeso e determinato a rispettare il contratto con gli elettori: si è liberato di una minoranza statalista, laicista, giustizialista che - continua Berlusconi - aveva come primo obiettivo quello di bloccare la nostra azione riformatrice".

Invita i suoi a spiegare la riforma agli italiani, perché, dice, "prevedo che ci sia un'offensiva intensissima da parte di tutti i magistrati di sinistra" e da parte "di tutta la gente di sinistra per far credere agli italiani che questa sia una riforma contro i giudici e a favore di Berlusconi": è questo l'appello lanciato. E ribadisce: "E' un testo equilibrato che toglie ogni alibi a chi, nell'opposizione, ha già, come al solito, pronunciato il no preventivo prima ancora di leggere questo testo. Voglio dirlo con chiarezza, non c'è alcuna norma 'ad personam', salva Berlusconi. E' una riforma organica, in un sistema che ha mostrato molti difetti di funzionamento, così come ha più volte certificato anche l'Ue". Sulla responsabilità civile, tema caldissimo del dibattito in corso, attacca: "I pm sono cittadini come gli altri, se sbagliano devono pagare".

Il Cavaliere si autoelogia: "Sono coraggioso, temerario, forse anche un po' eroico e matto e ho detto 'variamo subito questa importante riforma e lo abbiamo fatto nel Consiglio dei ministri di giovedì".

L'opposizione? Sconsolante. Ed è "piazza continua". E non risparmia attacchi all'opposizione: sull'emergenza immigrazione, in un momento come questo, "con alle porte un possibile esodo biblico dal nord Africa verso di noi e verso l'Europa, ci sarebbe bisogno di una forte coesione nazionale e invece le nostre opposizioni stanno davvero offrendo ancora una volta uno spettacolo sconsolante". La sinistra, poi, ha coniato lo slogan 'Piazza continua'. "Passano da una manifestazione all'altra. Sperano di dare la spallata al Governo che non sono riusciti a dare in Parlamento", dice, intervenendo questa volta, sempre per telefono, a una manifestazione della Dc del sottosegretario Giuseppe Pizza.

Fini: "Nessuna dittatura di giudici o magistrati". Sulla "dittatura della magistratura" citata da Berlusconi - che ieri parlando di riforma della giustizia ha riferito un'espressione di Tocqueville per spiegarne lo spirito - si esprime anche Gianfranco Fini. In Italia "non c'è una dittatura né dei giudici né magistrati", ha detto il presidente della Camera, commentando a Skytg24 le dichiarazioni del premier. Il leader di Fli ha stigmatizzato anche la riflessione del presidente del Consiglio secondo il quale se la riforma varata dal Cdm giovedì scorso fosse stata fatta nel '94 non ci sarebbe stata Tangentopoli: "Che significa? che un sistema di corruzione non sarebbe stato svelato? È evidente che se per Tangentopoli si intende un sistema diffuso di corruzione, voglio trovare qualcuno che dica che sarebbe stato meglio tenerlo nascosto. Se invece si intende che alcuni imputati sono stati poi assolti questa è un'altra cosa".

Fini ha quindi spiegato che sono certe espressioni del premier, insieme ad alcuni punti ancora poco chiari del provvedimenti, ad indurre alla "cautela" sulla riforma della giustizia. Anche se il presidente della Camera fa in qualche modo un'apertura al testo Alfano: "Non è ad personam il testo uscito dal Consiglio dei ministri ed è la ragione per cui io condivido la posizione di chi ha detto in Parlamento, senza pregiudizi, si discuta e vediamo di che cosa si tratta". Respinge invece l'ipotesi del processo breve, quella sì una norma ad personam per salvare il premier dai suoi processi: "La norma transitoria del processo breve è una norma ad personam - ha detto Fini - perché cancellando i processi in essere favorisce Silvio Berlusconi. La riforma va fatta per tutelare le parti lese, non gli imputati".

Quanto al dibattito sulla modifica della Costituzione, dopo aver espresso apprezzamento per le manifestazioni di ieri in tutta Italia, il leader di Fli avverte: "Io non sono tra quelli che dicono che la Costituzione è intangibile. Chi lo dice non conosce i lavori dell'Assemblea Costituente. La Costituzione può essere modificata. Il problema è se cambiarla a colpi di maggioranza. La mia opinione è nota: occorre uno sforzo per avere maggioranze condivise. Il che non vuol dire unanimità, o potere di veto dell'ultimo partito".

Alfano: "Non temo ritorsioni da magistratura". La riforma della giustizia richiede "tenacia e perseveranza". Ne parla anche il ministro Alfano, che, intervistato alla trasmissione di Rai Tre "In mezz'ora" da Lucia Annunziata, dice di non temere "lo sciopero dei magistrati e spero che non arrivi", né ritorsioni giudiziarie da parte della magistratura. E annuncia che proporrà il ritiro "della norma transitoria del cosiddetto processo breve così com'è scritta". Da domani (quando tornerà in commissione il ddl) "sono prontissimo a un profondo ripensamento: mettiamoci tutti alla prova, sfidiamoci reciprocamente e vediamo se sul tema della ragionevole durata del processo c'è buona fede o meno", dice il Guardasigilli. Che si dice anche disponibile a discutere un testo condiviso anche in materia di intercettazioni. "Se qualcuno - aggiunge il ministro - intende contribuire a far sì che la privacy nel nostro paese venga rispettata, che le intercettazioni vengano ancora e sempre consentite per tutti i reati, noi siamo pronti ad entrare nel merito e a confrontarci senza pregiudizi ideologici, senza che prima ancora di riprendere a parlarne si scatenino le strumentali manifestazioni di piazza e per arrivare a un testo il più possibile condiviso".

Bersani e il dialogo "fumoso". "Sento parlare di dialogo, ma dialogo è una parola fumosa, e se devo fumare fumo il 'toscano'". Così risponde Pierluigi Bersani alle proposte di dialogo di Berlusconi sulla giustizia. "Io dico una cosa precisa - ha sottolineato -, e cioè che c'è il Parlamento, noi siamo lì e discutiamo lì ". Il leader del Partito Democratico ha detto di non essere d'accordo "sui contenuti di questa riforma per un motivo molto semplice: perché porta in mano alla maggioranza e al governo un pezzo essenziale dell'esercizio della giustizia, e questo non va bene".

Casini al Pd: "Trattate a viso aperto". "E' un errore dare un alibi a Silvio Berlusconi. Se il premier vuole fare pasticci o approvare provvedimenti ad personam non possiamo togliergli le castagne dal fuoco, ma abbiamo il compito di andare a vedere cosa c'è nella riforma della giustizia". Lo ha detto Pierferdinando Casini rispondendo a una domanda dei giornalisti che gli chiedevano di commentare la battuta di Pierluigi Bersani. "Quando parliamo di responsabilità dei magistrati o di separazione delle carriere - ha aggiunto il leader dell'Udc - tanti italiani sono d'accordo. Anche per questo se il Pd prende cappello e va sull'Aventino commette un errore politico".

Ma il giudizio del leader dell'Udc sulla riforma è severo: "è una grande operazione di depistaggio politico messa in campo da un ex governo, da un esecutivo che sta vivacchiando, che punta sulla publicità", ha detto Casini. "Abbiamo il dovere di verificare se le carte di Berlusconi sono truccate", continua il leader Udc. "Deve essere però chiaro che la riforma costituzionale della giustizia non consente alla maggioranza di portare avanti parallelamente leggi ad personam su un altro tavolo".

"Naturalmente - ha proseguito Casini - rispetto anche chi fa errori politici, ma il nostro comportamento sarà diverso. Se poi vediamo in corso d'opera che Berlusconi usa la giustizia solo per risolvere i problemi suoi, come del resto è possibile, saremo noi a prendere cappello. A lui l'onere della prova. Noi non possiamo non discutere un provvedimento generale sulla giustizia che sta a cuore - ha concluso - anche a molti italiani che non votano Berlusconi".

Fonte: Repubblica


19/03/2011 09:09
 
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Giustizia, il segretario dell'Anm al Pdl
"Non avete legittimità per fare la riforma"

Cascini contro il disegno di legge Alfano: "E' una sorta di distrazione di massa sulla battaglia per il processo breve". Dura reazione di Paniz: "Parole incredibili, faccia il suo lavoro e non si permetta giudizi"

ROMA - Tenuto conto che appena una settimana prima della presentazione della riforma costituzionale sulla giustizia "il Pdl ha definito gli uffici giudiziari di Milano avanguardia rivoluzionaria, a mio avviso questa maggioranza non ha la legittimazione storica, politica, culturale e anche morale per affrontare questo tema". E' duro l'attacco del segretario dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Cascini, nel suo intervento a un convegno su processo breve e riforme costituzionali della giustizia organizzato da Nichi Vendola.

"L'ipotesi di riforma costituzionale è una sorta di distrazione di massa" nei confronti di quanto sta avvenendo in Parlamento, ovvero la battaglia sul processo breve e "l'idea diffusa anche a sinistra secondo cui Berlusconi un po' di ragione in fondo ce l'abbia, denota una subalternità culturale e politica a un tema declinato dalla destra. Dalla sinistra - ha aggiunto Cascini - vorrei una risposta realmente di sinistra". Per il futuro, poi, l'invito del segretario dell'Anm è a "non farsi intrappolare dall'idea che dire no significhi essere conservatori".

Durissima e immediata la reazione del Pdl: secondo Maurizio Paniz, le parole pronunciate dal magistrato sono incredibili. "L'indegnità morale - ribatte il membro della Consulta Giustizia del Pdl, presidente del Consiglio di Giurisdizione e capogruppo Pdl della giunta per le autorizzazioni a procedere - è di chi non sa rispettare i limiti del proprio compito: applicare le leggi e non farle è il suo dovere. Cerchi di farlo bene e non si permetta giudizi, vieppiù sulla legittimazione morale, di chi sta solo facendo il proprio lavoro di legislatore!".

"La dichiarazione del dottor Cascini supera qualsiasi limite di tollerabilità - aggiunge Jole Santelli, vicepresidente dei deputati Pdl - la legittimazione politica della maggioranza parlamentare è data dal popolo italiano e dai suoi rappresentanti democraticamente eletti".

Fonte: Repubblica


23/03/2011 01:08
 
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Anm: pronti a stato di agitazione
Incontro con Napolitano il 5 aprile


ROMA - La proclamazione, a partire da oggi, dello stato di agitazione dei magistrati, contro la riforma della giustizia proposta dal governo, è la proposta sostenuta dal presidente dell'Anm, Luca Palamara, innanzi al parlamentino delle toghe riunito nella sede dell'Anm di piazza Cavour. Palamara chiama i giudici alla "mobilitazione generale" con momenti organizzativi che saranno definiti in seguito e incontri con le più alte cariche dello Stato.
"La giunta dell'Anm non vuole sostituirsi al Parlamento ma esprimere, con motivazioni tecniche, da operatori della giustizia, i rischi presenti nella riforma proposta dal governo che allarma e preoccupa tutta la categoria perché intacca l'assetto costituzionale diminuendo le garanzie per i cittadini". Ha detto Palamara, nel suo intervento al parlamentino delle toghe nella sede dell'Anm di piazza Cavour, dove è in corso la discussione sulla riforma della giustizia e sulle iniziative che l'Anm intende prendere per contrastarla.

5 APRILE INCONTRIAMO NAPOLITANO - Il prossimo 5 aprile il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano incontrerà una delegazione della Giunta dell'Associazione nazionale magistrati. Lo ha appena reso noto il presidente dell'Anm, Luca Palamara sottolineando che l'incontro è stato chiesto al presidente della Repubblica con una lettera dello scorso 16 marzo. Palamara ha parlato nella sede dell'Anm nella riunione del parlamentino delle toghe.

Fonte: ANSA


31/03/2011 00:50
 
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Giustizia, lo stop del Quirinale
sulla responsabilità dei giudici

Il centrodestra accelera sul processo breve: la prossima settimana il voto finale.
Il Colle chiede correttivi. Csm, scontro Vietti-Pdl


ROMA - Non piace al Quirinale l'emendamento Pini sulla responsabilità civile dei giudici. Sbagliato nel metodo, nel merito, nei tempi. Destinato solo ad alimentare un gratuito scontro con la magistratura. E sono giorni che, con un paziente lavorio nel segno della migliore moral suasion, il Colle cerca di far capire a Lega e Pdl che quel testo non solo non può passare così, ma forse sarebbe meglio addirittura metterlo da parte. Non è una ritirata, quella che viene garbatamente suggerita, ma un consiglio che tiene conto anche dello stato dei testi legislativi, visto che da un lato, in commissione Giustizia, c'è da tempo una pratica aperta proprio sulla responsabilità, e dall'altro sta per arrivare la riforma costituzionale Alfano che la contiene. Questo è il punto su cui il Quirinale insiste, non si può liquidare nella legge comunitaria, senza alcun dibattito, senza cercare, se non in extremis, la benché minima condivisione, una questione fondamentale, sentita non solo dai giudici ma anche dalla gente. Non solo, è in dubbio anche fino a che punto il nodo della responsabilità non sia "estraneo per materia", come sostiene il finiano Nino Lo Presti, al resto del provvedimento.

Si deve partire da qui per capire cos'è successo ieri tra Montecitorio e palazzo dei Marescialli, la sede del Csm. Alla Camera parte la doppia discussione generale sulla legge comunitaria, che contiene la norma sulla responsabilità, e quella sul processo breve, che ha in sé la prescrizione breve. Che il relatore Maurizio Paniz difende strenuamente perché "non è stata scritta per Berlusconi, visto che il processo Mills comunque non sarebbe arrivato a sentenza definitiva prima della sua estinzione naturale a febbraio 2012". Due ddl importanti, sul primo si vota in settimana, il secondo slitta alla prossima.

La questione "calda" ora è la responsabilità. E la moral suasion del Colle pesa, tant'è che il leghista Gianluca Pini, "padre" dell'emendamento definitivo "punitivo e provocatorio" dall'Anm, non esclude una modifica. Due pidiellini come Manlio Contento e Francesco Paolo Sisto lavorano a cambiare il testo e ad attenuare la formula "violazione manifesta del diritto" che avrebbe dovuto sostituire quella "per dolo o colpa grave" integrandole entrambe. Il capogruppo Enrico Costa annuncia che si lavora "per arrivare a un buon testo che non mini l'indipendenza della magistratura". In realtà, la maggioranza sta cercando di tenere il punto giocando sulle parole.

Ma le maglie del Quirinale sono molto strette, anche se il testo dovrà poi andare al Senato. Ma non può essere sottovalutato, e siamo al secondo palazzo di questa storia e di questa giornata, quanto nel frattempo avviene al Csm. Dove, è fondamentale ricordarlo, nulla accade senza che il Quirinale ne sia al corrente, visto che il capo dello Stato è anche il presidente di quel Consiglio. Lì, autorizzato dal comitato di presidenza, ne fanno parte il vice presidente Michele Vietti e i due più alti magistrati in Italia, il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione, è stato dato il via libera a discutere della responsabilità, giusto oggi, nella commissione per le Riforme, con l'ipotesi di tenere anche giovedì un plenum straordinario. I quattro laici del centrodestra (Zanon, Romano, Marini, Palumbo) sono saltati sulla sedia e hanno inviato un'inviperita lettera a Vietti per esprimere "radicale dissenso" sia per la convocazione ad horas via sms, sia per l'idea di dare un parere sull'emendamento Pini.

E qui va registrata una secchissima replica di Vietti, che definisce il tema "tanto rilevante quanto urgente", e ribadisce il diritto del Consiglio "a esprimersi in queste circostanze, secondo una prassi conforme a quella finora costantemente seguita". Quanto alla settimana bianca invocata dai quattro laici, essa "non è una settimana di vacanza, ma l'astensione dall'attività ordinaria per consentire il lavoro dei consiglieri nelle sedi di provenienza, tant'è che in passato è avvenuto abitualmente che essa sia stata dedicata a questioni di particolare urgenza o a questioni ordinarie arretrate". Sarà il Csm oggi a mettere su carta quelle stesse perplessità e quei dubbi che aleggiano al Quirinale. Con i quali la maggioranza deve fare i conti.

Fonte: Repubblica


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