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L'Aquila, sfollato sfrattato dall'albergo s'incatena
Monta la rabbia per la ricostruzione a rilento
A 22 mesi dal terremoto tanta gente è ancora senza un tetto non riesce a tornare nella casa originaria e riprendono le proteste: uno sfollato sfrattato dall'albergo, s'incatena in Regione, mentre una famiglia, senza casa per colpa della burocrazia, consegna le chiavi in Comune. E le persone assisitite restano 38965
L'AQUILA. Imprese lente coi lavori, pagano i cittadini che perdono l'alloggio provvisorio. Emergenza abitativa ancora irrisolta, a 22 mesi dal terremoto. Giornata caratterizzata da una doppia protesta. Alla Regione un cittadino si è incatenato per sollevare il caso dello sfratto dall'albergo e dell'impossibilità di rientrare nella sua abitazione originaria. Al Comune una famiglia rimasta intrappolata nelle maglie della burocrazia ha riconsegnato le chiavi al sindaco con tanto di polemica.
SENZA CASA, IN CATENE. Aveva avvisato più volte i politici dello spinoso caso della sua abitazione. I lavori in ritardo, la scadenza dei termini di legge a rischio, lo spettro della perdita dell'alloggio provvisorio. «Risolvetelo finché siete in tempo». Nessuno ha ascoltato il suo appello, lanciato anche a nome di altre persone che si trovano nelle sue stesse condizioni. Alla fine Renato Vitturini, fotografo collaboratore del Messaggero, ha inscenato una clamorosa protesta incatenandosi ieri mattina davanti alla sede della giunta regionale a palazzo Silone.
Il gesto eclatante è stato attuato dopo aver ricevuto l'invito, dalla struttura di gestione dell'emergenza, ad abbandonare entro 48 ore l'albergo di Lucoli, dov'è ospitato temporaneamente insieme alla madre, in quanto l'abitazione principale, situata nel condominio Filadelfia di via Caprini, zona San Giuliano, è tornata agibile.
«Il provvedimento ci coglie di sorpresa», ha dichiarato. «Adesso dove andiamo vivere io e mia madre? Alla Sge hanno informazioni sbagliate». Trascorso il termine di 6 mesi, per le abitazioni B, la ditta deve terminare i lavori. Le ripercussioni dei ritardi le pagano i cittadini che perdono il diritto all'assistenza abitativa. I lavori in quel condominio, già oggetto di furiose polemiche per una controversia infinita tra imprese, amministratori, tecnici e residenti, non sono stati completati e in tanti sono ancora fuori casa. Vitturini, ricevuto negli uffici della Sge, ha poi deciso di sospendere la protesta a metà mattinata dopo le rassicurazioni ricevute.
CHIODI. «Ho dato mandato agli uffici commissariali di trovare una soluzione normativa idonea». Lo ha annunciato il commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi. «Per il caso singolo», ha aggiunto Chiodi, «e per molti casi simili segnalati, è necessario stabilire il principio secondo cui le inadempienze non dipendenti da comportamenti dei cittadini non devono avere conseguenze sugli stessi. Ed è il caso che si è presentato, con un'impresa che non ha terminato i lavori nei tempi stabiliti e un cittadino rimasto senza alcuna copertura assistenziale. Per questo stiamo lavorando affinché, se conseguenze devono esserci, per la mancata conclusione dei lavori in tempi certi, queste devono ricadere su chi è responsabile e non sui cittadini incolpevoli».
AL COMUNE. Mattinata di agitazione anche negli uffici provvisori del Comune a Villa Gioia, dove, come aveva promesso, il critico d'arte Emidio Di Carlo, insieme alla figlia, la scrittrice Stefania, è andato di buon mattino per riconsegnare le chiavi del suo alloggio del progetto Case al sindaco Massimo Cialente il quale gli aveva risposto che «la materia non è di mia competenza, essendo passata la gestione alla Sge». In questo caso, il problema sollevato dai cittadini è legato al cambio di esito di agibilità dell'abitazione occupata alla data del 6 aprile 2009. La casa era stata riclassificata come B il 21 dicembre 2010, il che comporta, come precisato in una nota dall'avvocato Paola Giuliani, responsabile della funzione Assistenza alla popolazione, la perdita dei requisiti per mantenere l'alloggio del progetto Case. Tuttavia la famiglia, impossibilitata a rientrarvi, è rimasta senza tetto. Anche questo caso è all'esame dei tecnici.
DATI E NUMERI. Sono 38965 le persone assistite nel Comune dell'Aquila e nei 56 centri del cratere sismico. Si tratta di 715 unità in meno rispetto al 5 gennaio scorso. Il dato è aggiornato alla data del primo febbraio. Lo rende noto la Struttura gestione emergenza. Sono 14684 le persone beneficiarie del contributo di autonoma sistemazione (11714 all'Aquila e 2970 nei Comuni del cratere); 22499 le persone alloggiate tra progetto Case, Map e affitti; 1454 le persone alloggiate in strutture ricettive (di cui 1017 nell'Aquilano, le altre nelle restanti province abruzzesi e 32 fuori regione) e 328 nelle caserme della Guardia di Finanza e Campomizzi.
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