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Anno giudiziario: pg Cassazione, situazione fallimentare
Alfano: gran parte giudici equilibrati. Lupo: fase delicata per la vita del paese

ROMA - Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha presenziato in Cassazione alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. Accompagnato dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e dal vicepresidente del Csm, Michele Vietti, Napolitano ha fatto il suo ingresso nell'aula magna del Palazzaccio per ascoltare il primo intervento del presidente della suprema Corte Ernesto Lupo.

Tra le autorita' presenti in sala ci sono i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il giudice costituzionale Alfio Finocchiaro in rappresentanza della Consulta e, tra gli altri, il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli e la presidente della Regione Lazio Renata Polverini. Assente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che l'anno scorso aveva invece partecipato alla cerimonia. Dopo il primo intervento del presidente della Cassazione Lupo, seguiranno quelli del vicepresidente del Csm Vietti, del guardasigilli Alfano, del procuratore federale della suprema Corte Esposito, dell'avvocato generale dello Stato Ignazio Francesco Caramazza e, infine, del presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa.

In quasi tre anni di ''esperienza a contatto con tantissimi magistrati'' il Guardasigilli Angelino Alfano ha detto di sentirsi ''confortato nella convinzione che la gran parte dei giudici italiani fa dell'impegno disinteressato, del riserbo, dell'equilibrio, del senso di umanita' e della saggezza delle loro decisioni una regola professionale e di vita quotidianamente esercitata''. E' uno dei passaggi del discorso di Alfano alla cerimonia.

''Ai giudici si deve rispetto, un rispetto talora troppo trascurato''. A dirlo e' il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, che, nel suo intervento, fa riferimento all' ''attualita' dirompente'' che vede ancora una ''contrapposizione'' tra politica e giustizia. ''E'nel processo - ha aggiunto - che si incarna lo stato di diritto e si assegnano torti e ragioni''.

''E' oramai sotto gli occhi di tutti come la situazione quasi fallimentare della giustizia e dei suoi tempi si stia trasformando in una situazione che si puo' definire quasi di insolvenza per lo Stato'' sottolinea il Procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito, nella sua relazione. ''Non siamo piu' nemmeno in grado di pagare gli indennizzi dovuti per la violazione dei canoni di un giusto e celere processo'', prosegue Vitaliano con riferimento alla insolvenza dello Stato italiano perfino per quanto riguarda il pagamento degli indennizzi previsti dalla legge Pinto. Il Pg ricorda il dovere del riserbo cui sono tenuti i magistrati italiani e spiega che nel 2010 sono stati sottoposti a procedimento disciplinare il 19,48% dei magistrati in servizio.

''Questa apertura dell'anno giudiziario cade in una fase particolarmente delicata e critica della vita del nostro Paese, in cui sembrano prevalere contrapposizioni, frammentazioni e interessi settoriali, mentre e' necessario fortificare il senso della dimensione comune e della coesione collettiva, come presupposto per uscire dalle difficolta' che l'Italia vive'' sottolinea nella sua relazione il primo presidente della Suprema Corte, Ernesto Lupo. ''I magistrati continueranno ad adempiere alle loro funzioni con serenita' e con impegno'' assicura al presidente della Repubblica e ''all'intera comunita' nazionale''. I magistrati proseguiranno ad essere ''fedeli al modello di giudice capace, per la sua indipendenza, di assolvere un cittadino in mancanza di prove della sua colpevolezza, anche quando il sovrano o la pubblica opinione ne chiedono la condanna, e di condannarlo in presenza di prove anche quando i medesimi poteri ne vorrebbero l'assoluzione''. La definizione del giudice cosi' delineata si deve - spiega Lupo - al filosofo del diritto Luigi Ferrajoli. Lupo poi aggiunge che
occorre mantenere l'obbligatorieta' dell'azione penale perche' il suo venir meno ''altererebbe l'assetto complessivo'' dei principi basilari del sistema costituzionale. ''L'indipendenza garantita da questo modello ordinamentale ai magistrati, ha permesso al sistema di giustizia di affermare il primato della legalita' nell'esercizio del potere politico, amministrativo ed economico, a prescindere dalle variabili e contingenti maggioranze politiche''.

Fonte: ANSA


28/01/2011 13:29
 
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Giustizia, l'allarme del pg di Cassazione
"La situazione è quasi fallimentare"

Quadro sconfortante nella relazione del procuratore generale Esposito. Dal primo presidente Lupo messaggio alla politica: "Intercettazioni indispensabili, magistrati continueranno a fare il loro dovere con impegno e serenità". Alfano: "Resistenze corporative ostacolano riforma"

ROMA - Consapevolezza della drammaticità della crisi, ma anche l'orgoglio di chi è convinto di fare il proprio dovere e di voler continuare a farlo malgrado pressioni, attacchi e polemiche. E' questo il doppio registro che emerge dalle relazioni dei vertici della magistratura in occasione della cerimonia d'apertura dell'anno giudiziario celebrata questa mattina in Cassazione a Roma alla presenza delle più alte cariche dello Stato. Se il procuratore generale di Cassazione Vitaliano Esposito spiega senza mezze misure che "è oramai sotto gli occhi di tutti come la situazione quasi fallimentare della giustizia e dei suoi tempi si stia trasformando in una situazione che si può definire quasi di insolvenza per lo Stato", il passaggio chiave della relazione svolta dal primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, sembra una risposta indiretta alle ultime uscite del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Al lavoro con serenità. "I magistrati continueranno ad adempiere alle loro funzioni con serenità e con impegno", assicura Lupo rivolgendosi al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e "all'intera comunità nazionale". I magistrati, precisa, continueranno ad essere "fedeli al modello di giudice capace, per la sua indipendenza, di assolvere un cittadino in mancanza di prove della sua colpevolezza, anche quando il sovrano o la pubblica opinione ne chiedono la condanna, e di condannarlo in presenza di prove anche quando i medesimi poteri ne vorrebbero l'assoluzione".

L'azione penale resti obbligatoria. A fronte di tentazioni che sembrano arrivare dal mondo politico, Lupo ribadisce quindi che occorre mantenere l'obbligatorietà dell'azione penale perché il suo venir meno "altererebbe l'assetto complessivo" dei principi basilari del sistema costituzionale. "L'indipendenza garantita da questo modello ordinamentale ai magistrati - sottolinea ancora - ha permesso al sistema di giustizia di affermare il primato della legalità nell'esercizio del potere politico, amministrativo ed economico, a prescindere dalle variabili e contingenti maggioranze politiche".

Intercettazioni indispensabili. E un riferimento alle vicende d'attualità è anche il passaggio in cui il primo presidente avverte che le intercettazioni telefoniche e ambientali sono uno strumento di indagine fondamentale, "senza le quali le armi da opporre alla criminalità organizzata sarebbero non soltanto spuntate ma prive di qualsiasi efficacia".

I tempi eccessivi. Venendo poi ai cronici problemi della giustizia, Lupo ricorda che "occorre dare priorità assoluta al tema dei tempi". Il primo presidente ricorda quindi la recente bacchettata ricevuta dall'Italia, lo scorso 2 dicembre dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, che nell'ultima risoluzione ha ribadito che "i tempi eccessivi nell'amministrazione della giustizia italiana costituiscono un grave pericolo per il rispetto dello stato di diritto, conducendo alla negazione dei diritti consacrati dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo".

Organici in sofferenza. Uno dei tasti su cui batte ancora il primo presidente di Cassazione è la "preoccupante situazione di scopertura dell'organico della magistratura", frutto di ritardi con cui a partire dal 2002 sono stati banditi i concorsi per l'ingresso di nuovi magistrati. "Gli effetti di tali ritardi - prosegue Lupo - non sono stati ancora superati dall'impegno del ministro Angelino Alfano, che ha messo a concorso 713 posti, che si aggiungono ai 253 magistrati assunti nel 2010". Oltre a ciò preoccupa molto anche "il decennale blocco di assunzioni del personale amministrativo e tecnico", l'organico, in 10 anni "è passato da 46 mila a poco più di 39 mila presenze".

La relazione del pg. L'allarme per la 'giustizia lumaca' al centro anche della relazione del procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito. "E' oramai sotto gli occhi di tutti - dice - come la situazione quasi fallimentare della giustizia e dei suoi tempi si stia trasformando in una situazione che si può definire quasi di insolvenza per lo Stato". "Non siamo più nemmeno in grado di pagare gli indennizzi dovuti per la violazione dei canoni di un giusto e celere processo", prosegue Vitaliano con riferimento alla insolvenza dello Stato italiano perfino per quanto riguarda il pagamento degli indennizzi previsti dalla legge Pinto.

"Servono più mezzi". Resta indispensabile disporre di personale e di strumenti adeguati", spiega quindi il pg, se si vuole che la giustizia abbia risultati sufficienti "in termini quantitativi e di qualità". Per questo l'alto magistrato segnala "le note e soventi gravi carenze, le vacanze determinate prevalentemente da impiegati collocati a riposo e non più sostituiti e il blocco del turnover. A ciò va anche aggiunto che negli uffici giudiziari, già da alcuni anni, serpeggia un tangibile malcontento derivante dalla mancata riqualificazione e progressione di carriera del personale, che nuoce alla serenità del lavoro".

"I capi ufficio facciano di più". Nella relazione del pg non manca però anche uno spunto di autocritica verso la le toghe. "Sul problema dei ritardi - dice infatti Esposito - sarebbe auspicabile un più incisivo intervento dei capi degli uffici, i quali non devono limitarsi a burocratiche e formali sollecitazioni, ma dovrebbero elaborare con gli interessati piani di 'rientro' dell'arretrato, se necessario mediante una temporanea riduzione del carico di lavoro". "Soprattutto - ammonisce ancora esposito - dovrebbero evitare che tali ritardi assurgano a rilevanza disciplinare con una più attiva e incisiva sorveglianza sul rispetto dei termini per il deposito dei provvedimenti". Questo, sottolinea il pg, "non costituisce lesione dell'autonomia e dell'indipendenza del giudice, ma è volto solo a garantire l'efficienza del servizio".

Riforme a costo zero. A fronte di una situazione di tale gravità, un barlume di speranza Esposito lo offre ricordando che ci sono riforme del processo che si possono fare "a costo zero" e che "è possibile razionalizzare il sistema con le norme che abbiamo". Altra nota positiva arriva dalla constatazione che per quanto riguarda le risorse strumentali e la disponibilità di attrezzatura informatica, nella gran parte "gli uffici hanno una buona dotazione di computer, stampanti e scanner sicché i processi di informatizzazione già avviati da alcuni anni hanno raggiunto in molti casi ragguardevoli risultati nel segno della continuità e della maggiore efficienza dei servizi".

Richiamo al riserbo. Dal pg di Cassazione arriva poi un richiamo ai magistrati affinché mantengano l'assoluto riserbo. "Orbene - spiega ancora Esposito nella relazione di apertura dell'anno giudiziario - non sempre ad esso i magistrati, soprattutto taluni, si attengono, senza rendersi probabilmente conto che una notizia o un giudizio da loro riferita o espresso, data la funzione svolta, assumono una rilevanza tutt'affatto diversa da quelli provenienti dalla generalità dei cittadini".

Sguardo al futuro. Il procuratore generale di Cassazione, inoltre, nella sua relazione invita a valorizzare le nuove prove scientifiche. "In un futuro prossimo - afferma - si verificherà un vistoso passaggio del sistema probatorio e della prova dichiarativa alla prove scientifica. Occorrerà potenziare la polizia scientifica, organizzare archivi informatici, fissare standard procedurali. Le nuove prove scientifiche richiederanno investimenti cospicui. La prova scientifica darà una ulteriore spinta verso un progressivo avvicinamento dei sistemi processuali. Un'opportunità che non possiamo perdere".

La replica di Alfano. Alle sollecitazioni e le critiche arrivate dai vertici della magistratura, risponde il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Nel suo intervento il Guardasigilli ha indicato "con amarezza" la "incapacità di fare squadra e le resistenze corporative" come i fattori che sono d'ostacolo "da più parti" a "qualsiasi tentativo di riforma del sistema giudiziario italiano". Nel sottolineare di aver "particolarmente apprezzato" le parole del presidente della Cassazione Ernesto Lupo, secondo cui sull'inefficienza della giustizia "nessuno può chiamarsi fuori limitandosi ad avvitare le colpe altrui" Alfano punta l'indice contro le "resistenze" che impediscono la realizzazione delle riforme: "Si tratta di un percorso di riforma difficile, perché destinato ad incidere su una realtà molto complessa, su diritti inviolabili dell'uomo e garanzie di sicurezza e di libertà che devono essere comunque assicurate, ma anche - sottolinea il ministro - su rendite di posizione, su privilegi duri a morire, su posizioni di retroguardia che si limitano ad ostacolare ogni proposta, bollandola a priori come inefficaci". Alfano ha anche chiarito che "l'esperienza a contatto con tantissimi magistrati" lo fanno sentire "confortato nella convinzione che la gran parte dei giudici italiani fa dell'impegno disinteressato, del riserbo, dell'equilibrio, del senso di umanità e della saggezza delle loro decisioni una regola professionale e di vita quotidianamente esercitata".

Fonte: Repubblica


29/01/2011 23:47
 
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Anno giudiziario, il messaggio dell'Anm
"Attacchi ai pm sono contro la Costituzione"

L'inaugurazione nelle sedi distrettuali si trasforma in una difesa collettiva dell'autonomia dei giudici. Parole particolarmente dure dai procuratori di Torino e di Genova. "La misura è colma, Berlusconi è ossessionato"

ROMA - L'ultima invettiva di Berlusconi contro "il soccorso rosso delle toghe politicizzate" trasforma le cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario nelle sedi di Corte d'Appello in una ferma e accorata difesa dell'autonomia delle toghe. Da Milano a Torino, da Genova a Palermo, ovunque nei loro interventi di procuratori sono scesi in trincea per difendere l'autonomia e la correttezza dell'azione di giudici e pubblici ministeri. "Gli attacchi ai magistrati sono contro la giustizia e la Costituzione", scrive l'Anm nel documento redatto per l'occasione.

"Sono contro la giustizia e la Costituzione - afferma il sindacato delel toghe - gli insulti, le offese, le campagne di denigrazione di singoli giudici, le minacce di punizione, gli annunci di 'riformè dichiaratamente concepite come strumenti di ritorsione verso una magistratura ritenuta colpevole solo perché si ostina ad adempiere al proprio dovere di accertare la commissione dei reati e di applicare la legge imparzialmente e in maniera uguale nei confronti di tutti i cittadini".

E - si legge ancora nel documento - "sono contro la giustizia le strumentalizzazioni delle inchieste e delle decisioni giudiziarie e l'assurda interpretazione come complotto politico della semplice applicazione delle regole, dell'attuazione del principio di obbligatorietà dell'azione penale e del fisiologico funzionamento degli istituti di garanzia propri dei moderni Stati costituzionali di diritto".

L'Anm esprime ancora "molta preoccupazione per le manifestazioni che sono contro i giudici". Il riferimento è all'iniziativa cui sta lavorando il Pdl per metà febbraio. "Sarebbe - sostiene il presidente dell'Associazione Luca Palamara - il popolo che manifesta contro se stesso". "Il consenso non è il fondamento dell'azione giudiziaria".

Parole ferme, alla quali hanno fatto eco gli interventi svolti da diversi procuratori generali. Particolarmente forte il discorso del Procuratore capo a Torino Carlo Caselli. "La misura è colma - ha detto il magistrato -. Non la misura della nostra pazienza. Ma vicina al livello di guardia è la misura della compatibilità con le regole di convivenza istituzionale proprie di un sistema democratico". "Definire cospiratori - ha aggiunto - coloro che sono portatori di legalità non è solo offensivo, ma è profondamente ingiusto. Come fosse ossessionato dai suoi problemi giudiziari il presidente Berlusconi ha moltiplicato i suoi interventi volti a indurre, nei più, l'immagine della giustizia come campo di battaglia, di interessi contrapposti anziché luogo di tutela di diritti in base a regole prestabilite, contribuendo così alla devastazione di tale immagine".

Accorato anche il discorso svolto dal pg di Genova Luciano Di Noto. "Speriamo che i magistrati riescano ancora a lavorare per il popolo italiano e la Costituzione in un momento in cui la realtà segnala l'irrisione per chi è onesto e vuole la verità", ha lamentato il procuratore generale. A Milano il presidente facente funzione della Corte d'Appello di Milano, Giuseppe Tarantola ha invece rovesciato le parti, puntando l'indice contro l'inefficienza della politica e del governo in particolare. "Tutti gli interventi legislativi e organizzativi sino a oggi attuati - ha spiegato - non hanno affrontato gli aspetti problematici che presenta il procedimento penale così come delineatosi per effetto della imponente e disorganica stratificazione normativa intervenuta dall'ultima riforma del processo penale". In difesa dell'obbligatorietà dell'azione penale è intervenuto poi il pg di Milano Manlio Minale, sottolineando come la discrezionalità dell'azione penale "contrasta con i principi dello Stato di diritto e con l'articolo 3 della Costituzione", quello sull'uguaglianza di tutti i cittadini. Dal presidente della corte d'appello di Palermo Vincenzo Oliveri è arrivata invece una messa in guardia dalle tentazioni di comprimere l'uso delle intercettazioni telefoniche. "Il ricorso alle intercettazioni - ha detto - costituisce il caposaldo dell'impianto probatorio in presenza della perdurante cultura dell'omertà".

A parlare è stato inoltre oggi anche il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, che riferendosi implicitamente al caso Ruby ha affermato: "Una sede processuale non può essere sostituita da altre sedi a propria scelta, che siano mediatiche o di piazza". "E' nel processo che si incarna lo Stato di diritto - ha aggiunto Vietti - e ai giudici si deve rispetto".

Il ministro della Giustizia Alfano è tornato invece a prendersela con "le resistenze corporative che da più parti ostacolano qualsiasi tentativo di riforma del sistema giudiziario italiano". Parlando a Roma, il Guardasigilli ha sostenuto che "il sistema giudiziario per essere innovato e diventare più efficiente non ha soltanto bisogno di risorse umane e finanziarie ma deve essere riorganizzato con la diffusione di una cultura dell'organizzazione e della misurazione delle performances anche dei singoli magistrati e non soltanto degli uffici giudiziari nel loro complesso"

Fonte: Repubblica


29/01/2011 23:54
 
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In piazza e su internet, monta
la protesta contro il Cavaliere

File ai banchetti del Pd che raccoglie firme per le dimissioni. Oggi a Milano il primo appuntamento. Poi, il 5 febbraio, la grande iniziativa di Libertà e Giustizia con Eco, Saviano, Zagrebelsky, Ginsborg. Poi il 13 in contemporanea Santoro, le donne in molte città. E i sit-in ad Arcore

IN piazza e sul web. Decine di iniziative, una protesta multiforme con al centro un solo messaggio: "Berlusconi, dimettiti". Tanti settori della società civile sono in movimento. Associazioni, gruppi, comitati. Che da oggi, e per le prossime settimane, non lasceranno niente di intentato. Un fronte comune. Il cui spettro emotivo va dal disgusto all'indignazione. Che nasce dal vedere istituzioni e discorso pubblico degradati come mai nella storia della Repubblica. L'altra Italia. Quella che con Berlusconi e il Bunga Bunga, con gli abusi di potere e le menzogne, non ha, e non vuole avere, niente a che fare.

I banchetti del Pd. "File ai banchetti del pd Pn tutta Italia dove è entrata nel vivo la raccolta di dieci milioni di firme per le dimissioni del premier "In tutte le città italiane i circoli hanno organizzato banchetti, gazebo e altre iniziative. Moltissimi i cittadini che stanno aderendo", riferisce il responsabile dell'organizzazione della Segreteria del Pd, Nico Stumpo, annunciando una mobilitazione straordinaria per i prossimi week end. A Milano, per esempio, sarà organizzata il 4 e 5 febbraio una raccolta straordinaria di firme con più di 200 punti di incontro nelle principali piazze della città. Il fine settimana successivo, il 12 e il 13 febbraio, i militanti del pd saranno in tutte le piazza d'italia per raccogliere le firme dei cittadini "contro Berlusconi e il governo della destra".

In piazza. Si parte oggi. Alle 15 a Milano. Dove in Piazza della Scala inizia la prima di una lunga serie di mobilitazioni che vede protagoniste le donne italiane. Saranno lette testimonianze e appelli. Simbolo: una sciarpa bianca, in "segno di lutto per lo stato in cui versa il Paese". Poi il 5 febbraio. Di nuovo Milano. Dove Libertà e Giustizia, forte dell'appello per le dimissioni del premier firmato da più 80mila cittadini, darà vita a un pomeriggio per la Costituzione. Ospiti Umberto Eco, Gustavo Zagrebelsky, Paul Ginsborg e Roberto Saviano.

Una domenica ad Arcore. Il 6 febbraio ci si sposta in Brianza, nelle terre del Cavaliere. Ad Arcore il Popolo Viola sta mettendo in piedi una manifestazione nella "tana del Sultano". L'intento è arrivare sotto casa di Berlusconi. E pretendere, pacificamente, che rassegni le dimissioni. I viola si faranno portatori di un messaggio: "Vada in Procura a discolparsi per i gravi reati di cui è indagato". Il 12 febbraio cambia la location ma i protagonisti restano gli stessi. Ancora i viola. Che, con lo slogan "L'Italia non è una Repubblica fondata sulla prostituzione", daranno vita a rumorosi sit-in a base di pentole, mestoli, padelle e coperchi. Le adesioni crescono di ora in ora. Da New York a Barcellona. Da Napoli a Trieste.

Il 13 febbraio. Tutto sembra convergere verso domenica 13 febbraio. E' in quella data che si concentrerà la maggior parte delle manifestazioni. Roma, Milano. Non esiste ancora un coordinamento unico dei gruppi e delle associazioni. Ma gli appelli vanno in quella direzione. Articolo 21: "Il 13 febbraio Berlusconi prepara la piazza a Milano contro i pm. Perché non scendiamo lo stesso giorno in piazza, a Roma, per la Costituzione?". Stesso tenore per il messaggio lanciato in rete dal Popolo Viola: "Manifestiamo insieme il 13 febbraio. Dimostriamo di volere la legalità costituzionale, la dignità delle donne e la difesa delle istituzioni democratiche". Qualcosa in più si saprà il due febbraio, dopo una riunione, a Roma, dei gruppi protagonisti.

Donne. Il 13 è già confermata la mobilitazione delle donne in tante città italiane. Lo slogan: "Se non ora quando?". Il manifesto: "Un modello di relazione tra donne e uomini, ostentato da una delle massime cariche dello Stato, incide profondamente negli stili di vita e nella cultura nazionale, legittimando comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni". Tante le adesioni. Tra le altre: Francesca e Cristina Comencini, Silvia Avallone, Valeria Parrella, Giulia Bongiorno, Anna Finocchiaro, il segretario della Cgil Susanna Camusso, Inge Feltrinelli, Flavia Perina, Margherita Buy, Laura Morante, Licia Colò e Claudia Mori.

Solidarietà ai magistrati. Ancora il tredici. A Milano. Dove si prepara una manifestazione all'esterno del Tribunale di Milano. A lanciare l'iniziativa Barbara Spinelli, Marco Travaglio e Michele Santoro. Senza bandiere e simboli di partiti, in "difesa dell'indipendenza della magistratura, della libertà d'informazione e dei valori fondamentali della Costituzione". Per i tre giornalisti, "la gravità della situazione è data dal fatto che chi cerca di fare il proprio mestiere, che sia quello del magistrato o del giornalista, viene subito identificato come nemico e posto sotto attacco per annientarne il lavoro".

Sul web. In rete la protesta dilaga. Un censimento delle iniziative virtuali è impossibile. Ne nascono di continuo a ogni ora. Alcuni contenuti raggiungono migliaia di condivisioni. Come il video dell'Associazione Filomena. Un elenco dedicato alle tante donne per cui vale la pena restare in Italia e cercare di cambiare le cose. E poi centinaia di gruppi, raccolte di firme, appelli. Da "Adesso Basta, Berlusconi vattene", fino a "Licenziamo Berlusconi, re di Bunga Bunga e del Granducato di Padania". E l'ironia e il cinismo non risparmiano nessuno. Emilio Fede, Lele Mora, Alfonso Signorini, Augusto Minzolini, Nicole Minetti. La nazionale del Bunga Bunga, i megafoni del Sultano, Quelli del Postribolo, e chi più ne ha più ne metta. E in rete ci si informa. Una linea virtuale di resistenza al racconto, che rovescia e deforma fatti e verità, imposto e ostentato da Silvio Berlusconi.

Fonte: Repubblica


29/01/2011 23:58
 
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Lo shock del Financial Times
"Ora l'imperatore è nudo"

Un commento allarmato sulla vicenda Berlusconi e un graffiante
accostamento con due protagonisti del declino dell'impero romano


LONDRA - "L'imperatore è nudo" s'intitola un commento sulla vicenda Berlusconi nella pagina degli editoriali di oggi del Financial Times. Il columnist Matthew Engel parte dalla constatazione che, mentre alcuni ritengono che la politica sia noiosa, nessuno ha fatto di più del premier italiano per smentire tale impressione. "Il mondo intero assiste a bocca aperta a ogni nuova rivelazione del suo scioccante stile di vita", nota l'editorialista, "e diventa sempre più difficile trovare precedenti di questo genere".

Ma forse, aggiunge Engel, la storia di Roma antica fornisce qualche parallelo. Studiando il sito www.roman-colosseum.info, che elenca tutti gli imperatori romani e ne riassume succintamente la biografia, e leggendo il capolavoro dello storico Edward Gibbon, "Declino e caduta dell'Impero Romano", il giornalista inglese crede di essere riuscito a individuare due analogie con Berlusconi. Una è il regno di Eliogabalo (218-222 dopo Cristo): "Lussuria effeminata, cori di damigelle siriane, i più scabrosi piaceri, sperperi capricciosi, lunghi treni di concubine". Commenta il quotidiano della City: "Accidenti, è come il bunga-bunga!", per poi riferire come va a finire il (breve) regno dell'imperatore: "Fu assassinato dalla sua guardia pretoriana e gettato nel Tevere".

L'altro "contendente" per il titolo di Berlusconi dell'era romana è l'imperatore Carinus (283-285), "che divorziò da nove mogli, e secondo alcune versioni ne assassinò anche alcune, trovando pure il tempo, come racconta Gibbon, per 'appetiti sregolati', e per riempire il suo palazzo con cantanti, danzatrici, prostitute e tutti i possibili esemplari di vizio e follia".

C'è una piccola differenza trai due imperatori romani e il leader del Pdl, tuttavia, conclude l'editoriale del Ft. "Eliogabalo regnò da adolescente, e Carinus era poco più grande. Il primo ministro italiano ha 74 anni".

Fonte: Repubblica


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