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SUPERSAGGIO
Battisti, Lula ha deciso di non estradarlo
"Bisogna preservare la sua integrità fisica"

Manca ancora l'annuncio ufficiale, ma, stando alle notizie di Globenews, il presidente brasiliano, il cui mandato scade il 31 dicembre, non permetterà che l'ex terrorista rosso lasci il Paese. Il figlio di Torreggiani: "Non sono sorpreso, ci muoveremo in modo più deciso"

BRASILIA - L'annuncio ufficiale ancora non c'è. Ma il presidente brasiliano uscente Inacio Lula da Silva, il cui mandato scade il 31 dicembre, ha deciso di non estradare l'ex terrorista rosso Cesare Battisti per "preservarne l'integrità fisica", concedendo lo status di rifugiato politico. È quanto rivela il canale Globe News, che spiega che Lula, che in quanto capo dello stato ha la parola finale in materia, "annuncerà questa decisione entro il 31 dicembre". Battisti, ex leader Proletari Armati per il Comunismo (Pac) è in prigione dal 2007 in Brasile dove si era rifugiato per evitare di essere estradato dalla Francia. Nel novembre del 2009 il Supremo tribunale federale brasiliano autorizzò l'estradizione di Battisti, condannato all'ergastolo in contumacia in Italia per quattro omicidi compiuti negli anni di piombo. Concedere lo status di rifugiato politico all'ex militante dei Pac rischia di creare ripercussioni sul trattato di estradizione del Brasile con l'Italia, sottolineano i media brasiliani.

Due giorni fa il presidente Lula aveva detto che avrebbe seguito ''alla lettera'' la decisione dell'avvocato generale Luis Inacio Adams che aveva già presentato un primo parere che era stato rimandato indietro prima di Natale perché ritenuto ''non soddisfacente'' per alcune questioni politiche.

Figlio di Torreggiani: "Agiremo con pugno di ferro". "Mi aspettavo una decisione simile: vorrà dire che ci muoveremo in modo molto più deciso". È stato questo il commento di Alberto Torreggiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979, alla decisione di Lula. ''Se si usano le buone maniere, a quanto pare la giustizia viene ignorata. Sembra invece che con le maniere forti e i pugni di ferro si ottenga di più e quindi useremo il pugno di ferro anche noi'', contuinua Alberto che, nell'attentato, rimase ferito. ''Chi crede nella giustizia non deve accettare questa decisione - prosegue -. Non faremo nulla di eclatante, ma pensiamo a una mobilitazione della gente: si va in piazza per tante cose anche più banali, forse è giusto andarci per questa''.

Le reazioni. Di affronto politico nei confronti dell'Italia parla Stefano Pedica (IdV), capogruppo in commissione esteri: ''Invito il Presidente Lula a considerare come l'atto di mancata estradizione e la liberazione di Battisti verrebbe vissuto dal nostro paese come un affronto politico e di giustizia davvero grave'', ha scritto in una nota, spiegando che ''il rientro del brigatista appare doveroso non solo nei confronti dei familiari delle vittime, ma anche verso tutti i cittadini che hanno vissuto quel periodo''. ''Come IdV abbiamo sempre sostenuto la necessità che Battisti sia estradato al fine di poter tornare nel suo paese d'origine, nel quale ancora vivono le famiglie delle vittime, per scontare completamente la pena regolarmente comminatagli. Solo con la regolare estinzione delle colpe - conclude - è possibile chiudere un capitolo nero della storia del nostro paese''. "Il Brasile offende le vittime, la storia e l'intera Repubblica italiana, le reazioni diplomatiche devono essere proporzionali alla gravita''', ha commentato il deputato dell'Udc Luca Volonté. Indignazione per la decisione di Lula di non estradare Cesare Battisti è stata espressa dall'Associazione 2 agosto 1980. Secondo Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione delle vittime della strage di Bologna, si tratta di ''un fatto gravissimo e indegno per una nazione democratica quale si definisce il Brasile''. Ma soprattutto è un ''fatto che denota ancora una volta l'insufficienza e l'incapacità del governo italiano di tutelare la dignita' del Paese e delle vittime del terrorismo''.

Fonte: Repubblica


31/12/2010 20:02
 
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SUPERSAGGIO
No all'estradizione, Battisti resta in Brasile
"Contrarietà" di Napolitano verso Lula

L'annuncio ufficiale dato dal ministro degli Esteri sudamericano: "Impertinente la nota dell'Italia sul presidente". Dura presa di posizione del Quirinale. Berlusconi: "Amarezza ma la vicenda non è chiusa". La Farnesina richiama l'ambasciatore. Frattini: "Motivazioni inaccettabili, sconcerto". Il ministro La Russa: "Realizzata la peggiore previsione, non lasceremo nulla di intentato"

ROMA - Il Brasile non concederà l'estradizione di Cesare Battisti. E' il ministro degli Esteri Celso Amorim a rendere noto che il presidente Lula ha deciso di non consegnare all'Italia l'ex terrorista, detenuto in Brasile dal 2007 e condannato in Italia all'ergastolo per 4 omicidi commessi quando negli anni '70 era leader dei Proletari Armati per il Comunismo (Pac), nonostante le richieste di Roma. Una presa di posizione annunciata dal presidente Luiz Inacio Lula Da Silva nell'ultimo giorno del suo mandato, che scatena immediate reazioni e apre un caso diplomatico. La decisione, fa sapere il Quirinale, suscita "amarezza e contrarietà". Silvio Berlusconi esprime anche lui amarezza, ma assicura che la vicenda non è chiusa. E la Farnesina richiama a Roma per consultazioni l'ambasciatore italiano in Brasile.


Quirinale deluso. "La decisione del presidente Lula - recita una dichiarazione di Giorgio Napolitano - ha suscitato in me profonda delusione, amarezza e contrarietà. Gli avevo scritto nel gennaio 2009, illustrandogli ampiamente le circostanze di fatto, e gli argomenti giuridici e politici, che chiaramente militavano per la concessione dell'estradizione di Cesare Battisti; gli riproposi tutti i termini della questione incontrandolo a L'Aquila in occasione del G8 e ricavai da quell'incontro motivi di fiducia nella comprensione, da parte brasiliana, delle ragioni dell'Italia". "A maggior ragione - prosegue la nota del capo dello Stato - mi appare incomprensibile la decisione, le cui motivazioni appaiono tanto infondate quanto insensibili alle garanzie dell'ordinamento giuridico e alla tradizione democratica del nostro paese". "Non mi resta che confidare in una seria considerazione, nelle competenti sedi brasiliane, delle nuove istanze che saranno prodotte dalle autorita' italiane; e rivolgere un pensiero addolorato alle vittime dei crimini di Battisti - conclude il presidente - come di tutte le vittime del terrorismo".

Brasile rimprovera Roma. Ad alzare ulteriormente i toni contribuisce la nota ufficiale letta dal ministro Amorim, secondo cui il governo brasiliano considera "impertinente in particolare nel riferimento personale a Lula" la nota diffusa ieri dal Governo italiano circa il caso Battisti, che definiva il no all'estradizione inaccettabile e sosteneva che il presidente brasiliano avrebbe dovuto spiegarlo a tutti gli italiani, parenti delle vittime compresi.

Battisti "semplice" immigrato. Lula si è pronunciato oggi dopo aver esaminato in mattinata il rapporto dell'avvocatura generale. Si attendeva che comunicasse direttamente con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi o chiamasse il Quirinale, invece Amorim, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha detto che Lula non si metterà in contatto con le autorità italiane. Ha anche affermato di non credere che le decisioni di Brasilia su Battisti possano pregiudicare i rapporti con l'Italia. Un portavoce del governo a Brasilia citato dalla stampa brasiliana ha spiegato inoltre che Battisti non resterà nel paese in qualità di rifugiato, ma di "semplice" immigrato e che la data della sua scarcerazione dipenderà dalle scelte del Supremo Tribunale Federale, ma arriverà comunque al più tardi a febbraio.

Lo stupore di Brasilia. Di più: Brasilia si dice "stupita" della reazione italiana. Sempre secondo la nota del governo brasiliano, pubblicata sull'edizione online del Globo, la decisione di Lula non rappresenta un affronto verso un altro Paese "nel momento in cui si creano situazioni particolari che possono generare rischi per la persona, nonostante il carattere democratico dei due Stati". Si tratta di una "decisione sovrana sulla base del trattato" del 1989 tra Italia e Brasile, sostiene il capo della diplomazia brasiliana, che non vede alcuna ragione di "preoccuparsi di eventuali ripercussioni nelle relazioni con l'Italia". Proprio per questo motivo, dice, Lula non è neanche tenuto a comunicare alle autorità italiane l'esito delle sua scelta che sarà notificata attraverso i normali canali diplomatici.

Il rammarico del premier. Com'era prevedibile, la risposta di Roma non è tardata. Silvio Berlusconi esprime rammarico per la decisione di Lula ma assicura che la vicenda non si chiude qui. La Farnesina si appresta a richiamare l'ambasciatore italiano in Brasile, Gherardo La Francesca, per consultazioni. E il ministro Frattini giudica inaccettabili le motivazioni ed esprime sconcerto per la decisione, "insolita rispetto alla stessa prassi istituzionale brasiliana, che contraddice i principi fondamentali del diritto e offende i familiari e la memoria delle vittime dei gravissimi atti di violenza commessi da Cesare Battisti". Ancora più incomprensibili agli occhi degli italiani, continua Frattini, sono le modalità dell'annuncio e il riferimento nelle motivazioni della decisione "al presunto aggravamento della situazione personale di Battisti". Il governo italiano, ha assicurato comunque il responsabile della Farnesina, farà di tutto per ottenere dalla Corte suprema del Brasile una revisione della decisione del presidente Lula e si muoverà subito anche sul nuovo presidente Dilma Rousseff, che si insedierà domani a Brasilia.

La Russa non si arrende. Per Il ministro Ignazio La Russa, il primo ad esprimersi dopo la decisione di Lula, si è realizzata la peggiore previsione, ma l'Italia "non lascerà nulla di intentato" affinchè il Brasile "receda da questa decisione ingiusta e gravemente offensiva", dice il titolare della Difesa. Inquadra invece la vicenda in un contesto più ampio il ministro della Giustizia Angelo Alfano, sottolineando come la scelta di Lula abbia l'effetto di incrinare "la credibilità e l'efficacia delle leggi e dei trattati internazionali".

Politica estera nel mirino. Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso dai Pac, chiede di lasciare il fioretto e impugnare la spada, "perché se il rispetto delle regole porta a questo, d'ora in poi useremo il pugno di ferro". Polemizzano invece con il governo sia il Pd che Futuro e Libertà. ''Questo schiaffo in faccia all'Italia mette in luce una ennesima brutta figura internazionale del nostro governo che in questi due anni, nonostante le sbandierate ma mai applicate ritorsioni diplomatiche, si è rivelato totalmente incapace di convincere il Brasile del fatto che il Battisti 'perseguitato politico' era semplicemente un assassino'', commenta l'ex segretario Walter Veltroni.

"La decisione di Lula di negare all'Italia l'estradizione di un pluriomicida delinquente comune qual è Battisti - afferma il capogruppo alla Camera di Fli, Italo Bocchino - è un sonoro schiaffo alla politica estera italiana e dimostra che la diplomazia delle pacche sulle spalle appena si arriva alle cose serie finisce per diventare la diplomazia dei calci nel sedere".

Fonte: Repubblica


08/01/2011 23:33
 
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Napolitano sul no all'estradizione
"Alla nostra politica è mancato qualcosa"

Per il presidente della Repubblica esiste il pericolo che si disperda la memoria e la consapevolezza dei rischi che corse l'Italia prima negli anni della lotta al nazifascismo e poi nella lotta contro gli attacchi del terrorismo alle istituzioni repubblicane

RAVENNA - "Non siamo riusciti a far comprendere anche a paesi amici vicini e lontani cosa hanno significato" gli anni di piombo in Italia. Con queste parole il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto sul caso dell'ex terrorista rosso di cui il Brasile ha negato l'estradizione. In questa vicenda, ha aggiunto il capo dello Stato in un intervento fuori programma nella sala 'preconsigliare' del Comune di Ravenna, "è mancato qualcosa alla nostra cultura e alla nostra politica per trasmettere, e far capire davvero, il senso di ciò che accadde in quegli anni tormentosi del terrorismo".

Napolitano ha preso spunto dal commosso ricordo di Arrigo Boldrini e Benigno Zaccagnini, commemorati da Sergio Zavoli come due grandi figli di Ravenna, due persone provenienti da culture e storie diverse fra i quali si era istaurata una grande amicizia umana e politica.

Il presidente della Repubblica si è chiesto se non corriamo il pericolo che si disperda la memoria e la consapevolezza dei rischi che corse l'Italia negli anni della lotta al nazifascismo e dall'attacco terroristico alla Repubblica. "Questo rischio esiste ed è grave. Vicende tristi dei giorni scorsi - ha detto - ci inducono a pensare che non siamo riusciti a far comprendere anche a Paesi amici vicini e lontani cosa abbia significato per noi quella vicenda del terrorismo e quale forza straordinaria sia servita per batterlo. Forse è mancato qualcosa nella nostra cultura e nella politica, qualcosa in grado di trasmettere alle nuove generazioni cosa accadde davvero in quegli anni tormentosi (il riferimento in particolare al sequestro di Aldo Moro, ndr) che Benigno Zaccagnini superò con straordinaria tempra, dolore e coraggio".

E sul caso dell'ex terrorista rosso rifugiatosi in Brasile è intervenuto Tarso Genro, ex ministro della Giustizia del governo Lula, che per primo concesse asilo politico all'italiano, poi annullato nel novembre del 2009 dal Stf: "Con il rifiuto di rilasciare l'ex terrorista rosso Cesare Battisti, il Supremo Tribunal Federal (Stf) agisce in modo illegale e dittatoriale".

Nel Supremo Tribunal Federal (la Corte Costituzionale brasiliana) che deciderà a febbraio sul no all'estradizione concesso a Battisti dall'ex presidente Lula, esiste il rischio di un "pareggio" tra i giudici favorevoli e quelli contrari. Da quando infatti il Stf si espresse a favore dell'estradizione, nel novembre 2009, per cinque voti a quattro (tra gli 11 giudici della Corte uno era in licenza, l'altro assente per motivi di salute), uno dei giudici a favore, Eros Grau, è andato in pensione e non è stato ancora sostituito. La nuova presidente, Dilma Rousseff, dovrà nominare un sostituto di Grau, ma non lo farà sicuramente in tempo per la sessione che deciderà sulla liceità della decisione di Lula.

Si rischia così che il dibattito tra i dieci giudici in carica finisca cinque a cinque, come ha confidato uno di loro (che non ha voluto essere citato) al quotidiano Folha de S.Paulo. Restano due possibilità: che uno o più giudici abbiano cambiato posizione nel frattempo, o che il presidente della Corte, che vota per ultimo, si astenga per evitare una nuova, imbarazzante impasse. Il relatore del caso sarà Gilmar Mendes (che era presidente del Stf nel 2009), mentre a presiedere la Corte sarà Cesar Peluso, che nel 2009 era relatore del caso. Entrambi si sono pronunciati sempre a favore dell'estradizione.

Fonte: Repubblica


08/01/2011 23:34
 
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Per ora Battisti resta in carcere, infatti è stato respinto il ricorso dei suoi legali per la scarcerazione immediata dopo il pronunciamento del governo Lula (confermato dalla presidentessa subentrante) e tutto rinviato a Febbraio in attesa anche del prevedibile ricorso italiano al "no" all' estradizione.


30/01/2011 15:48
 
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Battisti, Roussef scrive a Napolitano
"Ecco i motivi del no all'estradizione"

Lettera da Brasilia al Quirinale: "La nostra avvocatura ha espresso un'interpretazione sovrana del trattato bilaterale. Da noi, mai giudizi su magistratura e diritto italiani. Dispiaciuta per la divergenza, che non intralcerà il rapporto secolare tra i due paesi"


ROMA - Il "no" all'estradizione di Cesare Battisti, annunciato da Lula a dicembre, corrisponde a "un parere giuridico fondato nell'interpretazione sovrana dell'Avvocatura dello Stato sul trattato bilaterale relativa all'estradizione": lo afferma la presidente brasiliana Dilma Rousseff in una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, pubblicata - in facsimile - sul quotidiano brasiliano Folha de S. Paulo. La lettera è datata 24 gennaio, tre giorni dopo, cioè della missiva che lo stesso Napolitano aveva inviato al presidente brasiliano invitandola a rispettare il trattato di estradizione con Roma, e a consegnare, quindi, ai giudici italiani Cesare Battisti.

La lettera si apre con un "ringraziamento" per "la gentilezza delle dichiarazioni" del presidente Napolitano in occasione "della mia elezione e successivo insediamento". Tali dichiarazioni - sottolinea ancora la presidente brasiliana - "manifestano la grande amicizia tra i nostri popoli e governi, e riflettono l'opinione di un uomo pubblico con un lungo e rispettato percorso politico".

Rivolgendosi "all'amico Presidente", Rousseff si dice inoltre "dispiaciuta per la divergenza" sorta intorno alla vicenda Battisti, così come per il fatto che tale episodio "si sia prestato a manifestazioni ingiuste nei confronti del Brasile, del mio governo e dell'ex presidente Lula". La posizione espressa da Lula, si legge ancora, non esprime "alcun giudizio sulla magistratura italiana e tanto meno sullo Stato di diritto nel suo paese". La lettera di Napolitano era stata consegnata a Rousseff a metà gennaio ai diplomatici che lavorano con la leader del Partito dei lavoratori, diventata presidente dal primo gennaio.

Nella lettera viene indicato che a febbraio, quando si concluderà la pausa giudiziaria estiva, il Supremo Tribunale Federale del Brasile esprimerà la sua opinione sulla decisione presidenziale. Inoltre, la presidente Rousseff sottolinea di condividere l'affermazione di Napolitano sul fatto che "una divergenza giuridica, anche se importante, non intralcerà un rapporto secolare quale quello tra Italia e Brasile".

Che il presidente Lula - in carica fino alla fine del 2010 - avesse deciso di non consegnare all'Italia l'ex terrorista (detenuto in Brasile dal 2007 e condannato all'ergastolo per quattro omicidi commessi quando, negli anni Settanta, era il leader dei "Proletari armati per il comunismo") l'aveva annunciato, lo scorso 31 dicembre, il ministro degli Esteri brasiliano Celso Amorim. La decisione, presa da Lula proprio nell'ultimo giorno del suo mandato, aveva suscitato reazioni immediate, aprendo un caso diplomatico.

Fonte: Repubblica


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