Danubio, pesci uccisi dai fanghi tossici
"A rischio l'ecosistema dell'Europa"
L'onda nociva che ha provocato quattro morti in Ungheria avrebbe contaminato il più grande fiume dell'Unione. Si temono ripercussioni dalla Serbia fino alla Romania e al Mar Nero. Ma la protezione civile di Budapest smentisce
BUDAPEST - Allarme rosso per l'ecosistema dell'Europa. L'onda del fango tossico sprigionata ad Ajka, in Ungheria, dai depositi di residui di una fabbrica di alluminio, ha raggiunto il Danubio. Da oggi pomeriggio i primi pesci morti, uccisi dalle sostanze altamente velenose del fango rosso, sono stati visti anche sul fiume storico della Memoria d'Europa. "E' il più grave disastro ambientale che abbia mai colpito il nostro paese", ha detto il giovane, popolare premier nazionalconservatore Viktor Orban, visitando le zone colpite per prime dall'onda del fango rosso. "E' la più seria catastrofe ecologica in Europa negli ultimi vent'anni", gli ha fatto èco Greenpeace.
Dalle prime ore del mattino, sono arrivati allarmi. L'autorità ungherese per il controllo delle acque segnalava che la marea del fango rosso, esondata lunedì a causa degli argini rotti dei depositi della Mal, una grossa azienda produttrice di alluminio, correva veloce dai fiumi Marcal e Raba, dove si era riversata, verso il Danubio. Invano, mobilitando tutte le risorse, i mezzi e gli uomini a disposizione, esercito e protezione civile magiari hanno tentato di frenarla. Prima il fango rosso ha ucciso ogni forma di vita nel piccolo fiume Marcal, poi migliaia e migliaia di pesci morti sono affiorati a galla nelle acque dellaRaba, affluente diretto del Danubio. Nel pomeriggio poi le prime conferme del peggio: con un tasso alcalino record, quindi con estrema tossicità, l'onda rossa è arrivata attraverso la Raba nel corso del Grande Danubio.
Un intero ecosistema è a rischio. L'inquinamento marcia veloce sulle acque del Danubio, può investire la capitale ungherese Budapest, quella serba Belgrado, e altre città in tutta la regione tra il Mitteleuropa cui l'Ungheria appartiene e i Balcani, fino al delta del Danubio in Romania. Il premier Orban si tiene in contatto costante con la Commisione europea a Bruxelles e con i governi dei paesi vicini, dove venendo dall'Ungheria il Danubio scorre. Serbia, Croazia, Romania hanno creato cellule di crisi e monitorano di continuano il livello di tossicità delle acque del Danubio. Le autorità ungheresi continuano a tentare il possibile e l'impossibile: gettano nelle acque inquinate sostanze acide e gesso per moderare e diluire il pericolosissimo, letale eccesso di tasso alcalino dei fiumi.
La tragedia era cominciata lunedì quando un argine di un deposito-serbatoio di fango rosso, cioè dei residui-detriti della fabbricazione di alluminio, era crollato ad Ajka. Una marea di fango rosso aveva investito e in parte sommerso sette comuni, ucciso almeno 4 persone. I dispersi sono tra 7 e 11, i feriti 150 di cui alcuni molto gravi a causa di ustioni e intossicazioni. Il dramma staacquistando di ora in ora dimensioni europee. A Bruxelles, la Commissione europea ha promesso ogni aiuto all'Ungheria e agli altri paesi coinvolti, se lo chiederanno. Orban ha detto che l'Ungheria vuole provare a farcela da sola, e ha promesso tolleranza zero verso i responsabili dell'azienda produttrice d'alluminio, dai cui depositi è arrivata l'onda della morte. Intanto i costi di un eventuale risanamento della zona occidentale dell'Ungheria (40 km quadrati) contaminata dal fango rosso si preannunciano di ora in ora più astronomici. Occorrerà asportare in profondità tutto il terreno, evacuarlo chi sa dove, sostituirlo con terreno non contaminato. Orban ha intanto annunciato l'evacuazione duratura delle sette cittadine semisommerse dall'onda e inquinate senza speranza.
Fonte:
Repubblica