Cda Rai, sì al contratto Dandini
rinviato via libera alla fiction "Anita"
L'approvazione non è stata unanime: 5 voti a favore, 2 astenuti, uno contrario e un assente. L'Usigrai ha deciso di procedere al voto di sfiducia nei confronti del direttore Masi: "Porta avanti una strategia miope"
ROMA - Parlerà e partirà, in extremis, stasera alle 23:15 su Raitre. Il Cda della Rai ha approvato il contratto con la Fandango Tv per la trasmissione di Serena Dandini Parla con me. Ma il via libera al contratto (già approvato nei piani di produzione e trasmissione, oltre che nei palinsesti) non è stato unanime: c'è stato un voto contrario - Angelo Maria Petroni - e due astenuti - i consiglieri Antonio Verro e Alessio Gorla del centrodestra. Cinque i voti a favore: i consiglieri del centrosinistra, Giorgio Van Straten e Nino Rizzo Nervo, il presidente Paolo Garimberti, Rodolfo De Laurentiis (Udc) e il consigliere della maggioranza Guglielmo Rositani. Assente Giovanna Bianchi Clerici.
Sarebbero state le dichiarazioni che ieri sera la Dandini ha rilasciato al TgLa7 di Mentana e il fatto di aver dichiarato che "questa è la peggior Rai di sempre", il motivo ad aver spinto il consigliere di amministrazione della Rai Antonio Verro, ad astenersi dal voto. "Mi rendo conto - dice ironicamente Verro - che tutti 'tengono famiglia'. Per questo oggi mi sono limitato ad astenermi. Quello che mi chiedo però è, perché se Dandini pensa questo della Rai ancora sta qua?".
Quanto infine alla fiction Anita, prodotta dalla GoodTime, società partecipata da Gabriella Buontempo, moglie del parlamentare finiano Italo Bocchino, l'approvazione da parte del Cda è stata rinviata "solo per ragioni tecniche, nessuna dietrologia. Non appena saranno definiti alcuni aspetti tecnici si potrà procedere", ha spiegato Verro.
In Rai è baruffa. Oggi l'esecutivo dell'Usigrai ha deciso di andare avanti nella procedura per richiedere il voto di sfiducia nei confronti del direttore generale della Rai Mauro Masi. Ad annunciarlo è lo stesso esecutivo in una nota dove si dice che "la misura è colma" e dopo l'incontro tra il Dg e le rappresentanze sindacali, l'esecutivo Usigrai ha deciso di procedere "come da espresso mandato dell'assemblea dei comitati di redazione svoltasi il 15 settembre scorso".
Nella nota si rileva che "a tre mesi dall'illustrazione del piano industriale, siamo ancora al punto di partenza. Per risanare i conti dell'azienda, il Direttore Generale è capace di proporre solo (non è dato sapere se male attuando il documento votato in Cda) l'esternalizzazione e la cessione di pezzi della Rai. Una strategia miope che mette a rischio posti di lavoro, senza offrire alcuna garanzia di rilancio del servizio pubblico radiotelevisivo".
L'esecutivo dell'Usigrai parla di "arroganza nei modi, unita all'opacità e inopportunità delle proposte e alla mancanza di un vero confronto sindacale", tutte cose che "non sono più tollerabili, così come appare grave che Masi abbia determinato all'esterno la convinzione che in Rai le libertà e l'autonomia autoriale siano fortemente limitate e di conseguenza venga compresso il diritto del cittadino ad essere informato correttamente".
"Le redazioni Rai sono state poste di fronte a scelte di palinsesto - confusamente messe insieme dal vice direttore generale Marano - già approvate dal Cda su proposta del Direttore Generale, che aveva, invece, l'obbligo, sulla base dell'articolo 21 del contratto integrativo, di consultare preventivamente l'Esecutivo dell'Usigrai, che si riserva anche iniziative giudiziarie", si legge ancora nella nota. Tempi e modi del "voto di sfiducia al Direttore Generale Masi" saranno resi noti nei prossimi giorni, "d'intesa - conclude la nota sindacale - con il Comitato dei Garanti".
Fonte:
Repubblica