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Pdl, nel documento c'è la "sospensione"
Fini: "In ogni caso fedeli ad impegni con elettori"

Il vertice si è tenuto a palazzo Grazioli ed è terminato alla due di notte. Respinta al mittente l'offerta del presidente della Camera. Pronto il documento contro i dissidenti: "Non ci sono più le condizioni per stare assieme". Oggi l'ufficio di presidenza dovrebbe ufficializzare l'espulsione. In 33 da Bocchino firmano il modulo per l'adesione a nuovo gruppo. Schifani polemico: legalità non è esclusiva di nessuno


ROMA - "L'offerta di tregua di Gianfranco Fini 1è arrivata troppo tardi, fuori tempo massimo". Così, nel vertice di palazzo Grazioli, finito alle due di notte e durato oltre quattro ore, Silvio Berlusconi e gli altri partecipanti alla riunione (compreso Giuliano Ferrara), non hanno fatto che ribadire la posizione già assunta al mattino e messa nero su bianco stanotte in un duro documento di censura politica nei confronti del cofondatore del Pdl, considerato ormai da tempo lontano dalla linea del partito.

Il documento verrà discusso oggi dall'ufficio di presidenza che si terrà intorno alle 19. E la 'scomunica' di Gianfranco Fini e dei finiani conterrebbe dure accuse all'area che fa riferimento al presidente della Camera.
Politicamente rilevante sarebbe fra l'altro il passaggio contenuto nel testo del documento, riferiscono fonti del partito, in cui si rileva che Fini e alcuni dei suoi uomini non sono più "politicamente vicini al partito".

Alla stesura del testo sta lavorando lo stato maggiore del partito, ma in particolare il coordinatore Sandro Bondi, che negli ultimi mesi ha di frequente duramente polemizzato proprio con Fini. Nel documento si cheiderebeb la "sospensione" da tre a sei mesi per i dissidenti.

Quello che sembra già chiaro è che Fini ed i finiani Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata vengono ormai considerati fuori dal Pdl. E, stando alle indiscrezioni, 33 deputati vicini al presidente della Camera 2avrebbero già firmato la richiesta di costituzione di un nuovo gruppo parlamentare. Richiesta che verrebbe depositata nel momento in cui dovesse scattare il provvedimento di espulsione o di sospensione.

Dopo il voto sulla manovra economica il presidente della Camera ha intanto riunito a Montecitorio i parlamentari vicini alla sua linea politica. L'incontro è durato qauasi due ore. "Non ci sono novità - hanno detto alcuni dei partecipanti - ora attendiamo il documento dell'ufficio politico". Secondo quanto si apprende, il gruppo sta studiando le contromosse nel caso in cui stasera si arrivi a una rottura definitiva. In campo anche l'ipotesi di ritirare dal governo gli esponenti vicini alle posizioni del presidente della Camera, per dare all'esecutivo un appoggio esterno.

Pronto gruppo anche al Senato. I finiani sono pronti a costituire un gruppo anche al Senato. Lo si apprende da alcuni senatori Pdl che hanno incontrato oggi il Presidente della Camera. All'incontro avrebbero partecipato 12 senatori ed il numero minimo per formare un gruppo parlamentare a Palazzo Madama è di 10 senatori. "Non è una guerra di religione - ha dichiarato uno dei partecipanti all'incontro - Fini ha esposto le sue motivazioni in modo pacato, sereno, equilibrato e ponderato".

Il presidente della Camera: fedeli a programa ed elettori. Ai parlamentari che ha incontrato la terza carica dello Stato avrebbe assicurato che anche in caso di rottura determinata da sanzioni inflitte dal Pdl ad alcuni dei finiani, la linea non cambierebbe: "Restiamo fedeli al governo e al programma sottoscritto con gli elettori".

La Russa e la "perturbazione". "Che succederà oggi? Guardate le previsioni del tempo. Si annuncia una perturbazione..." dice Ignazio La Russa. ''Quello che non è consentito fare è una opposizione, non solo all'interno del partito, ma anche al governo dove ci sono molti amici" rincara Altero Matteoli. "Spero sempre che ci sia un miracolo nelle prossime ore" commenta il sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Una delle prove manifeste dello stato di tensione tra il Cavaliere e Fini è stato il reciproco ignorarsi di questa mattina alla Camera. Tra il premier, presente sui banchi del governo, e il presidente della assemblea, neanche un saluto e nemmeno uno sguardo.

Ieri Berlusconi aveva minimizzato i rischi della cacciata dei finiani: "Se ci sara' una divaricazione, i numeri sono abbondanti e non c'e' alcuna possibilità di cambiamenti di governo o di maggioranza''. Contemporaneamente Fini, in un'intervista al Foglio chiedeva di "resettare tutto senza risentimenti''. Un appello che Berlusconi non ha accolto 3. Il premier, infatti, si dice convinto della necessità di una svolta nella vita del partito perché ''la gente è stanca di questo teatrino''.

A dare la sensazione che si è alla vigilia di un passaggio importanza nella vita della maggioranza e del Pdl sono anche le dichiarazioni fatte da Umberto Bossi nel Transatlantico di Montecitorio: ''Berlusconi e Fini? Ognuno andrà per la sua strada''.

Schifani polemico con Fini. Sul tema della legalità - con inevitabile e implicito riferimento alle vicende interne del Pdl - interviene anche Renato Schifani. Il presidente del Senato parla di indagini che "non devono essere assimilate a condanne politiche", di "processi mediatici" e di una legalità che "non deve essere esclusiva di nessuno". Più esplicitamente, su Fini, Schifani dice che quando la contrapposizione è interna ad una coalizione si registra "lo stupore, l'amarezza e lo smarrimento" di quegli elettori che l'hanno votata. Poi, dalla seconda carica dello Stato, arriva un invito ad abbassare i toni: "Scontro istituzionale è pericoloso".

Bersani: "Pronti a tutto". "Siamo oltre le colonne d'Ercole del berlusconismo, in acque sconosciute" ribadisce, come aveva fatto ieri in Aula, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani - Questi scontri dimostrano che la maggioranza ha perso la presa sui problemi del Paese. Quindi invito a riflettere sulla necessità di aprire una fase nuova". "A questo punto - dice riferendosi al braccio di ferro tra Berlusconi e Fini - o fanno un ragionamento su una nuova fase di transizione, o scelgono di galleggiare, o strappano e non si sa dove si va. Mi auguro riflettano". Elezioni anticipate? "Non e' un cosa nelle nostre disponibilità o nelle nostre intenzioni".

(29 luglio 2010)
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Berlusconi-Fini, arriva la rottura
Il premier: "Sono fuori dal partito"

L'ufficio di Presidenza è durato meno di un'ora. Deferimento contro tre fedelissimi dell'ex leader di An: Granata, Bocchino e Briguglio. Il Cavaliere durissimo: "Non abbiamo più fiducia in lui, iniziative perché lasci la presidenza della Camera". In 34 da Bocchino firmano il modulo per l'adesione a nuovo gruppo.

ROMA - Il Pdl non c'è più. O almeno, non c'è più per come lo abbiamo conosciuto finora. E' durato meno di un'ora l'ufficio di presidenza per decidere l'isolamento definitivo dei dissidenti. Le parole pronunciate da Silvio Berlusconi non lasciano spazio a equivoci: "Facciano pure i gruppi autonomi tanto sono fuori". Non solo. Dal Cavaliere arriva un attacco durissimo alla terza carica dello Stato: "Allo stato viene meno la fiducia nei confronti del ruolo di garanzia del presidente della Camera indicato dalla maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni". E alla domanda se debba lasciare il suo incarico il capo del governo ha risposto: "Riteniamo che siano i membri del Parlammento a dover assumere un'iniziativa al riguardo".

Commentando il testo uscito dall'ufficio di presidenza, nel quale si dice che "le posizioni dell'onorevole Fini sono assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Libertà, con gli impegni assunti con gli elettori e con l'attività politica del partito", Berlusconi ostenta sicurezza: "Non c'è problema per il governo, ,a la maggioranza non è a rischio, e i nostri elettori non tollerano più che nei confronti del governo ci sia un atteggiamento di opposizione permanente. Non sono più disposto ad accettare il dissenso, un vero partito nel partito. Vogliono fare il gruppo? Facciano quello che vogliono, sono fuori".

Per quanto riguarda i ministri vicini al presidente della Camera, il Cavaliere dice di "non avere difficoltà a continuare una collaborazione con validi ministri".

Intanto, sul piano formale, il verdetto dell'Ufficio di Presidenza prevede anche una sanzione diretta contro tre tra i deputati più vicini al Presidente della Camera. Bocchino, Granata e Briguglio sono stati deferiti ai probiviri. Anche se a questo punto pare difficile che il meccanismo innescato non porti ad una scissione che renderebbe di fatto inutile la decisione.

Il documento. Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio saranno deferiti al collegio dei probiviri. Ma è il vero bersaglio del documento è il presidente della Camera. Le sue posizioni sono ritenute "incompatibili con i principi ispiratori del Pdl". Stando al documento approvato dall'Ufficio di Presidenza, "si pone il problema della presidenza della Camera" perché viene meno "anche la fiducia del Pdl nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni".

IL DOCUMENTO DELL'UFFICIO POLITICO PDL

Nel testo di Palazzo Grazioli si fa riferimento alla "volontà degli elettori" e si attacca duramente "l'uso politico della giustizia" e "il ruolo politico assunto da Fini". Che in sostanza viene accusato di essersi ritagliato un profilo di opposizione all'esecutivo, con uno "stillicidio continuo" e sistematico, attraverso una "critica demolitoria alle decisioni prese dal partito".

La giornata. Le ore della resa dei conti nella maggioranza si era aperta con il rifiuto dell'ultima mediazione. "L'offerta di tregua di Gianfranco Fini è arrivata troppo tardi, fuori tempo massimo". Così, nel vertice notturno di palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi e gli altri partecipanti alla riunione (compreso Giuliano Ferrara) avevano declinato l'invito del Presidente della Camera a "resettare tutto senza risentimenti".

Clima teso. "Che succederà oggi? Guardate le previsioni del tempo. Si annuncia una perturbazione..." E' la profezia di Ignazio La Russa, che già dalla mattina fotografa la giornata tormentata del centrodestra. Anche il presidente del Senato, Renato Schifani, mette in guardia dal pericolo "di uno scontro istituzionale" e invita ad abbassare i toni. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno si spinge più in là affermando di sperare "nel miracolo". Miracolo a parte, una delle prove evidenti dello stato di tensione tra il Cavaliere e Fini è il reciproco ignorarsi durante il voto finale sulla manovra alla Camera. Tra il premier, presente sui banchi del governo, e il presidente della assemblea, neanche un saluto e nemmeno uno sguardo.

La stesura del documento. Tutta la giornata si consuma nell'attesa dell'ufficio di presidenza. E sulla formula dell'eventuale "scomunica" a Gianfranco Fini e ai finiani. Non "più politicamente vicini al partito", questo il passaggio chiave al centro del documento alla cui stesura ha lavorato per tutto il pomeriggio lo stato maggiore del Pdl, riunitosi a Palazzo Grazioli. Alla redazione del testo lavora in particolare Sandro Bondi, uno dei più polemici con Fini nelle ultime settimane. E' un documento che subisce revisioni e limature durante tutta giornata. Messa da parte l'ipotesi espulsione, la sanzione più probabile per i dissidenti, sembra la "sospensione" da tre a sei mesi.

Le mosse dei finiani. Quando diventa chiaro che le due anime del Pdl sono sempre più lontane anche i finiani non stanno con le mani in mano. Già dalla mattina si intensificano i contatti tra il Presidente della Camera e i suoi fedelissimi. Il tam tam del pomeriggio parla di 34 deputati vicini all'ex An pronti a firmare la richiesta di costituzione di un nuovo gruppo parlamentare alla Camera. Richiesta che verrebbe depositata nel momento in cui dovesse scattare il provvedimento di espulsione o di sospensione.

Gruppi autonomi. Con il passare del tempo si fa strada la possibilità di costituire un gruppo autonomo anche al Senato. Gli incontri del Presidente della Camera parlano di 12 senatori, due in più del numero minimo per formare un gruppo a Palazzo Madama. "Non è una guerra di religione", dichiara uno dei partecipanti all'incontro, "Fini ha esposto le sue motivazioni in modo pacato, sereno, equilibrato e ponderato".

Ipotesi appoggio esterno. Dopo il voto sulla manovra economica il presidente della Camera riunisce a Montecitorio i parlamentari vicini alla sua linea politica. Un incontro che dura quasi due ore. L'attesa è per l'ufficio politico e per le contromosse nel caso in cui stasera si arrivi a una rottura definitiva. Tra le ipotesi in campo anche quella di ritirare dal governo gli esponenti vicini alle posizioni del presidente della Camera, per dare all'esecutivo un appoggio esterno. Lealtà al governo anche in caso di gruppi parlamentari autonomi è quello che ripete ai suoi fedelissimi il Presidente della Camera.

Bersani: "Pronti a tutto". Nella giornata caldissima della maggioranza l'opposizione non poteva che aspettare alla finestra."Siamo oltre le colonne d'Ercole del berlusconismo, in acque sconosciute" ribadisce, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani . "A questo punto o fanno un ragionamento su una nuova fase di transizione, o scelgono di galleggiare, o strappano e non si sa dove si va. Mi auguro riflettano". Elezioni anticipate? "Non è un cosa nelle nostre disponibilità o nelle nostre intenzioni".

Poi, a ufficio politico del Pdl concluso, bersani dirà che è "un singolare tribunale che processa gli innocenti". Bersani ha salutato i deputati del Pd alla Camera, prima della pausa estiva, brindando: "A un nuovo governo". Nel frattempo il presidente della Camera ha riunito alcuni dei parlamentari a lui vicini. Sono giunti nel suo studio, Roberto Menia, Ida Germontani, Enzo Raisi e Flavia Perina.

Fonte: Repubblica
29/07/2010 22:23
 
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Berlusconi sfiducia Fini, via da Pdl e dalla Camera

Ufficio presidenza deferisce Briguglio, Bocchino e Granata.
Premier, il governo non rischia


ROMA - ''Si e' presentato un dissenso da parte di Fini e degli uomini a lui vicini nei confronti del governo, della Maggioranza e del presidente del Consiglio. Io non ho mai risposto, anzi ho sempre smentito i virgolettati che mi hanno attribuito. Abbiamo tenuto un comportamento responsabile, visto il momento di crisi che viviamo''. Lo afferma il premier Silvio Berlusconi, nel corso di una conferenza stampa al termine dell'ufficio di presidenza del Pdl. ''Lasciamo che siano membri del Parlamento ad assumere iniziative a riguardo''. Risponde il premier a chi gli chiede se a questo punto si debba chiedere un passo indietro di Fini dalla presidenza della Camera.
Alla domanda se la rottura con i finiani potesse mettere a rischio la maggioranza di governo il premier ha poi risposto ''non credo proprio''. ''Riteniamo che non ci sia nessun rischio per il Governo. Abbiamo la maggioranza nel paese e il presidente del Consiglio gode di un consenso di oltre il 63%'', ha anche detto Berlusconi rispondendo a chi gli chiedeva che l'eventuale nascita di gruppi finiani metta a rischio la tenuta del Governo.

''L'ufficio di Presidenza considera le posizioni dell'On.Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Libertà, con gli impegni assunti con gli elettori e con l'attività politica del Popolo della Libertà''. E' quanto si legge nella bozza del documento finale dell'ufficio di presidenza del Pdl, cosi' come e' entrata nella riunione di Palazzo Grazioli. L'Ufficio di Presidenza del Pdl, a fronte dei ''comportamenti incompatibili'' di Fini con i principi ispiratori del partito, sostiene che ''di conseguenza viene meno anche la fiducia del PdL nei confronti del ruolo di garanzia di Presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni''. L'Ufficio di Presidenza del Popolo della Libertà ha inoltre condiviso la decisione del Comitato di Coordinamento di deferire ai Probiviri gli onorevoli Bocchino, Granata e Briguglio.

I finiani Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio saranno deferiti al collegio dei probiviri. Questo è stato comunicato dai coordinatori del Pdl ai partecipanti all'ufficio di presidenza in corso a Palazzo Grazioli. Il provvedimento è contenuto in un allegato al documento politico che il vertice sta esaminando.
Il documento ufficiale è al vaglio del vertice del Pdl (coordinatori e capigruppo) riunito con il premier Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli. La bozza del testo a cui lo stato maggiore del partito sta lavorando prevede una serie di passaggi dedicati al presidente della Camera Gianfranco Fini considerato ormai politicamente lontano dalla linea del partito. Il documento però, oltre alla censura all'ex leader di An, prevederebbe azioni disciplinari verso alcuni deputati fininani (si parla in particolare di Italo Bocchino e Fabio Granata). In particolare, per i deputati in questione si richiama l'applicazione dell' articolo 48 dello statuto del partito che prevede "in casi di particolare gravità" la "sospensione immediata" di un esponente del Pdl. L'iter prevede poi l'apertura d'ufficio di un procedimento disciplinare davanti al collegio dei probi viri. Il giudizio definitivo - si legge sempre nell'articolo 48 - dovrà essere emesso entro 3 mesi dalla sospensione. I provvedimenti di sospensione dovranno essere convalidati dall'ufficio di Presidenza nella prima riunione successiva all'emissione del provvedimento.

FINIANI PRONTI A GRUPPI SEPARATI,ATTENDONO VERTICE PDL
(di Milena Di Mauro)
Almeno trentatre deputati, per ora 8 senatori: le truppe finiane si contano in vista della battaglia finale. A poche ore dall'ufficio di presidenza che, a Palazzo Grazioli, taglierà il nodo gordiano del tormentato rapporto tra i due co-fondatori del Pdl Berlusconi e Fini, diventa più concreta la possibilità che i fedelissimi del presidente della Camera costituiscano - sempre nel perimetro della maggioranza - gruppi autonomi a Montecitorio e a Palazzo Madama (dove domani potrebbero aggiungersi al pacchetto di 8 i 5 senatori che stanno con il sottosegretario Andrea Augello). Nello studio di Fini, che oggi ha avuto riunioni non-stop con deputati e senatori, non sono mancate le divergenze di opinione. Ci sono gli Augello, i Moffa, i Menia, che vogliono aspettare di vedere nero su bianco il documento di censura politica a Fini ("durissimo", fanno sapere i berlusconiani) per capire se ci sono ancora spazi per evitare la rottura traumatica. Ma i Bocchino, i Granata, i Briguglio spingono invece per il divorzio tout court. E danno per imminente (addirittura già domattina in Aula) l'annuncio della costituzione dei nuovi gruppi. La parola finale spetterà, ovviamente, a Fini. Ma intanto tutti - barricaderi e non - hanno messo alla fine la loro firma sul foglio che fin dal mattino Bocchino ha fatto girare per contare i fedelissimi del presidente della Camera. Anche quasi tutti i membri del governo: il ministro Andrea Ronchi, il viceministro Adolfo Urso, i sottosegretari Menia e Bonfiglio (Augello e Viespoli decideranno domani). Nei quartieri generali del premier, tra Palazzo Grazioli e via dell'Umiltà, per tutto il giorno si è lavorato intanto al documento che politicamente metterà in ogni caso fuori dal partito Fini ed i suoi fedelissimi, sottolineando la incompatibilità politica tra le loro posizioni e quelle del Pdl. Ma c'é chi vede uno spiraglio nella decisione del premier di procedere in due tappe: stasera si discuterà solo la dura censura politica a Fini. Poi c'é un secondo documento allegato nel quale si deferiscono ai probiviri Italo Bocchino, Carmelo Briguglio e Fabio Granata. I saggi istruiranno il processo, che ha tempi lunghi, decidendo sui procedimenti disciplinari di espulsione (ex art.45 e 46 dello Statuto) o più probabilmente sospensione (ex art 48). Una parte dei finiani giudica ormai obbligata la via della costituzione dei gruppi autonomi e sottolinea il dato politico: Berlusconi vuole a tutti i costi rompere con Fini e con i suoi. Il premier è irremovibile su questo punto: lo ha ribadito anche ieri sera, dopo aver respinto al mittente l'offerta di tregua da parte di Fini attraverso la conversazione-intervista con Giuliano Amato sul 'Foglio'. Ma lo hanno convinto che espellere il co-fondatore non si può, perché Fini non ha mai avuto una tessera di iscrizione e non ha mai pagato le quote. Non si è mai iscritto e non potrà neanche più farlo - avrebbe commentato Berlusconi con i suoi -, ma anche se non si può espellerlo, si può denunciare dal punto di vista politico che é fuori dal Pdl e non lo rappresenta.

BOSSI: FINI E BERLUSCONI? SI ARRANGERANNO LORO,IO HO BEGHE MIE - "Si arrangeranno loro. Io c'ho già le beghe mie". Così il leader della Lega Umberto Bossi replica ai cronisti che in Transatlantico alla Camera gli chiedono un pronostico sull'ufficio di presidenza di stasera del Pdl.

BERSANI, NOI PRONTI A QUALSIASI EVENIENZA - "Noi siamo pronti a ogni evenienza". Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha commentato con i giornalisti in Transatlantico le voci di un definitivo show down all'interno della maggioranza già oggi all'ufficio di presidenza del Pdl. Bersani ha insistito sui "limiti ineliminabili" del berlusconismo che sono alla base della crisi del centrodestra.
Dopo che Bersani ha spiegato la sua idea di una "fase di transizione" esposta ieri in Aula alla Camera, i cronisti gli hanno chiesto cosa ne pensasse di eventuali elezioni anticipate: "Le elezioni anticipate - ha replicato - non sono né nelle nostre disponibilità né nelle nostre intenzioni". "Io credo che la maggioranza - ha proseguito - debba decidere tra un pensiero nuovo, un galleggiamento o uno strappo. Noi siamo pronti ad ogni evenienza, ma sta alla responsabilità di chi governa prendere certe decisioni". I cronisti hanno quindi chiesto cosa ne pensasse di un governo di transizione che comprendesse anche i finiani: "Dipende dall'oggetto di cui si discute - ha risposto Bersani - se si parla di democrazia parlamentare da ristabilire, di legalità e di temi fondanti, noi non abbiamo pregiudiziali". I cronisti hanno sottolineato al segretario del Pd le parole di elogio nei suoi riguardi espresse dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha definito "efficace" il suo intervento alla Camera sulla manovra: "Ieri le mie parole sono apparse veritiere - ha osservato Bersani - perché ho sottolineato come da mesi si parla di intercettazioni, che potevano essere risolti in 5 minuti se non ci fossero state seconde intenzioni e non si parla di lavoro. Questo è drammaticamente vero e lo capiscono anche i colleghi che siedono nei banchi della maggioranza". "Questo però - ha aggiunto - è il limite del berlusconismo, che è ineliminabile: al lui la sostanza agli altri la propaganda. I disoccupati, la gente normale, i cassintegrati devono accontentarsi di favole, sogni e propaganda; i problemi di cui ci dobbiamo occupare sono quelli suoi. Forse Fini intendeva dire questo: se è così io sono d'accordo".

Fonte: ANSA
17/11/2010 15:02
 
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Viva la democrazia e la libertà, questa è stata una - cacciata - in piena regola. Il dialogo nel Pdl non esiste, così come la democrazia, mentre la libertà ce l'ha solo qualcuno.
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