Granata: nel Pdl c'è una questione morale
La Russa: Fini la smetta di fare opposizione
ROMA - "Non mi scuso per quello che ho detto e non posso tacere che nel Pdl c'é anche una questione morale". E' il vicepresidente della Commissione nazionale Antimafia, il finiano Fabio Granata a parlare, in un'intervista a La Stampa. Per il deputato, quello che ha detto sulle stragi e più in generale sulla legalità, "sono concetti e valori da sempre patrimonio della destra politica italiana".
"Nessuna tesi eversiva - sottolinea - ma la consapevolezza che su quella stagione bisogna ancora fare piena luce pretendendo verità e giustizia. Non furono solo stragi di mafia quelle di Falcone e Borsellino" e "la ciclopica storia di depistaggio e insabbiamenti portata avanti con i primi processi che hanno visto protagonista quel pentito inquinato che corrisponde al nome di Vincenzo Scarantino dimostra che opera di deviazione vi fu e non fu farina del sacco di Cosa Nostra". Quanto alle dichiarazioni fatte su Mantovano che non concesse la protezione a Gaspare Spatuzza, Granata ribadisce che il sottosegretario "ha commesso un errore di valutazione". Il finiano ha il sospetto che tutta la questione potrebbe essere il pretesto per mettere in difficoltà il presidente della Camera Fini ma se dovesse finire davanti ai Probiviri, vorrebbe che anche "i Cosentino e i Verdini vengano processati dai giudici del partito".
In un'altra intervista, al Giornale, parla il ministro della Difesa Ignazio La Russa. "Bisogna smetterla con il Vietnam. A questo punto siamo al redde rationem, perché così non si può più andare avanti, serve chiarezza", dice. Sulla vicenda Granata, il vicepresidente della Commissione Antimafia che ha chiesto la verità sulle stragi del '92, il ministro invita a fare i nomi oppure, ''si vede che è coerente con le proprie posizioni politiche balzane".
Quanto alle accuse a Mantovano, La Russa aggiunge: "abbia il coraggio di ripetere frasi da ricovero". Il coordinatore del Pdl, sul caso Granata, al giudizio dei probiviri preferisce la chiarezza, anche perché "l'ipotesi della sanzione disciplinare farebbe di lui un martire". Il nodo da sciogliere, secondo La Russa, è un chiarimento tra Berlusconi e Fini, per il quale c'é ancora uno spiraglio, "seppur strettissimo". "Io ho lanciato la proposta: se Fini rinunciasse al suo ruolo istituzionale e facesse il ministro o tornasse in qualche modo ad occuparsi di politica nel partito - prosegue La Russa - questo cambierebbe le carte in tavola". La Russa ricostruisce i passaggi che hanno portato a questo punto. La svolta tra i due fondatori del partito c'é stata quando Fini ha ipotizzato lo strappo, poi verificatosi, a quel punto La Russa prese le distanze dal presidente della Camera.
"Gli dissi chiaro e tondo che non l'avrei mai seguito in quest'avventura - afferma - come del resto ha fatto la maggioranza degli ex An". A questo punto, solo un chiarimento interno al Pdl può portare alla soluzione. "Il paletto è - sottolinea il ministro - dissenso sì ma non opposizione continua alla maggioranza e al governo". Sull'ipotesi di un allargamento al partito di Casini, La Russa è chiaro: "a patto che ci sia chiarezza assoluta sul bipolarismo. Ipotesi di un terzo polo non ce ne sono".
PDL: VERTICI INSORGONO CONTRO GRANATA
di Yasmin Inangiray
ORVIETO(TERNI) - Adesso deve essere Gianfranco Fini a parlare. Il convegno di Gianni Alemanno si chiude con un messaggio diretto al presidente della Camera: le accuse di Fabio Granata non possono essere "più ignorate". Già perché è sempre il vicepresidente della commissione Antimafia di stretta osservanza finiana ad essere preso di mira della maggioranza del Pdl.
Se ad aprire l'ultima giornata di lavori è stato il messaggio di Silvio Berlusconi in cui il premier chiede di mettere un freno "alle contrapposizioni delle correnti" e si dice d'accordo con la proposta del primo cittadino della Capitale di tenere i congressi locali del partito, le parole di Granata irrompono presto nella discussione così come a spiazzare la platea è la proposta di Ignazio La Russa di chiedere a Gianfranco Fini di entrare nel governo come ministro dello Sviluppo Economico lasciando lo scranno più alto di Montecitorio. Proposta subito respinta al mittente da Viespoli e Moffa: allo sviluppo? sì, del PdL.
Quanto al 'caso' Granata il discorso è ormai chiaro: che il finiano sia considerato come un 'avversario' e non un collega di partito non sfugge più a nessuno tanto che è sempre La Russa a fare una richiesta precisa: "Chieda scusa oppure lasci il partito". Il ministro della Difesa è ancora più esplicito: "L'amico Fabio deve fare nomi e cognomi ed offrire indizi forti sui pezzi del governo che starebbero ostacolando la lotta alla mafia ed in quel caso - precisa - sarei io a lasciare il Pdl". Una richiesta quella del coordinatore a cui Granata replica tranchant: "Non ho nulla di cui scusarmi", chiarisce il finiano chiamando poi in causa Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno e prendendosela con il suo diniego a concedere il regime di protezione al pentito Gaspare Spatuzza. Parole che scatenano l'ira dello stesso Mantovano ed il putiferio nelle file del Pdl e tra gli ex An.
"Le parole di Granata sono di una gravità assoluta" grida dal palco di Orvieto il sottosegretario accompagnato dall'applauso della platea "ora - è la richiesta di Mantovano - da componente della Camera esigo che ad esprimersi sia Gianfranco Fini". Che ormai la convivenza tra Granata e la maggioranza del Pdl sia diventata assai complicata lo mette in chiaro anche il sindaco di Roma: "A meno di ripensamenti dell'ultima ora - ragiona il primo cittadino della Capitale - è ora che Granata vada a farsi un giro fuori" dal Pdl. Una presa di posizione che si associa alla richiesta che sia anche l'ex leader di An a dire la sua: "Se Fini lo sconfessasse - sottolinea - sarebbe certamente un segnale importante per la ripresa del dialogo nel Pdl". Il presidente della Camera ufficialmente per ora resta in silenzio anche se dagli uomini a lui più vicini non mancano dichiarazioni di apprezzamento per il lavoro svolto da Mantovano: "Ha la mia stima personale e politica" ci tiene a ribadire Andrea Ronchi mentre Italo Bocchino e Adolfo Urso invitano tutti ad "abbassare i toni" chiarendo che "Mantovano e lo stesso Granata sono dalla stessa parte e cioé quella della legalità".
Difficilmente però si può ipotizzare che il 'caso' venga archiviato. Se ieri dallo stato maggiore del partito arrivava la richiesta, da più parti, di far 'giudicare' Granata dai probiviri del Pdl, è il sindaco di Roma a far capire che partito, governo e Parlamento non possono più "ignorare" quello che dice il vice presidente della commissione Antimafia. E in serata un severo commento contro Granata giunge dall' esterno del Pdl: è del ministro degli Interni Roberto Maroni, leghista che esprime "piena solidarietà al sottosegretario Alfredo Mantovano, oggetto di ignobili insinuazioni".
"Io non l'ho mai sentita, ma so che Maroni i mafiosi li piglia tutti i giorni e che lui e la Lega si stanno dando da fare su questo fronte. Secondo me sono dunque stupidaggini". Così Umberto Bossi, segretario della Lega Nord e ministro delle Riforme, ha liquidato le dichiarazioni del deputato Pdl Fabio Granata sull'atteggiamento del governo nei confronti della criminalità organizzata. Bossi ha risposto a una domanda specifica a margine dell'inaugurazione di una sede del Carroccio nel Varesotto.
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ANSA