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Alta Tensione nel Pdl Lupi, aut aut a Granata

Botta e risposta dopo le dichiarazioni di Granata in merito alle inchieste sulle stragi di mafia del '92


ORVIETO(TERNI) - Un processo in piena regola quello andato in scena nel secondo giorno di lavoro del convegno promosso dai circoli 'Nuova Italia' di Gianni Alemanno. A salire sul banco degli imputati è Fabio Granata, vice presidente della commissione Antimafia, ma soprattutto finiano doc sotto accusa dopo aver dichiarato che "pezzi dello Stato e del governo" ostacolano la ricerca della verità sulle stragi di mafia.

Una giornata di invettive contro Granata che in realtà mette in evidenza il malumore sempre più acceso nei confronti di tutta la componente finiana a cui lo stesso Berlusconi, è il ragionamento di molti dirigenti del Pdl, vuole trovare una soluzione e cioé la rottura definitiva. Un obiettivo dato per certo anche se ancora non sarebbero stati fissati modi e tempi per la resa dei conti. Quello che orami appare chiaro agli osservatori ed oggi venuto fuori in modo esplicito ascoltando la maggioranza degli interventi che si sono alternati dal palco di Orvieto è che l'atteggiamento del presidente della Camera e dei parlamentari a lui più vicini inizia a non essere più tollerato. Contro il vicepresidente della commissione Antimafia poi la misura appare colma. A far capire che la situazione è ormai al limite è Maurizio Lupi che senza giri di parole invita Granata ad andare "via dal partito" oppure, viste "le parole durissime e strumentali" ad essere sottoposto al giudizio dei probiviri. Una richiesta quella del vicepresidente della Camera in linea con quanto chiesto poche ore prima da Mario Valducci, presidente dei club della libertà che 'stanco' delle dichiarazioni del finiano chiede "azioni disciplinari". Di prima mattina era stato Franco Frattini a criticare il vice presidente della commissione Antimafia dicendosi "sdegnato" e "pronto a respingere le accuse".

Poche ore più tardi è il turno di Fabrizio Cicchitto che lo definisce "un polemista" e lo paragona a Leoluca Orlando attuale portavoce dell'Italia dei Valori. Un fuoco di fila, quello che arriva dalla città umbra, a cui il deputato finiano non fa tardare la replica: "Attendo che mi convochino i probiviri con assoluta tranquillità. Sarei felice di andare da loro insieme con Nicola Cosentino e Denis Verdini". Un duello a distanza che fotografa bene la spaccatura all'interno del Popolo della Libertà. Difficile capire che piega prenderà la vicenda, anche dalla maggioranza dei dirigenti ospiti di Gianni Alemanno il messaggio è chiaro: così non si può più andare avanti. I fronti aperti sono diversi ma i distinguo sull'organizzazione del partito e sulla cosiddetta questione morale rendono difficile ipotizzare una convivenza duratura. Ed è in particolare sul tema della legalità che parte l'affondo più pesante contro i finiani accusati di usarla "in modo strumentale" per fare battaglie interne al partito: "Ricordo che nel vecchio Movimento Sociale Italiano avevamo le correnti che si scontravano in modo cattivo ma se c'era qualcuno di noi che cadeva in disgrazie il partito faceva quadrato" sottolinea ad esempio Altero Matteoli che poi non si lascia sfuggire una frecciata che in molti leggono contro Gianfranco Fini. Il presidente della Camera non è citato ma pare essere lui il bersaglio: "a me viene anche da ridere quando sento chi ha una storia come la mia alle spalle che contesta il leader carismatico, la nostra storia è fatta da leader carismatici e anche quando abbiamo avuto chi non l'aveva(il carisma, ndr) il partito glie lo ha costruito perché diventasse tale". Insomma un redde rationem che non lascia pochi margini di manovra ai pontieri. Se Andrea Augello pur bollando come "sciocchezze" le parole di Granata, chiede se dopo la bufera che ha colpito Caldoro in Campania non serva "la corte marziale", Silvano Moffa insiste per un incontro tra Fini e Berlusconi affinché siglino "un patto di legislatura".

Fonte: ANSA


26/07/2010 12:03
 
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Granata: nel Pdl c'è una questione morale
La Russa: Fini la smetta di fare opposizione


ROMA - "Non mi scuso per quello che ho detto e non posso tacere che nel Pdl c'é anche una questione morale". E' il vicepresidente della Commissione nazionale Antimafia, il finiano Fabio Granata a parlare, in un'intervista a La Stampa. Per il deputato, quello che ha detto sulle stragi e più in generale sulla legalità, "sono concetti e valori da sempre patrimonio della destra politica italiana".

"Nessuna tesi eversiva - sottolinea - ma la consapevolezza che su quella stagione bisogna ancora fare piena luce pretendendo verità e giustizia. Non furono solo stragi di mafia quelle di Falcone e Borsellino" e "la ciclopica storia di depistaggio e insabbiamenti portata avanti con i primi processi che hanno visto protagonista quel pentito inquinato che corrisponde al nome di Vincenzo Scarantino dimostra che opera di deviazione vi fu e non fu farina del sacco di Cosa Nostra". Quanto alle dichiarazioni fatte su Mantovano che non concesse la protezione a Gaspare Spatuzza, Granata ribadisce che il sottosegretario "ha commesso un errore di valutazione". Il finiano ha il sospetto che tutta la questione potrebbe essere il pretesto per mettere in difficoltà il presidente della Camera Fini ma se dovesse finire davanti ai Probiviri, vorrebbe che anche "i Cosentino e i Verdini vengano processati dai giudici del partito".

In un'altra intervista, al Giornale, parla il ministro della Difesa Ignazio La Russa. "Bisogna smetterla con il Vietnam. A questo punto siamo al redde rationem, perché così non si può più andare avanti, serve chiarezza", dice. Sulla vicenda Granata, il vicepresidente della Commissione Antimafia che ha chiesto la verità sulle stragi del '92, il ministro invita a fare i nomi oppure, ''si vede che è coerente con le proprie posizioni politiche balzane".

Quanto alle accuse a Mantovano, La Russa aggiunge: "abbia il coraggio di ripetere frasi da ricovero". Il coordinatore del Pdl, sul caso Granata, al giudizio dei probiviri preferisce la chiarezza, anche perché "l'ipotesi della sanzione disciplinare farebbe di lui un martire". Il nodo da sciogliere, secondo La Russa, è un chiarimento tra Berlusconi e Fini, per il quale c'é ancora uno spiraglio, "seppur strettissimo". "Io ho lanciato la proposta: se Fini rinunciasse al suo ruolo istituzionale e facesse il ministro o tornasse in qualche modo ad occuparsi di politica nel partito - prosegue La Russa - questo cambierebbe le carte in tavola". La Russa ricostruisce i passaggi che hanno portato a questo punto. La svolta tra i due fondatori del partito c'é stata quando Fini ha ipotizzato lo strappo, poi verificatosi, a quel punto La Russa prese le distanze dal presidente della Camera.

"Gli dissi chiaro e tondo che non l'avrei mai seguito in quest'avventura - afferma - come del resto ha fatto la maggioranza degli ex An". A questo punto, solo un chiarimento interno al Pdl può portare alla soluzione. "Il paletto è - sottolinea il ministro - dissenso sì ma non opposizione continua alla maggioranza e al governo". Sull'ipotesi di un allargamento al partito di Casini, La Russa è chiaro: "a patto che ci sia chiarezza assoluta sul bipolarismo. Ipotesi di un terzo polo non ce ne sono".

PDL: VERTICI INSORGONO CONTRO GRANATA
di Yasmin Inangiray

ORVIETO(TERNI) - Adesso deve essere Gianfranco Fini a parlare. Il convegno di Gianni Alemanno si chiude con un messaggio diretto al presidente della Camera: le accuse di Fabio Granata non possono essere "più ignorate". Già perché è sempre il vicepresidente della commissione Antimafia di stretta osservanza finiana ad essere preso di mira della maggioranza del Pdl.

Se ad aprire l'ultima giornata di lavori è stato il messaggio di Silvio Berlusconi in cui il premier chiede di mettere un freno "alle contrapposizioni delle correnti" e si dice d'accordo con la proposta del primo cittadino della Capitale di tenere i congressi locali del partito, le parole di Granata irrompono presto nella discussione così come a spiazzare la platea è la proposta di Ignazio La Russa di chiedere a Gianfranco Fini di entrare nel governo come ministro dello Sviluppo Economico lasciando lo scranno più alto di Montecitorio. Proposta subito respinta al mittente da Viespoli e Moffa: allo sviluppo? sì, del PdL.

Quanto al 'caso' Granata il discorso è ormai chiaro: che il finiano sia considerato come un 'avversario' e non un collega di partito non sfugge più a nessuno tanto che è sempre La Russa a fare una richiesta precisa: "Chieda scusa oppure lasci il partito". Il ministro della Difesa è ancora più esplicito: "L'amico Fabio deve fare nomi e cognomi ed offrire indizi forti sui pezzi del governo che starebbero ostacolando la lotta alla mafia ed in quel caso - precisa - sarei io a lasciare il Pdl". Una richiesta quella del coordinatore a cui Granata replica tranchant: "Non ho nulla di cui scusarmi", chiarisce il finiano chiamando poi in causa Alfredo Mantovano, sottosegretario all'Interno e prendendosela con il suo diniego a concedere il regime di protezione al pentito Gaspare Spatuzza. Parole che scatenano l'ira dello stesso Mantovano ed il putiferio nelle file del Pdl e tra gli ex An.

"Le parole di Granata sono di una gravità assoluta" grida dal palco di Orvieto il sottosegretario accompagnato dall'applauso della platea "ora - è la richiesta di Mantovano - da componente della Camera esigo che ad esprimersi sia Gianfranco Fini". Che ormai la convivenza tra Granata e la maggioranza del Pdl sia diventata assai complicata lo mette in chiaro anche il sindaco di Roma: "A meno di ripensamenti dell'ultima ora - ragiona il primo cittadino della Capitale - è ora che Granata vada a farsi un giro fuori" dal Pdl. Una presa di posizione che si associa alla richiesta che sia anche l'ex leader di An a dire la sua: "Se Fini lo sconfessasse - sottolinea - sarebbe certamente un segnale importante per la ripresa del dialogo nel Pdl". Il presidente della Camera ufficialmente per ora resta in silenzio anche se dagli uomini a lui più vicini non mancano dichiarazioni di apprezzamento per il lavoro svolto da Mantovano: "Ha la mia stima personale e politica" ci tiene a ribadire Andrea Ronchi mentre Italo Bocchino e Adolfo Urso invitano tutti ad "abbassare i toni" chiarendo che "Mantovano e lo stesso Granata sono dalla stessa parte e cioé quella della legalità".

Difficilmente però si può ipotizzare che il 'caso' venga archiviato. Se ieri dallo stato maggiore del partito arrivava la richiesta, da più parti, di far 'giudicare' Granata dai probiviri del Pdl, è il sindaco di Roma a far capire che partito, governo e Parlamento non possono più "ignorare" quello che dice il vice presidente della commissione Antimafia. E in serata un severo commento contro Granata giunge dall' esterno del Pdl: è del ministro degli Interni Roberto Maroni, leghista che esprime "piena solidarietà al sottosegretario Alfredo Mantovano, oggetto di ignobili insinuazioni".

"Io non l'ho mai sentita, ma so che Maroni i mafiosi li piglia tutti i giorni e che lui e la Lega si stanno dando da fare su questo fronte. Secondo me sono dunque stupidaggini". Così Umberto Bossi, segretario della Lega Nord e ministro delle Riforme, ha liquidato le dichiarazioni del deputato Pdl Fabio Granata sull'atteggiamento del governo nei confronti della criminalità organizzata. Bossi ha risposto a una domanda specifica a margine dell'inaugurazione di una sede del Carroccio nel Varesotto.

Fonte: ANSA


26/07/2010 12:07
 
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Granata, Pdl cerca capro espiatorio
Mi chiedo cosa ci sto a fare, prossimo


ROMA - "Nel Pdl c'é bisogno di trovare un capro espiatorio, per dimostrare che c'é una congregazione interessata a sabotare il partito" e Fabio Granata, intervistato da La Repubblica, riconosce che potrebbe essere il capro espiatorio che si sta cercando. Se le motivazioni legate alla eventuale espulsione, oltre che di Granata anche di Italo Bocchino, dovessero essere legate al fatto che i due hanno "chiesto la verità sulle stragi di mafia, di scindere la responsabilità giudiziaria da quella politica e di esprimere la necessità di una democrazia interna", allora, "dovremmo essere noi a chiederci che ci stiamo a fare nel Pdl" commenta il vicepresidente della Commissione Nazionale Antimafia. Secondo Granata, nel partito ci sono delle "menti raffinatissime e tra loro anche quegli ex colonnelli di An che vogliono evitare che si apra una nuova fase che azzeri gli attuali vertici", che punta alla rottura del partito. Il prossimo a finire nell'occhio del ciclone, secondo Granata sarà Gianni Alemanno che "ha sparigliato in modo intelligente e ora verrà indicato al pubblico ludibrio come potenziale traditore della leadership di Berlusconi".

Fonte: ANSA


26/07/2010 12:12
 
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Granata: "Attaccano me per colpire Fini"
Il Pdl: Gianfranco lo sconfessi

Il deputato Pdl punta l'indice contro Mantovano parlando di pezzi di governo che impediscono di arrivare alla verità sulle stragi del '92. Ma lui replica: Nulla di cui scusarmi, ho detto verità oggettive". Berlusconi ai suoi: Fini non superi certi limiti

ROMA - "Non ho nulla di cui scusarmi. Ho difeso e difendo posizioni imprescindibili di legalità repubblicana. Questi sono attacchi strumentali e tendono a non colpire me, ma Fini". Resta saldo sulle sue posizioni Fabio Granata, il finiano che ha amplificato le tensioni interne alla maggioranza parlando di pezzi di governo che impediscono di raggiungere la verità sulle stragi del '92 e chiama in causa il sottosegretario Alfredo Mantovano per la decisione di negare la protezione al pentito Gaspare Spatuzza. Sdegnata la replica del diretto interessato che chiede a Fini di dissociarsi pronunciando, in Parlamento, una parola definitiva. La Russa pretende pubbliche scuse, senza le quali la strada è segnata: fuori dal partito. "Attaccano me per colpire Fini - insiste Granata - si scusino piuttosto coloro che hanno strumentalizzato le mie parole, distorcendone il senso agli occhi di Berlusconi per alimentare un clima di scontro, tra cui spiccano i miei ex amici di An quando non sono impegnati a esprimere solidarietà a Cosentino e Verdini". In serata l'agenzia Agi manda in rete un retroscena. Ecco cosa avrebbe detto Berlusconi a un "fedelissimo" per telefono: "Fini sa benissimo che può fare la
guerriglia ma non la guerra, altrimenti verrebbe travolto...". "Deve capire che non può superare certi limiti...". "Fini vuole minare la mia leadership e l'immagine del governo"..

"Chieda scusa o via dal partito". Ad aprire l'ultima giornata dei lavori del congresso di Gianni Alemanno a Orvieto era stato il messaggio con cui Berlusconi ha chiesto di mettere un freno "alle contrapposizioni delle correnti". Il premier si è detto d'accordo con la proposta del sindaco di Roma di tenere i congressi locali del partito. Ma le parole di Granata irrompono nella discussione. E l'assise si chiude con un messaggio diretto a Fini: le accuse del deputato non possono essere più ignorate. Il vicepresidente della commissione antimafia, di stretta osservanza finiana, diventa l'obiettivo centrale della maggioranza del Pdl. L'avversario. Lo confermano le parole di La Russa: "Chieda scusa o lasci il partito". E ancora: "Deve fare nomi e cognomi - insiste il ministro della Difesa - e offrire indizi forti sui pezzi del governo che starebbero ostacolando la lotta alla mafia ed in quel caso sarei io a lasciare il Pdl". La replica di Granata è secca: "Non ho nulla di cui scusarmi". E' il caos nelle file del Pdl e tra gli ex An. "Parole di una gravità assoluta - tuona Mantovano dal palco di Orvieto, seguito da un grande applauso - da componente della Camera esigo che ad esprimersi sia Gianfranco Fini".

Alemanno: "Vada a farsi un giro". Ormai la convivenza fra Granata e la maggioranza del partito è complicata. Alemanno lo invita "a farsi un giro fuori dal Pdl, a meno di ripensamenti dell'ultima ora", e si associa alla richiesta di chiarimenti avanzata al presidente della Camera. "Se Fini lo sconfessasse sarebbe certamente un segnale importante per la ripresa del dialogo nel Pdl". In campo anche il ministro degli Interni Roberto Maroni. Che esprime "piena solidarietà al sottosegretario Mantovano, oggetto di ignobili insinuazioni". Parla pure Umberto Bossi: "Da Granata stupidaggini. Maroni i mafiosi li piglia tutti i giorni".

Fini tace. Dagli uomini a lui più vicini non mancano dichiarazioni di apprezzamento per Mantovano. Andrea Ronchi gli rinnova "la stima personale e politica", Italo Bocchino e Adolfo Urso invitano tutti "ad abbassare i toni" chiarendo che "Mantovano e lo stesso Granata sono dalla stessa parte e cioè quella della legalità". Ma a questo punto è difficile che la pratica venga archiviata. Se ieri da più parti dello stato maggiore del partito arrivava la richiesta di sottoporre Granata al giudizio dei probi viri, oggi Alemanno insiste: partito, governo e Parlamento non possono più "ignorare" quello che ha detto.

Ma Granata insiste. "Non ho davvero nulla di cui scusarmi - dice - perché le verità che ho detto sono oggettive e sostenibili in qualsiasi sede, anche in quella, se esiste, dei probiviri del Pdl dove La Russa e gli ex amici di An potranno chiedere con forza la mia espulsione e ribadire la loro fraterna solidarietà a Verdini e Cosentino". In serata va al Tg3: "Attaccano me per colpire Fini, sono critiche strumentali". E aveva già detto, nel merito: "La Russa continua a strumentalizzare affermazioni serie ed equilibrate da me portate avanti nel contesto della Commissione Antimafia e che erano riferite all'inopinata negazione da parte della Commissione ministeriale presieduta da Alfredo Mantovano del regime di protezione per Spatuzza, considerato attendibile da ben tre Procure sulla questione delle stragi del '92". E ancora: "Visto che La Russa mi chiede spiegazioni sulle mie affermazioni gli dico anche che io mi riferivo alle decine di esternazioni contro le Procure di Caltanissetta e Palermo colpevoli di cercare irriducibilmente la verità sulle stragi. E, per avere i nomi, La Russa può semplicemente consultare le agenzie di stampa degli ultimi due mesi".

La legge bavaglio, Dell'Utri, l'"eroe" Mangano. Poi torna sul ddl intercettazioni e contesta le attestazioni di stima pronunciate nei confronti di Dell'Utri: "Mi riferisco anche ad un ddl sulle intercettazioni, difeso con forza dal governo in una stesura originale che, per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche ambientali, avrebbe indebolito lo strumento più importante per le indagini di mafia, se non fosse intervenuta la nostra volontà radicale di modificarlo. E alle decine di attestazioni di stima e solidarietà, anche da parte di esponenti del governo, dopo una condanna a sette anni a Marcello Dell'Utri per associazione mafiosa e dopo la sua ennesima proclamazione a eroe di un mafioso conclamato come Mangano".

La proposta-provocazione di La Russa. Il ministro si dice pronto a spendersi "perché si trovi un accordo tra Fini e Berlusconi". E avanza quella che definisce "un'ipotesi fantascientifica": "Se si trovassero d'accordo che Fini entri nel governo, magari al ministero delle Attività produttive, lasciando la carica istituzionale per svolgere un ruolo anche nel partito, la situazione cambierebbe radicalmente. So che è molto difficile, ma se si chiudesse anche questo spiraglio avrebbero ragione i pessimisti".

Fonte: Repubblica


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