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Appalti eolico: Gip, tentarono di influire su lodo Alfano

"Incontro tra Verdini, Carboni e Dell'Utri a pochi giorni dal giudizio della Corte Costituzionale"


ROMA - L'imprenditore Flavio Carboni, coinvolto a Roma nell'inchiesta sugli impianti eolici da effettuare in Sardegna, è stato arrestato, insieme a Pasquale Lombardi, geometra ed ex esponente della Dc nonché ex sindaco del suo paese di origine in provincia di Avellino, e all'imprenditore Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli.

Tra settembre e ottobre 2009 i tre arrestati dalla Procura di Roma, tentarono di avvicinare giudici della Corte Costituzionale allo scopo di influire sull'esito del giudizio sul cosiddetto lodo Alfano, la legge che prevedeva la sospensione del processo penale per le alte cariche dello Stato. Lo afferma il gip Giovanni De Donato, nell'ordinanza con cui ha disposto l'arresto per i tre nell'ambito dell'inchiesta sull'eolico in Sardegna, con l'accusa di associazione per delinquere e violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete.

L'operazione, afferma il Gip, fu condotta da Lombardi, previo accordo con gli altri due, con cui si manteneva in costante contatto. L'episodio, conclude il giudice, si intreccia col tentativo dei tre di ottenere la candidatura dell'ex sottosegretario all'Economia, Nicola Cosentino, alla carica di presidente della Regione Campania, in cambio appunto degli interventi compiuti sulla Corte Costituzionale. Negli ultimi mesi del 2009 e all'inizio di quest'anno Flavio Carboni, Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino si sono adoperati per la candidatura di Nicola Cosentino.

Dopo l'arrivo di un provvedimento di custodia cautelare nei confronti del sottosegretario, i tre hanno cercato di favorire l'accoglimento del ricorso proposto contro questa misura grazie al rapporto tra Lombardi e il presidente della Corte di Cassazione in modo da recuperare la candidatura di Cosentino. Secondo quanto afferma il Gip nel provvedimento, dopo il rigetto del ricorso e dopo che il Pdl ha individuato in Stefano Caldoro come candidato alla Regione Campania, il sodalizio ha dato vita una intensa attività diretta a screditare il nuovo candidato in modo da escluderlo dalla competizione elettorale, tentando di diffondere all'interno del partito, e tramite internet, notizie diffamatorie sul suo conto.

Tra le operazioni degli arrestati sotto la lente di ingrandimento della Procura ci sarebbero anche i tentativi, a partire dall'ottobre 2009, posti in essere da Lombardi e diretti a pilotare, tramite pressioni esercitate su componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, la nomina a cariche direttive di magistrati graditi al sodalizio tra i quali Alfonso Marra, che aspirava alla carica di presidente della corte d'Appello di Milano. Queste iniziative, in base a quanto sostiene il Gip, puntavano a far acquisire all'associazione buoni rapporti con i dirigenti di alcuni uffici giudiziari.

INCONTRO VERDINI-CARBONE-DELL'UTRI SUL LODO - Il 23 settembre dello scorso anno, a pochi giorni dal giudizio della Corte Costituzionale sul lodo Alfano, avvenne una riunione nell'abitazione romana del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, per stabilire un tentativo di avvicinamento ai giudici della consulta. All'incontro era invitato anche l'imprenditore Flavio Carboni, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi.

Al termine della riunione, in base a quanto scrive il Gip, Lombardi chiama Caliendo, che aveva dovuto abbandonare in anticipo l'incontro, aggiornandolo sugli argomenti trattati. Lombardi si dice disponibile a correre ai ripari in ogni modo, affermando che occorre fare la conta di quanti sono i giudici favorevoli alla bocciatura della legge e quanti quelli contrari, lavorando quotidianamente alla vicenda in vista del giudizio della Consulta previsto inizialmente per il 6 ottobre. Stesso discorso viene fatto da Lombardi a Martone e Carboni. La troppa loquacità di Lombardi e l'incontro del 23 settembre sono oggetto di una successiva conversazione tra Martino e Carboni. L'imprenditore sardo raccomanda a Martino di riferire solo con lui della questione perché Lombardi (ritenuto da entrambi fondamentale per la riuscita dei loro piani) parla troppo. Tra le personalità avvicinate da Lombardi per fare da tramite con i giudici della Consulta anche il parlamentare Renzo Lusetti, che tuttavia reagisce con imbarazzo alle telefonate. Analogo imbarazzo mostra, in una telefonata intercettata il 30 settembre, il presidente emerito della Corte Costituzionale Cesare Mirabelli, che tenta in ogni modo di sottrarsi alle richieste pressanti di Lombardi su come avvicinare uno dei giudici chiamati a pronunciarsi sul lodo Alfano. La contropartita chiesta per tale attività di lobby è la candidatura di Nicola Cosentino alla Regione Campania, come esplicitato in una telefonata di Lombardi allo stesso sottosegretario. Il tentativo di influire sul giudizio di costituzionalità del lodo Alfano non andò però a buon fine. Il 7 ottobre 2009 la Corte boccia il provvedimento, suscitando le ire di Carboni e Martino, che accusano Lombardi del fallimento e della figuraccia fatta con i propri referenti politici, a partire da Verdini.

ARRESTATO CARBONI, IN MANETTE ALTRI DUE - "Una associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti" caratterizzata "dalla segretezza degli scopi" e volta "a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali nonché degli apparati della pubblica amministrazione". E' quanto scrive il Gip del Tribunale di Roma, Giovanni De Donato, nel capo di imputazione dell'ordinanza (circa 60 pagine) di arresto per l'imprenditore Flavio Carboni, di Pasquale Lombardi, ex esponente della Dc e dell'imprenditore napoletano, Arcangelo Martino.

Il legale di Carboni, Renato Borzone, ha fatto sapere che presenterà immediato ricorso al Tribunale della libertà contro il provvedimento che gli è stato appena notificato.

Il fascicolo che ha portato agli arresti nasce da uno stralcio, aperto quest'anno, dell'inchiesta sugli appalti per l'eolico in Sardegna in cui è coinvolto, tra gli altri, anche il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci.

La richiesta d'arresto di Carboni e dell'ex esponente della Dc Campana, Pasquale Lombardi, è stata fatta dal pm della procura di Roma, Rodolfo Sabelli e accolta dal gip Giovanni De Donato. Carboni, che ha 78 anni, è stato trasferito alle prima luci dell'alba, dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma, presso il carcere di Regina Coeli mentre Lombardi, che vive ad Avellino, si trova attualmente nella casa circondariale irpina di Bellizzi. L'ipotesi di reato è quella di associazione a delinquere e di violazione degli articoli 1 e 2 della legge Anselmi sulle associazioni segrete. Il filone di indagine è collegato all'inchiesta della procura capitolina su un presunto comitato d'affari che avrebbe gestito l'assegnazione di una serie di appalti pubblici in Sardegna per la realizzazione di parchi eolici.

DIFESA CARBONI: ARRESTO ASSURDO - "Dopo averlo solo sospettato, la lettura dell'ordinanza di sociologia giudiziaria della Autorità giudiziaria di Roma dà conferma che il nulla probatorio emerso da mesi di indagine è sfociato in un arresto assurdo e ingiustificato, tra l' altro nei confronti di un quasi ottantenne con esiti di patologie cardiache e infartuali, per un reato associativo (la cd legge Anselmi) che è la metafora della deriva delle inchieste giudiziarie di questo paese". E' quanto afferma l'avvocato, Renato Borzone, difensore dell'imprenditore Flavio Carboni arrestato oggi dai carabinieri su richiesta della Procura di Roma. "Nessuna prova di reati specifici - prosegue - ed allora si va alla ricerca di fattispecie associative addirittura risibili. Se, come sempre è finora accaduto, Carboni troverà un giudice a Berlino sarà prima o poi scagionato da questi addebiti. Diversamente, bisognerà ancora combattere per fare riconoscere la differenza tra addebiti penali e addebiti moralistici. Nel frattempo, la difesa cercherà di capire quali sono i meccanismi di assegnazione dei processi negli uffici giudiziari romani".

BERSANI, EMERGE QUADRO ALLUCINANTE - "Quanto emerge dall'inchiesta descrive un quadro allucinante". Lo ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, commentando a margine della Festa dell'Unità di Roma le inchieste sugli appalti per l'eolico. "Dico solo due cose - ha aggiunto Bersani - e cioé i magistrati vadano fino in fondo, e il governo per favore venga in parlamento a dirci qualcosa su questa vicenda".

DI PIETRO: ATTENTATO ALLO STATO DI DIRITTO - "La vicenda sugli appalti dell'eolico raccontata dal gip nella sua ordinanza e dalla quale emerge un tentativo chiaro di condizionare l'attività della magistratura, è un vero e proprio attentato allo Stato di diritto". Lo afferma il leader dell'Idv Antonio Di Pietro commentando l'ordinanza del gip Giovanni Di Donato sull'inchiesta relativa agli impianti eolici. "Se corrispondesse alla realtà, sarebbe un verminaio dietro al quale si nasconde il progetto di una loggia massonica di sovvertire l'assetto socio-politico-istituzionale del Paese. Il puzzle sta per essere completato - prosegue Di Pietro - e porta la firma del Piano di Rinascita Democratica della P2, gloriosa loggia massonica i cui affiliati ricoprono ruoli di primissimo piano nelle istituzioni. Adesso non resta che affidarsi ai magistrati affinché facciano al più presto chiarezza".

D'ALIA: QUADRO TORBIDO, ATTI ALL'ANTIMAFIA - Sta emergendo "un quadro torbido e preoccupante per l'Italia e le sue istituzioni: sembrerebbe infatti di essere di fronte a un sistema di potere che va ben oltre la gestione degli appalti, ma che mira a condizionare, intimidire e assoggettare parti dello Stato", afferma il presidente dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia che suggerisce alla Commissione Antimafia di acquisire gli atti relativi alle indagini. "E' necessario - spiega D'Alia - che le indagini facciano la massima chiarezza su ogni aspetto senza trascurare nulla, perché sembra proprio che non si stia parlando solo di furbetti o di cricche, ma di un'organizzazione con un disegno criminale molto più ambizioso, che riporta purtroppo alla mente tristi episodi della nostra storia repubblicana".

Fonte: ANSA


17/07/2010 00:04
 
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Eolico-P3, il Csm avvia il trasferimento per il giudice Marra

Trasferimento per Marra. Carboni e Lombardi restano in carcere.
Azione disciplinare su Miller


ROMA - All'indomani delle dimissioni sollecitate dall'Associazione nazionale magistrati nei confronti delle 'toghe' coinvolte nell'inchiesta sull'eolico e sulla cosiddetta Loggia P3, scendono in campo anche Csm e procura generale della Cassazione. La Prima Commissione di palazzo dei Marescialli ha avviato la procedura per il trasferimento di ufficio per incompatibilita' ambientale di Alfono Marra, il presidente della Corte di Appello di Milano che - stando a quanto riportato agli atti dell'ordinanza che ha aperto le porte del carcere al faccendiere Flavio Carboni, all'ex giudice tributario Pasquale Lombardi e all'ex assessore al comune di Napoli Arcangelo Martino - avrebbe ottenuto l'ambita carica dopo un'intensa attivita' di pressione esercitata dal 'gruppo' sul Csm e che sarebbe stato a sua volta oggetto di sollecitazioni per far riammettere la lista Formigoni esclusa dalle elezioni regionali. La procura generale di Cassazione, titolare dell'azione disciplinare assieme al ministro della Giustizia, ha invece avviato un'indagine disciplinare non solo su Marra ma anche sugli altri magistrati fuori ruolo rispetto ai quali il Csm non ha poteri di intervento. Si tratta di Arcibaldo Miller, capo dell'ispettorato del dicastero di Via Arenula dai tempi in cui ministro della Giustizia era il leghista Roberto Castelli. Miller, la cui posizione e' al vaglio degli inquirenti della Capitale assieme a quella del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo e dell' avvocato generale della Cassazione Antonio Martone, non solo partecipo' al pranzo in casa del coordinatore del Pdl Doris Verdini al quale erano presenti, tra gli altri, il faccendiere Carboni e il senatore Marcello Dell'Utri, ma si sarebbe anche interessato a una ispezione (comunque mai attivata) negli uffici giudiziari di Milano sollecitata dal presidente della Regione Lombardia Formigoni. Gli altri magistrati citati nell'ordinanza di custodia cautelare sono invece destinati ad uscire dall'inchiesta disciplinare del pg della Suprema Corte: l'ex presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone, al quale Lombardi si sarebbe rivolto per la trattazione della causa riguardante il sottosegretario dimissionario Nicola Cosentino, ha infatti lasciato la poltrona di primo magistrato d'Italia due giorni fa per raggiunti limiti di eta'; Antonio Martone, tra i magistrati presenti al pranzo a casa Verdini dove si ipotizza che si sia parlato di come influire sui giudici della Corte Costituzionale chiamati a decidere sulla legittimita' del 'Lodo Alfano', ha presentato domanda per andare in pensione la scorsa settimana. ''Sono contento che il Csm abbia aperto la procedura cosi' si chiarira' la mia posizione'', e' stato il commento a caldo di Alfonso Marra, che si e' dichiarato ''tranquillo'' perche' estraneo alla vicenda. L'alto magistrato sara' ascoltato nei prossimi giorni a Palazzo dei Marescialli, dopo che la presidente della prima commissione, Fiorella Pilato, avra' messo nero su bianco le contestazioni a suo carico. Gli unici contrari all'apertura della pratica su Marra sono stati i consiglieri laici del Pdl: Gianfranco Anedda ha votato contro in commissione, mentre Michele Saponara ha liquidato l'istruttoria come ''frutto del rancore maturato dopo la sconfitta'' di Renato Rordof alla presidenza della Corte di Appello di Milano. Eventuali richieste di trasferimento di Marra o azioni disciplinari esercitate dalla procura generale della Cassazione nei confronti delle 'toghe' coinvolte nell'inchiesta (e tra esse e' da appurare se vi sia anche il presidente della Corte di Appello di Salerno Umberto Marconi) saranno comunque valutate dopo l'estate e non dall'attuale Csm, che scadra' il prossimo 31 luglio. Sulla questione morale che sta scuotendo la magistratura e' tornato il vicepresidente di Palazzo dei Marescialli, Nicola Mancino, che ha voluto precisare di non aver autorizzato ieri il dibattito in plenum su un tema di cosi' ''grande rilievo'' senza che ne fosse a conoscenza il Capo dello Stato, e ha definito ''fuorvianti'' altre interpretazioni date al suo diniego. Mancino nei giorni scorsi ha smentito di aver fatto o subito pressioni sulla nomina di Marra, come emergerebbe da alcune intercettazioni agli atti dell'inchiesta della procura di Roma.

RESTANO IN CARCERE CARBONI E LOMBARDI - Il tribunale del Riesame di Roma ha deciso: Flavio Carboni e Pasquale Lombardi devono rimanere in carcere. Dunque, i ricorsi presentati dai legali dell'ex faccendiere e imprenditore e dell'ex giudice tributario e geometra arrestati l'8 luglio scorso sono stati rigettati. Le esigenze di custodia cautelare di Carboni e Lombardi, ha sostenuto il Riesame, ''non sono attenuate''. Gia' i pm Capaldo e Sabelli si erano espressi in questo senso, dando parere negativo alla revoca delle ordinanze di custodia cautelare. I legali delle difese, Borzone e De Cataldo per Carboni e Corrado Oliviero per Lombardi, a supporto della richiesta di revoca della custodia cautelare avevano tra l'altro invocato l'inutilizzabilita' delle intercettazioni telefoniche nelle quali sono coinvolti politici e sottolineato, nel caso di Carboni, l'eta' avanzata. Non e' escluso che queste argomentazioni possano essere riproposte in Cassazione una volta esaminate le motivazioni dell'ordinanza del Riesame. Intanto la procura prosegue le proprie indagini sulla cosiddetta P3 a ritmo serratissimo. E dalle carte spunta un elenco di persone che, in tempi abbastanza brevi e con tutta probabilita' a titoli diversi, dovranno essere ascoltate. E' un elenco lungo quello che il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il pm Rodolfo Sabelli hanno stilato. Sono previste le audizioni del sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, del'ex presidente della corte di Cassazione Vincenzo Carbone, del governatore della Lombardia Roberto Formigoni e ancora del presidente della Corte di appello di Milano Alfonso Marra, del capo dell'ispettorato del dicastero della Giustizia Arcibaldo Miller e dell'ex avvocato generale della Cassazione Antonio Martone, Audizioni che non sono ancora state calendarizzate. Questi nomi fanno parte, per ora, solo di un elenco: non e' escluso che alcuni di loro, chiamati a piazzale Clodio, debbano essere accompagnati dagli avvocati, la qual cosa indicherebbe l'avvenuta iscrizione nel registro degli indagati. Iscrizione che, secondo quanto appreso, per alcuni sarebbe gia' in itinere. Intanto, prosegue l'esame degli atti di polizia giudiziaria e delle informative dei carabinieri. Gli inquirenti romani dovranno iniziare a interrogare i personaggi gia' finiti nel registro degli indagati dopo la scoperta dell'esistenza di un comitato d'affari interessato a condizionare alcuni apparati dello Stato. Il primo a venir interrogato sara' il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, la settimana prossima. Dovranno poi presentarsi a piazzale Clodio il coordinatore del Pdl Denis Verdini, il senatore Marcello Dell'Utri e l'ex sottosegretario all' Economia Nicola Cosentino.

Fonte: ANSA


17/11/2010 23:40
 
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Carboni e Lombardi restano in carcere
"Pericolo di nuove interferenze"

La decisione del Tribunale del Resame sull'uomo d'affari e l'ex giudice tributario, due dei principali indagati nell'inchiesta sulla P3. Nella motivazione anche il "rischio di reiterazione del reato" e la legittimità delle intercettazioni

ROMA - L'uomo d'affari Flavio Carboni e l'ex giudice tributario Pasquale Lombardi, due dei principali indagati dell'inchiesta romana sulla cosiddetta P3, restano in carcere. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame presieduto da Guglielmo Muntoni. A rimettere gli atti al riesame era stata la Cassazione che, lo scorso 9 settembre, accogliendo un'istanza delle difese, aveva annullato con rinvio una precedente decisione del medesimo tribunale che aveva negato ai due indagati la revoca della misura cautelare.

Il Tribunale si è pronunciato sulle istanze presentate dai legali di Carboni e Lombardi, gli avvocati Renato Borzone e Corrado Uliveto, nelle quali le difese avevano sostenuto il venir meno dell'esigenze cautelari, la non utilizzabilità delle intercettazioni tra i due indagati e soggetti politici nonché le precarie condizioni di salute dei loro assistiti.

Secondo il Riesame, invece, Carboni e Lombardi devono rimanere in carcere perché la P3 "era ed è in grado di interferire, spesso determinandole, sulle scelte di organi costituzionali e di pubblica amministrazione". Dagli atti "emerge un concreto, attuale, e molto allarmante pericolo di reiterazione del reato" per cui "appare assolutamente necessario impedire che la prosecuzione dell'attività delittuosa della 'societas sceleris' in contestazione condizioni ulteriormente gli equilibri istituzionali e l'affidabilità sociale e istituzionale di istituzioni pubbliche, anche di livello costituzionale, fra cui d'importanti uffici giudiziari".

In riferimento alle condizioni di salute di Carboni, il tribunale spiega che "emergono patologie per le quali gli accertamenti peritali disposti hanno attestato la compatibilità delle stesse con il regime carcerario condizionata al fatto che questo sia realizzato" in una struttura carceraria adeguatamente attrezzata.

Per il Riesame, inoltre, l'organizzazione occulta era in grado di agire in autonomia, indipendentemente dai suoi referenti politici. Gli indagati "appaiono spesso collegati a specifici ambienti politici dai quali sono comunque autonomi, tanto che possono anche agire conflittualmente, come accaduto nella vicenda Caldoro, rispetto ai medesimi ambienti politici quando i rispettivi interessi non collimino o confliggano".

Nel provvedimento di 98 pagine con cui motiva la decisione, il tribunale scrive anche che le intercettazioni utilizzate dai pm sono legittime: "Si può escludere che, nel caso in esame, le intercettazioni siano state disposte a carico degli indagati non tanto per registrare le loro conversazioni, quanto per captare indebitamente le conversazioni di parlamentari, così realizzando quella illecita forma di intercettazione 'indiretta' evidenziata".

Fonte: Repubblica


05/12/2010 23:48
 
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Lombardi: "Così feci pressioni
per il contenzioso Mondadori"

Prime ammissioni dell'ex magistrato tributarista: "Me lo chiesero Verdini e Dell'Utri"
Carfagna ascoltata per un'ora a Napoli


ROMA - Furono Verdini e Dell'Utri a chiedere che Lombardi facesse pressioni per il contenzioso fiscale della Mondadori. Venerdì mattina, ieri, carcere di Opera, Milano. Pasquale Lombardi, ex magistrato tributarista in carcere da luglio con l'accusa di essere il braccio operativo della P3, viene interrogato dal procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo. Parla, "Pasqualì", e fa le prime, timide, ammissioni. Sconnesse e difensive, certo, ma alcune indicazioni ci sono. Una su tutte quella relativa alla sua visita all'avvocato generale dello Stato, ora in pensione, Oscar Fiumara, per vagliare la sua disponibilità al rinvio alle Sezioni Unite del ricorso fiscale in Cassazione della Mondadori.

"Non ricordo esattamente se furono Dell'Utri e Verdini o se Martino e Carboni a incaricarmi del sondaggio presso l'Avvocatura dello Stato - ha detto Lombardi - Posso dire certamente che lo feci, senz'altro, perché la questione interessava Verdini e Dell'Utri". Poi il Lodo Alfano, sul quale, però, il geometra ha detto di aver millantato. Con i politici e con i suoi "compagni di associazione", Flavio Carboni e Arcangelo Martino. Ed è proprio sul "collega" che si è concentrato parte dell'interrogatorio: Lombardi ha smentito l'ex assessore di Napoli punto per punto. False le dichiarazioni fatte da Martino ai pm sulle frequentazioni tra il giudice tributarista e Gianni Letta. Con il sottosegretario, ha ammesso Lombardi, c'è un'amicizia di vecchia data, ma in tutto il 2009 "ci siamo visti appena due volte". E, soprattutto, mai in presenza del co-indagato (che invece aveva sostenuto di averlo accompagnato). Inventata anche la visita a Berlusconi: Martino aveva raccontato che Lombardi era andato con l'onorevole Nunzia Di Girolamo. L'ex geometra ha spiegato di aver sempre desiderato un incontro con il premier (cercato anche tramite la deputata campana), ma invano. Infine le questioni regionali. "Pasqualino" ha detto di essersi dato da fare al solo fine di esplorare possibili candidati.

Nessuna pressione sulla Cassazione per ottenere parere favorevole al ricorso contro l'ordinanza di custodia cautelare per l'ex sottosegretario all'Economia Cosentino e nessun coinvolgimento nel "trappolone" a Caldoro. Questa la linea difensiva, ancora tutta da verificare, tanto che i magistrati non hanno espresso parere favorevole, come invece accadde per Martino, alla scarcerazione per cui martedì i legali di Lombardi presenteranno istanza.

La P3 al centro dell'interrogatorio del ministro Mara Carfagna, convocata come testimone in Procura a Napoli. Due inchieste, due uffici. L'esponente del governo è stata sentita da Giuseppe Narducci, pm che indaga su Cosentino e l'eolico-P3. Il ministro ha fornito la sua versione sulle presunte pressioni della loggia sulla Cassazione per il ricorso di Cosentino e sul falso dossier Caldoro. Mara Carfagna ha poi risposto alle domande di Henry John Woodcock e Francesco Curcio che stanno indagando a fari spenti su alcuni affari del centrodestra campano.

Fonte: Repubblica


14/12/2010 14:55
 
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P3, dopo 5 mesi in carcere
Lombardi va ai domiciliari

Il giudice-geometra era indagato per associazione per delinquere finalizzata alla violazione della legge Anselmi sulle società segrete

ROMA - Dopo oltre cinque mesi di custodia cautelare in carcere, Pasquale Lombardi, giudice-geometra indagato per associazione per delinquere finalizzata alla violazione della legge Anselmi sulle società segrete, nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3, ha ottenuto gli arresti domiciliari. Il gip Giovanni De Donato ha accolto l'istanza della difesa, previo il parere favorevole della procura di Roma.

Lombardi sarà ai domiciliari nella sua casa di Cervinara, in provincia di Avellino, e non potrà comunicare solo con i familiari, i difensori e il proprio medico curante. Nel revocare la misura del carcere, il giudice ha tenuto conto non solo dell'età dell'indagato (77 anni compiuti nell'agosto scorso) e dei suoi problemi di salute, ma soprattutto di quanto Lombardi ha affermato nell'interrogatorio del 3 dicembre scorso al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo: "Dichiarazioni che - scrive il gip - lumeggiano una parziale e rilevante volontà di allentare, e forse iniziare a interrompere, i rapporti delittuosi con i sodali della 'societas sceleris' in contestazione".

Si tratta di "ammissioni esplicite" rese dall'indagato che hanno "ulteriormente riscontrato il quadro indiziario esistente sia riguardo alla esistenza della stessa 'societas sceleris' che riguardo ai numerosi delitti-fine perpetrati". Il risultato è che le esigenze cautelari si sono sensibilmente attenuate ma non sono totalmente venute meno tanto da "considerarsi ancora piuttosto allarmanti".

Fonte: Repubblica


25/12/2010 00:15
 
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Inchiesta sugli intrighi della P3
Domiciliari anche per Carboni


ROMA - Flavio Carboni ha ottenuto gli arresti domiciliari. Il gip Giovanni De Donato, anche alla luce del parere favorevole della procura, ha disposto la revoca della misura cautelare in carcere che gravava sull'uomo d'affari sardo dall'8 luglio scorso, quando è finito in manette con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata alla violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Natale a casa, dunque: il faccendiere esce con qualche giorno di anticipo rispetto alla scadenza dei termini del 7 gennaio prossimo.

Nell'inchiesta sulla nuova associazione 'P3' erano finiti in carcere anche il giudice-geometra Pasquale Lombardi e l'imprenditore napoletano Arcangelo Martino, che già da tempo hanno ottenuto la libertà in virtù di alcune ammissioni ritenute rilevanti dagli inquirenti. Carboni, dal canto suo, assistito da Renato Borzone e Anselmo De Cataldo, ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento.

Fonte: Repubblica


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