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11/07/2009 14:26
 
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Per i celti, l'arte della poesia era fondamentale ed il poeta (bardo), era una personalità molto potente che godeva di reverenza e timore. Era tenuto in gran conto e riverito in quanto il suo ruolo era quello di mantenere viva la tradizione e la storia di un popolo, componeva lodi e ricordava grandi personalità le cui gesta sarebbero state ricordate in futuro.
in cambio di questi servigi riceveva immense ricompense, anche in oro e preziosi.
Il bardo però era anche molto temuto, va ricordato che tale figura rientra nelle specializzazioni druidiche, il che fa di loro dei sacerdoti, conoscitori pronfodi dei misteri e delle arti a loro attribuiti.

In quest'ottica il poeta era in grado di maledire, sia le persone, sia la terra e gli animali e
sotto questo aspetto erano fortemente temuti. Di racconti riguardanti maledizioni di poeti ve ne sono, ve ne riporto il riassunto di uno in particolare in quanto spunto di riflessione anche per altri temi.

Trattasi della storia che vede contrapporsi il Re dell'Ulster Mongan dalla lunga chioma ed il primo poeta d'Irlanda Dallan Forgaill. Mongan era un Re molto dotto il quale apprezzava molto la sua corte e, non avendo ancora ricevuto la visita del primo poeta d'irlanda, decise di invitarlo. Dallan Forgaill era il suo nome, ed era originario del sud, i due non si erano mai visti il che impediva a Re Mongan di conoscere il carattare impetuoso e vanitoso del bardo, nonchè del suo ripugnante aspetto. Tantè che egli accetto l'invito e una sera, a festeggiamenti finiti, con i guerrieri raccolti intorno al fuoco ed il Re seduto sul suo trono affianco alla Regina, di nome Breothighearn, ovvero " la nobilissima", donna di grande bellezza; fu invitato a raccontare qualche storia.
Facendo parte della sua funzione egli accetto di buon grado ed iniziò a raccontare una storia relativa ai Fianna, elitè guerriera le cui gesta erano leggenda; capitanati da Fionn Mac Cumhaill; essi erano al servizio del Re supremo d'Irlanda.
La vicenda specifica narrava della morte del principe Fothad Airgtheach; una storia da molti conosciuta in quanto il personaggio in questione era uno di tre fratelli con lo stesso nome; gli altri due erano Fothad Canainne e Fothad Cairptheach.
Questi tre fratelli regnavano congiuntamente i regni d'Irlanda, quando uno dei tre, precisamente Fothad Canainne, si innamorò della moglie di Ailill Flann Beag, Re del Muster.
I due innamorati scapparono insieme, ma l'ira del Re tradito li raggiunse ed in seguito ad una furibonda battaglia Fothan venne catturato e decapitato; la leggenda vuole che la sua testa mozzata, prima di andarsene definitivamente recitò una poesia alla sua amata, in cui descriveva il suo amore per lei e la sua morte in battaglia.
Tra gli altri due fratelli scoppiò una lite per il trono; conclusasi con la morte di Fothad Cairptheach.
Avendo quest'ultimo governato con giustizia per un anno e un giorno, nonchè era stato un comandante dei Fianna, quest'ultimi decisero di vendicarlo.
Il Bardo Forgaill concluse il racconto narrando che durante una grande battaglia Fothad venne ucciso; indicando come luogo dell'accaduto Dubhthair Laighean, ora chiamato Duffrey, nella contea di Wexford.
Accadde che il Re Mongan, fiero della propria cultura, commise l'errore di contraddire il primo poeta d'irlanda, asserendo che tutti in quella sala sapevano che la vicenda narrata in raltà si svolse nell' Alster a Magh Linne, proprio sulla collina difronte alla residenza reale.
Contraddire un bardo, soprattutto il primo poeta d'Irlanda, se poi permaloso, irascibile e vanitoso come Forgaill era estremamente pericoloso.
Infatti il Bardo andò su tutte le furie; dopo aver insultato il Re affermò che per punire la sua insolenza avrebbe reso ridicolo ( satira ), lui, suo padre, la madre ed il nonno, nonchè maledetto il suo regno.

Le sue parole furono:
«Maledirò questa corte e le acque di questa terra, in modo che nei fiumi
e nei mari vicini non si pescherà più nessun pesce. Gli alberi non
porteranno più alcun frutto; le terre non saranno più fertili, non
produrranno né grano, né cereali e la campagna vedrà la moria del bestiame.
Farò tutto questo, Mongan, perché tu hai osato insultarmi in questo modo».

Nell'udire tali parole il gelo ed il silenzio scesero nella sala; fu la Regina ad intervenire per cercare di rinsanire il delirio del Bardo ,con parole dolci e melodiose disse:

«Ferma le tue parole, Poeta d'Irlanda. Mio marito, il re, non voleva
ferirti, né riempire il tuo cuore di rabbia. Se non ci maledirai, ti offrirò
un calderone di bronzo pieno d'oro, d'argento e di gioielli preziosi -
anche se sarò costretta a denudare il mio collo e le mie braccia di questi ninnoli splendenti.
Sono tuoi, ma non punire il regno con la tua maledizione!.

Anche se sapeva di aver ragione il re Mongan si pentì di aver contraddetto il poeta e anch'egli supplicò il bardo di non maledire la sua terra; non voleva che il popolo pagasse per le azioni del suo Re; aggiunse all'offerta di risarcimento una gran quantità di bestiame.
Fergaill tutto impettito dimostrò di sentirsi offeso da tali miseri doni offerti per sanare il suo onore così fortemente attaccato.
Il Re affranto provò più volte ad alzare la posta offrendo altro bestiame, superando di gran lungo il prezzo fissato per l'onore di un Re; ma forgaill continuava a rispondere negativamente.
Il povero Mongan arrivò ad offrire metà del suo regno, offerta che bloccò Fergall, anche se all'apparenza mantenne un atteggiamento distaccato e non curante dell'offerta; ci pensò su e propose al Re che in cambio di tutto il suo regno e la sua ammissione di bugiardia avrebbe rinunziato a maledire il regno.
La condizione imposta dal Bardo fu angosciante per Mongan, in quanto voleva a tutti i costi evitare che il popolo pagasse il prezzo di una maledizione del genere, ma allo stesso modo non poteva dichiarare di aver sbagliato; sapeva che era nel giusto ed il compito di un Re è quello di dire sempre la verità, tanto è vero che
il giuramento regale dice " La cosa più sacra per un re era dire la verità" e il motto
del sacro giuramento era:
«La verità contro il mondo!»

Mongan rimase titubante a pensare e Fergall, che aveva intuito i pensieri del Re, andò su tutte le furie e gridò:

Ebbene, persino ora ti prendi gioco di me, principino!». «Neghi
la mia conoscenza. Molto bene. Ho ascoltato le tue offerte, mi hai offerto
tutto il tuo regno, ogni cosa tranne una. Penso però che tu debba
apprezzarla sopra ogni altra. Quindi offrimela e io non maledirò né te, né il
tuo popolo».

Il Re perplesso gli chiese di comunicargli di cosa si trattasse e lui avrebbe provveduto a dargliela, aimè non aveva capito a cosa si riferisse il crudele poeta.

«Tua moglie, Breothighearn. Altrimenti non mi placherò».
Breothighearn gridò e spinse indietro la sua sedia, dopo aver fissato
quel vecchio ripugnante. Dallan Forgaill non batté ciglio; che almeno lo
temessero, se proprio non volevano rispettarlo.
Mongan gemette angosciato.
Breothighearn si volse e afferrò la mano del marito. «Devi accettare,
marito mio, perché, se non lo fai, tutto il nostro regno sarà maledetto».

Mongan era infuriato stava cercando freneticamente una soluzione, ma il bardo si stava già avvicinando alla regina mostrando un ghigno malefico; decise così di prendere tempo:

«Aspetta un attimo!», gridò Mongan. «Acconsentirò solo dopo che saranno passati tre giorni.
Se entro questo tempo non avrò dimostrato che Fothad Airgtheach morì qui a Magh Linne e fu sepolto sotto la collina verde, allora potrai pretendere mia moglie e io accetterò la tua rivendicazione».

Fergall, profondamente convinto delle sue ragioni acconsentì e dicendo che si sarebbe presentato allo scadere del terzo giorno.
La regina era disperata, il Re provò a consolarla dicendogli di non temere, che sicuramente avrebbero ricevuto un aiuto in quanto la giustizia deve prevalere sull'ingiustizia.
furono inviati emissari ad interrogare bardi e storici del regno i quali rispondevano:
Lo sanno tutti che morì a Magh Linne!
Il problema era che mentre il bardo non doveva dimostrare nulla, Mongan si e pareva che nessuno avesse prove concrete o sapesse dove cercarle.
Passarono i tre giorni e non si arrivò a nessuna soluzione, la Regina era disperata e rassegnata, ma mentre il Re l'abbracciava per consolarla, quando il sole scomparve dal cielo, sollevò improvvisamente il capo e lo piegò leggermente da un lato, come per ascoltare qualcosa.

«Cosa c'è?», domandò la sua regina.
«Sento dei passi lontani, molto lontani. Sento i passi di una persona che
sta venendo in nostro aiuto. Viene dalla Casa di Donn, colui che traghetta le anime nell' Aldilà».
Tech Duinn, l'isola in cui il dio Donn radunava le anime prima del loro viaggio a ovest, verso l' Aldilà, è situata a sud-est del regno di Munster.

La regina Breothigheam rabbrividì di paura.

Il marito, tuttavia, proseguì: «Sento i suoi piedi calpestare le acque del Leamhain ed ora, con dei balzi, sta attraversando il lago di Léin, attraverso le terre degli Uì Fidgente, lungo il Suir Moy-Fefin. Il suo passo imperioso sta accelerando, lungo il Nore, oltre il Barrow, il Liffey e il Boyne, attraverso il Dee, il Tuarthesc, Carlingford Lough, il Nid e il Newry guarda, sta sparpagliando a destra e a sinistra le onde del Lame, di fronte a
Rathmore!» .

Il re si alzò e allargò le braccia in modo drammatico.
«È qui! Scenderemo nella sala delle feste e affronteremo Dallan Forgaill.
Non aver paura, moglie mia. Tutto andrà bene».

La sala delle feste della fortezza reale dei Dal nAraidhe era affollata.
La gente vi era giunta da lontano, perché tutti erano venuti a conoscenza della maledizione del poeta. Al centro della sala c'era Dallan Forgaill, con le braccia conserte e un'espressione beffarda sul viso.
Mongan condusse Breothigheam nella sala; la regina appariva pallida dopo giorni di pianti e di pena, e quando si sedette, con il capo curvo, tutti poterono costatare come la sua bellezza fosse triste.
C'era un mormorio di simpatia tra i presenti in sala.

«Sono venuto a rivendicare ciò che è mio di diritto», gridò il poeta facendosi avanti.
«Fermati. Non avere tanta fretta, poeta vendicativo», disse Mongan.
«Potevi maledire la mia terra o prendere la mia regina a una condizione».
Il vecchio poeta sogghignò cinicamente e disse: «La condizione era che tu dimostrassi che io avevo torto. Dov'è la tua prova che Fothad Airgthech fu ucciso qui e sepolto in quella verde collina?»
«E qui», disse calmo il re.

Mongan guardò le porte chiuse della fortezza che, essendo ormai buio, erano state sbarrate dall'interno. Era usanza chiudere il rath reale al crepuscolo, per evitare qualsiasi pericolo. Guardò le porte chiuse e sembrava come se stesse scrutando attraverso di esse.
Dallan Forgaill si voltò,accigliato e vide solo le porte bloccate.

«Dov'è?», domandò. «E questo un trucco per prendere tempo?»
«Un uomo proveniente da sud si sta avvicinando; porta in mano il manico di una lancia senza la punta; sta saltando oltre i bastioni che proteggono questa fortezza così facilmente come un uccello spicca il volo con le sue ali; viene verso le porte...».

Allora, davanti agli occhi di tutti i presenti, i grandi chiavistelli di legno scivolarono indietro, senza che nessuno li toccasse. Le grandi porte si aprirono verso l'interno come guidate da mani invisibili.
Uno straniero alto stava in piedi in mezzo alla soglia. Era più alto della maggior parte degli uomini del regno di Mongan; la sua figura esprimeva una grande forza e i suoi muscoli trasparivano attraverso i suoi fini vestiti.
ndossava un bel mantello nero, fermato da una spilla di pregiata manifattura. Se lo portò indietro sulle spalle. Il suo viso era giovane e bellissimo e i suoi capelli, chiari e riccioluti, gli arrivavano alle spalle.
Il suo viso era giovane e bellissimo e i suoi capelli, chiari e riccioluti, gli arrivavano alle spalle.
Proprio come aveva predetto Mongan, il giovane aveva in mano il manico di una lancia
senza punta; sulla cintura aveva una grande spada e brandiva uno splendido scudo d'argento.
Con pochi passi raggiunse il centro della sala, e, con la sua sola presenza, indusse Dallan Forgaill a barcollare lontano da lui.
Lo straniero parlò con una voce così profonda e squillante che le candele sembrarono tremare e scintillare in tutta la sala.

«C'è un problema in questo rath», osservò egli.
Mongan si alzò dal suo trono, fece un passo in avanti e disse:
«Giusta osservazione, straniero».
«Parlamene».
«Quell'uomo è Dallan Forgaill, il primo poeta d'Irlanda. Egli afferma che Fothad Airgtheach fu ucciso e sepolto a Dubhthair Laighean. lo ho messo in dubbio la sua conoscenza di questo evento. La tradizione del mio popolo dice che quel principe fu ucciso qui a Magh Linne e che dorme nella
verde collina qua fuori».
«Egli ha offeso il mio rango», disse Dallan aspramente, «per cui è mio diritto maledirlo. Gli ho proposto che mi sarei astenuto dal farlo, se avesse potuto dimostrare la sua affermazione o, se non vi fosse riuscito, in quel caso mi avrebbe ceduto sua moglie.
E' giunta l'ora per lui di presentare questa prova, altrimenti dovrà darmi la sua regina o accettare la mia maledizione».
L'imponente straniero guardò pensieroso il poeta per lungo tempo.
«Hai mai udito, poeta, il detto , "non maledire mai un uomo saggio"?
Tu hai raccontato una storia falsa.
Fothad Airgtheach non fu ucciso a Dubhthair Laighean, né, in effetti, fu ucciso
nel Leinster, nel Munster, nel Connacht o nel Meath - egli non trovò la sua morte in nessuno di questi regni, egli morì nell'Ulster».
Il vecchio poeta sembrava oltraggiato. Noncurante del modo in cui lo straniero era entrato nella sala delle feste, la vanità si impossessò ancora una volta del poeta.

«La pena ti travolgerà, straniero, perché ora includerò anche te nella mia maledizione, visto che hai osato contraddirmi».
Lo straniero sorrise. «Non penso che la tua maledizione mi toccherà, poeta», disse poi tranquillamente.
Mongan intervenne prontamente: «È necessaria una prova positiva».
Lo straniero continuò a sorridere. «Non sono stato chiamato proprio per questo?», domandò.

«Vi narrerò una storia. lo era un guerriero dell'esercito di Fionn Mac Curnhaill. Appartenevo ai Fianna».
Dallan Forgaill scoppiò a ridere. «Fionn è vissuto centinaia di anni fa!
Che millanteria è questa?»
«Ascoltami!», ordinò lo straniero con calma. «Fionn e il nostro esercito erano impegnati in una campagna nella lontana Alba, la terra delle alte; colline, quando ci giunse la notizia di come Fothad Airgtheach avesse ucciso il fratello per insediarsi sul trono come sommo sovrano. Fionn, furibondo, riportò il proprio esercito in Irlanda.

I Fianna e i guerrieri di Airgtheach si scontrarono nella valle del fiume Ollarba». Ovvero Magh Linne, nella contea di Antrim.
Quando la battaglia era nel vivo e il sangue cominciava a scorrere da entrambe le parti, io vidi Fothad Airgtheach, in piedi alle pendici di una collina, osservare l'andamento della battaglia. Trovai riparo in una roccia e, appoggiandomi a essa, presi attentamente la mira prima di scagliala mia lancia che lo trafisse in pieno, mentre la sua testa si andava a incastrare nel suolo».
Lo straniero mostrò la sua lancia, quella senza la punta.

«Questa è la lancia; durante la battaglia non riuscii a estrarre la punta, ma rientrai in
possesso solo del manico. Se andate fuori della fortezza e raggiungete la collina verde, troverete la roccia di granito dalla quale scagliai la lancia, nonché la punta della stessa ancora incastrata nel suolo. Lì accanto trorete un piccolo tumulo dov'è sepolto Fothad Airgtheach. Si trova un più a est rispetto al punto in cui è incastrata la lancia.

Sotto al tumulo vi è una bara di pietra contenente le spoglie di Fothad Airgtheach, oltre ai braccialetti d'argento e al suo muintorc, la collana d'oro dell'eroe.
sulla bara, in caratteri ogham, c'è scritto il nome del morto».
«Cosa dice l'iscrizione, straniero?», chiese Mongan, colpito dal racconto.
«C'è scritto questo: "Qui giace Fothad Airgtheach, ucciso in battaglia dal Caoilte dei Fianna". Noi dei Fianna lo seppellimmo, proprio come ho scritto prima e fummo noi a eseguire le onoranze funebri».
Udite queste parole, Dallan Forgaill scoppiò a ridere cinicamente.
«Dunque pretendi, di essere Caoilte? Affermi perciò di avere centinaia di anni, visto che Caoilte fu il grande guerriero dei Fianna, parente dello stesso Fionn Mac Curnhaill. Per quale miracolo saresti sopravvissuto tutti questi secoli?».
L'alto guerriero si rivolse dispiaciuto al poeta.
«Non sono sopravvissuto, né alcun uomo è in grado di vivere oltre i confini della terra.

Ma le anime degli eroi rinascono nell' Aldilà e lì siedono nella sala degli eroi.
I sono tornato dalla Casa di Donn.
Perché? Perché noi dei Fianna abbiamo sempre amato la verità. Dalle valli
dell' Aldilà, osserviamo le montagne e le valli d'Irlanda come attraverso la nebbia;
siamo felici delle sue gioie e affranti per i suoi dolori.
Quando qualcuno solleva un dubbio riguardo al passato in cui vivemmo, il nostro cuore soffre.
Eravamo così in pena per la sofferenza della regina Breothigheam e per la disperazione di Mongan che non poteva provare ciò che egli sapel essere vero, che la Dea Madre, commossa, mi ha dato queste spoglie mortali per tornare qui a riferire queste parole di consiglio e per far conoscere la verità a coloro che sono nati dopo di noi. All'alba, andate a cercare il tumulo di Fothad Airgtheach e troverete tutto dove vi ho detto.
La bocca di Caoilte Mac Ronan non conosce la menzogna e la vanagloa.
Il motto dei Fianna era: "La verità contro il mondo". E così sia».
Detto questo, lo straniero improvvisamente non fu più tra di loro.
Era scomparso come una nuvola di fumo.
Il mattino seguente Mongan, la sua regina, un Dallan Forgaill di malumore e tutta la corte del re, lasciarono la fortezza per andare sulla verde collina, come era stato detto loro di fare.

La prima cosa che videro fu la roccia da cui Caoilte aveva scagliato la sua lancia. Poi, videro il luogo dove era morto Fothad Airgtheach e lì scavarono finché non ritrovarono
un'antica punta di lancia. Infine, un po' più a est, scoprirono un tumulo sopra a una bara di pietra, e sulla bara erano incise parole in caratteri ogham, esattamente come aveva descritto loro lo spettro di Caoilte.
«Ebbene, poeta?», domandò il re indicando l'iscrizione.
Ma Dallan Forgaill aveva già lasciato la compagnia ed era partito verso il sud, per tornare nel propno paese.
Mongan e Breothigheam fecero ritorno alla fortezza rallegrandosi con i loro sudditi del fatto che la maledizione del poeta non li aveva colpiti. !


E' scritto che questa non fu né la prima né l'ultima volta che Dallan Forgaill abusò della sua carica di primo poeta. Si dice che egli si recò poi da Aodh Mac Duach, il re di Airghialla, e che recitò una lode in suo onore.
Poi, come pagamento, chiese il grande scudo d'argento intarsiato d'oro del re che si diceva esser stato forgiato dallo stesso Gobhan, il dio fabbro.
Ebbene, il re si trovava sotto un geis, una proibizione divina che gli impediva di dare lo scudo a qualsiasi mortale.

Pertanto re Aodh offrì al poeta oro e argento, ma Dallan Forgaill rifiutò e minacciò di maledirlo, così come aveva tentato di maledire Mongan. Aodh però fu irremovibile
e gli disse che, secondo il precetto degli dèi, non si poteva separare dallo scudo.

Così Dallan, nella sua arroganza, lo maledisse. Ma avendo egli abusato della propria arte, la maledizione gli si ritorse contro: gli dèi fecero in modo che egli vivesse ancora solo tre giorni.

Che ne fu della tomba di Fothad Airgtheach? Bene, la collina è ora chiamata Ballyboley, nella valle di Six Mile Water e lì c'è ancora un tumulo, vecchio e corroso dalle

intemperie. La gente di quelle parti vi dirà che esso sta a indicare la Tomba del Re d'Irlanda e che quello è un luogo dove si deve camminare mostrando riverenza.
Mongan fu fortunato, comunque, che i Fianna avessero udito la sua sofferenza e che a Caoilte fu permesso di tornare dall' Aldilà per allontanare la maledizione del poeta.

Non sempre altri sono stati così fortunati!
Perciò fate attenzIone a non provocare l'Ira tempestosa del poeta.
La maledizione di un poeta è una cosa terribile.

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