Fiat-Chrysler, via libera a vendita
Usa, Corte suprema: "Ok all'accordo"
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha dato il via libera all'accordo Fiat-Chrysler. Il massimo organo giudiziario americano ha respinto la richiesta dei fondi pensione dell'Indiana di sospendere e rinviare la vendita della casa automobilistica di Detroit, dando così una vittoria ai protagonisti dell'accordo orchestrato dall'amministrazione Obama. La Corte afferma che non ci sono gli estremi per giustificare una sospensione dell'accordo Fiat-Chrysler.
In precedenza una corte d'appello federale a New York aveva approvato la vendita, ma dava tempo fino a lunedì pomeriggio per chiedere l'intervento della Corte Suprema. La giudice Ruth Bader Ginsburg aveva ordinato un rinvio temporaneo fino alle ore 16 di lunedì. Ora la Corte Suprema con la sua decisione permette alle due case automobilistiche di completare l'operazione.
A questo punto la definizione del passaggio di Chrysler sotto il controllo della Fiat potrebbe essere questione di ore. La casa automobilistica torinese ha emesso una nota ufficiale in cui annuncia che il closing dell'operazione Fiat-Chrysler "è atteso a breve".
La notizia del via libera della Corte americana, ha fatto balzare in avanti il titolo Fiat.
La Casa Bianca ha accolto con soddisfazione la sentenza della Corte, "lieta che l'alleanza Chrysler-Fiat possa ora andare avanti, permettendo a Chrysler di riemergere come un produttore automobilistico competitivo ed efficiente". L'amministrazione Obama guarda con sollievo alla conclusione dell'operazione, che può dunque avvenire entro il termine stabilito del 15 giugno.
Se l'iter giudiziario avesse prolungato ulteriormente i tempi, infatti - questo era il timore -, la Fiat avrebbe potuto ridiscutere i termini dell'operazione, come previsto dalle clausole del contratto. Per ottenere un rinvio, o sospensione, i fondi dell'Indiana che avevano presentato ricorso dovevano convincere almeno quattro dei nove giudici della necessità di una udienza, e che la maggioranza dei giudici della Corte avrebbe ritenuto sbagliata la decisione del tribunale di livello inferiore. Ma i promotori dell'azione legale – si legge nella motivazione del provvedimento - non sono riusciti in questo.
Fonte:
tgcom