parere contrario della Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio
No all'arresto di Margiotta
Hanno votato contro il provvedimento tutti i gruppi ad eccezione dell’Italia dei Valori
ROMA - La Giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio ha espresso parere contrario alla richiesta di arresto per il deputato del Pd Salvatore Margiotta, coinvolto nell’inchiesta sugli appalti per l’estrazione del petrolio in Basilicata.
Sì DELL'ITALIA DEI VALORI - Hanno votato no tutti i gruppi ad eccezione dell’Italia dei Valori. Il componente dipietrista della Giunta Nello Formisano infatti ha seguito la linea annunciata mercoledì da Antonio Di Pietro di votare sì a tutte le richieste di autorizzazioni a procedere nei confronti dei parlamentari. Il parere della Giunta passa ora all’esame dell’Aula. La giunta ha ritenuto che non vi siano gli elementi per una misura restrittiva. Il capogruppo Pdl Maurizio Paniz lo dice chiaramente: «Negli atti non sono indicati i motivi, nè il pericolo di fuga nè l'inquinamento delle prove. In più, nel merito non ci sono indizi a carico di Margiotta, ma questo non rientra nei compiti della Giunta».
«QUESTO PM CI DA TROPPO LAVORO» - Antonio Leone (Pdl) si spinge più in là: «Oltre alle regioni tecniche, c'è anche un fumus persecutionis, lo dimostra il fatto che la Giunta è già stata chiamata a occuparsi di un altro caso che ha coinvolto Margiotta (richiesta di utilizzo di intercettazioni, ndr). Questo pm (Henry Woodcock, ndr) ci dà tanto lavoro, è un buon cliente per la Giunta....». Il capogruppo Pd Lorenzo Ria parla di quadro probatorio «molto debole» e precisa che la decisione riguarda «l'assoluta mancanza di presupposti per riconoscere una misura cautelare». In Giunta il dibattito si è anche allargato con uno scambio di battute tra Pdl, con Leone, e Pd, con Donatella Ferranti. Come riferisce Ria, «c'è chi nel Pdl ha allargato il discorso ai rapporti tra magistratura e politica, indicando in questo caso una aggressione della magistratura nei confronti del Parlamento, ma non è questa la sede. Io ho richiamato ad attenersi al caso che ci vede coinvolti in qualità di 'giudicì e non di deputati di questo e quel partito».
18 dicembre 2008
corriere.it