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Alitalia, il piano 'Fenice' da un miliardo: entrano Ligresti, Benetton, Aponte e Toto
Il premier: «Così si scongiurano i 2 mila licenziamenti della società fallita». Il Pd chiede di riferire in Senato
(Ansa)
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ROMA - Comincia a delinearsi la nuova Alitalia, che come l'Araba Fenice, potrebbe risorgere sulle proprie ceneri: secondo il piano messo a punto dall'advisor Intesa Sanpaolo (chiamato appunto «Fenice») la società avrà una dotazione iniziale di un miliardo, di cui 300 milioni grazie al prestito ponte del governo e 700 che arrivano dalla cordata italiana. Gli investitori che dovrebbero impegnarsi per il salvataggio del vettore italiano sono Salvatore Ligresti, Gilberto Benetton e l'armatore Gianluigi Aponte. Improbabile un ingresso di Roberto Colaninno. Gli esuberi sarebbero 4-5.000, come annunciato martedì sera dal premier Silvio Berlusconi ai senatori del Pdl. Intanto è in corso la riunione del Consiglio di amministrazione Alitalia, che farà il punto sulla situazione della compagnia in vista del cda dell’8 agosto chiamato ad approvare la semestrale. Non sono attese deliberazioni sul piano per il salvataggio della compagnia e nessun rappresentante di Intesa Sanpaolo è presente alla riunione. Il documento in ogni caso dovrà ora passare al vaglio del governo e degli azionisti.
COMMISSARIAMENTO - Secondo il piano «Fenice» al vertice della società resta confermato Rocco Sabelli. Fuori discussione anche il nome, il marchio e la livrea di Alitalia. Altra novità: nella nuova società entrerebbe Carlo Toto ma con Ap Holding e non con Air One. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, due le ipotesi si cui si sta ragionando: costituire una società sulla falsariga di Gepi (la finanziaria dell'Iri che aveva come compito quello di entrare nel capitale di aziende private in crisi e agevolarne la ristrutturazione per poi uscirne), oppure varare un decreto legge ad hoc per la loro ricollocazione. La scelta del partner internazionale è rinviata a un secondo momento. Ancora non è chiaro il destino del settore cargo, che potrebbe restare in Alitalia (ridimensionato), oppure venduto.
LEGGE MARZANO - Secondo alcune fonti sarà commissariata la 'bad company' che resterà in capo all'attuale numero uno, Aristide Police. Il Cdm del 29 agosto avrebbe all'ordine del giorno la modifica della legge Marzano. Si tratterebbe di un restyling, in particolare sui tempi per definire il piano industriale e la ripresa dell'attività; un «aggiornamento» della norma piuttosto che modifiche sostanziali. Una nota di Palazzo Chigi smentisce però l'ipotesi che il commissariamento di Alitalia sia all'ordine del giorno al Cdm del 29 agosto, definendo la notizia «destituita di ogni fondamento».
L'ANNUNCIO - Martedì sera Berlusconi, parlando ai senatori del Pdl, aveva già cominciato a snocciolare numeri e prospettive della compagnia di bandiera: 5mila esuberi (contro i 20mila licenziamenti in caso di fallimento della società), 90 nuovi aerei e il ripristino di importanti rotte intercontinentali, a cominciare da nuovi scali in Cina. Gli esuberi (si cui poche ore dopo il ministro del Lavoro Sacconi ha commentato «non so niente») saranno in parte riassorbiti - ha assicurato il premier -, mentre per molti dipendenti scatteranno gli ammortizzatori sociali, misure di prepensionamento e di scivolo. Per quanto riguarda la trattativa con Air France-Klm, esistono secondo il premier «varie sinergie» con Parigi anche se non si parla di un accordo organico. Con Alitalia si va avanti - ha concluso il premier - perché si deve pensare al bene del Paese e il governo non si fermerà davanti a qualche manifestazione. Una 'ricetta' che non piace al Pd, che chiede di riferire in Senato sulla vicenda Alitalia. «I contribuenti si troveranno le tasche occupate dal governo - attacca Walter Veltroni -. Per Alitalia c'è bisogno di alleanze internazionali e non di soluzioni fatte in camera e cucina».
LETTERA DEI SENATORI DEL PD - I senatori del Pd intanto chiedono che il governo riferisca a Palazzo Madama sul caso Alitalia, «perché abbiamo molte domande da porre»: «Il susseguirsi di notizie di stampa sulla evoluzione della vicenda Alitalia - si legge nella lettera firmata da 71 senatori, tra cui la presidente Anna Finocchiaro - ci induce a chiederle di venire al più presto in Senato a riferire sullo stato della compagnia e sul contenuto delle decisioni che il governo si appresta ad assumere per il suo salvataggio. Le chiediamo di venire a riferire sui futuri assetti organizzativi di Alitalia, sui soggetti promotori e finanziatori dell'operazione, sugli esuberi che la ristrutturazione ipotizzata dal governo è destinata a produrre nonché sul contenuto della revisione della legge Marzano che sembra essere, di conseguenza, necessaria».
STOP AI SINDACATI - Berlusconi dal canto suo prevede le critiche dei sindacati, in particolare sul numero di esuberi, e chiede alle sigle confederali di «non mettere il bastone tra le ruote, altrimenti salta tutto». «C'è il piano, c'è la soluzione, ci sono i soldi, tanto che ho dovuto dire molti no - assicura -. Certo non si potranno tenere tutti i dipendenti, si cercherà un modo indolore per salavaguardare il maggior numero di persone, ma è chiaro che questa è l'unica operazione che si può fare».
PD: «BERLUSCONI GUARDA AL PASSATO» - Veltroni sottolinea che la soluzione Air France «prevedeva 2.150 esuberi, mentre Berlusconi ha comunicato che ce ne saranno 5 mila. Inoltre non ci sarà più un’alleanza internazionale. Qual era la soluzione migliore? È una domanda che attende una risposta». «Spagna e Gran Bretagna guardano al futuro con la fusione Iberia-British - ha aggiunto il ministro ombra del Pd, Enrico Letta -. Invece Berlusconi guarda al passato e per Alitalia emerge una soluzione che prevede di mettere altri soldi pubblici in una voragine che ne ha già assorbiti tanti». Per Felice Belisario, presidente dell'Italia dei Valori in Senato, «la vicenda Alitalia è ormai all'ultimo atto e, se non fosse una situazione tragica per migliaia di lavoratori e per loro famiglie, sarebbe una farsa scritta, diretta e interpretata dal presidente del Consiglio». I Verdi, con Angelo Bonelli, accusano il governo di «comportamento vergognoso e irresponsabile che ha come unica vittima la compagnia di bandiera e i lavoratori».
30 luglio 2008
corriere.it |