Reinventò la donna del Novecento
Addio all'artista dell'alta moda, aveva 71 anni. Dal 2002 aveva lasciato le sfilate. Le sue creazioni ispirate ai dipinti di Matisse, Picasso e alla pop art.
MILANO - Il mondo della moda è in lutto. Ieri notte è morto Yves Saint Laurent, uno dei nomi più prestigiosi dello stile internazionale. Enfant prodige, ha rivoluzionalo il modo di vestire delle donne, con grande eleganza, gusto e savoir faire. Malato da tempo, non aveva problemi a farsi vedere in giro su una sedia a rotelle in compagnia di Pierre Bergè, l'amico e socio di una vita, a fianco del quale ha costruito la sua lunga carriera, iniziata negli anni Sessanta e chiusa, nel 2002, con una trionfale sfilata retrospettiva, con 300 modelli in passerella e la sua musa Catherine Deneuve che gli dedica la canzone "La plus belle historie d'amour c'est vous". Mentre lui il magico Yves ha letto una lunga lettera in cui ripercorreva la sua storia. "Ho sempre vissuto per questo mestiere", scriveva, "l'ho sempre amato e rispettato fino in fondo.
La moda non è un arte ma ha bisogno di un artista per esistere, gli abiti sono sicuramente meno importanti di musica, architettura e pittura, ma era ciò che sapevo fare e che ho fatto, forse, partecipando alle trasfornmazioni della mia epoca".
Nella lettera aveva precisato che "oggi non si lavora più solo per rendere le donne più belle ma anche per rassicurarle. In molti soddisfano i fantasmi del loro ego attraverso la moda, mentre io ho sempre voluto mettermi al servizio delle donne, servire i loro corpi, i loro gesti, le loro stesse vite". Della sua tormentatta esistenza (in cui ha avuto anche una storia d'amore molto burrascosa) lo stilista ha rivelato: "Ho conosciuto quei falsi amici che sono i tranquillanti e le droghe e la prigione dlela depressione e delle cliniche. Faccio parte di quella che Mercel Proust chiama: "la magnifica e lamentosa famiglia dei nevrotici".
Saint Laurent nasce a Orano in Algeria nel 1936 da una aristocratica famiglia di origine alsaziana e il suo ingresso nel mondo della moda avviene nel 1957 quando il ventunenne assistente di Dior viene chiamato a succedere al maestro morto d'infarto durante una vacanza in Italia, a Montecatini. La collezione "trapezio" consacra il giovane Yves, fresco di diploma all'Ecole della chambre syndicale della couture di Parigi, come il più promettente dei giovani dell'alta moda.
Fino al 1960 lavora per Dior, segue un periodo come militare in Algeria, dove viene a sapere dall'amico Pierre Bergè che la maison francese l'ha sostituito. Così, nel '62 apre il suo atelier in rue Spontini e il successo è immediato. Saint-Laurent crea ispirandosi alla storia, all'arte e alla letteratura. Fortissima la sua sensibilità per il teatro. Per il quale realizza diversi costumi. Altre fonti di ispirazione sono Matisse, i dipinti di Picasso e la pop art.
Sono passati alla storia della moda i suoi tubini che si rifanno a Mondrian (1966), le giacche safari (1968), i boleri di pelo anni Quaranta (1971), le gonne di broccato dei balletti russi (1976), gli abiti cubisti, sino ai lamè metallici dei sari e dei costumi di maraja, creati dopo un viaggio in India. Importantissimi sono stati anche i suoi smoking, un pezzo del guardaroba maschile rivisitato per le donne. Yves Saint-Laurent ha fatto anche scandalo. Nel 1970 ha posato nudo per il suo profumo "Homme" ma quell'immagine così provocatoria non ha fatto altro che rafforzare la sua fama nel mondo.
Nel '99 la sua società è passata nelle mani del gruppo Gucci. E in quella occasione Yves Saint-Laurent dichiarò di sentirsi ormai estraneo a un mondo "quello della moda, che trovavo orribile". Anche Bergè sosteneva questa tesi, rincarando la dose: "tutto è ormai troppo commerciale, manca la vera creatività". Yves Saint-Laurent lascia una magnifica Fondazione dove sono conservati i suoi 5 mila abiti e tutti i bozzetti per il teatro da lui realizzati.
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