Recensione > PSP

Versione Recensita:Europea
Produttore:Sony Computer Entertainment Japan
Sviluppatore:Sony Computer Entertainment
Genere:Strategico in tempo reale
PEGI:3+
Distributore:Sony Computer Entertainment Italia
Disponibile dal:27/2/2008
Data di uscita giapponese:20/12/2007
Lingua:Tutto in Italiano
Giocatori:1

Hardware
Patapon è un'esclusiva di Sony per PSP. Occorrono, quindi, una console Sony PSP, una copia originale del gioco e una Memory Stick Pro Duo per salvare i progressi nel gioco.

Multiplayer
Patapon non supporta alcuna modalità multigiocatore.

Lati Positivi
Design e colori accattivanti
Gameplay intuitivo e profondo
Discreta longevità

Lati Negativi
Un'ora di tamburi genera assuefazione...
...e mal di testa!
Backtracking necessario per potenziare l'esercito

sito ufficiale

Marciando contro gli Zigoton

Il gameplay di Patapon è una questione di mantra: ci si muove con pata pata pata pon, si attacca con pon pon pata pon e ci si difende con chaka chaka pata pon. Poi, a voler esagerare, si invocano le magie con don don-don don-don. Sembrerà anche una bazzecola, ma, con il metronomo puntato a più di centoventi bpm e un tappeto sonoro cantato da bambini esagitati e scoordinati, le quattro combo di tasti da tamburellare fanno del titolo di SCEE la più bella e ipnotica espressione del quattro quarti fatto videogioco.
All'inizio si fatica nel rintracciare in Patapon la vera componente ludica alla base del concept di gioco. La sensazione è che l'abilità del giocatore (considerato divinità dalla tribù dei Patapon) conti meno del design e che, per giunta, ogni scontro e ogni successo dipenda da eventi casuali. Poi, il tempo di potenziare l'esercito con nuovi guerrieri monocoli e nuove armi, ed ecco che ogni stage acquista un senso ben preciso. Sperimentare nuove soluzioni tattiche, giostrando con la posizione dei soldati tra le fila dell'esercito, acquista la stessa importanza che ha il non perdere mai e poi mai il ritmo.

PATA PATA PATA PON

Patapon, attenzione, non è un solo un semplice rhythm game a scorrimento orizzontale, ma uno strategico che procede secondo dinamiche da puzzle game e rhythm game. Il fatto che non sia possibile calibrare il livello di difficoltà e il fatto quell'unico livello di difficoltà sia roba (quasi) da hardcore gamer, fanno di Patapon un gioco profondo e decisamente complesso. Eccezion fatta per gli stage che prevedono solamente la caccia alla strana fauna (Motiti di vario colore e Kacheek), ogni incontro con gli Zigoton (gli acerrimi nemici dei Patapon) costringe a molteplici tentativi per errore, sia per quanto riguarda la combinazione delle truppe schierate che il corretto impiego di cibo, materiali da sacrificare all'albero della vita Mater e Ka-ching (la moneta battuta) per acquistare nuove truppe.
L'unione di materiali sempre più pregiati, inoltre, consente l'acquisto di Yaripon (lancia), Tatepon (ascia), Yumipon (arco e frecce), Kibapon (cavalieri) o Dekapon (giganti con clava o martello), mentre l'ottimizzazione (manuale o automatica) dell'esercito passa attraverso l'equipaggiamento di corazze, armi e scudi sempre più raffinati.

PON PON PATA PON

Il gioco funziona più o meno così: nella prima battuta di quattro quarti il giocatore impartisce un ordine attraverso i tamburi (i tasti della PSP) e, nella battuta successiva, i Patapon eseguono l'azione relativa alla combo effettuata. Quel che conta è continuare a tenere a mente il tempo nella battuta in cui i Patapon si muovono, difendono o attaccano, affinché si mettano a segno almeno dieci combinazioni (in una ventina di battute, quindi) senza sbagliare. È così, infatti, che l'esercito entra in modalità Fever e i valori offensivi salgono alle stelle.
Sarebbe auspicabile, quindi, restare il più a lungo possibile in modalità Fever, anche a costo di rimanere fermi sul posto, attaccando o difendendo in assenza di nemici, al solo scopo di far salire il contatore di combo. Ma, laddove nelle fasi iniziali è facilissimo portare il tempo, non appena sale la "febbre" dei Patapon, il ritmo, pur mantenendo la stessa velocità, si fa caotico e confusionario, pieno zeppo di cori fuori tempo e vocine capaci di distrarre il giocatore. Va da sé che portare il tempo (a mente, con il piede o come si è più comodi) non è un consiglio retorico, quanto una stretta necessità anti-distrazione.

CHAKA CHAKA PATA PON

Patapolis, cioè il villaggio quartier generale, è il luogo in cui, attraverso una manciata di minigiochi musicali, si ottengono materiali speciali e oggetti magici. Ma Patapon ha un fascino che va oltre il suo look accattivante e va ricercato nella sindrome del miglioramento prestazionale. È il gioco stesso, infatti, che durante i caricamenti suggerisce lunghe e ripetitive sessioni di caccia o di allenamento contro i boss già affrontati, affinché si rinforzi l'esercito. Se ci si blocca in un punto, infatti, l'unica soluzione è ritirarsi, potenziarsi il più possibile e quindi riprovare.
Nel polverone della battaglia, inoltre, Patapon fa sfoggio di tutto il suo appeal, tra una miriade di frecce scoccate, enormi bastioni da demolire, giganteschi mostri da eliminare, movimenti esilaranti dei personaggi e vignette (quelle dei cattivi, in special modo) che strappano sempre un sorriso. Di LocoRoco, paragone più volte tirato in ballo dato lo stesso team creativo, c'è giusto l'utilizzo di una simile palette di colori e la marcata affinità tra le voci corali in sottofondo. Per il resto Patapon offre molto più di quanto il suo look, tipico del gioco in Flash mordi e fuggi, lasci pensare.


Commento:

A dispetto della puerile apparenza, Patapon è un gioco complesso, maturo e assolutamente poliedrico, avido di pazienza e dedizione. Lo splendido design delle ambientazioni fa da sfondo a un bilanciato mix di una trentina di livelli, fatto di puzzle game, rhythm game e strategico-gestionale. Il risultato è quello di un gioco unico nel suo genere, appassionante e impegnativo, che ha l'unico difetto di essere talmente tanto originale e sopra le righe da dividere in due la critica e il pubblico: o si ama incondizionatamente o è meglio ignorarlo del tutto. Senza mezze misure.

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