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Bellissima immagine:
Pregna di struggente languore, colma dell’antico malore, il mal di vivere il mal di morire,il mal d'amore, sofferenza arcana difficile a guarire, neanche l’azzurro cielo e le nuvole complici che nel danzar tentano invano di porre rimedio a cotanto patire, non c’è nulla che dia sollievo, ne il cielo azzurro nel il libro mille volte complice lusinghiero, il libro giace in terra lasciato lentamente scivolar dalla pendula mano stanca, stanca di reggere il sapere che non da sollievo, pagine piene di parole che non danno senso al vivere ne tanto meno al soffrire, anche gli occhi stanchi di tanto guardar non traggono sollievo dal paesaggio complice del cielo nel farsi rimirar, ah, dolce amore di un tempo perduto che tanto mi desti e tanto mi togliesti, ora a consumarmi e a morir d’amore mi condanni, mi condanni ad abbandonare il corpo al suo crudel destino togliendomi il soffio che mi alimenta il respiro.

Forse il libro potrebbe averlo gettato o lasciato cadere apposta, perché le parole lette avergli dato pensieri dolorosi, e potrebbe essersi abbandonata ad ammirare quello che la circonda in cerca di una sensazione di aiuto e di soccorso, in cerca di pensieri e ragionamenti che ne contrastino il senso che le attanaglia il cuore, ma il contesto dell'immagine è di per se inconsueta, le tinte evanescenti, cupe e nel contempo quasi trasparenti, la sedia che riporta alla memoria lunghe sofferenze, insomma è una visione senza gioia, ma di un malinconico languore, una forma di rimpianto e di abbandono, di ineluttabilità e di inutile ed inesorabile attesa, il cuscino poi esageratamente grande a donare altrettanto grande fisico sollievo, non è un cuscino da riposino pomeridiano di qualche nobildonna spensierata, è una pietosa scena di una consunzione dell'animo, quindi o solo il sonno o il tentativo strano quanto inutile di quel che la circonda farne il pieno nel tentativo di riempirsi il cuore per poi abbandonarsi all'oblio.

Alanford50
23/02/2008 16:59
 
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Linee curve morbide dal colore accattivante ed accogliente, ma che non portano da nessuna parte in particolare, vedo due casolari arroccati, in posizione di difesa, solitari seppur vicini, due mondi che convivono ma che si guardano e si scrutano, con la consapevolezza di essere due mondi separati, ma incapaci di essere totalmente immersi nella sostanza che li circonda, e seppur così vicini, così diversi, quasi a cercare forzatamente la distinzione, hanno modificato la sostanza per differenziarsi, per la totale inaccettabilità di sentirsi e di essere uguali.

Nonostante la vicinanza, l'appartenenza allo stesso luogo, i due casolari sono assolutamente differenti, quasi a rappresentare la dualità delle cose, il bianco e il nero, il bene e il male, il positivo e il negativo, la prima casa è immersa in un verde invitante ed ammaliante quasi a rappresentare la positività, il bello, l'altro casolare al contrario è immerso in un terreno brullo privo di colore, all'apparenza tutt'altro che invitante, quindi rappresenta la negatività, i due casolari arroccati significano le due fortezze che difendono queste appartenenze e le loro peculiarità, ma come sempre tutto nella vita in realtà si confonde, il verde potrebbe anche essere la rappresentazione del fatuo, del bello ma inutile, quindi negativo, mentre il brullo rappresenta l'opposto il terreno lavorato pronto a dare frutti quindi il positivo.

Alanford50
25/02/2008 00:04
 
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bello questo paesaggio sembra una foto
25/02/2008 00:44
 
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Ciao neve, mi fa piacere leggerti, in effetti è un'immagine trovata nel web, comunque credo che si tratti effettivamente di una foto, ma non è poi così importante, quello che conta tutto sommato è il contenuto e quello che trasmette a chi si sofferma a guardarla..ciaoooooo neh, ti aspetto gradita ospite per eventuali chiacchierate e confronti di idee e pensieri, sempre ovviamente se ti va. ariciaooooooo
25/02/2008 00:51
 
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mi piace come fai descritzione .. è tua_????
25/02/2008 02:03
 
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Re: mi piace come fai descritzione .. è tua_????
neve67, 25/02/2008 0.51:




Le descrizioni sono tutte mie, ho questa strana abitudine, ogni tanto nel guardare certe immagini o foto, vengo dalle medesime come colpito da un flash, che dura una frazione di secondo, giusto il tempo di una sensazione, allora in quel preciso caso amo cercare di trasformare quella sensazione in parole che ne descrivano il senso, a volte ci riesco a volte no, a volte l'immediatezza del flash e della sensazione non mi consente di fare descrizioni ragionate, spesso a freddo e con il ragionamento e la logica mi viene da ribaltare le cose che ho detto o anche solo da completarle, ma il bello sta proprio nel cogliere l'essenza della sensazione anche se non corrisponde sempre fedelmente alla realtà, se non alla mia, comunque ovviamente rispecchia sempre quello che io sono a quello che vedo e a quello che io penso per come la penso io, descrivo sempre mie sensazioni quindi assolutamente vere, è per questo che le chiamo "Visioni innocenti" e "pensieri leggeri" perchè sono cose senza nessuna pretesa di nessun tipo..
Ciaooooooo neh! [SM=x322196]
[Modificato da alanford50 25/02/2008 02:15]
25/02/2008 02:07
 
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INFERNO, PURGATORIO E PARADISO.



Partendo dal basso verso l'altro, mi fa solo pensare all'inferno (rosso/marrone), al purgatorio (azzurro) e al paradiso (nero).

Vedo il paradiso nero perché l'idea della perfezione è talmente lontana dal nostro conoscere e dal nostro essere, che non saprei definirla, al punto di non desiderare assolutamente di andarci a finire, qualora esistesse, l'inferno è fatto di imperfezione, quindi molto simile al nostro essere, in fondo la nostra vita per molti versi anche quando a noi appare bellissima nella realtà è un inferno nel suo insieme, però proprio perché e terreno, lo conosciamo, quindi non mi spaventa.

Il purgatorio mi lascia molto perplesso, l'azzurro, l'infinito, mi dà apprensione, la paura del tempo che non passa mai, il continuo sperare di uscire da quella posizione di stallo, non definitiva, ma eterna nel contempo, glaustrofobica e contemporaneamente Agorafobica (paura degli spazi aperti o dei luoghi affollati (da agorà))ammesso che esistano i tre posti citati, il purgatorio è sicuramente quello più affollato, l'inferno quello più desiderato, il paradiso quello più temuto.

Credo che il punto di vista della maggior parte delle persone sia viziato da una inesatta visione della parte bassa della foto, quella che per me è l'inferno mentre per loro è il paradiso, probabilmente loro stanno vivendo una vita serena e accettabilmente piacevole, è così anche per me, e per moltissimi altri che popolano questo pianeta, però non riesco ad attribuirgli il termine di paradiso, perché non lo è, troppe cose da quando esiste l'uomo hanno reso la vita un vero infermo, guerre, malattie, la cupidigia dell'uomo, la sua malvagità di fondo, nonostante l'apparenza che ne fa un posto bellissimo, la terra è un terreno di continue lotte di sopravvivenza per tutte le specie sia vegetali che animali che la popolano,e non c'è essere vivente che non prenda parte in un modo o nell'altro a questa lotta senza fine, che viene vissuta secondo dopo secondo da tutti, dopo 15/20.000 anni di storia della sua esistenza l'uomo non ha saputo crearsi un modo per vivere questo pianeta che si possa veramente definire umano, lo ha sempre fatto a spese di un'altro suo simile, o a spese di specie ritenute minori, quindi anche noi rientriamo nelle specie umane che combattono per la loro sopravvivenza, proprio come le comunità di formiche o di qualsiasi altra specie animale, la terra per poter continuare ad esistere ha bisogno di questo sacrificio continuo e incessante di tutte le sue specie che la popolano e per permettere loro di farlo, le deve ingannare, e che stratagemma ha usato, il più subdolo dei modi, l' ha reso entro certi limiti, godibile, piacevole e assolutamente irrinunciabile, e l' ha fatto con i suoi colori, con i suoi odori e i piaceri che queste cose sanno darci,non ultima la sopravvivenza della propria specie, se ci pensiamo bene, il meccanismo perverso è evidente specialmente in natura, dove l'evoluzione è estremamente lentissima, i fiori per potersi riprodurre hanno bisogno di attrarre tutti quegli animali e insetti impollinatori, e come fa per attrarli, si è dotata di forme e di colori e di odori e profumi irresistibili, grazie a questo subdolo stratagemma, riesce in modo inconsapevole da parte degli animali e degli insetti a perpetuare la specie.

Anche noi umani cadiamo nello stesso drammatico giro vorticoso e nello stesso modo contribuiamo al lento evolvere del pianeta che abitiamo, solo che non c'è ne accorgiamo o gli abbiamo attribuito significati diversi e più appaganti.

Per questo il pianeta in realtà è un inferno, dove non esiste bontà, ma solo un giro vorticoso e necessario di vita che permette al pianeta stesso di completare il suo ciclo vitale dalla sua nascita alla sua implosione, per questo io l' ho paragonato alla parte bassa e molto colorata di quella foto.

Nel contempo anche per il paradiso io non vedo altro colore del nero, non potendo attribuire il termine di paradiso alla vita terrena, sono costretto a legarlo ad un qualcosa che l'uomo ha imparato in mille religioni diverse ad attribuirgli una concezione fisico/temporale nel dopo della vita, quindi assolutamente sconosciuto, solo le religioni hanno cercato di attribuirgli dei contenuti, ma in realtà nessuno al mondo sa se esiste oppure no, quindi il nero, il colore impenetrabile, il buio trovo che lo rappresenti nel modo più reale possibile.

Alanford50
[Modificato da alanford50 25/02/2008 02:13]
26/02/2008 01:52
 
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Ho notato che le strade non sono mai diritte, anche dove apparentemente non sarebbe necessario, sembra che l'uomo abbia volutamente o per incapacità manifesta scelto di tracciare strade sempre storte, forse per complicarsi la vita, o forse ciò dimostra l'incapacità umana di fare le cose semplici e funzionali.

Anche se devo ammettere che quando guardo le foto di alcune strade americane che sono dritte come una freccia piantata nell'orizzonte, provo sempre una specie di senso di ansia e di lieve sofferenza, sarà forse proprio perché da il senso dell'infinito.

L'eccesso di strade curve potrebbe anche rappresentare in fondo l'imperfezione umana, oppure l'incapacità di fare e capire le cose semplici, oppure la volontà di complicarle ad ogni costo queste cose semplici.

Da un punto di vista puramente estetico, sicuramente le curve sono più appaganti e ingentiliscono il paesaggio, lo rendono più vivibile e stimola la curiosità e il desiderio di soffermarsi, mentre la strada dritta e senza ombra di dubbio più sintomo di passaggio veloce e monotono.

Alanford50
[Modificato da alanford50 26/02/2008 01:54]
17/03/2008 01:32
 
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Nello sguardo e nella postura dell'animale si legge tutto lo sbigottimento l'incredulità la rassegnazione e l'incomprensione, dell'impossibilità di vivere il proprio elemento, l'incertezza è lo stupore della perdita della propria consapevolezza e sicurezza, il ritrovarsi in un nuovo elemento che gli ricorda molto il suo precedente,il non sapere se andare avanti o il lasciarsi morire di fronte all'obbligo di doversi adattare, l'inconsapevolezza del futuro e della funzione del tempo, la non coscienza della temporaneità del presente.


Ora il punto di vista , con la visione più ragionata, non legata alla diretta sensazione, ma al pensiero concreto che da essa ne deriva;

"nello sguardo e nella postura dell'animale si legge tutto lo sbigottimento l'incredulità la rassegnazione e l'incomprensione, dell'impossibilità di vivere il proprio elemento".

La rassegnazione forse no!. La zampa davanti invece, in particolare, davvero non sa dove si trova e perché non può essere immersa nell'acqua come dovrebbe, non è una zampa è un gesto quasi di domanda, non c'è rassegnazione, altrimenti non ci sarebbe neanche il gesto, il tentativo, l'alzare la zampa è in effetti un interrogativo una ricerca vana di risposte incomprensibili.

"il non sapere se andare avanti o il lasciarsi morire di fronte all'obbligo di doversi adattare"

In effetti questi dubbi forse appartengono solo a noi umani, loro tramite l'istinto forse lo sanno, il mio era un punto di vista umano, l'animale non ha queste mezze misure ne queste sfumature ne la capacità di mediare il giudizio, ma lo subisce unicamente e totalmente, ha solo due possibilità morire o vivere ma non può essere lui a deciderlo, ma solo il suo istinto.


Alanford50
20/03/2008 00:33
 
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E' una visione angosciante, che sa di vissuto, che sa di terminato, una sorta di insieme di loculi, in cui è sepolto il passato, un passato diverso per ognuno di noi, come per dare la speranza che in fondo anche la morte è diversa se hai vissuto in modo diverso, se hai saputo fare e colorare quello che sei stato, il fatto che i box siano vuoti può rappresentare che sono pronti per seppellire il futuro, e che sono l'essenza del nostro essere stati e che non saremo mai più e per quel solo uomo che resta e come se non fossimo mai esistiti.

Alanford50
25/03/2008 16:36
 
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LA VIA DI MEZZO TRA IL CERTO E L’INCERTO.



E in fondo che c’è? l'infinito, visibile nelle tre dimensioni, la quarta non è visibile, perché bisognerebbe avere il coraggio di percorrere quella strada fino in punta, per poi rischiare di scoprire che in fondo ti ritrovi esattamente al punto di partenza.

Alanford50

08/04/2008 18:03
 
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Lo spaventapasseri.


Che bella immagine, stupenda, mille sensazioni legate ai ricordi di quando ero fanciullo e correvo nei campi pieni di colori e di vita, tutto era vita compresa la mia giovanissima età, ed ora rinasce il ricordo di una sensazione molto particolare che mi prendeva nel ritrovarmi di fronte ad uno spaventapasseri nascosto nel grano o nel granoturco alto, schietto quasi a sembrare orgoglioso delle sue pannocchie dorate, che senso di tristezza ed anche un po’ di paura incuteva quella cosa che sembrava un uomo, che faceva paura più di un uomo, perché in fondo del suo essere lì non se ne capiva bene ne l’utile ne la ragione, e nel contempo un gran senso di tristezza, pensavo agli abiti smessi, logori da una vita di dure fatiche, di carri tirati dai buoi, di fatica, di sudore, di mille gesti ripetuti, ecco in fondo più che lo spaventapasseri in se, che oltretutto era generalmente segnato dalla polvere, dal sole e dalla pioggia, era il senso di grande povertà e fatica legati all'uomo che quegli abiti li aveva indossati, e smessi, e come capitava da sempre in campagna nulla andava sprecato, quindi anche quell'abito liso e mille volte rattoppato, troppo utilizzato, anche dopo la sua dismissione era ancora servito, per un'altro compito ancora, anche se di lui nessuno se ne sarebbe mai più curato fino a quando lo sfinimento del tempo non ne avesse decretato la fine ed il suo ricambio, povero spaventapasseri sempre poco e malvestito, così poco considerato, sempre abbandonato a compiere il suo dovere senza mai un pensiero gratuito e leggero, un saluto, va bene che in fondo la sua aria non era poi così minacciosa, lo sanno bene gli uccelli che sembravano deriderlo tanto non incuteva loro paura, che brutta fine povero spaventapasseri così poco considerato e così poco temuto se non da un fanciullo che nel suo veloce rincorrere la vita lungo i campi e i prati, gli ha più di una volta sbattuto contro il muso.

Alanford50
10/04/2008 03:05
 
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Per voi rappresenta un pensatore o rappresenta la rassegnazione, o cos'altro?



L' ho trovato su internet sotto la voce pensatore di W.A.Kirchner

In realtà io non ci vedo nulla che leghi quel corpo a qualcosa di così vivo come il pensiero, in verità non ci trovo nulla di vivo, ci sono due cose distinte e nettamente contrastanti, il corpo che è vivo, rilassato, dolce, assorto, quindi potrebbe essere il corpo di un pensatore, la testa ha un qualcosa di mostruoso, di gelido e immobile come la morte, ma c'è un qualcosa che non riesco a decifrare perché mi da anche un senso decisamente opposto nel contempo, di non umano e di non naturale, e come se fosse una testa che non ha nulla a che fare con il resto del corpo perché morta ma nel contempo in lei c'è vita, la posizione è innaturale e questa la divide dal resto del corpo la differenzia, mentre il corpo è austero e retto, dignitoso, la testa porge con una arrendevolezza disumana la vita alla non vita.

Le mani anche se rassicuranti nel loro tranquillo gesto sono irraggiungibili quasi nascoste a proteggersi o a significare l'essere stato, il gesto va quasi a fondersi con il resto del corpo ben delineato che appartiene ancora alle cose, le mani e la testa quasi non appartengono più a quel corpo , specialmente le mani, come se quegli arti che più rappresentano il movimento di vita stessero sparendo per essere perse per sempre.

La testa supina su di un corpo eretto, non mostra il volto ma solamente la colonna vertebrale piegata e sconfitta, ma perse le mani e con esse la vita, persa la testa e con essa la consapevolezza di essere, resta il corpo eretto a salvare il proprio passaggio la propria esistenza quasi a testimonianza di quello che è stato, come fa la pianta che prima di macerare nel tempo perde i suoi frutti le sue foglie e con esse la vita, ma il tronco resta ancora per molto tempo a segnare il passaggio e l'esistenza e il tempo che è passato, nulla di quello che si vede è fine a se stesso, serve solo come testimonianza che nella lotta contro il tempo c'è stato un momento in cui egli è stato, poi come è giusto che fosse nell'infinito è ritornato.

Alanford50
[Modificato da alanford50 10/04/2008 03:05]
11/04/2008 00:27
 
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Re:
alanford50, 10/04/2008 3.05:

Per voi rappresenta un pensatore o rappresenta la rassegnazione, o cos'altro?



Alanford50



è angosciante e forse rappresenta proprio l'angoscia


15/04/2008 02:13
 
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io la penso come te Neve, ma su internet l'ho trovato sotto la voce pensatore di W.A.Kirchner , in effetti la postura lascia un chè di drammatico e non rilassato come dovrebbe essere quella di un tranquillo pensatore.
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