Si tratta dei quattro titolari di un esercizio commerciale e del loro veterinario di "fiducia". I capi d'imputazione contestati sono trentotto, tra cui l'associazione a delinquere, la frode in commercio e la falsità in atti
Ferrara, 7 febbraio 2008 - Cuccioli di cane e gatto vaccinati troppo presto e importati dai paesi dell'Est con documenti falsificati, venduti agli ignari proprietari quando il loro destino era ormai segnato dalla malattia o dalla morte. Secondo le accuse ci sarebbe stato un "vero e proprio programma delittuoso" dietro le attività di un negozio in provincia di Ferrara, come svelano le indagini condotte nell'ambito dell'operazione 'Trasparenza' condotta dal pm della procura di Ferrara Barbara Cavallo insieme alla Polizia provinciale e alla Sanità pubblica dell'Asl.
L'operazione, iniziata a settembre 2006 su segnalazione di un veterinario privato, della Usl e dell'Anagrafe canina, ha portato al sequestro dell'esercizio commerciale e di 17 cuccioli, tutti malati e affidati alle cure della Asl: 5 di loro sono morti a causa delle malattie contratte.
Indagati i 4 titolari del negozio, tutti di Mirabello, (un uomo di 30 anni, M.F. e tre donne, la trentenne E.P., la quarantenne M.Z. e la cinquantenne V.C.) e il loro veterinario "di fiducia", il sessantenne ferrarese V.M.: i capi d'imputazione contestati sono 38, tra cui l'associazione a delinquere, la frode in commercio e la falsità in atti.
Gli animali, cani e gatti di razza, provenivano dalla Polonia e da Pesc in Ungheria, compiendo in quest'ultimo caso un viaggio di 715 chilometri per giungere fino a Mirabello, e di lì erano venduti a prezzi concorrenziali in tutta l'Emilia-Romagna, la Lombardia e il Veneto e persino fuori dai confini nazionali. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i passaporti venivano falsificati alzando l'età dei cuccioli, in barba alla norma internazionale che prevede i 3 mesi e 21 giorni come età minima per l'importazione. E in barba alle norme sanitarie, gli animali venivano vaccinati prima di compiere i tre mesi, con il rischio (come ha accertato una delle due perizie predisposte dagli inquirenti) che il vaccino privasse di fatto l'animale della protezione contro le malattie.
Una seconda perizia, difatti, ha appurato che tutti i cuccioli sequestrati (16 dal negozio, di cui 12 cani e 4 gatti, più un altro animale da un privato), oltre ad essere stati vaccinati troppo presto, presentavano, come spiega Cavallo, "una pluralità di patologie": si va dal cimurro alla rabbia (su 3 animali) alla micidiale parvovirosi a diversi tipi di parassitosi. Altri 10 animali, su 31 cuccioli acquistati da proprietari sentiti nel corso delle indagini, sono morti per problemi sanitari. Il tutto, naturalmente, con il rischio di reintrodurre in Italia malattie non più diffuse (come la rabbia) e della trasmissione di parassiti all'uomo, come è capitato a una famiglia che ha contratto un fungo dal gatto appena acquistato.
Ma non finisce qua, perché una clausola nel contratto d'acquisto legava la garanzia sull'animale all'obbligo di rivolgersi al veterinario "di fiducia" del negozio, da cui il proprietario si sentiva accusare d'aver provocato la malattia dell'animale con la propria incuria, o peggio riceveva una diagnosi falsa (ad esempio con una parvovirosi classificata come parassitosi). Nel negozio sono stati rinvenuti anche medicinali scaduti (e adatti, tra l'altro a bovini e equini) utilizzati probabilmente per mascherare i sintomi dell'animale in vista della futura vendita.
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