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coloro i quali vengono colti dal morbo, chiamato lupino o canino, escono di notte nel mese di febbraio, imitano in tutto i lupi o i cani, e fino al sorgere del giorno di preferenza scoprono le tombe. Tuttavia si possono riconoscere le persone affette da tale malattia da questi sintomi. Sono pallidi e malaticci d'aspetto, e hanno gli occhi secchi e non lacrimano. Si può notare che hanno anche gli occhi incavati e la lingua arida, e non emettono saliva per nulla. Sono anche assetati e hanno le tibie piagate in modo inguaribile a causa delle continue cadute e dei morsi dei cani; e tali sono i sintomi. E' opportuno invero sapere che questo morbo è della specie della melanconia: che si potrà curare, se si inciderà la vena nel periodo dell'accesso e si farà evacuare il sangue fino alla perdita dei sensi, e si nutrirà l'infermo con cibi molto succosi. Ci si può avvalere d'altra parte di bagni d'acqua dolce: quindi il siero di latte per un periodo di tre giorni, parimenti si purgherà con la colloquinta di Rufo o di Archigene o di Giusto, presa ripetutamente ad intervalli. Dopo le purgazioni si può anche usare la teriarca estratta dalle vipere e le altre da applicare nella melanconia già in precedenza ricordate.
12/11/2007 14:54
 
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Licantropi, misteriose e leggendarie creature che da sempre fanno parte del mondo fantastico.
Molteplici sono i racconti e gli aneddoti riservate alle origini dei Lupi Mannari, con svariate credenze e storie a seconda del luogo e del continente.
Già nella Bibbia vi fu un primo accenno riguardante il Re Nabuccodonosor che fu trasformato da Dio in un essere simile al lupo.
Secondo l’universo mitologico greco anche il Re dell’Arcadia Licaone fu trasformato da Zeus in un lupo per vendicarsi della ferocia del sovrano che usava nei suoi banchetti carne di fanciulli.
Mentre nell’antica Roma si associava il fenomeno a stregonerie nel resto del pianeta ogni popolazione aveva i suoi licantropi: si va dagli uomini giaguaro del sud America agli uomini Tigre delle zone orientali. Nell’Europa e nelle zone occidentali la leggenda dell’uomo lupo deve essere attribuita anche a barbare popolazioni germane che, in determinate circostanze, usavano vestirsi con pelli di animali per trarre da loro la forza e la ferocia per combattere e cacciare.
Discorso diverso per i Daci che si autoproclamano Lupi di etnia, in quanto asserivano che la loro razza scaturiva dall’unione tra un lupo soprannaturale ed una principessa.
12/11/2007 14:56
 
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Nell’Europa del cinquecento si diffuse un’altra credenza legata ai licantropi, quella della trasformazione nelle notti di luna piena. Credenza che si associò con legami oscuri con streghe e vampiri che portarono a roghi di massa nel Medioevo.
Il demonio nel Medioevo era considerato il vero ispiratore del terrore suscitato da questa creatura notturna e questa ideologia creò notevoli scontri anche tra quegli studiosi che ritenevano la Licantropia un problema di natura Psichica.
Sempre nel Medioevo si riteneva che i licantropi altro non erano che streghe o stregoni trasformati in bestia per volere del Diavolo e che alla loro morte si trasformassero in vampiri.
Le leggende sui licantropi continuarono ben oltre il Medioevo, in alcune zone della Francia del 1700 si raccomandava di non avventurarsi nelle foreste dopo la mezzanotte.
Persino agli inizi del XIX secolo alcuni scrittori raccomandarono di non perseguitare alcuni stregoni per non dovere subire la vendetta del loro branco.
Ad ogni modo la ferocia di questo essere, unita alle dimensioni e alla velocità soprannaturale ne hanno fatto una creatura sempre in bilico tra religione, storia e leggenda.
11/01/2008 19:56
 
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IL LICANTROPO NELL'ANTICHITA'
Gli antichi conoscevano la licantropia, o morbo lupino. Nel II secolo d.C., il medico Claudio Galeno la definiva una forma di "melanconia cerebrale" (oggi diremo schizofrenia), per cui gli uomini perdono la loro identità e vanno in giro di notte, solitamente nel mese di febbraio, credendosi lupi e comportandosi come tali. Questa è l'interpretazione scientifica del fenomeno senza l'elemento classico della metamorfosi. Il primo vero lupo mannaro la cui leggenda sia giunta fino a noi è il Re d'Arcadia Licaone, che fu trasformato in lupo come punizione per aver sacrificato suo figlio a Zeus e averne assaggiato la carne. Lo storico greco Pausania scrive che in Arcadia c'erano parecchi cannibali trasformati in lupi: potevano tornare uomini solo a patto di rinunciare alla carne umana per almeno nove anni. Nell'antica Roma, I lupi mannari, come testimonia Petronio nel "Satyricon", erano chiamati versipellis, letteralmente "rovesciapelle": di fuori avevano l'aspetto di uomini normali, ma il pelo cresceva all'interno e per la trasformazione in lupi si rovesciavano come un guanto tra infiniti tormenti. Ancora nel '500 durante I processi ai presunti lupi mannari, I magistrati tagliavano a pezzi gli accusati per cercare dentro di loro il pelo del lupo. Non lo trovavano, ma di solito era troppo tardi per riabilitare I malcapitati, ormai un po'…cadaveri. Lupo mannaro deriva dal latino medioevale lupus hominarius, uomo lupo. Identico significato hanno il termine inglese werewolf (wer è la parola anglosassone che significa uomo e si veda anche il latino vir ed il sanscrito viras), e da wolf lupo. Nel Rigveda "ladro" è un epiteto riferito al lupo; ed inoltre, un tempo, quando si impiccava un ladro, di fianco a lui si impiccava anche un lupo. Questa convergenza di significati va ricollegata al fatto che il lupo è sempre stato il simbolo dei fuggiaschi, dei reietti e degli esiliati; secondo le leggi di Edoardo il Confessore I proscritti dovevano portare una maschera di lupo. Il francese loup-garou non è che una tautologia: deriva infatti da loup garwolf (werewolf) e significa quindi "lupo-uomo". Di recente è stata avanzata l'ipotesi che garou non sia una deformazione di werewolf, ma derivi invece dal celtico garo, crudele; in questo caso il loup garou sarebbe un lupo malvagio; bisogna però notare che in questa seconda ipotesi si perde qualsiasi riferimento alla partecipazione umana nella struttura del mostro, partecipazione che è fondamentale nel mito. L'italiano lupo mannaro discende come si è detto dal medio latino lupus hominarius, in latino classico si chiamava invece versipellis, colui che cambia la pelle. L'aspetto del lupo mannaro nella sua forma umana è più o meno quello che avevano, secondo le testimonianze, I citati Garnier e Grenier: occhi infossati, sopracciglia folte e unite fra di loro, peli anche sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi, con un dito medio eccezionalmente lungo. La loro bestialità traspariva anche nell'aspetto umano e lasciava intravedere la loro vera natura. Nella forma lupesca il lupo mannaro è del tutto diverso da quella creatura pelosa tipo uomo selvaggio cui ci hanno abituato alcuni classici film dell'orrore. Il lupo mannaro sembra un vero lupo, ma è più grosso e dotato di forza e velocità soprannaturali e, sia pur raramente si alza sulle zampe posteriori. Di solito conserva occhi e voce umana e spesso non ha la coda perché si dice, che solo Dio può compiere miracoli e le trasformazioni operate dal demonio per quanto terrificanti, risultano forzatamente incomplete. Queste storie col passare dei secoli sono uscite dalle nebbie della leggenda e si sono diluite nella cultura popolare, non senza aver contaminato nel tragitto la cavalleria medievale e lasciato tracce nei nomi animaleschi dati a mezzi e corpi militari contemporanei. Nel frattempo però lo sciamano e il guerriero-belva sono diventati dei mostri, nel preciso momento in cui è stato deciso che la loro utilità sociale fosse esaurita. La metamorfosi è diventata una malattia, il prescelto è diventato una vittima, o, peggio, un pericolo da eliminare. I "licantropi guerrieri" al loro ritorno a casa non hanno più ritrovato qualcuno che si congratulasse con loro per la battaglia, ma solo argento e roghi. E chissà perché mentre scriviamo questo ci sentiamo tanto solidali con quei poveri uomini-lupo, donne-orso, uomini-tigre, il cui entusiasmo li portava ad uscire da sé, ad immedesimarsi in qualcun altro, a cambiare pelle una volta tanto...

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[Modificato da giuggyna 11/01/2008 20:05]
11/01/2008 19:58
 
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ETOLOGIA LICANTROPICA
Un ululato nella notte, da sempre, lugubre canto del lupo alla luna, evoca nello uomo emozioni ambivalenti: terrore ancestrale e struggente malinconia. E ambivalente è sempre stato il rapporto tra l'uomo e il lupo, da una parte terribile nemico, dall'altra animale sacro o addirittura divinità e oggetto di culto. Nell'antico Egitto il dio-lupo Ap-uat esercitava le funzioni di psicopompo, traghettava cioè nell'altro mondo le anime dei morti; in suo onore si praticavano riti cannibaleschi. Nella mitologia nordica I lupi Freki e Geri sono compagni di Odino, mentre il terribile Fenrir, figlio del dio del male Loki, è destinato a divorare l'intero universo nella battaglia finale, il Ragnarok. Più positive dei tenebrosi lupi nordici sono le divinità lupesche dei Celti e dei Greci, legati agli dei della luce Balen e Apollo (Lukos, la parola greca per lupo, ha la stessa radice di luke, luce). Apollo fu partorito da Latona, che aveva assunto sembianze di lupa, e per questo Argo era chiamato Apollo Liceo e aveva potere sui lupi. Positivo è anche il rapporto con il lupo dei Romani antichi: a parte la lupa nutrice di Romolo e Remo, il 15 febbraio si svolgeva la cerimonia dei Lupercali, in onore del dio Luperco (versione romana di Pan), nel corso della quale il sacerdote, vestito da lupo, passava un coltello bagnato di sangue sulla fronte di due adolescenti; questo aspetto della cerimonia era probabilmente derivato da un originario sacrificio umano. Luperco era il protettore delle greggi e il rito era stato ereditato dai Sabini (antenati rurali dei Romani). I Sabini identificavano se stessi nel lupo, animale in cui riconoscevano le caratteristiche originarie di guerrieri e cacciatori. Per I popoli che vivevano di caccia il lupo era un rivale, predatore che si nutriva delle stesse prede, competitore che occupava la stessa nicchia ecologica. Quindi, per avere fortuna nella caccia, bisognava ingraziarsi il lupo, ottenere rispetto e protezione. Ecco dunque il lupo divenire spirito protettore e totemico, addirittura antenato della stirpe, per popoli disparati come I citati Sabini, I Daci, I Germani, I gli Eschimesi, I Mongoli (Gengis Khan si diceva discendente del grande Lupo Grigio) e molte tribù indiane d'America. I Pawnee, ad esempio, chiamavano se stessi lupi, e quando andavano a caccia vestivano pelli di lupo e adottavano nei confronti delle mandrie di bisonti le stesse tecniche di caccia dei lupi. Ma non esistono solo lupi mannari, ma una folta schiera di mannari (were-animal). La metamorfosi dell'uomo in animale non riguarda infatti solo il lupo, esistono altri animali mannari: Nei paesi nordici (America del nord, Europa, Siberia), il lupo divide l'onore con l'orso: I terribili berserkir erano indomabili guerrieri vichinghi invasati dallo spirito dell'orso. In Africa, dove il lupo non gode di tanto onore, ci si trasforma in iene, leoni, leopardi. I peggiori casi di licantropia rituale sono avvenuti in Africa nel nostro secolo, nel corso di guerre tribali. Negli anni Trenta, gli Anyoto, uomini leopardo del Congo, commisero omicidi rituali con cannibalismo, negli anni Cinquanta in Tanzania, un villaggio fu massacrato da uomini mascherati con pelli di leone; nello stesso periodo, durante la guerra per l'indipendenza del Kenya, agirono in quel paese I feroci uomini-leopardo, I Mau-Mau. Ci sono poi le più svariate versioni: Ferocissimi cinghiali mannari nel centro Europa, volpi mannare nelle tradizioni giapponesi e persino cattivissimi e irascibili tassi mannari. Storie e scritti contemporanei, videogiochi e manuali di giochi di ruolo poi ne danno veramente le più fantasiose e distorte interpretazioni e varianti. Al culto degli animali è associata la credenza nella metamorfosi. Gli sciamani delle tribù siberiane o nord Americane hanno il potere di trasformarsi nell'animale totemico della tribù. Quando lo sciamano, il guerriero (nel caso degli ulfhednar vichinghi) o il cacciatore (nel caso dei Pawnee) si travestono da lupi, "diventano" lupi, assumono le caratteristiche di forza, coraggio e velocità dei lupi. Per le culture primitive non esiste differenza tra mito e realtà, tra sogno e veglia: travestirsi da lupo o sognare di essere lupo equivale ad una vera metamorfosi. La trasformazione in lupo mannaro (o in altri animali mannari) trae dunque origine dai riti religiosi arcaici delle comunità dei cacciatori. L'essere bestia è originariamente una figura benigna, ma quando assume una valenza malvagia? Passando da un'economia basata sulla caccia a una basata sull'allevamento del bestiame, alcuni popoli mantengono, come abbiamo visto per I Romani e I Sabini, riti propiziatori in onore del lupo, per ingraziarsi il predatore delle greggi. Il lupo è sempre venerato, ma inizia ad essere temuto. "Toccato per così dire nel portafoglio", il pastore comincia a denigrare il lupo, su cui vengono proiettate caratteristiche negative umane, come la cattiveria e la crudeltà. La bestia viene degradata dalla religione alla superstizione, anche se l'ex animale sacro conserva comunque una terribilità soprannaturale. Lupus in fabula: quando si parla del diavolo, ecco che spunta la coda. La definitiva demonizzazione del lupo avviene nel nostro caro e amato medioevo, quando il Cristianesimo (per cui solo l'uomo, tra le creature viventi è fatto a immagine di Dio) ne fa praticamente un inviato del diavolo sulla terra (parziale eccezione è "l'animalista S. Francesco, a cui si deve la famosa conversione del "lupo cattivo" di Gubbio). Nascono storie di lupi che attaccano uomini dilaniandoli anche nelle loro case. Oggi le chiameremmo "leggende urbane", vale a dire quelle dicerie irrazionali e senza base logica che però vengono considerate universalmente vere, per ragioni psicologiche profonde. La più famosa e ripetuta storia di lupi cattivi è quella della slitta russa inseguita da branchi di lupi famelici…fatto tanto spesso raccontato ma mai accaduto. Ancora più feroci e spaventevoli di questi "lupi cattivi" sono gli uomini trasformati in lupi. La metamorfosi, che nelle culture primitive era un rito nobilissimo di fusione tra l'uomo e l'animale divino, diventa per la cultura cristiana medioevale la forma più bassa di degradazione, l'abbassarsi al livello della Bestia, ossia del diavolo. Il lupo mannaro non è più un sacerdote impegnato in un rito sacro, ma uno stregone che allaccia rapporti col demonio…quindi un vero mostro! Dal medioevo fin quasi ai nostri tempi, gli assassini più feroci, da Gilles de Rais e Jean Grenier (antenati dei nostri serial killers), o divoratori di cadaveri come l'ottocentesco sergente Bertrand, furono considerati lupi mannari. Loro stessi si ritenevano tali ed erano convinti di trasformarsi in Bestie quando commettevano I loro efferati delitti. Tale convinzione toglieva loro ogni inibizione e liberava I loro impulsi sadici e omicidi. Come abbiamo visto a proposito della trasformazione di Licaone e dei riti Lupercali, la credenza nel lupo mannaro è legata anche strettamente al terribile tabù del cannibalismo, pratica a cui indulgevano gli assassini citati. Per poter mangiare I propri simili, questi uomini predatori di altri uomini dovevano autoconvincersi di essere diventati delle bestie, ossia dei lupi. Una forma di schizofrenia definita licantropia, melanconia canina o morbo lupino. Le allucinazioni erano dovute a misture di droghe e veleni (nel '500, lo scienziato Gerolamo Cardano provò le famigerate "ricette lupesche"…non si trasformò in lupo, ma tenne una relazione del suo "viaggio" -oggi diremmo TRIP- allucinogeno). Visioni ottenute tramite cerimonie religiose (sabba compresi), perversioni patologiche (omicidio in serie, sadismo, cannibalismo…), infezioni di rabbia canina, errori giudiziari durante la caccia alle streghe nel '500/'600 e altro ancora fanno sì che ci chiediamo se I lupi mannari non siano veramente esistiti. Più brutale del vampiro, decisamente più solido del fantasma e, a differenza di loro, sanguignamente vivo, il lupo mannaro incarna l'aggressività della razza umana privata di ogni inibizione morale e religiosa. Non è l'inoffensivo licantropo che ulula alla luna come un lupo vero…è il "lupo cattivo" della fiaba. E' il guerriero-lupo, è il nazista che aggredisce gli ebrei, è il serial killer... Il suo lato malvagio e bestiale non è quello lupesco, ma quello umano! Come diceva il filosofo Hobbes: Homo, homini lupus. E' l'uomo il vero predatore del suo simile!

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[Modificato da giuggyna 11/01/2008 20:04]
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DIFENDERSI DAI LICANTROPI
L'incontro con un lupo mannaro è sicuramente da evitare. Ma avena, vischio e frassino offrono una certa protezione, se tenuti al collo o coltivati attorno alla casa. Ad Haiti, per difendere I bambini dai lupi mannari, I genitori fanno loro mangiare scarafaggi fritti con aglio e olio di ricino (anche se non se ne capisce bene la ragione). Nel nostro meridione, è sufficiente gettare addosso ai lupi mannari un mantello, fargli paura con una forte luce, o correre su una scala (il lopomanare siciliano non può salire le scale). Per uccidere un licantropo, infine, bisogna trafiggerlo con una lama d'argento o sparargli con una pallottola dello stesso metallo (meglio se colate da effigi sacre o benedette). Poi gli si taglia la testa e lo si brucia, precauzione necessaria per evitare che si trasformi in vampiro. I rituali per la difesa da questi esseri sono comunque meno dettagliati di quelli, per esempio contro I vampiri, certamente meno sicuri e di difficile interpretazione. Ma perché un mostro tanto orribile è associato al lupo, animale non certo pericoloso per l'uomo, come dimostrano le ricerche degli etologi? Per capirlo dobbiamo esaminare brevemente il rapporto tra uomini e lupi.

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Re: DIFENDERSI DAI LICANTROPI
giuggyna, 11/01/2008 20.00:

L'incontro con un lupo mannaro è sicuramente da evitare. Ma avena, vischio e frassino offrono una certa protezione, se tenuti al collo o coltivati attorno alla casa. Ad Haiti, per difendere I bambini dai lupi mannari, I genitori fanno loro mangiare scarafaggi fritti con aglio e olio di ricino (anche se non se ne capisce bene la ragione). Nel nostro meridione, è sufficiente gettare addosso ai lupi mannari un mantello, fargli paura con una forte luce, o correre su una scala (il lopomanare siciliano non può salire le scale). Per uccidere un licantropo, infine, bisogna trafiggerlo con una lama d'argento o sparargli con una pallottola dello stesso metallo (meglio se colate da effigi sacre o benedette). Poi gli si taglia la testa e lo si brucia, precauzione necessaria per evitare che si trasformi in vampiro. I rituali per la difesa da questi esseri sono comunque meno dettagliati di quelli, per esempio contro I vampiri, certamente meno sicuri e di difficile interpretazione. Ma perché un mostro tanto orribile è associato al lupo, animale non certo pericoloso per l'uomo, come dimostrano le ricerche degli etologi? Per capirlo dobbiamo esaminare brevemente il rapporto tra uomini e lupi.

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sull'ultimo quesito posto. il lupo non è poi un animale inoffensivo...ovvero, se affamato attacca anche l'uomo, e quando lo fa è quasi sempre letale, visto che opera soprattutto in branco. e non scordiamoci che i lupi sono stati un vero flagello per molte genti dedite alla pastorizia ed allevamento. era facile che i capi di bestiame venissero uccisi dai lupi. da quì, almeno penso io, un profondo odio verso essi.


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Per Favore se possibile datemi una mano qui (nn sono giochi scemi, è per la tesina):
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