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Forumandiano..!!

SUPERSAGGIO
Sulla stregoneria è stato detto e scritto moltissimo.
Ciò che probabilmente è stato preso in considerazione da pochi è che essa possa essere considerata come una vera rappresentazione di un'intera epoca, della sua cultura, del suo floklore e delle forze in essa attive e dominanti.
Vi proponiamo in queste pagine un itinerario storico che chiarirà forse meglio cosa sia la caccia alle streghe e come esse siano state considerate in tutto quell'arco di tempo che va dal medioevo all'età moderna. Attraverso l'istituzione del tribunale dell'Inquisizione nel 1084 la Chiesa si preoccupò di ricondurre all'ortodossia i fedeli che deviavano dal dogma, esaminando e stroncando ogni tipo di eresia.
Tuttavia la persecuzione delle streghe ha origini più antiche e, come per ogni fenomeno sociale, esso si è basato sul disagio delle masse.
Analizzeremo le tappe fondamentali, necessarie per conoscere l'argomento con una discreta cognizione di causa e gli avvenimenti di importanza più rilevante.
La storia delle persecuzioni, contrariamente a quel che si pensa, ebbe inizio nel 314 d.c. con il Concilio di Ancira che condannava coloro che praticavano la magia nera e i malefici.
Già pochi anni dopo, nel 340 d.c., le prescrizioni del Concilio di Alvira si scagliavano contro coloro che fossero dediti a procurar la morte con l'ausilio della magia.
Nel 643 l'Editto di Rotari condanna le streghe e la stregoneria, ma al contempo, ambiguamente, indica i provvedimenti da adottare nei confronti di coloro che avessero arrecato danno alle streghe.
Le streghe infatti, erano considerate donne vittime delle loro stesse superstizioni, incapaci di gestire alcun potere e considerate, in definitiva, alla stregua di semplici pazze.
L'Editto di Liutprando (727), evidentemente in uno scenario storico già differente, pone più grande attenzione sull'aspetto eretico della stregoneria.
Da esso risulta che la stregoneria, considerata fenomeno pagano, offendeva profondamente la religione cristiana.
Nei testi alto-medioevali è possibile notare come i giuristi considerassero le streghe (striges, strigae, lamiae) alla stregua di "demoni femminili pagani, dediti ad atroci rituali notturni e al rapimento dei bambini, col fine di succhiar loro il sangue."
Il Decretum (1138) che conserva la tesi del Bucardo di Worms (1025) che considera pratiche quali il volo come irreali, sosteneva l' effettività dell'unione sessuale rapporto tra le praticanti ed il maligno. Tra l' XI ed il XIII secolo il dibattito sulla stregoneria passò in secondo piano rispetto all'insorgere di pericolose eresie come quelle Catare e Valdesi, ed anche i vari processi contro presunti maghi e presunte streghe diminuirono al punto tale che ne furono trattati pochissimi casi.
Fu Innocenzo VIII a iniziare il 5 dicembre 1484, con la bolla "Summis desiderantes affectibus", la famigerata "Caccia alle streghe".
In quel documento così il Papa si pronuncia sul fenomeno: "Abbiamo ultimamente saputo, con afflizione, che in molte località, città, territori, regioni e diocesi della Germania, parecchie persone, uomini e donne, incuranti della propria salvezza e sviati dalla vera fede, si danno ai diavoli incubi e succubi. Mediante formule, incantesimi, scongiuri o altro abominevole sortilegio criminale, essi operano affinché le donne abortiscano e siano resi sterili, soppressi e distrutti, i feti degli animali, i prodotti della terra, l'uva delle viti, i frutti degli alberi".
I protagonisti assoluti della persecuzione furono i frati domenicani Jakob Sprenger ed Heinrich Institoris, gli autori del trattato Malleus maleficarum , ma anche giuristi, scienziati e teologi: Fu l'inizio di una atroce caccia che si trascinò per molto tempo e che travolse soprattutto donne accusate di aver rinnegato la fede cristiana per il diavolo, compiendo, in suo nome, terribili delitti contro l' umanità. Furono condannati per stregoneria sia uomini che donne anche se queste ultimo in numero estremamente superiore.
La spiegazione di questa sproporzione è esplicitata nel Martello delle Streghe, in cui si legge: "Perché nel sesso tanto fragile delle donne si trova un numero di streghe tanto maggiore che fra gli uomini? [...] è la stessa esperienza, oltre alle parole e alle testimonianze degne di fede, a conferire una credibilità a queste cose [...].
Vari motivi vengono attribuiti al fatto che si trovino donne più superstiziose degli uomini.
Il primo è che tendono ad essere credule, e siccome il diavolo cerca soprattutto di corrompere la fede, le aggredisce di preferenza [...]. Il secondo motivo è che le donne per natura, a causa della pieghevolezza della loro complessione sono più facilmente impressionabili [...].
Il terzo motivo è che hanno la lingua lubrica; quando sanno qualcosa per le loro male arti difficilmente riescono a nasconderlo e, siccome sono deboli, cercano facilmente nelle stregonerie un mezzo per vendicarsi di nascosto [...].
Poiché nei tempi moderni questa perfidia si trova più frequentemente nelle donne che non negli uomini, come insegna la stessa esperienza, cercandone accuratamente le cause possiamo aggiungere ancora che, siccome le donne sono difettose di tutte le forze tanto del corpo quanto dell'anima, non c'è da meravigliarsi se compiono tanti sortilegi a danno degli uomini, che desiderano emulare.
Infatti, per quanto riguarda l'intelletto e la comprensione delle cose spirituali, sembrano appartenere a una specie diversa da quella degli uomini e in effetti come conseguenza del loro primo difetto, quello dell'intelligenza, sono più portate a rinnegare la fede; come conseguenza del secondo, e cioè delle loro inclinazioni e passioni smodate, studiano, escogitano varie vendette, sia attraverso stregonerie sia in qualunque altro modo.
Non c'è quindi da stupirsi se in questo sesso c'è tanta abbondanza di streghe.[...]La ragione naturale è che essa è più carnale dell'uomo, come risulta in molte sporcizie carnali. Si può notare che c'è come un difetto nella formazione della prima donna, perché essa è stata fatta con una costola curva, cioè una costola del petto ritorta come se fosse contraria all'uomo. Da questo difetto deriva anche il fatto che, in quanto animale imperfetto, la donna inganna sempre.
Dice infatti Catone: "Quando piange, una femmina tende insidie con le sue lacrime/ quando piange, una femmina sta pensando al modo per imbrogliare l'uomo".
In questo allucinante documento è evidentissima la visione antifemminista prevalente in senso assoluto. Non si tratta tuttavia di una novità, specie dal punto di vista teologico. La donna è considerata l'intermediaria tra l'uomo e il diavolo. In questo periodo si è di fronte al compimento di un processo di "demonizzazione" della donna iniziato secoli prima, e che è possibile rintracciare in modo ricorrente tanto nelle satire che nei "fabliaux" medievali, e, inoltre, nella trattatistica ascetica. In molti trattati del XV e XVI secolo si discute invece sul ruolo della donna nella vita coniugale. In quell'epoca i medici non conoscono quasi nulla della fisiologia del corpo femminile e i teologi, lo abbiamo visto, considerano la donna come un essere incostante che bisogna sorvegliare e da cui ci si può aspettare continuamente un'insidia. Dal punto di vista giuridico, infine, essa è sotto la tutela del padre, prima, e del marito, poi.
Solo con la vedovanza la donna acquista una relativa autonomia, ma il suo riconoscimento sociale è spesso messo in forte discussione ed è elevato il rischio della marginalizzazione.
Il problema della stregoneria è inevitabilmente intrecciato, come abbiamo appena visto, con quello del ruolo della donna nella società cristiana.
Coloro che venivano colpite dalle accuse di stregoneria erano generalmente donne sole o vedove che avevano acquisito una relativa autonomia, oppure anziane, che erano a conoscenza delle proprietà curative delle erbe medicinali (le "medichesse") o, ancora, levatrici, che assistevano nei parti difficili o aiutavano ad interrompere gravidanze indesiderate. Si tratta di figure che occupavano una posizione sociale al limite dell'irregolarità, in una società in cui la donna vede riconosciuta e giustificata la sua esistenza solo all'interno di una famiglia.
Tutte le culture hanno sviluppato strategie di superamento dell' alienazione e della sofferenza, specialmente femminile Per le streghe il rito magico è la tecnica di liberazione dalle ingiustizie sociali, la scoperta di una nuova esistenza che nasce dalla consapevolezza di sé, dalla gioia di conoscere il proprio corpo.
Michelet sostiene che la donna diventa strega quando svela il suo erotismo incomprensibile agli uomini, come lo è la sensibilità femminile in accordo con le fasi lunari; per la chiesa "l'elettricità femminile" è di per sé un male!
Il sabba, appunto l'incontro tra donne, è assolutamente demonizzato; anche le unioni incestuose diventano sabba, ma nei piccoli borghi non vi era altra possibilità sessuale delle unioni tra parenti. In tal modo, andarono al rogo interi villaggi.
A cavallo del XVII secolo i sabba si trasformarono nell'immaginario colletivo da incontro-festa di ribellione, a orgia segreta ed esclusiva per ricchi dove venivano "invitate" ragazze capaci di soddisfare desideri morbosi, e dove i preti si sostituivano spesso a satana.
Vi sono testimonianze di ragazze che, vittime di violenze, mancando loro gli strumenti per comprendere l'ambiguità tra dottrina e prassi del clero, cadono in stati confusionali; spesso l'unico rifugio sono i conventi. Ma nei conventi, autentici luoghi di detenzione, la disperazione poteva solo aumentare: alcune donne morivano presto, altre erano costrette ad uccidere i propri figli concepiti dopo la visita di chissà quale satana travestito da frate.
Le amanti dei preti erano dette "le consacrate". Bisognerà giungere al 1749, quando l'abate Girolamo Tartarotti, nella sua opera "Il congresso notturno delle lamie", chiude questa caccia alle streghe, indagando il fenomeno della stregoneria dal punto di vista con "scientifico".
Quanto alla misoginia che ancora vi trapela, occorrerà altro tempo perché il processo contro le donne possa concludersi.


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SUPERSAGGIO
Le torture
I mezzi più efficaci con cui gli inquisitori intenevano raggiungere le confessioni degli inquisiti erano certamente le torture.
L'humana mens, spesso malata, ha concepito uno svariato numero di tormenti ed un notevole numero di strumenti e macchinari attraverso cui perpetrare le torture.
Alcune fra queste sono così crudeli da causare raccapriccio ed incredulità.
Sotto tortura le donne e gli uomini che subivano i supplizi fornivano, pur di porre fine al dolore, confessioni deliranti e altamente fantasiose spesso inventate sul momento.
Spesso le confessini erano addirittura suggerite ai torturati dagli incalzanti inquisitori. Esse erano spesso, in definitiva, il frutto delle menti malate e fanatiche degli stessi accusatori.
Oltre ciò si evince dalle pagine dei processi che alle confessioni venivano spesso aggiunti dettagli, particolari di una certa rilevanza, in modo che esse potessero avere una giusta forma ed un contenuto plausibile, ciò al fine di giustificare annche le pratiche più perverse e fantasiose che venivano attribuite alle streghe.
Che la tortura sia un mezzo spesso efficace lo testimonia infatti la pratica della stessa diffusa ancora ai giorni nostri in paesi in cui i diritti umani sono ancora flatus vocis.
Cos'è realmente la tortura? Cosa fu? Quali erano le pratiche più diffuse?
Entriamo più direttamente nell'argomento.
Anzitutto ogni strumento è stato progettato, studiato e concepito con estrema accuratezza, secondo la conoscenza medica dell'epoca, per avere il migliore effetto secondo un preciso spazio di tempo. Per elaborare le torture venivano tenute presenti anche le credenze religiose e le superstizioni all'epoca diffuse: ad esempio era comune convinzione che l'anima di una strega fosse sporca a causa dei suoi peccati, quindi alla malcapitata di turno veniva fatta bere dell'acqua, del carbone e del sapone al fine di ripulire l'anima sua!
La "Garrotta" era costituita da un anello di ferro collegato ad un palo: alla vittima, seduta o in piedi, veniva fissato questo collare che il carnefice stringeva per mezzo di viti o di una fune.
Attraverso questo meccanismo spesso si rompevano le ossa della colonna vertebrale.
In Gran Bretagna e in America, era in uso "L'immersione dello sgabello".
La donna veniva legata su di un sedile in modo da impedirle ogni movimento delle braccia, poi la vttima veniva immersa in uno stagno o in un acqua di palude.
L'acqua era spesso gelida e a causa di ciò, molte donne anziane trovarono la morte.
Per le streghe in particolare era stato concepito "L'annodamento": i capelli venivano loro attorcigliati intorno ad un bastone.
Poi si faceva ruotare velocemente quest'ultimo, all'improvviso, provocando un terribile dolore e causando spesso la rimozione dello scalpo.
Non tutti i tipi di torture miravano ad infliggere dolore fisico.
Ve ne erano diversi elaborati per sconvolgere le menti delle inquisite.
Tra esse una delle più terribili era la "Mastectomia": la carne veniva lacerata per mezzo di tenaglie (anche arroventate), e spesso, durante questa operazione, i seni venivano completamente strappati.
Orribile è il caso di Anna Pappenheimer i cui seni, una volta strappati, vennero inseriti nelle bocche dei suoi figli, costretti ad assistere alla tortura e a divenirne, loro malgrado, parte integrante.
Con questo gesto estremo e vergognoso oltre che umiliante, gli inquisitori intendevano ricordare i doveri delle donne, doveri che la povera Anna aveva, a loro parere, rinnegato.
"La pera" e "Il triangolo" erano due pratiche ugualmente vergognose ed umilianti.
Il primo strumento veniva applicato spesso per via orale, ma era frequente il suo inserimento nel retto o nella vagina.
Lo strumento veniva aperto con un giro di vite, e regolato da un minimo a un massimo dei segmenti di cui era dotato. I rebbi posti alla terminazione dei segmenti laceravano la gola e gli intestini. Se applicato alla vagina, questo terribile strumento lacerava la cervice.
Nel caso del triangolo, invece, la vittima veniva posta su di un palo alla cui estremità si trovava un oggetto di ferro di forma piramidale: la punta di questo strumento doveva penetrare nell'ano o nella vagina.
Come se non bastasse, alla strega venivano fissati dei pesi alle mani e ai piedi con conseguenze immaginabili.
In particolare queste torture erano riservate a quelle donne che si credeva avessero avuto rapporti sessuali con il Diavolo.
Molte erano le torture in cui lo scopo era quello di provocare sofferenza attraverso la slogatura di varie articolazioni. Tra gli strumenti più in voga all'epoca ricordiamo: "La cremagliera", "La strappata" e "La ruota".
Nel caso della cremagliera la vittima veniva legata mani e piedi su un tavolo, in seguito sul suo corpo veniva fatto passare un rullo che inevitabilmente slogava le articolazioni.
Nella strappata invece l'inquisito veniva legato con una fune e issato violentemente su di una carrucola e tenuto lì a penzolare. Se si voleva variare leggermente sul tema potevano essere aggiunti dei pesi che potevano raggiungere anche i 250 chili…in questo caso però il nome della tortura cambia, e si deve parlare di "Squassamento".
La ruota fu un tipo di tortura molto diffuso in Francia e in Germania.
Sovente era adoperata per le esecuzioni capitali dato che la sofferenza poteva durare giorni e causava il decesso della vittima.
La descrizione del procedimento è la seguente: gli arti venivano spezzati e il corpo posto tra i raggi della ruota. A questo punto la ruota veniva fissata su un palo.
Tra i tanti atri tipi di tortura ne citiamo alcuni che non causavano direttamente la morte anche se il dolore provicato era sempre di tutto rispetto: "Le turcas" (lacerazione e strappo delle unghie), "Il tormentum insomniae" (immersione in acqua per tutta la notte al fine di privare le streghe del sonno), e "La culla della strega" (la donna veniva chiusa in un sacco e appesa, in seguito veniva fatta oscillare continuamente provocando profonde e tormentose allucinazioni).
Uno degli aspetti più assurdi di queste pratiche è costituito dal fatto che le famiglie degli inquisiti dovevano corrispondere una tassa per le torture onde provvedere alle spese per il carnefice e per gli strumenti che venivano utilizzati, nonchè per le spese di detenzione e per l'eventuale esecuzione.
Il seguente elenco contiene la lista di quelle pratiche per cui bisognava pagare:
1. corda e catene necessarie
2. corda necessaria all'esecuzione e preparazione e accensione della pira
3. strangolamento e rogo
4. issare il corpo legato alla ruota
5. uso di tenaglie incandescenti ad ogni applicazione
6. l'amputazione di una mano o di alcune dita e per la decapitazione
7. l'amputazione totale o parziale della lingua, e quindi la bruciatura della bocca con un ferro incandescente
8. la preparazione e accensione della pira
9. la fustigazione in prigione, verghe comprese
10. la bastonatura
11. il terrore suscitato dalla vista degli strumenti di tortura
12. la fissazione di una lingua o di una mano amputata alla forca
13. la ricomposizione delle membra e il balsamo usato
14. essere arso vivo
15. la tortura della ruota







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Il rogo
Il Rogo era la parte finale della sentenza, sempre visibile dal pubblico, era un monito per la popolazione e per chi avesse desiderato diventare strega o chi fosse eretico.
In Scozia la strega era strangolata e semi incoscente veniva immersa in un barile di catrame, in seguito appesa ad un palo, se essa riusciva a sfuggire alla morte il pubblico la spingeva nuovamente nel fuoco
I processi scemarono verso la fine del XVI secolo ed inizio del XVIII, si richiedevano prove più concrete, non bastava più un processo sommario senza possibilità di difesa alcuna, la situazione dal punto di vista economico e sociale migliorò e la superstizione di pari passo diminuì, un altro problema che fece in modo che la grande caccia alle streghe giungesse al termine fu il lato economico del mantenimento dei carcerati durante i processi che gravava sui paesi stessi che li ospitavano.

01/11/2007 18:28
 
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Le prediche di San Bernardino
Durante l’elaborazione della fisionomia della strega come nemica del genere umano, rea di tremendi delitti e degna di punizione capitale, un ruolo importante fu giocato da San Bernardino da Siena, che nelle sue prediche dedica una grande attenzione alle donne che si occupano di magia. Egli le addita all’opinione pubblica, accendendo gli ascoltatori di sdegno e di mistica esaltazione contro le nemiche; sguinzaglia le forze dell’ordine sulle loro tracce, placando i risentimenti della comunità attraverso la cattura e l’uccisione di quelle che si ritenevano le responsabili di cattivi raccolti; di menomazioni o morti di neonati o di altri drammi individuali e collettivi.

Le prediche si diffondono rapidamente in tutta l’Italia centrale, grazie agli appunti stenografici presi da un fedele ammiratore del santo.

Questo è il testo che ci riguarda più direttamente.



“Elli fu a Roma uno famiglio d’uno cardinale, el quale andando a Benivento di notte, vidde in sur una aia ballare molta gente, donne e fanciulli e giovani; e così mirando, elli ebbe grande paura. Pure essendo stato un poco a vedere, elli s’asicurò e andò dove costoro ballavano, pure con paura, e a poco a poco tanto s’acostò a costoro, che elli vidde che erano giovanissimi; e così stando a vedere, elli s’asicurò tanto, che elli si pose a ballare con loro. E ballando tutta questa brigata, elli venne a suonare mattino. Come mattino tocò, tutte costoro in un subito si partiro, salvo che una, cioè quella che costui teneva per mano lui, che ella volendosi partire coll’altre, costui la teneva: ella tirava, e elli tirava. Vedendola costui sì giovane, elli se ne la menò a casa sua: e odi quello che intervenne; che elli la tenne tre anni con seco, che mai non parlò una parola. E fu trovato che costei era di Schiavonia. Pensa ora tu come questo sia ben fatto, che elli sia tolto una fanciulla al padre e alla madre in quel modo. E però dico che là dove se ne può trovare niuna che sia incantatrice o maliarda, o incantatori o streghe , fate che tutte siano messe in esterminio per tal modo, che se ne perde il seme”.



01/11/2007 18:34
 
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Processi per stregoneria
Matteuccia
Il 20 marzo del 1428 venne bruciata come strega Matteuccia di Francesco abitante a Ripabianca presso Deruta. Nella lunga sentenza fatta redigere dal capitano Lorenzo de Surdis compaiono filastrocche contro gli spiriti e il dolor di corpo, fatte confessare con ripetute torture, durante le quali si teneva l’interrogatorio.

Ad un tratto, nelle confessioni di questa strega paesana, affiora un frammento estraneo: dopo essersi unta di grasso di avvoltoio, sangue di nottola e sangue di bambini lattanti, Matteuccia invocava il demonio Lucibello, che le appariva in forma di caprone, la prendeva in groppa e, tramutato in mosca, veloce come il fulmine, la portava al noce di Benevento dove erano radunate moltissime streghe e demoni capitanati da Lucifero maggiore. La povera Matteuccia riferì anche la formula che faceva volare:
“Unguento, unguento,

mandame a la

noce di Benivento

supra acqua et supra ad vento

et supra ad omne maltempo”.

Nel caso di Todi avvertiamo l’eco delle parole di Bernardino: per due volte la sentenza sottolinea che Matteuccia aveva praticato i suoi incantesimi, prima che egli predicasse a Todi, nel 1426. È probabile che le prediche di San Bernardino suggerissero al giudice il contenuto delle domande da porre ai futuri imputati di stregoneria.

Mariana di San Sisto
Il nome di Benevento viene fatto in uno solo dei processi esaminati dal Nicolini e precisamente in quello del 1456 a carico di Mariana di San Sisto, conclusosi col rogo.

Ella viene accusata di andare con una sua compagna «ad surchiandum pueros et una nocte dicti mensi Iulii dicta Mariana et eius sotia in facie et corpore ipsarum se unserunt cum certis unguentis diabolicis et incantatis per dictam mulierem sotiam dicte Mariane, inter alia dicendo: “Unguento, menace a la noce de Menavento, sopra l’acqua e sopra al vento” et de nocte accesserunt ad nuces et arbores nucum ubi sole et sine lumine tripudiabant»[2].

Mariana è accusata di aver ridotto in fin di vita il figlioletto di Paolo Giacomo, detto Barbiere, e di Flora Schiavo. Condannata a pagare in prima istanza una multa di 1300 danari nel termine di dieci giorni, ella risultò insolvente e per questo fu condannata «ad essere bruciata col fuoco in modo tale che muoia».
Bellezza Orsini e Faustina Orsi
In due processi tenuti al Santo Uffizio di Roma nel XVI secolo, raccolti da Bertolotti nel 1883, durante gli interrogatori salta fuori il nome di Benevento e le danze sotto al noce . Il primo processo era a carico di Bellezza Orsini , accusata di malefici e venefici. Ella era esperta di erbe e fabbricava medicine. Un giovane in cura presso di lei morì in seguito a malattia, ma i parenti del morto accusarono Bellezza d'averlo stregato e ucciso. Accanto a questa denuncia se ne raccolgono anche altre. Bellezza fu condotta nel carcere di Fiano e sottoposta a numerosi interrogatori con tortura, durante i quali ella «confessò» fra le altre cose: «Andamo alla noce de Benevento e illi [lì] facemo tucto quello che volemo col peccato renuntiamo al baptismo e alla fede e pigliamo per signore e patrone el diavolo e facemo quel che vole luj e non altro».

E più avanti ribadisce: «E andamo alla noce de Benevento dove ce reducemo tucte insieme e illi facemo gran festa e jova [gioco] e pigliamo piacere grande e poi il diavolo piglia quattro frondi de quella noce e cusì ne ritornamo a casa e dove volemo ad streare [stregare] e far male ad qualcheduno…».

Inoltre riporta la formula per volare: «Unguento, unguento, portace alla noce di Benevento, per acqua e per vento e per ogni maltempo».

Stremata dalle torture la povera Bellezza Orsini si suiciderà in carcere, colpendosi più volte la gola con un chiodo. Sfuggirà così al rogo.

Secondo Bellezza la riunione a Benevento si teneva ogni tre anni.

Il secondo processo è datato al 1552 ed è a carico di Faustina Orsi , accusata di aver stregato dei bambini, uccidendoli con i suoi farmaci. Anche ella confesserà sotto tortura. All'epoca del processo Faustina ha ottanta anni e ripete il solito incantesimo: «Unguento mio unguento, sopra acqua e sopra vento portami alla noce del Benevento». Qui con altre quattro o sei donne balla e canta; racconta di esservi stata trenta o quaranta volte in tutta la vita, ma che manca alle riunioni da due anni perché si è pentita. Nella sua confessione manca l'abbondanza di particolari fornita da Bellezza, ma ella è bruciata ugualmente come strega[3].



Abele De Blasio ci informa che a Benevento erano conservati circa 200 verbali di processi per stregoneria, presso la Curia Arcivescovile. Da una fonte che volle rimanere anonima, egli seppe che gli atti erano stati distrutti prima dell'arrivo delle truppe garibaldine nel 1860, per evitare che essi fossero utilizzati come materiale di propaganda anticlericale nel difficile decennio che precedette la presa di Roma .

Nell’immaginario popolare, il nome di Benevento ancora oggi è legato alla leggenda. A Navelli, paese in provincia dell’Aquila , famoso perché vi si produce lo zafferano, si narra la leggenda della donna gatto. Essa è la regina delle streghe ed è soprannominata Chicchera, cioè cresta di gallo. La donna gatto si reca al convegno di Benevento recitando la formula “Con un’ora vado e vengo alla noce di Benevento”. Ferita ad una zampa con un coltello, mentre sotto forma di gatto cerca di fare malefici, è riconosciuta dalla gente del paese, perché quando riprende la forma umana ha ancora il coltello nella coscia.








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