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L’origine delle sirene è antichissima.

Già nella mitologia ellenica le sirene erano creature incantatrici che attiravano con i loro irresistibili canti i malcapitati marinai verso le sponde, facendoli naufragare (vedi la leggenda dell’Ulisse di Omero), oppure erano identificate come mostri con un corpo di uccello e una testa di donna (nelle storie degli Argonauti). Famose erano le sirene che abitavano le coste della Magna Grecia: Partenope (che diede il nome all’antica città di Napoli), Ligea e Leucosia.

Nella tradizione europea dal medioevo in poi (dalla descrizione che troviamo nel “Liber Monstrum”, assumono le sembianze di meravigliose creature metà pesce e metà donna, e diventano creature buone, dolci e leggiadre, perdendo la primitiva connotazione malvagia.

Tutti i popoli costieri conoscono almeno una sirena, una creatura che li assiste lungo i viaggi per mare e nei momenti più brutti del lavoro di pescatori. La figura della sirena compare in molti bestiari medievali, accanto ad altre creature fantastiche come i draghi e gli unicorni. Secondo alcune leggende nordiche le sirene possono cambiare sembianze a contatto con la terra ferma, trasformando le pinne della coda in gambe e assumendo di nuovo fattezze ittiche al contatto con l'acqua.

Molte fiabe raccontano di sirene che vogliono diventare umane a tutti gli effetti, con gambe e braccia al posto della coda e delle pinne. La favola di Andersen, ripresa da Disney nel cartone animato del 1989 “La Sirenetta”, ha fatto della protagonista la più famosa delle sirene di tutti i tempi, un fanciulla graziosa ed innamorata della vita terrestre (e di un bel marinaio).
http://www.fateefate.it/sirene/sirene0.htm


21/10/2007 23:44
 
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SUPERSUPREMO
Narra la leggenda che Ercole staccò il corno ad Acheloo, il dio con corna e con la coda di serpente. Dalla ferita caddero dodici gocce (un'altra versione parla di sei) e da quelle gocce vennero fuori le prime sirene…

Lasciando per un attimo da parte le leggende, le origini del mito delle sirene sono oscure e discordanti: quando nacquero non erano donne-pesce, ma donne-uccello. I greci le descrivevano come immensi uccelli con testa di donna. E’ solo nel Medioevo che il Liber Monstruorum o il libro dei mostri parla delle sirene come donne-pesce.

In origine dunque esse avevano corpo d'uccello dai lunghi artigli, con grossi seni e volto di donna. Questa fisionomia ben si associa alla caratteristica del canto ammaliatore, essendo il canto elemento tipico degli uccelli e non degli esseri marini. Il loro nome deriverebbe da una radice sanscrita (svar=cielo) legata al significato di “splendore” (e quindi “attrazione”) oppure, secondo altri etimologi dalla base semitica “sjr", che vuol dire cantare.

Come si sia passati poi dalla figura di donna-uccello a quello di donna-pesce, resta un mistero. Tra le ipotesi, un errore di trascrizione, dal latino 'pennis' (penne, piume) a 'pinnis' (pinne). Un'altra ipotesi è che il mito donna-uccello sia nato in paesi lontani dal mare, o in zone interne, una figura mitologica molto simile come raffigurazione e attitudine alle Arpie, per mutarsi poi in donna-pesce quando il mito delle sirene ha raggiunto culture rivierasche, proiettate verso il mare.

Il più noto riferimento alle sirene è forse quello tratto dall'Odissea, quando la maga Circe avverte Ulisse del pericolo che le sirene rappresentano con il loro canto ammaliatore e gli suggerisce di tappare le orecchie dei marinai con della cera. Ulisse, se vuole ascoltare questo canto, deve farsi legare saldamente all'albero della nave, ordinando ai marinai di non slegarlo, qualsiasi cosa egli dica od ordini loro. Con questo trucco, Ulisse può sentire il canto, pur scampando il pericolo.
Meno noto, l'incontro di Giasone e degli Argonauti con le sirene, di cui ci narra Apollonio Rodio ne 'Le Argonautiche'. In questo caso fu Orfeo a salvare i marinai dal canto delle sirene, suonando a sua volta in maniera così melodiosa che gli uomini ascoltarono lui e ignorarono le sirene che, deluse e umiliate, si tolsero la vita gettandosi da una rupe.

Ma il mito delle sirene non si limita al bacino mediterraneo: è presente anche nelle mitologie scandinave, irlandesi e inglesi, tedesche, russe e in quelle del medio oriente e dei paesi asiatici. Spesso alla figura femminile si aggiungono anche figure maschili, come Tritone, figlio di Nettuno, nella mitologia greca, Ningyo in Giappone e Vatea, “il creatore”, in Polinesia.




29/10/2007 11:30
 
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LE SIRENE NEL MONDO
In tutte le culture ci sono le sirene ed i miti e leggende ad esse associate continuano a vivere e a popolare l’immaginario collettivo. Ecco le più note:


Intorno all'isola di Man vivono le Ben Varrey, sirene particolarmente abili.
Nei mari della Scozia si incontra Ceasg, sirena dalla coda da salmone che, se catturata, in cambio della libertà esaudisce tre desideri.
Le gelide acqua della Norvegia e della Svezia ospitano la Havfrue e l'Havmand, rispettivamente la sirena e il tritone della Scandinavia. La sirena è incostante e dispettosa, la sua apparizione indica tempesta o pesca misera. Spesso le navi antiche avevano sulla prua una polena (figura di legno scolpita) a forma di sirena, come se gli uomini di mare volessero scongiurare l'ostilità di sirene come la Havfrue.
Orejona è una sirena con caratteristiche anfibie: ha gambe da donna, ma mani palmate e branchie. Orejona è una sirena aliena, scesa da una navicella spaziale d'oro e sbarcata nel lago di Titicaca. Nelle grotte marine spesso abitano delle sirene bellissime come lei, ma altrettanto crudeli e spietate: amano infatti cibarsi di carne umana.


Le Ningyo sono sirene del Giappone, molto timide e innocue.
In Thailandia vive la Duyugun, sirena dai lunghi capelli; esse non sono attraenti e la prima di loro si dice che fosse una bambina molto disubbidiente, trasformata dagli spiriti in sirena.
In Nigeria vive Mami Wata, una sirena che dà poteri magici a chi la vede.
Nel mar Rosso nuotano le Memozini. Secondo la leggenda, queste sirene sono le figlie dei soldati del faraone Ramses, annegati e sposati poi con delle sirene.
Nelle acque del Galles nuotano le bruttissime Morforwyn, sirene con la bocca larga, senza naso, senza orecchie, con braccia corte e zampe palmate: vengono considerate la personificazione delle onde in tempesta.

In Italia si nasconde in una conchiglia enorme Murgen, nata dalle acque, una sirena che la notte fra il 24-25 Gennaio esce dalle acque e predice il futuro. Sotto il faro di Messina abita una sirena che si fa vedere da poche persone e appunto per questo di lei si sa poco. Di fronte a Lecce, dovrebbe esserci il castello sottomarino della regina delle sirene, il cui immenso giardino è coltivato dai marinai annegati.
In Guyana, la dea delle acque si chiama Amana e può assumere qualsiasi forma: è lei che ha insegnato la magia ai primi maghi e alle prime streghe.

29/10/2007 11:38
 
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LE SIRENE OGGI
Con lo sviluppo della Cristianità le sirene, al contrario di tutti gli altri dei, hanno continuato a vivere, forse perché non erano considerate come una minaccia per i valori cristiani, o forse perché, come sostengono alcuni, la sirena serviva alla cristianità come emblema morale del peccato.

Con l’avvento dell’Illuminismo però le sirene vennero definitivamente catalogate nel mondo del fantastico e tutte le testimonianze raccolte e gli avvistamenti di queste creature marine vennero considerate il frutto della fantasia di uomini che erano stati per troppo tempo in mare.
La figura della sirena continua comunque ad esistere, specie durante il Romanticismo, e molti sono i casi riportati di avvistamento anche durante il diciannovesimo secolo.
In letteratura, e nell’immaginario collettivo la sirena è diventata una metafora per descrivere donne avvenenti e magnetiche nonché emblema della doppia natura umana divisa tra intelletto e impulso. La modernità, infatti, la ritrae come una creatura desiderosa di guadagnare un’anima per diventare umana perdendo per sempre il suo unico connotato animale la coda e la possibilità di vivere in mare, come narra Hans Andersen

Nel nostro secolo il credere nella possibilità che le sirene esistano o il non crederci affatto sembra non avere più tanta importanza. Ma la sirena attira sempre un certo interesse perché rimane comunque una creatura misteriosa.
Il rapporto e la considerazione che hanno avuto gli uomini durante i secoli nei sui confronti rispecchia il modo in cui gli stessi uomini hanno guardato al mare.
Il mare come fonte di vita e di morte ma sempre un mare che continua ad affascinare per la sua bellezza,la sua dolcezza,la sua forza e il mistero che non sembra mai del tutto svelato.
Parlando di tempi più recenti, i passeggeri di un mercantile dichiararono che esiste un serpente nel golfo di Aden che ha la testa simile a quella di un bulldog. Molti anni prima erano stati ripescati nello stesso golfo due sirenoidi, uno di sesso maschile ed uno di sesso femminile .

Per molti si trattò di una sofisticata burla, per altri, dell'unica vera prova dell'esistenza di strani esseri, simili a sirene, nei mari più inesplorati. D'altronde, peccheremmo di presunzione se pensassimo di conoscere al 100 % le specie viventi presenti sulla Terra. Infatti, di tanto in tanto, gli zoologi scoprono specie animali che si pensava non fossero mai esistite o fossero ormai estinte. Noi non sappiamo se i sirenoidi di Aden siano o non siano stati reali, tuttavia non si più escludere a priori nessuna possibilità. Di questi sirenoidi ora non ne rimane più traccia. Questo complica ancor di più le cose. Resta il fatto che le sirene, così come tanti altri esseri fantastici, rimangono un mistero affascinante, capace ancora di farci sognare...






29/10/2007 11:42
 
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IL CANTO DELLE SIRENE
Si racconta che le sirene, malgrado l'aspetto dolce e seducente, siano spiriti di morti reincarnati perché respinti dall'Aldilà; non si considerano non-morti, ma sono ugualmente maligne ed assetate di sangue.

Esse attendono le loro prede appostate sugli scogli: quando una nave si avvicina, ne attirano a sè l'equipaggio con la magia del loro canto e ne fanno un orrido banchetto.


Il canto delle Sirene è udible sino a 200 metri; tutti gli uomini entro questo raggio ne restano incantati... abbandonano qualunque azione e si gettano a nuoto per raggiungerle. Se non annegano prima, si lasciano poi uccidere senza opporre resistenza.
Le Sirene continuano a cantare finché la nave si trova a portata d'orecchie ma, appena smettono di cantare, tutti coloro che ne erano stati stregati tornano normali.
Coloro che si tappano in tempo le orecchie con della cera, o che vengono protetti con qualche incantesimo, restano totalmente insensibili alla magia del canto. Le donne, naturalmente, sono immuni dall'incantamento delle sirene

Il canto delle sirene
(F. De Gregori)

Non sarà il canto delle sirene che ci innamorerà,
noi lo conosciamo bene, l'abbiamo sentito già,
e nemmeno la mano affilata,
di un uomo o di una divinità.
Non sarà il canto delle sirene
in una notte senza lume,
a riportarci sulle nostre tracce,
dove l'oceano risale il fiume,
dove si calmano le onde,
dove si spegne il rumore.
Non sarà il canto delle sirene, ascoltaci o Signore.
Mio padre era un marinaio, conosceva le città,
mio padre era un marinaio, partito molti mesi fa.
Mio figlio non lo conosce, mio figlio non lo saprà,
mio padre era un marinaio, partito molti mesi fa.
Non sarà il canto delle sirene, nel girone terrestre,
ad insegnarci quale ritorno, attraverso alle tempeste,
quando la bussola si incanta, quando si pianta il motore.
Non sarà il canto delle sirene a addormentarci il cuore,
quando l'occhio di Ismaele
si affaccia da dietro il sole,
e nella schiuma della nostra scia
qualcosa appare e scompare.
Non sarà il canto delle sirene che non ci farà guardare.
Mio padre era un marinaio e andava a navigare,
se l'è portato il vento, se l'è portato il mare.
Mio padre era un marinaio, girava le città,
mio figlio non le conosce, ma le conoscerà.
Non sarà il canto delle sirene che ci addormenterà,
l'abbiamo sentito bene, l'abbiamo sentito già,
ma sarà il coro delle nostre donne,
da una spiaggia di sassi.
Sarà la voce delle nostre donne, a guidare i nostri passi,
i nostri passi nel vento, e il vento ci prende per vela.
Sarà di ferro la sabbia, sarà di fuoco la terra.
Ascoltaci o Signore, perdonaci la vita intera.
Mio padre era un marinaio, conosceva le città,
partito il mese di febbraio di mille anni fa,
mio figlio non lo ricorda, ma lo ricorderà,
mio padre era un marinaio, mio figlio lo sarà.
12/11/2007 14:31
 
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Due tipi di sirene popolano il bestiario degli animali fantastici: le sirene-uccelli e le sirene-pesci; le prime hanno preceduto le seconde. Hanno testa e busto di donna, seni appuntiti e zampe palmate da uccello acquatico; vivono sugli scogli delle isole disabitate. La loro arma per "catturare" gli uomini è il canto.
La prima storia di sirene entrata nella mitologia è quella di Orfeo che accompagna gli Argonauti lungo il tratto presso l’isola delle Sirene. Per distrarre i suoi uomini Orfeo suona la lira di Bitonto e va a coprire il loro canto fatale; così perdono il loro potere. Ulisse utilizza un altro espediente: mentre ai suoi uomini impone di turarsi le orecchie egli, per tutelar se stesso, si fa legare all’albero della nave. In tal modo può udire e vivere il pericolo ma uscirne vivo. Sconfitte ancora una volta, le sirene si precipiteranno in mare. Così narra la leggenda.
I miti sono piuttosto contraddittori sulla loro origine. Apollonio le fa nascere da Tersicore e da Acheloo, il dio fluviale. Altri le vedono figlie di Melpomene. Molti affermano che fossero compagne di Persefone o di Demetra. Fu al momento del ratto di Persefone che le sirene avrebbero preso il volo verso la Sicilia; vennero attribuite loro ali e corpo da uccello per volare alla ricerca della vergine rapita.
Qualcuno avanza l’ipotesi che l’esser state trasformate in uccelli fosse una punizione per non essersi opposte al rapimento della loro padrona.
Più indulgenti, gli uomini, ne fecero l’immagine delle armonie celesti che cantano per la gioia dei Beati nelle Isole Fortunate.
Nel Medioevo, la sirena, affascinante e crudele, si confonde spesso con l’inquietante arpia, avvoltoio del mondo sotterraneo...
Risale forse a questa fase storica la trasformazione radicale della sirena che, in veste di donna-pesce, si fa, via via, sempre più simbolo di pericolosità. Le sirene hanno perso l’oscurità dei loro capelli; ora sono bionde, hanno chiome lunghe e fluenti, ondulate come il mare. Assieme allo specchio, simbolo che rimanda al doppio, all’ombra e all’inganno, le sirene usano il pettine, termine che, etimologicamente, rimanda alla sessualità. Ciò che lo specchio offre è l’immagine di un corpo nel quale la parte animale ha preso il sopravvento.
Le sirene moderne sono impregnate di una sessualità che era totalmente assente nelle sirene primitive.
Nella mitologia greca, infatti, esse furono addirittura punite da Afrodite per il loro tenace rifiuto a qualsiasi rapporto d’amore.
L’uomo antico cercava nelle sirene quel dono che esse erano capaci di infondere in un attimo di rapimento: il suono della conoscenza.
Ma il cammino umano è lungo e faticoso; non è un caso che solo Ulisse, il progenitore della coscienza (perchè è il primo ad usare il pronome "io") abbia potuto reggere il peso della nuova consapevolezza sopravvivendone.
Se prima potevano allettare e far perire nel languore e nella malìa del loro canto celestiale, nel medioevo il corpo diventa protagonista. Da solari (l’oro del sole fermato nei capelli) le sirene diventano lunari, inserite in un tempo ciclico, mutabile e misurabile. Esseri lunari sottomessi alla temporalità e alla morte, come la luna che nasce, cresce, decresce nel buio per poi risorgere.
Sirena viene da sereno o da sera. Il crepuscolo evoca la pericolosità ed il rischio di essere divorato.
Nel Medioevo, periodo della Scolastica, dei Padri della Chiesa, delle Crociate e di una diffusione sempre più dogmatizzata del Cristianesimo, le sirene perdono dunque le ali; come nelle rappresentazioni alchemiche è la caduta dell’anima.
Figure per metà pesce e per metà donna, tra il mare, simbolo di un inconscio ancora divorante, e la terra, luogo dell’uomo e regno assoluto dell’Ego.
Dall’armonia celeste - le ali da uccello dell’antichità - che si diffonde tra gli uomini attraverso un canto che è suono, ancora troppo potente, della conoscenza, alla "perdizione" nel profondo mare dove, per la prima volta, le sirene iniziano a specchiare il loro corpo nudo e a vedersi come illusione.
Il primo autore medioevale a parlare delle sirene e del loro canto mortale è Richard de Fournival nel "Bestiario d’amore" del 1250. Molti viaggiatori narrarono di averne vedute e ne interpretarono i comportamenti come segni prognostici. Anche Colombo (scopritore del mondo "nuovo") ne vide tre che danzavano sulle onde, mute e anche molto brutte. Due sono gli animali marini che, con le loro forme, ben si prestano a supportare le leggende: il lamantino, un mammifero che vive alla foce dei grandi fiumi africani e americani, e il dugongo, cetaceo erbivoro dell’Oceano Indiano. Entrambi hanno grandi seni rotondi privi di peli; quando allattano emergono dall’acqua con il tronco.
Nel 1614 viene descritta una storia d’amore tra un marinaio ed una sirena.
Le storie d’amore tra l’uomo e la sirena sono meravigliose ma finiscono sempre male: l’uomo, accompagnato nelle profondità degli abissi in palazzi sottomarini, non può più liberarsi dal vincolo di quell’amore.
Molto disponibili ad aiutare i naufraghi, li nutrono e li accudiscono ma poi, nei rapporti "traditi", non li lasciano andar via e spesso li uccidono.
Nelle leggende popolari sono presenti con vari nomi: in Germania è la "nixen", sirena malvagia che spinge l’uomo al suicidio; nei Paesi Bassi le "Merminnes", meno crudeli ma molto vendicative.
Come simbolo, la sirena è sempre molto presente nelle rappresentazioni iconografiche più antiche e resta vivo a lungo nelle miniature, nei capitelli, nei blasoni e nelle incisioni.
E’ curioso che i tipografi, in passato, abbiano scelto l’insegna della sirena a doppia coda quale simbolo della conoscenza e della cultura umanistica.
Tra le due branche del sapere, il due dell’opposizione e del conflitto diremmo noi oggi, si apre il sesso affascinante, l’antro marino: è il femminile quale ritorno al tutto, origine e fonte di ogni sapere, vera porta dell'"altro" mondo.
E’ nel Medioevo, dunque, che la sirena diventa un mostro creato dalla fantasia dell’uomo solo, isolato, come lo è il marinaio sempre in viaggio, ossessionato dall’immagine della donna. E’ l’emblema del demonio che seduce l’uomo ai piaceri della carne spingendolo alla dannazione.
La sirena è il fantasma della sessualità esigente e della tristezza post-coitale: l’incanto, la fascinazione e la malìa della prima fase, quella del desiderio erotico, si trasforma in prigionia e morte. Una morte inutile e definitiva se l’amore è vissuto nell’immediatezza e nell’orizzontalità. Poichè da sempre, amore e conoscenza formano un tutt’uno inscindibile con l’uomo ed il suo stesso divenire.


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