Il comunismo e la rimozione degli affetti famigliari......
Spesso si generalizza e fare ciò non è mai giusto, nemmeno se si parla di totalitarismi, nemmeno quando si parla di comunismo.
Credo che l'idea fondante del comunismo, non sia affatto malvagia, infatti, si parla di equità ed uguaglianza. Purtroppo l'applicazione è risultata utopica.
Vorrei entrare nel merito di un particolare del comunismo, non solo di stampo sovietico, ma anche italiano (pur non essendo mai stato preponderante, il pci non è mai stato, lo stato).
Il perseguimento dell'ideologia comunista, pretende sacrifici che l'umanità non dovrebbe mai essere spinta a fare, perchè in tal modo essa scenderebbe ad un rango puramente animalesco, forse peggio.
Il comunismo, per essere attuato, prevedeva e pretendeva la totale rimozione degli affetti familiari, la subordinazione dell'amore per la propria donna, per la famiglia, all'ideologia stessa. Unico pensiero quello del Partito, nessuna critica era ammessa, nessun tentennamento. La scomparsa di persone innocenti, o meglio, colpevoli di essere state nominate e denunciate come "nemici della rivoluzione", per puro interesse di qualcuno che ambiva ad usurpare il loro posto (lavorativo, sociale). Questo qualcuno si chiamava "delatore".
Se venivi in tal modo accusato, non avevi scampo di essere assolto, perchè non esistevano "veri" processi, tutto era pilotato dal partito. A questo punto, eri dichiarato "nemico del popolo" e la tua famiglia, per sopravvivere, era costretta a rinnegarti, a prendere le distanze da te, la moglie doveva divorziare, i figli dovevano rinnegarti pubblicamente (a scuola ad esempio). Rifiutarsi di procedere in tal modo, significava non trovare lavoro, casa, essere controllati a vista. I parenti e gli amici, diventavano improvvisamente nemici, distanti, gelidi.
Queste sono piccole riflessioni emerse, leggendo di un vero comunista, sottomesso e umiliato dal comunismo stesso. Italiano o sovietico che fosse! Gino De Marchi era costui.