Ora ci diranno che è il migliore per gestire l'azienda calcio. Joseph Blatter è stato riletto per la terza volta presidente della Fifa. Nessuna sorpresa, il voto era scontato: unico candidato. Suona come un'elezione bulgara. Che non è sinomino di democrazia. Il caro Sepp a 71 anni ne ha viste di tutti i colori: nel 1998 strappò la presidenza a Joao Havelange, nel 2002 riuscì nel miracolo: riconferma ottenuta malgrado le voci e lo scandalo corruzione. Ora la nuova sfida, vinta, anche grazie alle neo-affiliate nazioni del pallone come il Montenegro. La somma totale dice 208. Un esercito.
Il programma in soldoni è sempre lo stresso: lotta al doping, programmazione, bilanci in attivo. Da raggiungere sempre e comunque. Il fallimento della Isl, la società di marketing che ne curava la scenografia (forse anche i trucchi) è un ricordo. Per l'Italia la notizia del successo di Blatter non è il massimo. A Berlino lo aspettano ancora per la premazione della finalissima mondiale. A Cardiff le malelingue insinuano il dubbio: dietro l'assegnazione degli Europei 2012 a Ucraina e Polonia (vero smacco ad Abete & soci) c'è la manina del 'novello' - per i metodi almeno così si mormora - Al Capone.
Il motivo? Una presunta amante polacca... Storielle di gossip, di pettegolezzi. Di corridoio. Di sicuro Platini deve molto a Blatter. Il calcio che guarda ai giovani si diceva. Non ci sembra una rivoluzione. Meglio pensare al faraonico quartier generale di Zurigo: lusso e restaurazione. Un binomio che solo in apparenza stride. Appuntamento al 2011, prima c'è il Mondiale in Sudafrica ultima trovata del boss del calcio.
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