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Le diverse anime della Resistenza
Va sottolineato che la Resistenza fu un fenomeno generale, presente in quasi tutti i paesi controllati dalla Germania e dall'Italia e che la parte finale della guerra vide il convergere sulla Germania dei sovietici da est e degli Alleati da ovest.
Nella fase finale della guerra essi erano ancora alleati ma si vedevano chiare le tensioni per la suddivisione dell'Europa post-bellica in sfere di influenza, sia militare sia economica sia ideologica e di concezione della forma dello Stato. Nei paesi liberati dai sovietici si impose sempre il loro modello, nei paesi liberati dagli angloamericani si impose sempre il loro.
Non sempre la divisione fissata con agli accordi di Yalta era accettata dalle parti in causa. In due paesi liberati dagli Anglo-Americani, la Grecia e l'Italia, le maggiori forze della Resistenza inclinavano verso il modello sovietico, di cui tra l'altro non erano all'epoca noti alcuni aspetti. Sia in Grecia sia in Italia queste aspirazioni dei comunisti e dei socialisti vennero frustrate dall'instaurazione di uno Stato più o meno democratico basato su un'economia di tipo capitalistico.
Viceversa in Jugoslavia l'esercito partigiano guidato da Tito instaurò un regime di tipo comunista nonostante il Paese fosse stato a Yalta parzialmente attribuito al blocco occidentale.
Nella Resistenza italiana vi erano (in forma più o meno esplicitata) due correnti maggiori di pensiero: una che vedeva la Resistenza come braccio armato di un "nuovo Risorgimento" avente lo scopo di espellere dall'Italia i tedeschi e rovesciare i loro alleati fascisti, ripristinando il regime pre-fascista o comunque liberale e democratico, basato su una democrazia parlamentare di tipo occidentale, ed una più decisamente orientata a sinistra, in genere filosovietica, che considerava (pur in contrasto con le indicazioni ufficiali delle direzioni nazionali dei principali partiti di sinistra) la vittoria militare solo un presupposto per un nuovo ordine politico in Italia basato su qualche forma di socialismo o comunismo, come si pensava sarebbe avvenuto nei paesi assegnati a Yalta all'area di influenza sovietica.
In verità, questa ultima interpretazione della Resistenza non era condivisa né dai dirigenti socialisti né da quelli comunisti; questi ultimi, e in particolare Palmiro Togliatti, avevano impresso a partire dal 1944 (e non senza incontrare una certa opposizione di alcuni elementi della base) una forte moderazione della linea politica del PCI arrivando addirittura (con la cosiddetta svolta di Salerno dell'aprile 1944) a dichiarare secondaria la questione repubblica-monarchia che divideva in quel periodo il fronte antifascista.
Era tuttavia diffusa tra i militanti comunisti l'idea dell'"ora X", ossia l'illusione che dietro l'atteggiamento togliattiano di accettazione della democrazia capitalista si nascondesse un'astuta manovra tattica volta a scatenare, al momento opportuno (l'ora X), un'insurrezione comunista.
Questa parte "rivoluzionaria" della Resistenza, in molti casi militarmente maggioritaria, non considerava finita la sua funzione armata con la vittoria dell'aprile 1945. Per questa parte la guerra continuava, assumendo il carattere di lotta rivoluzionaria, eventualmente in forme nuove, con un parziale spostamento dell'identità degli avversari.
Anche da ciò derivò l'elevato numero delle vittime, principalmente fasciste ma anche appartenenti a brigate partigiane di diverso colore politico (fiamme verdi, democristiani, liberali), preti e in molti casi semplici esponenti delle classi sociali a loro presumibilmente non favorevole in caso di scontro aperto (perciò si è anche parlato di una forte componente di lotta di classe all'interno del movimento resistenziale).
Nei mesi seguenti si arrivò quindi a una serie di fatti sanguinosi, che con intensità calante proseguirono per alcuni anni. Talvolta i responsabili o i semplici accusati di questi omicidi nel dopoguerra trovavano rifugio o venivano fatti espatriare in paesi filosovietici come la Cecoslovacchia.
Tuttavia i sovietici, rispettando le spartizioni tra i due blocchi prese a Yalta, non promisero alcun appoggio ad un tentativo di presa armata del potere e il risultato negativo del tentativo rivoluzionario in Grecia smorzò molto il movimento. Si ebbe quindi solo una guerra civile a bassa intensità, che perdurò fino alla elezioni del 18 aprile 1948, quando fu del tutto chiaro che l'Italia era ormai saldamente inserita nel blocco occidentale, contrapposto a quello sovietico nell'ambito della nascente Guerra Fredda.
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