Prima le è apparso Morrison poi lei ha inciso pezzi non suoi
Sul titolo non si è affaticata. Si chiama Twelve, dodici, il nuovo album di 12 cover inciso dalla stravagante Patti Smith, alle prese con canzoni non sue, ma comunque di gente fidata. Sull'interpretazione invece, l'ex sacerdotessa punk si è lanciata con l'ardore che mette in ogni causa, e non c'è dubbio che abbia fatto proprie le gemme scelte nel forziere della storia del rock, pescando fra Jimi Hendrix (Are You Experienced?) e Neil Young (Helpless), Bob Dylan (Changing of the Guards) e George Harrison (Within You Without You), con perfino una esaltante incursione sui Nirvana (Smells Like Teen Spirit). Ha rinvigorito Pastime Paradise di Stevie Wonder, ha riverniciato Gimme Shelter dei Rolling Stones. Certo con simile materiale non è difficile far centro, se si ha una personalità come la sua.
Racconta che tutto è cominciato con un sogno, dove le è apparso Jim Morrison; quando poi il mattino dopo stava trafficando a portar giù il sacco della spazzatura, una folata di suoni dove ha riconosciuto Soul Kitchen l'ha convinta che era il momento di partire. Passati i sessanta, Patti è rimasta così, donna d'azione tutta camicette Gucci stropicciate e mente in fiamme. Appena accolta alla Rock'n'Roll of Fame, il Museo del rock (gli americani a queste cose ci credono), restituisce la cortesia mettendo insieme in disco musicisti come Tom Verlaine, Flea dei Red Hot, Robinson dei Black Crows, l'italiano Giovanni Sollima al violoncello; più il figlio Jackson e la figlia Jesse, che la accompagneranno nel tour che passerà per l'Italia. Racconta la nuova causa con passione e gentilezza: «Mi piacciono i pezzi che tutti cantano, ma non mi fidavo abbastanza della mia voce. Adesso ho sentito che il momento era giusto. La scelta è stata sui testi». Tutti artisti della sua generazione, Nirvana a parte... «Per me, i Tears for Fears sono di un'altra generazione. Sono comunque nomi con i quali son cresciuta. Ben 4 sono del 1967».
Sarà che la musica contemporanea è debole? «Ma no. Più e più gente sta ricreando il paesaggio rock con lo scambio e l'elettronica. Ognuno vuol fare da sé invece che entrare in una grande band. Nel mio tempo non c'era così tanto materiale, ogni nuovo disco era un evento, oggi ogni giorno centinaia di persone incidono cd. Mi fermano per strada per darmeli. William Blake diceva ai suoi tempi che le persone si sedevano fuori nel portico e suonavano per se stesse, per esprimersi. Stiamo tornando a quei momenti».
Al concertone Live Earth per la causa ecologica, del 7 luglio non ci sarà: «Non mi contattano mai per questi eventi, non siamo abbastanza grandi. Ma noi di queste cose parliamo ogni giorno: il 7 luglio canterò in Italia, sarò solidale con la kermesse. E' un tema complicato, la gente deve lavorare ma il lavoro inquina. Dobbiamo sacrificarci, e se non lo faremo sarà un disastro».
Patti Smith da sempre ha un rapporto speciale con l'Italia... «Ai miei concerti di Bologna e Firenze nei '70 c'era mezza Italia. Molti di quelli che incontro quando sono da voi mi dicono: "Patti c'ero anch'io", e molti sono ora politici. Ogni tanto penso che, se avessi problemi finanziari, potrei venire da voi, sedermi e aspettare. Troverei di sicuro qualcuno che mi riconosce e mi offre un pranzo».
Marinella Venegoni
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