Unione, scoppia il caso Sigonella
Ma la Difesa: nessun raddoppio
Il sindaco: 1.300 nuove villette per ospitare i militari Rifondazione: notizia agghiacciante. Il Pdci: pazzia
ROMA — «Pazzia», «notizia agghiacciante». C’è chi promette di raggiungere la Sicilia per verificare con i suoi occhi il «raddoppio di Sigonella», chi propone di indire un referendum tra gli elettori dell’Unione, chi parla di conferenza nazionale sulle basi Usa in Italia. Insomma è una mezza rivolta. Fino a quando interviene Arturo Parisi per calmare le acque: «Tranquilli, non è vero che arriveranno altri 7 mila soldati americani». Ma il ministro della Difesa non riesce a calmare le acque della sinistra radicale all’attacco.
LA SINISTRA RADICALE — Prima Vicenza, poi Sigonella, come se non bastasse l’Afghanistan: «Dove ci porterà questo governo?», si chiedono in coro Rifondazione comunista, Pdci e Verdi. La bufera scoppia quando partono i primi lanci di agenzia sulla costruzione di 1.300 villette (per un volume di 670 mila metri cubi di cemento) al fine, si dice, di alloggiare 6.800 nuovi militari a stelle e strisce. Alfio Mangiameli, sindaco di Lentini, il Comune interessato, conferma le case non l’arrivo dei nuovi soldati, ma il caso è ormai sulla bocca di tutti in Parlamento. «Ma il governo è impazzito?», insorge Manuela Palermi. La capogruppo di Verdi e Pdci al Senato ha appena letto la notizia e non crede ai suoi occhi: «Se è vero, possiamo dedurre che si sta tentando un cambio di maggioranza: si cerca di metterci davanti a fatti compiuti che sono il contrario del programma sottoscritto in campagna elettorale». Il collega del Prc Giovanni Russo Spena parla di «notizia agghiacciante ». Ricorda che «oltretutto i 7 mila nuovi soldati andranno a occupare una zona sottoposta a vincoli ambientali ». La compagna di partito Elettra Daiana farà di più: «Mi recherò a Sigonella per verificare l’oltraggio subìto dagli italiani e, in particolare, dai siciliani: è l’ennesimo schiaffo alla sovranità del nostro Paese».
USA E NATO — Anche i Verdi promettono che faranno del tutto per bloccare la decisione. Il senatore Gianpaolo Silvestri propone un referendum fra tutti gli elettori dell’Unione: «Vediamo che cosa ne pensano al riguardo. Per quanto mi riguarda penso che la Nato dovrebbe uscire dal territorio del nostro Paese». Un altro senatore verde, Marco Bulgarelli, si preoccupa anche delle ripercussioni ambientali: «Il monte acqua già utilizzato dai soldati militari in quella zona è enorme: figuriamoci se dovessero aumentare».E aggiunge: «Comincio a nutrire seri dubbi su una strategia ai nostri danni: prima Vicenza, poi Sigonella, ho paura che qualcuno voglia portare la maggioranza fuori dai suoi binari». Insomma, un clima elettrico, proprio mentre ferve la riflessione sull’Afghanistan e Lidia Menapace, intervistata dal Corriere dell’Alto Adige, ammette che «la questione è complessa », che «non possiamo andare via di colpo» e che bisogna sentire il governo Kharzai e i talebani per giungere ad una «conferenza internazionale ». Insomma, su Sigonella la rivolta aumenta tra le file della sinistra e in serata il ministro Parisi decide di intervenire con una nota: «In merito a notizie di agenzia che riferiscono di un incremento di circa 7 mila militari statunitensi nella base di Sigonella, il ministero della Difesa precisa che tale affermazione è destituita di ogni fondamento». Ancora: «L’entità del personale militare straniero presente è definita e autorizzata dagli accordi bilaterali in essere e, al riguardo, non vi è stata alcuna richiesta di variazione».
LE VILLETTE — E le case? «L’eventuale costruzione di nuovi complessi per il personale già autorizzato, se non situati sul demanio militare e se non destinati in alcuna parte ad attività operative, rientra nella politica logistica di sostegno al proprio personale da parte delle Forze ospitate». Insomma, per il ministro il caso è gonfiato. Ma se davvero la base dovesse raddoppiare c’è già un senatore pronto a votare «sì», cioè Francesco Cossiga: «Visto che l’Europa non difende nessuno, neanche se stessa, meno male che ci pensano Usa e Gran Bretagna».
R. Zuc.
25 gennaio 2007
Corriere.it