Fine di un sogno, Maria resta in Belorussia
I coniugi Giusto e Maria
(Ansa)Maria è un ricordo del passato, la piccola bielorussa che subì abusi in orfanotrofio e che per settimane è stata al centro del braccio di ferro tra i coiugi affidatari Giusto e il governo di Minsk, riprenderà il suo vero nome Vika. E sarà adottata definitivamente dalla famiglia Vasilevski a cui è stato affidato anche suo fratellino Sasha, di 13 anni.
Fine di un sogno per Chiara Bornacin e di Alessandro Giusto, la coppia italiana che dal 2003 a più riprese aveva ospitato Maria-Vika e che da due anni ne chiedeva l'adozione. Con tutta probabilità non rivedranno mai più la piccola. Soddisfazione da parte di Diego Perugini, il legale che nella contesa aveva tutelato gli interessi della Bielorussia: "E' stata la stessa bambina a chiedere di stare insieme a suo fratellino, meglio così che in un istituto".
Il provvedimento di affido temporaneo non è ancora stato comunicato alle autorità italiane, resta tra l'altro da affrontare l'accusa di sequestro di persona avanzata dal governo Bielorusso. Dallo scorso 8 settembre, i coniugi di Cogoleto si rifiutavano di riconsegnare Maria, preferendo nasconderla per 20 giorni nel convento di Saint Oyen, in Val d'Aosta, per sottrarla alle alle violenze e alla segregazione dell'orfanotrofio di Vilejka. Per questo motivo sono indagati anche parroco di Cogoleto, don Danilo Grillo, che in auto ha accompagnato la piccola in Val d'Aosta, e il priore del convento, padre Francis Darbellay. Oltre a Maria Elena Dagnino e Marietta Bordi, nonne adottive della piccola di 10 anni.
I nuovi genitori adottivi di Maria-Vika, i coniugi Vasilevski, avevano in un primo momento rifiutato l'affidamento a causa dei limitati mezzi economici. Poi il ripensamento, che getta i Giusto nella disperazione e fa dire a don Grillo: "Nessuno ci dice più nulla della bambina, non avere notizie è drammatico".
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