Franco Lattanzio, Carlo De Trizio e Nicola Ciardelli, i tre militari italiani uccisi da una bomba su una strada a Sud-Ovest dell'abitato di Nassiriya
Ore 6.50 (le 8.50 in Italia), su una strada a Sud-Ovest dell'abitato di Nassiriya, una granata perforante posta al centro della carreggiata fa saltare una camionetta del contingente italiano. Muoiono sul colpo il capitano del battaglione Folgore, Nicola Ciardelli, e il maresciallo capo dei carabinieri, Franco Lattanzio. Restano gravemente feriti il maresciallo aiutante, Enrico Frassanito, (che riporta ustioni sull'80% del corpo) e il maresciallo capo dei carabinieri, Carlo De Trizio, che morirà poco dopo in ospedale.
Sabato le salme in Italia - I corpi dei 3 militari italiani dovrebbero essere trasferite in Italia "nel pomeriggio di sabato 29 aprile". Lo ha detto il capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola, in un incontro con la stampa. Il rimpatrio delle salme, ha precisato il comandante, "non è stato ancora fissato, ma dovrebbe avvenire, se tutto va regolarmente, nel pomeriggio di sabato 29 aprile".
Trasporto del ferito difficile - "Le condizioni di Enrico Frassanito non permettono il suo trasporto, almeno non per ora". Il colonnello dei carabinieri Roberto Riccardi, dell'ufficio di pubblica informazione del comando generale di Roma, spiega che il carabiniere ferito nell'attentato di questa mattina a Nassiriya, proprio per le sue condizioni, non può rientrare in Italia. "Abbiamo notizie - continua Riccardi - di ustioni su oltre il 50% del corpo. Si trova all'ospedale civile di Kuwait City ed è chiaramente seguito da molti medici". Il colonnello Riccardi sottolinea che le notizie sono in divenire ma c'è una sorta di "clima silenzioso" di rispetto nei confronti delle persone coinvolte e dei loro familiari.
Nell'attacco muore anche Bogdan Hancu, caporale della polizia militare rumena aggregata alla base di Camp Mittica (le schede delle vittime) Il convoglio colpito dalla bomba era composto da quattro veicoli protetti del Reggimento carabinieri della Msu (Multinational Specilaized Unit) con a bordo un ufficiale dell'Esercito, 15 militari dell'arma dei Carabinieri e il graduato Hancu della polizia rumena. Secondo il maggiore Marco Mele, portavoce del contingente italiano, l'attacco è avvenuto su una porzione di strada che i nostri militari percorrono di continuo da almeno tre anni. La deflagrazione ha distrutto l'interno della camionetta e ha avvolto nelle fiamme i militari italiani. (Vedi la cronaca completa).
Rastrellamenti casa per casa - Le forze di sicurezza irachene e internazionali stanno conducendo rastrellamenti casa per casa e hanno sigillato tutte le vie d'accesso a Nassiriya.
Due rivendicazioni - L'intelligence italiana ha individuato su Internet due rivendicazioni dell'attentato di Nassiriya delle quali l'attendibilità è tutta da verificare. La prima, delle "Brigate Imam Hussein", è stata rintracciata su un sito islamista ritenuto riconducibile al terrorista giordano Abu Musab al Zarqawi. Lo stesso gruppo sarebbe composto da baathisti, che potrebbero essere seguaci del leader di Al Qaeda in Iraq. In serata, sempre su Internet, è stato trovato un secondo testo, nel quale si legge che "l'Esercito islamico in Iraq è stato capace di distruggere un veicolo appartenente alle forze di coalizione ... uccidendo tre soldati italiani e un rumeno". Minacce al nostro contingente si erano moltiplicate negli ultimi tempi, fino al 22 aprile, quando una bomba fu fatta esplodere al passaggio di un altro convoglio militare. Non ci furono feriti né morti. Ancora sconosciuti gli autori dell'agguato esplosivo. Il gruppo radicale sciita legato al leader Moqtada Sadr ha negato qualsiasi coinvolgimento nell'accaduto. Dalla prima strage del 12 novembre 2003 (19 vittime italiane) ad oggi, in Iraq hanno perso la vita 34 nostri connazionali.
Di Paola: "Non c'erano allarmi particolari" - Nei giorni precedenti all'attentato "non ci sono stati specifici elementi di allarme, se intendiamo per episodi di allarme attentati attesi in un determinato luogo e momento". È quanto ha spiegato il capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola. I nostri militari, come sempre in passato, hanno adottato "normale prudenza, legata alla fase delicata del Paese che vede la formazione del nuovo governo. "La nostra presenza, le nostre pattuglie, la nostra attività cerchiamo sempre di diversificarle", ha detto Di Paola. "Ma si tratta di una normale prassi operativa". L'attentato è avvenuto lungo un tragitto "percorso regolarmente" dalle nostre truppe che hanno sempre adottato "norme di prudenza: mezzi protetti, cambiamenti di orari e di percorso".
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