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Fino a giugno 2006, in mostra più di 60 disegni di Crepax datati tra il 1960 e il 1965, pezzi unici, in bianco e nero e a colori, a volte completati da inserti a collage.



Milano
Spazio Mazzotta
Galleria d'Arte Design Fotografia
Foro Buonaparte 60, tel.02 4549 8776
www.spaziomazzotta.it




Guido Crepax. Il sogno degli anni '60



inaugurazione : giovedì 13 aprile 2006, dalle ore 18.00 alle ore 22.00
durata : in mostra dal 14 aprile 2006 fino a giugno
orario : lun chiuso, mar 15,30-20, mer gio ven 10-14 e 16-20, sab 14-20, dom 14-20



Valentina non esisteva ancora e Guido Crepax lavorava per "Novella", la più popolare e fortunata rivista della Rizzoli, destinata a diventare il settimanale al femminile di narrativa e attualità più letto negli anni Sessanta.
La Galleria Spazio Mazzotta riscopre più di 60 disegni di quell'epoca, tra il 1960 e il 1965, che illustrano racconti e rubriche pubblicate su quelle pagine, come Il buio alle spalle di Brunella Gasperini.

Si tratta di pezzi unici, in bianco e nero e a colori, a volte completati da inserti a collage.

Con La curva di Lesmo, la prima storia pubblicata nell'aprile del 1965 su Linus di Giovanni Gandini, in cui appare alla terza puntata Valentina Rosselli, Crepax opterà per il fumetto, per la frammentazione in una sequenza quasi cinematografica delle tavole, rivoluzionando la costruzione della pagina e il tempo della lettura.

In questo caso, si tratta di qualcosa di diverso ancora. Certo, l'accenno di frangia, i capelli scuri e corti e il corpo delle figure femminili di alcuni di questi disegni anticipano sorprendentemente quelle qualità che identificheranno l'alter ego del disegnatore milanese. Soprattutto nella rubrica del Dottor Vega, Psicoinchiesta, del '65, già impaginata come fosse un fumetto, Crepax risolve in pochi tratti la densità narrativa di un racconto di visioni oniriche, incubi e ossessioni e segna il punto di svolta tra l'illustrazione e il fumetto.

Crepax ha una cura quasi maniacale dei dettagli, soprattutto quando lavora col pennino e la china, una tecnica che sente più propria e in cui si esprime più liberamente rispetto alla pennellata che a volte si liquefa sul cartoncino con la leggerezza di un acquerello.

I disegni raccontano il sogno degli anni '60 e la Milano dell'epoca, il contesto urbano di quel sogno: incontri all'ombra della Torre Velasca o in auto nel traffico, situazioni ludiche, romantiche, mondane, erotiche, corpi languidamente distesi su un divano con una coppa di champagne, o timidamente irrigiditi davanti a un tavolo su cui sono appoggiate copertine di quei dischi che Crepax disegnava avendo imparato la lezione di David Stone Martin e di Ben Shahn.
La rassegna è corredata da un elegante catalogo con un testo di Ferruccio Giromini ed è realizzata in collaborazione con la libreria antiquaria Little Nemo di Sergio Pignatone e Luisa Crepax.

Fonte Supereva


21/04/2006 22:42
 
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... mi piacciono molto i suoi disegni, anche se a volte sono troppo grigi


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A PROPOSITO DI CREPAX

VALENTINA





Valentina nasce nel 1965 da uno dei disegnatori più geniali e innovativi della storia del fumetto: Guido Crepax, un grafico pubblicitario e illustratore di successo, scomparso il 31 luglio 2003 a Milano all'età di 70 anni. La prima pubblicazione di Valentina comparve all'interno della rivista mensile "Linus" e si intitolava "La curva di Lesmo". A dire il vero, il protagonista iniziale di quella storia era Philip Rembrandt, alias Neutron, un critico d'arte investigatore dilettante, dotato di particolari poteri psichici, che gli consentivano di paralizzare con lo sguardo, qualsiasi individuo o qualsiasi macchina, questa capacità era dovuta al suo legame di parentela con i cavalieri degli abissi, una popolazione cieca che viveva nel sottosuolo a 20.000 mt di profondità. Philip Rembrandt è fidanzato con Valentina Rosselli, una bella e sensuale fotografa caratterizzata da un caschetto nero e somigliate all'attrice del cinema muto Louise Brooks. Ben presto Valentina grazie al suo carisma e al successo di pubblico, scalza il protagonista Philip Rembrandt, conquistandosi il ruolo di protagonista in tutte le storie seguenti. Ciò che colpisce maggiormente di questo personaggio, che si rivolge chiaramente ad un pubblico adulto, sono i suoi viaggi onirici, ricchi di simbologia surrealista, un capolavoro di introspezione psicologica, che la vedono spesso e volentieri sconfinare nel mondo dell'eros. Ma ciò che contraddistingue l'originalità grafica del fumetto di Guido Crepax è proprio lo stile delle inquadrature e la disposizione delle vignette all'interno della tavola, che ne accrescono il potere espressivo, sempre funzionale alla storia e che contribuisce ad esempio ad amplificare la dinamicità di un movimento, o a mettere in evidenza un dettaglio, oppure a comunicare un sentimento attraverso un immagine simbolo, che il lettore dovrà codificare in maniera personale. Tutto questo ci fa capire come il fumetto non è un arte subordinata al cinema o al cartone animato, per il semplice motivo che questo fascino narrativo è irripetibile con qualsiasi altra arte. Nello stile grafico di Valentina possiamo trovare tantissimi riferimenti ai pittori dell'art nouveau, come Gustav Klimt oppure al cinema espressionista di Ejzenštejn o di Ingmar Bergman. Valentina si contraddistingue da tutti gli altri personaggi dei fumetti in quanto come tutti gli essere umani invecchia, nella sua ultima storia infatti, realizzata nel 1995, Valentina compie 53 anni e segna la sua uscita di scena dal mondo dei fumetti con l'episodio dal titolo "Al diavolo Valentina!". Valentina è anche approdata a una serie di 13 telefilm trasmessi in Italia, Germania, Svizzera e Stati Uniti, che avevano come attrice protagonista la bella Demetra Hampton. Fra le storie più famose di Valentina ricordiamo oltre a La curva di Lesmo, I sotterranei, La Marianna la va in campagna, Baba Yaga, Il falso Kandinsky, Sindrome di Moore

A Guido Crepax va il merito di aver realizzato altri capolavori fumettistici come la traduzione a fumetti dei classici della letteratura horror come "Dracula", "Jekyll", "Il Processo" e "Frankenstein", mentre per la serie "Un uomo un avventura" ha realizzato gli splendidi "L'uomo di Pskov" sulla rivoluzione russa e "L'uomo di Harlem" sul jazz. Oltre a Valentina, Guido Crepax ha ideato e disegnato altri personaggi femminili tutti altrettanto attraenti e sensuali come ad esempio Belinda nel 1967, Anita nel 1971 e Bianca nel 1968 che lo stesso autore ritiene sia il suo personaggio più riuscito.






29/03/2007 13:46
 
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Bianca



E’ incantevole. Un profilo puro. Una testa incorniciata da splendidi capelli nero notte, sopracciglia sottili, rialzate ad arco, pupille stranamente violacee, profonde, tra le ciglia lunghissime. La bocca perfetta ha labbra ardenti. Il corpo è snello e pur pieno e morbido sotto l’aderenza dell'abito nero. Le gambe escono dalla sottana corta all'altezza del ginocchio, inguainate di seta nera, lucente. Il seno, la cui nudità si indovina più che intravedere, tende la camicetta.


Guido Crepax gode, è vero, di quel prestigio che la nostra società riserva agli uomini di successo. Però è un disapprovato. Lo si accusa di quasi tutto: decadentismo, florealità, erotomania, ermetismo, cerebralismo, pornografia di lusso, bizantinismo. Eccetera. Ma queste, a mio avviso, sono razionalizzazioni. L'ostilità della cultura dominante nei confronti di Crepax mi sembra abbia radici più profonde. Sospetto che non gli si voglia perdonare il suo costante rifiuto a giustificare in qualche modo l'erotismo. Per Crepax l'erotismo è erotismo e basta, gratuito, non finalizzato, svincolato da pretesti di qualunque genere, compresa la coppia. E lo si può ben vedere in questa «storia eccessiva» di Bianca. Chi sia Bianca non si sa. Della sua celebre sorella, Valentina, conosciamo tutto: professione, stato civile, cittadinanza. Persino l'indirizzo. Di Bianca, niente. Bianca non è un personaggio. E' una proiezione del profondo, l'espressione di un desiderio. E' un simbolo. Anzi, il simbolo dei simboli dell'erotismo. Per quel che ne so, da sempre la figura femminile è l'emblema di una certa sessualità, per lo più identificata con la fecondità. Identificazione, a me pare, qualche volta alquanto imprudente e azzardata, dato che l'immagine esprime solitamente la personalità femminile e non semplicemente la funzione, come nel caso del fallo. Il fallo è un organo, una cosa, un congegno fecondante. La figura femminile è sempre persona, e perciò portatrice di quel bagaglio di emozioni che costituisce la linfa dell'erotismo. Cioè della sessualità non procreativa, fine a se stessa, ludica, polimorfa e perversa. Ebbene, Bianca è appunto un simbolo di tutte le immagini femminili, a loro volta simboliche. Questa Bianca dolcissima e crudele, docile e vorace, indifesa e aggressiva, masochista e ninfomane, raffinatissima e sboccata, tenera e sanguinaria, temeraria e rassegnata; questa Bianca che si studia di essere oggetto nei modi più inverecondi, senza mai allontanarsi, neanche di un millimetro, dal suo trono di soggetto protagonista; questa bellissima Bianca con la sua rete metallica, i suoi fonografi e le sue ossessionanti filastrocche, lo staffile o la sodomia, l'autoerotismo e l'omosessualità, il suo struggente narcisismo, il vascello fantasma, la giungla e il collegio, gli scheletri e i mostri; costei rivela appieno la sua attitudine a smantellare ogni argine, ogni moderatismo moralistico e ogni razionalismo. Rivela quell'anarchismo che Freud acutamente aveva intuito nella donna come propensione costituzionale. E infatti c'è nella storia di Bianca il senso di una grande anarchia interiore, di un abbandono senza riserve, di una voluttà che è estranea a ogni norma e a ogni ritegno. C'è quella «uscita dal sé» che in tutte le culture ha sempre costituito per l'uomo il momento rivelatore del mistico, cioè l'estasi. Mi sembra che Bianca, nella sua essenza di emblema erotico, abbia molto della strega, della creatura degli abissi, della regina delle tenebre. E' la bellezza sterile che si concede alla voracità del Maligno. La sua storia, in fondo, è tutta un grande sabba. Jacob Sprenger e Heinrich Institor, i due sommi inquisitori, l'avrebbero certamente incriminata, sottoposta ai tormenti e probabilmente condannata al rogo. I purificatori odierni si accontentano di colpirla, da destra e da sinistra, con la disapprovazione sociale ed eventualmente con la censura.

Certo la giovane Bianca, donna-simbolo di segrete, remote, ma non dimenticate ebbrezze, è nemica un po' di tutti, essendo la portatrice di quella sessualità originaria, sbrigliata e galeotta che, un po' a tutti, fa paura.





29/03/2007 13:51
 
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ANITA


Affascinante come tutte le eroine di Crepax, ha un complesso rapporto con i marchingegni elettronici e gli elettrodomestici, a cominciare dal televisore (poi il telefono, eccetera). Infatti non si limita, per esempio, a essere normalmente schiava dei programmi televisivi, trascorrendo ore e ore davanti al teleschermo in un classico legame di teledipendenza, ma sembra dipenderne totalmente, al punto da avere avuto – sia pure nella consueta atmosfera onirica tanto cara all'autore, al confine tra sogno e realtà – alcune esperienze erotiche con l'apparecchio televisivo. Impensabile? Be', forse... D'altra parte non bisogna dimenticare che il suo televisore resta acceso anche quando manca la corrente!
Anita vede la luce nel 1972 sulle pagine del mensile Sorry, dell'editore Ennio Ciscato, ma la serie viene presto interrotta e riapparirà qualche tempo dopo (1979-80) su Il Mago della Mondadori, poi in volumi.


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