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Come per tutte le questioni spinose, quella sulle origini del Natale è davvero una faccenda misteriosa, dove la verità, cosa che invero accade assai spesso, sembrerebbe essere da nessuna parte, o meglio, dappertutto.
allora Santa Klaus e la Mitologia Nordica, assieme alle famigerate Renne Volanti e alla mitica slitta, non c’entrano proprio niente con il Natale? Come per tutte le questioni spinose, quella sulle origini del Natale è davvero una faccenda misteriosa, dove la verità, cosa che invero accade assai spesso, sembrerebbe essere da nessuna parte, o meglio, dappertutto.
Mentre per alcuni il vero Babbo Natale sarebbe originario dell’odierna Turchia, l’antica Lycia, e andrebbe incarnandosi con la figura di San Nicola da Myra, le cui spoglie furono poi sottratte ed ospitate nella cattedrale di Bari, per tramutarlo quindi nel nostrano San Nicola da Bari, altri ipotizzano invece che a distribuire i regali non fosse tanto questo simpaticissimo vegliardo a bordo di un asinello, quanto piuttosto addirittura il Bambin Gesù in persona.
La cosa si spiega facilmente se si pensa che, durante le numerose riforme protestanti, le figure mitizzate ed eroiche dei Santi andavano perdendo, per così dire, la loro aura di regale santità, e si andava cercando dei surrogati un tantino più pratici, o prosaici.
Tuttavia, si sa, le tradizioni popolari sono dure a morire e così ci fu un lungo periodo, diciamo, di interregno in cui apparentemente Gesù Bambino consegnava sì i doni la notte di Natale, ma in compagnia di un dolcissimo quanto misterioso vecchietto, vestito di abiti vescovili, con l’effige del compianto e mai dimenticato San Nicola, ex vescovo di Myra.
Piano piano, sull’onda dell’aggregazione, nei paesi nordici, come Olanda e Germania, questi due personaggi venivano spesso affiancati da torme di elfi, gnomi e folletti, e il Natale si andava tingendo di fantastico.
All’epoca del colonialismo poi, quando emigranti olandesi fondarono la ricca colonia di New Amsterdam, che per coloro che non sapessero sarebbe poi diventata la grande New York, San Nicola, in veste di Babbo Natale, giunse anche oltreoceano. Nominato protettore dei marinai, la sua effige viaggiava, scolpita nel legno, sulla prua di ogni nave fiamminga, e San Nicola, in olandese, Sinter Klaas, piccolo vescovo in miniatura, che fumava una pipa olandese, era pronto a sbarcare nel Nuovo Mondo.
Come tutte le mitologie o leggende provenienti dal Vecchio Mondo, la storia di questo vescovo buono, dolce vegliardo dalla barba fluente e bianca, affascinò letteralmente i coloni inglesi che già popolavano le Americhe, tanto che, nel 1809, Washington Irving pubblicò il libro “Storia di New York”, dove Sinter Klaas, malamente tradotto in Sancte Claus, cavalcava la notte di Natale, per portare doni ai bambini, questa volta però nobilitato, non più in sella a un misero asinello, ma in groppa a un magnifico destriero bianco che, ovviamente, aveva abbondonato i miseri sentieri terrestri, per cavalcare le vie del cielo.
Per arrivare poi dal cavallo bianco alle Renne, dobbiamo attendere ben più di un secolo, quando, nel 1921, William Gilley diede alle stampe un piccolo poema che narrava le gesta di Sancteclaus, ammantato di pellicce, che recava doni, la notte di Natale, nientemeno che a bordo di una slitta trainata da renne volanti, veramente era solo una renna, ma poi si sa, di leggenda in leggenda, la fantasia ha fatto il resto e le renne sono diventate dodici, e infatti, già nel 1923, nell’opera di Clement Clarke, che riprendeva il tema natalizio del santo vecchietto elargitore di doni, le renne erano già, miracolosamente, otto.
In questo modo San Nicola diventa Santa Claus, gli viene conclusivamente conferita la cittadinanza americana e, da ieratico vescovo, diventa un paffuto gnomo tutto impellicciato, ovviamente volante.
Solo negli anni ’30 la Coca Cola, che assunse Santa Klaus come marchio per una campagna pubblicitaria natalizia, sancì definitivamente quella che è l’immagine attuale, dal diciannovesimo secolo in poi, del nostro Babbo Natale, vestito, casualmente, di bianco e di rosso, delizioso, grasso, e un po’ beone, che volteggia nei cieli con le sue dodici renne, a bordo di una slitta stracarica di regali.
Straordinario potere dell’immaginazione che ha trasformato un Santo Mediorientale, oriundo dell’attuale Turchia, in una mitologia nordica, e un misero asinello, prima in un cavallo e poi, addirittura, in una magica squadriglia di dodici renne volanti.
Sabina Marchesi
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