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Mettete qui i racconti Natalizi che trovate!
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L'angelo
In una casetta un po' isolata viveva una simpatica vecchietta, la signora Sofia. Gli faceva compagnia il suo fedele cane Fil, un cagnone che tra un pasto e l'atro dormiva sempre davanti al camino, usciva di casa ogni tanto. Era dicembre e Fil non amava il freddo.
La vita scorreva tranquilla, la signora Sofia era l'anziana maestra del paese, spesso i ragazzi del villaggio venivano a farle visite, era famosa per le sue marmellate di lamponi e i ragazzi ne erano golosi, a lei piaceva avere visite, però con la neve le visite erano molto rare. Le giornate erano noiose e solitarie. La notte scendeva presto e la vecchietta aveva l'abitudine di accendere una candela davanti alla finestra. Quando gli chiedevano il perché di questa candela rispondeva: se qualcuno si perde nella notte troverà come raggiungere casa mia.
Si avvicinava il Natale e la signora Sofia pensava: sarà ancora un Natale solitario il mio. Non sapeva che tutto stava per cambiare.
Una notte si sentì un grande fracasso che svegliò la vecchietta, Fil non si mosse per niente, la signora Sofia si alzò e si avvicinò incuriosita e un po' impaurita alla finestra. Lì, sulla neve, c'era una grande luce, una luce molto strana. Per un momento gli sembrò di essere ancora addormentata, quella luce aveva la forma d'un angelo. Non è possibile pensò. Prese il suo scialle e uscì di casa per vedere meglio: era proprio un angelo e si era ferito cadendo.
La vecchietta aiutò l'angelo ad entrare in casa, "cosa ti e successo? non pensavo che esistessero veramente gli angeli, da dove vieni ?" la signora Sofia era così confusa che faceva mille domande all'angelo senza lasciargli il tempo di rispondere.
"Mi chiamo Willy, stavo andando da Babbo Natale, tocca a me questa anno aiutarlo, e mentre volavo sopra la tua casa non ho visto il camino e sono caduto, credo di essermi rotto un'ala".
"Ma cosa racconti? Babbo Natale? mi sembra di trovarmi in mezzo ad una favola!!"
"Si, ogni anno uno di noi viene scelto dall'angelo del Natale per aiutare Babbo Natale a leggere la posta che riceve da ogni parte del mondo".
"Prima di tutto devi rimetterti in piedi, disse la vecchietta, ti farò subito una fasciatura, ti preparerò una cioccolata calda, dopo di che ti farai una bella dormita vicino al camino".
La signora Sofia sistemò l'angelo sul divano e andò a dormire. Poco dopo, il cane entrò nella stanza della sua padrona, cosa che non faceva mai e la vecchietta si svegliò per la seconda volta. Dal salotto si sentivano delle voci, allarmata si alzò per andare a controllare: "questo è troppo, anche due elfi nel mio salotto" esclamò.
L'angelo spiegò alla signora Sofia che, non vedendolo arrivare, Babbo Natale aveva mandato due elfi a cercarlo. La vecchietta si sedette su una poltrona e disse "allora, chi sarà il prossimo ad entrare in casa mia? Babbo Natale?"
Gli elfi si presentarono, uno si chiamava Til e l'altro Tal. "Veniamo dal polo nord, aiutiamo Babbo Natale. Durante tutto l'anno Tal lavora al reparto giocattoli ed io, Til, mi occupo dell'abito di Babbo Natale e delle renne. Quando si avvicina il Natale abbiamo sempre bisogno di aiuto e Willy stava venendo da noi per occuparsi della posta quando è caduto davanti a casa sua".
"Vorrei potervi essere d'aiuto, ma non so in che modo!, non so volare e non ho i poteri magici di voi elfi", rispose la signora.
I due elfi si allontanarono per un attimo e parlarono tra di loro. Intorno sembrava tutto magico. "Andiamo un attimo da Babbo Natale e torniamo".
La signora Sofia non fece in tempo a parlare che gia erano spariti.
"Torneranno subito" disse Willy.
"Se lo dici tu!, io per la verità mi sento un pò confusa" disse la vecchietta.
Non aveva finito di parlare che Til e Tal erano già di ritorno. "Abbiamo parlato con Babbo Natale ed è d'accordo con noi, però per questo ci vuole atmosfera natalizia, quindi di qua l'albero, di là delle candele colorate, sulla porte una corona di pino e un carillon che suona dolce musiche natalizie", con un colpo di magie Til e Tal avevano addobbato la casa della signora Sofia. Anche Fil si ritrovò un fiocco rosso intorno al collo.
"Fermatevi … , voglio sapere il perché di tutti questi addobbi e in che cosa è d'accordo Babbo Natale?" disse la signora.
"Certo", rispose Tal, "Babbo Natale vuole sapere se lei è disposta a leggere la posta insieme a Willy. Ogni sera la posta le sarà recapitata. In questo modo. Willy potrà guarire e lei non sarà sola per questo natale."
La signora accettò subito con grande gioia.
"Allora ci vediamo domani, dissero Til e Tal, e sparirono un'altra volta. "Beh, penso che andrò a dormire dopo tutte queste emozioni. Buona notte Willy." La mattina seguente la signora si svegliò e credendo di avere sognato pensò: quanta immaginazione alla mia età, sognare angeli , elfi, Babbo Natale. Quando entrò in salotto si dovette ricredere: tutto quello che pensava di avere sognato era vero!! Li, sul suo divano c'era Willy, l'angelo, che dormiva ancora e anche Fil dormiva con il suo fiocco rosso. Il salotto sembrava una cartolina d'auguri.
La signora Sofia andò in cucina, preparò le sue buone frittelle con marmellata di lamponi e poi sveglio Willy.
"Willy svegliati, è mattino, dopo tante emozione anche tu avrai fame, come ti senti ?"
"Mi sento molto meglio" rispose l'angelo che si muoveva lentamente e ad ogni suo movimento sembrava spostare un raggio di luce. La sua voce era dolce come una melodia.
Dopo colazione la simpatica vecchietta e Willy fecero più ampia conoscenza Willy gli raccontò quali erano i diversi compiti di loro angeli, la signora Sofia parlò a sua volta delle sue passioni: il giardinaggio e la cucina. La giornata passò così in fretta che già era scesa la notte.
Mentre erano seduti vicino al camino si sentì bussare alla porta. La signora aprì e si trovò davanti a lei un'altro bellissimo angelo, "sono l'angelo del Natale, Babbo Natale mi ha incaricato di portarvi la posta ogni sera e di ritirare quella che avete già controllato" e sparì.
Per giorni si ripetè la stessa cosa ogni sera. Willy e la signora Sofia erano diventati buoni amici anche il cane Fil si era affezionato all'angelo e lo seguiva ovunque. Mancava un giorno al Natale, Willy era ormai guarito e la signora Sofia sapeva che la sera l'angelo del Natale sarebbe venuto a ritirare la posta per l'ultima volta. Quella sera l'angelo si presentò con Til e Tal.
"Buonasera, sono venuto a ritirare la posta per l'ultima volta, anche tu, Willy, ora che sei guarito te ne dovrai ritornare da noi subito dopo Natale."
Til e Tal ringraziarono la vecchietta per il suo prezioso aiuto e sparirono insieme all'angelo del Natale. La sera della vigilia c'era una grande gioia in casa della signora, anche se sapevano che il giorno dopo Natale la vita avrebbe ripreso il suo corso. Fil e Willy giocavano e la vecchietta era davanti alla sua finestra che accendeva la solita candela come ogni sera, quando vide arrivare da lontano una strana luce: "non ci posso credere !!! Willy! nel cielo, quella scia di luce ...è proprio lui è Babbo Natale!!!"
La slitta si fermò davanti alla casa della signora Sofia, Babbo Natale scese e si dirisse verso la casa con in mano un pacchetto regalo, la vecchietta aprì la porta.
Oh,oh,oh,oh,oh signora Sofia prima di iniziare il giro sono venuto a ringraziarla di persona e a consegnarle questo regalo molto speciale, nel pacchetto c'era un campanello. Willy spiegò alla signora che bastava suonare il campanello per rimanere in contatto con il suo angelo. Prima che Babbo Natale andasse via, la signora gli fece dono della sua famosa marmellata.
"La saluto signora Sofia e grazie di tutto e BUON NATALE OH,OH,OH,OH,OH" e Babbo Natale spari nel cielo.
Willy disse alla signora che la mattina di Natale anche lui sarebbe andato via, la vecchietta gli rispose che non era a fatto triste, perché, grazie lui, lei aveva passato il più bel Natale della sua vita.
Da quel Natale la signora Sofia non si sentì mai più sola, sapeva che un amico molto speciale era sempre presente.
BUON NATALE a tutti


c è ne sono migliori sicuramente ...
04/12/2005 14:59
 
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La renna Daysi
In un piccolo paese nel nord del Canada , chiamato Playsville vivevano pochi abitanti , l'inverno era cosi gelido, che quasi tutte le persone erano emigrate e le poche rimaste non avevano vita facile. Vivevano con i pochi soldi che avevano guadagnato d'estate tagliando la legna nel bosco. I bambini, d'inverno, non andavano a scuola. La neve cadeva per giorni e giorni e quando si avvicinava il Natale tutto era triste.
I più isolati era la famiglia di Ben. Il suo papà faceva il boscaiolo e loro vivevano proprio nel bosco a due chilometri da Playsville. Ben aveva un compagno, una renna, che suo padre aveva portato ferita a casa. Era rimasta con loro anche se era libera di ritornare con il suo branco. Daisy, come l'avevano chiamata rimaneva a casa di Ben, ed era felice.
Mancava pochi giorni al natale e Ben sapeva che anche se avevano pochi soldi , lui era fortunato: suo padre sapeva lavorare bene la legna e ogni Natale gli faceva stupendi giocattoli di legno.
Finalmente arrivò Natale: l'albero era addobbato. Ben aveva salutato la sua amica Daisy e messo le sue scarpe sotto l'albero prima di andare a dormire. Nel silenzio della notte si sentì un grande fracasso che svegliò tutta la famiglia. Il papà di Ben uscì di casa e Ben lo seguì. Non ci credevano, davanti a loro c'era Babbo Natale con la sua slitta. Ben e suo padre rimasero per un attimo senza parole, " ma sei proprio tu Babbo Natale? " chiese Ben.
"Si piccolo Ben, una delle mie renne si è ferita ad una zampa e non è in grado di continuare a volare per questa notte. Non riuscirò mai a portare tutti giocattoli per questo Natale".
La mamma di Ben invitò Babbo Natale a entrare in casa per riscaldarsi. "Papà perché non prestiamo Daisy a Babbo Natale?" chiese Ben," ma Daisy non sa volare" rispose il padre. Babbo Natale che aveva sentito il discorso chiese: "quale renna?", il papà di Ben gli raccontò di Daisy.
"Prestami Daisy, te la riporterò quando avrò finito. Pensa a tutti i bambini che mi aspettano" disse Babbo Natale.
"Ma Daisy non sa volare"
"Non ti preoccupare, una volta insieme alle altre, Daisy saprà volare". Babbo Natale lasciò lì la renna ferita e se ne andò a finire il suo giro . Qualche giorno dopo Natale , Babbo Natale venne a riprendere la sua renna e riportò Daisy a casa. Quando vide i giocattoli di legno fatti dal padre di Ben gli chiese si era disposto a costruire i giocattoli di legno per ogni Natale.
Il papà di Ben ne fu onorato e accettò. Il lavoro era tanto e cosi ci fu lavoro per tutti gli abitanti di Playsville che ormai lavorano tutto l' anno per Babbo Natale. Ora regna la felicità. La renna Daisy vive sempre a casa di Ben e qualche volta Babbo Natale la viene a prendere per la notte di Natale. Ben è cresciuto e adesso costruisce giocattoli di legno e racconta ai bambini del paese la storia d'una notte di Natale e della renna Daisy.


racconti presi da
web.tiscali.it/alfafax/natale
04/12/2005 15:03
 
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Faceva il taglialegna e viveva nel bosco vicino al paese insieme al suo bimbo. Anche quell'anno stava giungendo il Natale. Quei giorni felici dell'anno, rischiarati dai bagliori riflessi sulla neve, giungevano veloci, e fuggivano altrettanto rapidamente, senza lasciare il tempo ai sentimenti, di prender la forma di parole ed abbracci dolci e sereni. Aveva lavorato molto quell'anno, tutti volevano un abete da addobbare nella loro casa, e lui correva a prenderli e portarli nelle abitazioni. Come sempre il suo abete, quello per la sua famiglia, era l'ultimo che portava. Venne la vigilia e sul far della sera arrivò con l'albero, era grande e bello, con le sue radici e la sua gioia naturale che brillava in ogni ago. Ma lui era stanchissimo, esausto da un lungo mese di lavoro; dopo averlo posto nell'angolo della sua piccola stanza, si addormentò davanti al camino. Il piccolo bambino, preoccupato per lui, decise di non svegliarlo e di attendere lì ,vicino al suo papà stanco, l'arrivo di Babbo Natale, però pensava tra sé e sé "chissà .. porterà ugualmente i doni, anche se l'albero non è addobbato?" Aveva solo pochi disegnini fatti in quei giorni felici, ma solitari, e vi appese quelli, poi si addormentò sul divanetto. Nel camino languivano lentamente piccole fiammelle che danzavano allegre, e pian piano stanche anch'esse, si avviavano verso il cielo stellato, infilando una ad una il camino come fosse una strada verso il paradiso. Fuori, nella neve, gli animaletti del bosco ed io eravamo un pochino preoccupati per quel bambino, anche noi ci domandavamo: "chissà .. Babbo Natale verrà ugualmente anche se l'albero non è addobbato ?" Decidemmo così, di far del nostro meglio, in segreto per adornarlo, ci riunimmo nella radura della quercia, presso la casa degli scoiattoli, i quali avevano preparato una tavolata con le nocciole dei pensieri. Tutta la notte discutemmo su cosa usare per addobbare l'albero, chi diceva il muschio, chi le fragole, chi le ghiande, insomma vi era una accesa discussione. Era quasi l'alba e come in ogni riunione affollata, non avevamo ancora deciso nulla. Iniziò a piovere lentamente, una pioggerellina fine di goccioline trasparenti, e comprendemmo lì per lì cosa usare. Ognuno di noi corse al più vicino filo d'erba, e con cura, raccolse una goccia, vi soffiò dentro lentamente sino a farla diventare una pallina, poi vi entrò e rimase lì un attimo, lasciando di sè l'immagine e l'amore che provava per il piccolo amico. Di corsa gli uccellini presero con il becco le palline ed infilandosi nel camino, le portarono sull'albero. Il tempo, mutevole come sempre nelle nottate invernali, volse la pioggia in neve, le topine del bosco presero a tessere quei fiocchi argentati e soffici, che scendevano dal cielo, in tanti festoni lunghi lunghi. Con quelli, avremmo completato la nostra opera in attesa dell'arrivo di Babbo Natale. Tutti in fila, i mariti topini, poi, entrarono dalla cantina, silenziosamente giunsero sino alla sala, ove troneggiava l'albero e lo incoronarono con quelle allegre corone abilmente confezionate dalle loro mogli. Rimaneva solo una cosa da fare …ora…. Volevamo bene a quel bambino e ci avrebbe fatto piacere donargli qualcosa, ma poveri com'eravamo, non avremmo pututo competere con i ricchi doni di Babbo Natale. Ci armammo di umiltà, e partimmo silenziosamente in fila indiana per la casetta di legno. Il sole stava sorgendo allegro e radioso nella sua sciarpa nuova, dono della sua amica luna. Arrivammo che ancora dormivano tutti , vedendo che Babbo Natale aveva gradito l'albero, e riempito il pavimento di regali, posammo anche noi i nostri : L'orsetto posò un abbraccio caldo come la sua pelliccia Il daino posò uno sguardo tenero Lo scoiattolo posò un sorriso vivace Il lupo posò la forza per vivere un altro anno La marmotta posò un sogno felice La talpa posò uno sguardo gentile Il falco posò una piuma guida per volare Ed io ? Io posai una fiammella da custodire nel cuore per scaldare le giornate fredde e solitarie. Al risveglio quale fu la sorpresa del bambino, nel vedere quanti doni aveva ricevuto, li scartò tutti gridando di gioia ad ogni fiocco sciolto. Poi, felice, corse fuori nella neve, venne nella radura , e ci abbracciò uno ad uno . Allegro pensò, che il più bel dono di Natale erano proprio i suoi cari amici.
10/12/2005 19:00
 
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Avventura di Natale

di Jolanda Colombini Monti - Illustrazioni di Mariapia - Editrice "Piccoli" - Milano - Copyright 1950 by Casa Editrice Piccoli


Udite l'avventura straordinaria
di Biri, un cane piccolo maltese,
che un giorno si sentì portare in aria...
Era Dicembre, addì venti del mese.

Ancora cinque giorni e poi... Natale!
Lucilla, la sua bionda padroncina,
gli disse: "Biri, tu che sei geniale,
corri a imbucare questa letterina.

E' per Gesù Bambino. Ascolta bene,
gli ho chiesto qualcosetta anche per te,
perciò spedirla subito conviene.
Va presto e poi ritorna qui da me!".

Biri era corso fuori sulla neve
cercando il luogo dell'impostazione;
dopo una corsettina svelta e breve
vide un gran sacco messo a penzolone.

Pendeva da una pianta tutta spoglia
ed un cartello aveva lì vicino,
fissato ai rami in luogo d'una foglia.
Diceva: "Posta per Gesù Bambino".

Biri si sentì pieno d'allegria...
spiccò un bel salto, ma, con grande smacco,
forse a cagion d'eccesso d'energia,
finì, insieme alla lettera, nel sacco!

Provò. Tentò d'uscirne. Inutilmente!
Ad ogni salto sempre più affondava.
Passasse almeno in strada della gente!
Macchè, nessuno! Biri mugolava...

E piangi, piangi, alfin s'addormentò...
E chi può dire, dopo, cosa avvenne?
Tra un cumulo di buste si svegliò
e lettere-richiesta dolci e strenne.

Seduto in un cantuccio tutto azzurro
Biri, sorpreso, intorno a sè guardava.
Tese l'orecchio. Percepì un sussurro...
C'era qualcuno che di là parlava.

"Com'è il tuo sacco per Gesù Bambino?"
"Ti dico, caro mio, che un tale peso,
da quando faccio l'Angelo Postino,
non l'ho portato mai. Ne son sorpreso!

Di là l'ho scaricato da un momento;
è stato un volo, credi, da stancare...
Di fare un altro viaggio non mi sento.
Se mi permetti vado a riposare".

"Dispongo per trovarti un sostituto.
Anche per me, che sono il Segretario,
dovrò cercare un angelo d'aiuto.
Quest'anno c'è lavoro straordinario!".

Biri, che quei discorsi aveva udito,
capì che in Paradiso si trovava.
Andò a girare intorno incuriosito,
qualcosa in ogni parte l'attirava.

Quanti preparativi per Natale!
Dovunque giochi, treni, trombettine...
ma la scoperta più sensazionale
la fece nel reparto bamboline.

V'erano tanti finti cagnolini
della sua stessa razza, in egual posa;
unica differenza: i collarini
ch'eran verdi mentre il suo era rosa...

Biri sostava, muto, ad ammirare
quei sosia che sembravan vivi e veri,
quando sentì un sommesso parlottare
che ritornar lo fece ai suoi pensieri.

"Qualcuno arriva" disse "Cosa faccio?
Se mi si scopre qui, sono spacciato!
Un'idea! Per togliermi d'impaccio
mi unisco ai finti Biri e tengo il fiato".

"Vuoi prender nota, caro? Un carrozzino,
una tromba, una bambola e un treno".
(Son gli angeli che passan lì vicino:
di Biri... non s'accorgono nemmeno!)

Lucilla, dopo aver tanto aspettato
che ritornasse il piccolo suo Biri,
col cuoricino triste ed angosciato
si vede spesso in lacrime e sospiri.

"Biri, Birino mio, perché non torni?
Qualcosa t'è accaduto certamente!"
Dalla finestra guarda tutti i giorni...
Fuori silenzio e neve solamente.

Quando un esser caro s'allontana
e notizie di lui nessuno porta,
la vita come sembra vuota e vana!
Anche se vien Natale, cosa importa?

Vigilia di Natale. Trepidanti
i bimbi di già smaniano d'attesa.
I doni sono pronti tutti quanti,
per Dario, per Maurizio, per Teresa...

Li han preparati in cielo gli angioletti
per ordine del buon Gesù Bambino.
C'è scritto chiaro dove son diretti
perché arrivare possano a destino.

Biri ha un'idea che in testa gli zampilla:
manca a Natale solamente un giorno.
Op! Un salto nel cesto di Lucilla
gli può dare certezza di ritorno!

Ma che sorpresa bella, stamattina!
Lucilla nel suo letto ancora stava
quando sentì tirar la copertina.
Era il suo Biri che la salutava.

"Biri, Birino sei tornato, e quando?
Dove sei stato, caro? Qua un bacetto!"
E il cagnolino allor scodinzolando
le fa le feste e monta sopra il letto.

Vorrebbe raccontare la bestiola
il grande viaggio, ma parlar non sa...
Oh, come è brutto non aver parola!
L'avventura un segrteo rimarrà.



18/12/2005 23:39
 
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Il più bel dono di Natale


Faceva il taglialegna e viveva nel bosco vicino al paese insieme al suo bimbo. Anche quell'anno stava giungendo il Natale. Quei giorni felici dell'anno, rischiarati dai bagliori riflessi sulla neve, giungevano veloci, e fuggivano altrettanto rapidamente, senza lasciare il tempo ai sentimenti, di prender la forma di parole ed abbracci dolci e sereni. Aveva lavorato molto quell'anno, tutti volevano un abete da addobbare nella loro casa, e lui correva a prenderli e portarli nelle abitazioni. Come sempre il suo abete, quello per la sua famiglia, era l'ultimo che portava. Venne la vigilia e sul far della sera arrivò con l'albero, era grande e bello, con le sue radici e la sua gioia naturale che brillava in ogni ago. Ma lui era stanchissimo, esausto da un lungo mese di lavoro; dopo averlo posto nell'angolo della sua piccola stanza, si addormentò davanti al camino. Il piccolo bambino, preoccupato per lui, decise di non svegliarlo e di attendere lì ,vicino al suo papà stanco, l'arrivo di Babbo Natale, però pensava tra sé e sé "chissà .. porterà ugualmente i doni, anche se l'albero non è addobbato?" Aveva solo pochi disegnini fatti in quei giorni felici, ma solitari, e vi appese quelli, poi si addormentò sul divanetto. Nel camino languivano lentamente piccole fiammelle che danzavano allegre, e pian piano stanche anch'esse, si avviavano verso il cielo stellato, infilando una ad una il camino come fosse una strada verso il paradiso. Fuori, nella neve, gli animaletti del bosco ed io eravamo un pochino preoccupati per quel bambino, anche noi ci domandavamo: "chissà .. Babbo Natale verrà ugualmente anche se l'albero non è addobbato ?" Decidemmo così, di far del nostro meglio, in segreto per adornarlo, ci riunimmo nella radura della quercia, presso la casa degli scoiattoli, i quali avevano preparato una tavolata con le nocciole dei pensieri. Tutta la notte discutemmo su cosa usare per addobbare l'albero, chi diceva il muschio, chi le fragole, chi le ghiande, insomma vi era una accesa discussione. Era quasi l'alba e come in ogni riunione affollata, non avevamo ancora deciso nulla. Iniziò a piovere lentamente, una pioggerellina fine di goccioline trasparenti, e comprendemmo lì per lì cosa usare. Ognuno di noi corse al più vicino filo d'erba, e con cura, raccolse una goccia, vi soffiò dentro lentamente sino a farla diventare una pallina, poi vi entrò e rimase lì un attimo, lasciando di sè l'immagine e l'amore che provava per il piccolo amico. Di corsa gli uccellini presero con il becco le palline ed infilandosi nel camino, le portarono sull'albero. Il tempo, mutevole come sempre nelle nottate invernali, volse la pioggia in neve, le topine del bosco presero a tessere quei fiocchi argentati e soffici, che scendevano dal cielo, in tanti festoni lunghi lunghi. Con quelli, avremmo completato la nostra opera in attesa dell'arrivo di Babbo Natale. Tutti in fila, i mariti topini, poi, entrarono dalla cantina, silenziosamente giunsero sino alla sala, ove troneggiava l'albero e lo incoronarono con quelle allegre corone abilmente confezionate dalle loro mogli. Rimaneva solo una cosa da fare …ora…. Volevamo bene a quel bambino e ci avrebbe fatto piacere donargli qualcosa, ma poveri com'eravamo, non avremmo pututo competere con i ricchi doni di Babbo Natale. Ci armammo di umiltà, e partimmo silenziosamente in fila indiana per la casetta di legno. Il sole stava sorgendo allegro e radioso nella sua sciarpa nuova, dono della sua amica luna. Arrivammo che ancora dormivano tutti , vedendo che Babbo Natale aveva gradito l'albero, e riempito il pavimento di regali, posammo anche noi i nostri : L'orsetto posò un abbraccio caldo come la sua pelliccia Il daino posò uno sguardo tenero Lo scoiattolo posò un sorriso vivace Il lupo posò la forza per vivere un altro anno La marmotta posò un sogno felice La talpa posò uno sguardo gentile Il falco posò una piuma guida per volare Ed io ? Io posai una fiammella da custodire nel cuore per scaldare le giornate fredde e solitarie. Al risveglio quale fu la sorpresa del bambino, nel vedere quanti doni aveva ricevuto, li scartò tutti gridando di gioia ad ogni fiocco sciolto. Poi, felice, corse fuori nella neve, venne nella radura , e ci abbracciò uno ad uno . Allegro pensò, che il più bel dono di Natale erano proprio i suoi cari amici.

18/12/2005 23:40
 
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SUPERSUPREMO
La vigilia di Natale
Era la vigilia di Natale. Nella vecchia casa si erano riuniti i parenti e gli amici più intimi per celebrare tutti insieme la festa più bella dell'anno. C'erano la vecchia nonna, la mamma, i due gemelli, Maria, la sorella maggiore, il parroco, un giovane dottore e persino i due cani. Per ultimo giunse il vecchio maestro con la sua solita aria svanita ed il cappotto logoro.

Ma era sempre così allegro, gioioso e buono che tutti gli volevano bene. " Cosa avete portato?" gli chiesero i gemelli correndogli incontro. Il maestro, pur non avendo nulla, dava sempre l'impressione di avere tutto, proprio come un mago. " Ho qualcosa che farà piacere a tutti!" rispose e, prese dalla tasca del cappotto una scatola da cui estrasse una polvere. Il maestro mise la polvere sul ceppo del camino ed il fumo si diffuse per tutta la stanza. Allora la scena cambiò per ognuno. Tim, uno dei gemelli, si ritrovò a cavallo di un superbo destriero bianco. In mano teneva una spada scintillante e cavalcava terre lontane e sconosciute.

Tom, il fratello, si ritrovò su una nave che solcava l'oceano e lui ne era il valido capitano. Maria si ritrovò vestita con il più bell'abito da sposa che avesse mai sognato e il dottore invece si vide passeggiare per strada accanto alla sua adorata sposa, Maria e con loro vi era un tenero bambino dai riccioli color ebano. Il parroco per un attimo non scorse nulla ma il fumo lentamente si diradò e allora poté scorgere la città di Betlemme e udire mille campane suonare a festa. Nel cielo splendeva la stella cometa ed il parroco sentì il cuore colmarsi di gioia. La nonna invece vide una fanciulla seduta sopra ad un cuscino di velluto. Guardò meglio e vide sé stessa, bella e giovane, avvolta nell'abito da sposa che le aveva confezionato la sua mamma. Infine la mamma si ritrovò tra le mani metri e metri di broccato d'oro e non finiva più di misurare il tessuto pensando all'abito elegante che avrebbe potuto confezionarsi.

Anche i cani ebbero la loro visione e mugolarono felici scodinzolando allegramente. A mezzanotte in punto le campane della chiesa suonarono. Allora il maestro spazzò via il fumo e l'aria tornò nitida e chiara. Tutti si risvegliarono in tempo per mangiare il budino e bere lo spumante. Il sogno magico era svanito, ma nel cuore di ognuno regnava un vago sentimento di pace e felicità.
18/12/2005 23:41
 
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Il Natale del gatto Sissi


Si stava avvicinando il Natale. Il gatto Sissi e il topino stavano passeggiando per le strade della città. " Come mai c’è tanta gente in giro?" chiese il topino " E' il Natale che si avvicina e tutti stanno acquistando regali e cose buone per le feste. E tu topino con chi festeggi? "
" Io non ho nessuno con cui festeggiare. I miei amici topini non vengono più tanto volentieri a trovarmi da quando sanno che frequento un gatto "
" Perché non festeggiamo noi due " disse il gatto Sissi. Il topino fu molto contento dell’idea, ma il problema era dove e come festeggiare.

Alla fine il gatto Sissi pensò che nella casa dove ora viveva, le due bimbe e la loro famiglia avrebbero fatto una festicciola la sera della vigilia di Natale, ma poi sarebbero andati tutti a dormire. Sissi e il topino avrebbero potuto arrivare dopo e continuare loro la festa. Erano entusiasti del progetto, e subito iniziarono ad organizzarsi.

E’ la mezzanotte della vigilia di natale e attraverso la speciale porticina fatta apposta per permettere a Sissi di entrare e uscire da solo, i nostri due amici s’introdussero nella casa.


L’albero di natale era acceso in tutto il suo splendore, e molti regali erano già sotto l’albero. Subito fecero un brindisi, bevendo un po’ di spumante avanzato nei bicchieri. "Pizzica" disse il topino " fa le bollicine sul naso" ; " e’ vero " confermo' Sissi, "e’ proprio strano"

Presero poi un pasticcino tra quelli avanzati sul vassoio e se lo sgranocchiarono con gusto. Infine si erano portati l’un l’altro un regalo. Nel pacchettino per il topino c’era un pezzo di formaggio. Sissi apri’ il suo regalo e ci trovo’ ...... una cavalletta !!!

" Non sapevo cosa regalarti " disse il topino" ma spero che ti piaccia. Puoi giocare a corrergli dietro per tenerti in allenamento. E’ una cavalletta velocissima. Mi ci sono volute ore per prenderla " . Il gatto Sissi ringraziò anche se dentro di se pensava " Certo che ‘sti topi sono proprio strani".

Il topino non aveva mai visto le palline dell’albero di natale, e allora chiese a Sissi di fargliele vedere da vicino . Sissi allora ne tiro’ qualcuna giù dall’albero perché il topino le potesse vedere bene. Il topo si divertiva un mondo a guardare la sua immagine riflessa sulle palline. Si guardava e rideva e come un matto. Poi disse a Sissi " prova tu a guardarti, guarda che buffo". Avevano trovato proprio un gioco divertente.

Mentre i nostri amici si divertivano, successe una cosa veramente inaspettata. Videro una luce intensa che si stava formando verso la finestra del balcone. " Che cosa sta succedendo ? " chiese il topino " non lo so " rispose Sissi continuando a guardare quella luce. Quando la luce svanì, apparve un uomo vestito di rosso, con una folta barba bianca. Era Babbo Natale che stava venendo nella casa a portare i doni alle due bimbe.

Quando si accorse della presenza dei due animaletti disse: "Mah, mi avevano assicurato che dormivano tutti qui. E invece guarda chi c’è qua; un gatto e un topino. Cosa ci fate qui? " - " Stavamo festeggiando il Natale" risposero.
"Oh, bravi, bravi. E’ bello vedere un gatto e un topo amici che festeggiano insieme, sapete cosa faccio? Lascio due regali anche per Voi. Ditemi un po’: Cosa vi piacerebbe avere? "

Il gatto Sissi ci pensò un pochino e disse" Mi piacerebbe una nuova cesta per dormire" e il topino " A me piacerebbe uno scaldino da mettere nella mia tana, dentro cui dormire quando fa’ freddo" . Babbo natale estrasse dal sacco due bellissimi pacchi e glieli porse. Aprirono i loro pacchi. Il gatto Sissi trovò una bellissima cesta, e ci entro’ subito dentro per provarla.

Il topino invece ci trovò un cappello da Babbo Natale che sembrava fatto proprio per lui. S’infilo’ dentro e disse " oh, che calduccio. Grazie Babbo Natale!".Il caro vecchietto aveva intanto finito di deporre i pacchi." Volete venire a fare un giro nella mia slitta magica ?" Chiese Babbo Natale. " Si, si, che bello e dov’è la tua slitta" rispose Sissi. " E’ qui fuori della finestra; presto, salite". Quella sera il gatto Sissi e il topino andarono con Babbo Natale a portare i regali a molti bimbi e si divertirono moltissimo. E dall’alto della slitta volante augurarono a tutto il mondo, il loro Buon Natale.

18/12/2005 23:42
 
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Le Renne di Babbo Natale

Forse non lo sapete, ma le renne che trascinano la slitta di Babbo Natale devono essere rigorosamente otto. Perché? A questo proprio non lo so bisognerebbe chiederlo a lui!
Ebbene, sentite cosa accadde lo scorso anno!
Il Natale si stava avvicinando a grandi passi, il mondo cominciava a coprirsi di luci, suoni, colori, l´atmosfera era quella di un momento di magia... e Babbo Natale era già in agitazione: carico di regali per i bimbi di tutto il mondo, si preparava a partire, quando gli accadde un bel guaio. Scheggia, Fulmine, Furia e Ardore, quattro delle sue fedelissime, ma ormai vecchie renne, dopo ben cento anni di onorato servizio decisero di andare in pensione, non se la sentivano più di affrontare tante fatiche...
Che fare? 100 anni di lavoro erano veramente molti e il Buon Vecchio non poteva rifiutare quella richiesta.
Subito si mise al lavoro, preparò un grandissimo cartello con queste parole: "Cercasi renne, stipendio ottimo, disponibilità immediata..." e lo appese sulla porta di casa. Ma passavano i giorni e non si presentava nessuno. Babbo Natale era preoccupatissimo, telefonava in continuazione, mandava e-mail in tutto il mondo e fax negli angoli più sperduti del cielo ... finalmente si presentarono quattro dolcissime renne: una giovane coppia di sposi con due piccoli maschietti renna dagli occhi languidi e sognanti; erano disoccupati, venivano da molto lontano, cercavano una casa ed avevano bisogno di lavorare.
Questa tenera famigliola piacque subito a Babbo Natale che accolse con gioia papà, mamma e i rennini, ma come in tutte le storie c'era un MA: i piccoli sarebbero stati capaci di trainare con forza la pesante slitta carica di regali?
Allora mamma renna ebbe un´idea geniale: comprò otto pattini e li infilò alle zampe dei suoi piccoli Lampo e Notte e fu un successone!!!!
La batteria di renne si ricompose immediatamente, Lampo e Notte, aiutati dai loro pattini non sentivano la fatica e volavano come razzi superando ogni ostacolo, e così, come sempre, Babbo Natale fu puntuale nel consegnare un sacco di doni a tutti i bambini
18/12/2005 23:43
 
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Il Sole la Luna e il Gallo.
- Fiaba di Marco -

Moltissimi anni fa, così tanti che la notte e il giorno ancora non esistevano, il sole, la luna e il gallo vivevano insieme nella loro casa del cielo.

Un giorno il sole se ne ando' per i cieli, lontano molto lontano; cosi' nella casa restarono insieme la luna e il gallo.
Il gallo se ne ando' per il cielo a sbrigare mille faccende;

allineo' le nubi, lucido' l'arcobaleno, fece soffiare il vento e tacere la bufera.

Quando stanco,se ne torno' a casa, la luna pretese che andasse dall'altra estremita' del cielo a tingere d'azzurro una nube rosa.

Il gallo pero' era molto stanco e si rifiuto'.

Allora la luna lo getto' sulla terra.

Quando il sole rientro' dalla sua traversata del cielo,chiese alla luna di suo fratello, il gallo.

La luna fu costretta a raccontare come e perche ' lo aveva cacciato per sempre dalla sua casa nei cieli.

Tanto si arrabbio' il sole, che non volle piu' vedere sua sorella e disse cosi' :"A partire da questo momento non tornero' piu'a vivere con te.

Quando tu sarai in cielo non ci saro' io.

Il gallo ti odiera' e invece vorra' bene a me.

Ed ogni volta che io sorgero', mi salutera' col suo canto.

Quando ti leverai tu, invece lui se ne andra' a dormire senza neppure parlarti".

Gli gnomi spiegano cosi' il fatto che il sole e la luna non si incontreranno mai insieme nel cielo, e che il gallo canta sempre all'alba.

18/12/2005 23:44
 
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Il Re e la bambina

C'era una volta in un regno lontano, un re ricchissimo, cortese, ed amato dal suo popolo. Il re però nonostante le sue ricchezze fossero oltre ogni immaginazione e i suoi territori si estendessero rigogliosi e fertili fino oltre l'orizzonte, non riusciva ad avere ciò che più desiderava, l'allegria e la gioia di vivere. Aveva delegato i compiti più gravosi a persone di sua fiducia, pensando che gli oneri del regno potessero oscurare il suo umore, ma il regno era sempre più rigoglioso e lui sempre più cupo. Un giorno decise di organizzare una grande festa con canti, balli, musica, e divertimenti di ogni tipo. Così chiamo il suo più fedele assistente, e gli diede ordine di recarsi in tutti i paesi del regno anche i più remoti, per dare notizia dei festeggiamenti che ci sarebbero stati, e di invitare anche il più umile dei contadini a gioire di tale festa insieme a lui. L'assistente del re partì subito ma la strada era lunga, e prima di arrivare al primo paese si era quasi fatta sera, era tutto il giorno che cavalcava senza incontrare nessuno, ma quando ormai era buio attraversando un bosco, trovò una casetta, circondata da cespugli di rose fioriti, si avvicinò per chiedere ospitalità per la notte. Bussò alla porta e gli aprì una bimba graziosa e dai modi gentili che lo invitò ad entrare e a rifocillarsi dinanzi al fuoco, lui accettò di buon grado, e passò tutta la sera a parlare e giocare con la graziosa bimba, quando il giorno dopo si svegliò da un pesante sonno ristoratore la bambina gli aveva preparato la colazione, era talmente felice di quell'incontro che dimenticò il messaggio del re, e chiese alla bambina di tornare con lui al castello per conoscere il re . La bimba non se lo fece ripetere e accettò volentieri. Partirono insieme alla volta del castello, passarono nuovamente gli immensi possedimenti del reame e più il tempo passava e più l'assistente del re si sentiva felice di trovarsi in compagnia di quella bambina così allegra e gioviale, lungo la strada passavano il tempo giocando, cantando e raccontandosi storielle divertenti. Giunti al castello a sera fatta, si fecero annunciare al re che li accolse a braccia aperte, quando però venne a sapere che il suo fidato assistente aveva omesso di invitare ai festeggiamenti tutti gli abitanti del regno, ma aveva potato con se solo quella bambina, si infuriò e li cacciò via. L'assistente spiegò la situazione alla bambina, che gli consigliò di fare come il re gli aveva ordinato. Così partirono insieme per il viaggio, che li portò fino ai confini del regno; invitarono tutti ma proprio tutti alla grande festa indetta dal re, poi tornarono al castello durante i festeggiamenti e videro la più bella festa che mai si sia vista, balli, danze, musiche, giochi, tavole imbandite, tutti erano felici, tranne il re che non riusciva proprio a sorridere.Quando ormai i festeggiamenti erano quasi conclusi il congedò tutti, affranto per non essere riuscito a provare un minimo di allegria nemmeno durante quella splendida festa. L'assistente si avvicinò allora al suo sovrano, il quale stava per apostrofarlo in malo modo per essersi presentato al suo cospetto dopo essere stato cacciato, ma capì che era stato proprio il suo fedele suddito ad aver organizzato tutto, nella speranza di veder tornare il sorriso sul volto del re, così lasciò che si avvicinasse e gli parlasse " Sire….vi prego lasciate che questa bimba trascorra un po' di tempo con voi e vedrete …." La bimba restò in compagnia del re per il resto della giornata, ed il re la assecondò, giocarono a palla, a nascondino, cantarono, ballarono ed il re si divertì tutto il tempo come non aveva mai fatto prima. Da allora la bimba restò ad abitare a palazzo l'assistente divenne il primo consigliere del re, e furono tutti felici e contenti. La morale della storia è che non sempre chi ha tutto, ha davvero ciò che vuole e che a volte bisognerebbe sapersi accontentare delle piccole gioie che ci da la vita per essere davvero felici.

18/12/2005 23:47
 
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Il primissimo albero di Natale

Una favola di Hermann Löns
(1866-1914)


Babbo Natale stava attraversando il bosco. Era di cattivo umore. Il suo cagnolino bianco, che di solito gli correva davanti con gioia, se n'accorse e s'insinuò dietro il suo padrone con la coda tra le gambe. Non provava più quella bella soddisfazione nel suo lavoro. Tutti gli anni era lo stesso. In questa cosa non c'era più entusiasmo. Giocattoli, cibi, alla lunga non servivano più. I bambini si divertivano certamente, ma lui voleva che strillassero, esultassero, e cantassero, ma ormai lo facevano soltanto di rado. Babbo Natale si era lambiccato il cervello tutto il mese di dicembre per escogitare qualcosa che finalmente una volta portasse una vera gioia natalizia nel mondo dei bambini, una gioia a cui prendessero parte anche gli adulti. Così procedeva faticosamente dentro la foresta innevata, fino a quando non giunse all'incrocio. Lì voleva incontrarsi con Gesù Bambino, con il quale si consigliava sempre sulla distribuzione dei doni.Già da lontano vide che c'era Gesù Bambino perché in quel punto c'era un chiarore luminoso. Il Bambin Gesù indossava un abitino bianco di pelliccia e il suo volto era tutto un sorriso: "Come va, vecchio mio?", chiese Gesù bambino. "Hai la luna storta?" Allora se lo prese a braccetto e andò via con lui. Dietro di loro trottava il cagnolino, ma non sembrava più triste e teneva la coda in aria baldanzosa. "Sì", disse Babbo Natale, "tutta ciò non mi diverte per niente. Che sia colpa dell'età o d'altro, non lo so. Il fatto è che dopo i dolcetti, le mele e le nocciole, è finito tutto. Finiscono di mangiarle e la festa è finita. Bisognerebbe trovare qualcosa di nuovo." Gesù Bambino approvò con la testa e assunse un'espressione pensierosa; poi disse: "Hai ragione, vecchio mio, è venuto in mente anche a me. Ci ho già pensato anch'io, ma non è così facile." "E' proprio questo" brontolò Babbo Natale, "sono ormai troppo vecchio e troppo sciocco per farlo. Mi è già venuto un bel mal di testa a forza di pensarci, ma non mi viene in mente proprio niente di divertente". Pensierosi, andarono entrambe attraverso il bosco bianco, Babbo Natale con il volto burbero e Gesù Bambino meditabondo. Nella foresta era tutto silenzio, non si muoveva niente, soltanto quando la civetta si sedeva sopra un ramo, cadeva, con un rumore sommesso, un pezzetto di quella specie di decorazione che forma la neve appena caduta. La luna splendeva chiara e luminosa, tutte le stelle luccicavano, la neve pareva argento e gli abeti stavano lì, neri e bianchi, era proprio uno splendore. Un abete alto cinque piedi che stava da solo in primo piano appariva particolarmente incantevole. Era ben proporzionato, su ogni ramo c'era una striatura di neve, sulle punte dei rami dei piccoli ghiaccioli, e così scintillava e luccicava al chiaro di luna. Gesù Bambino lasciò andare il braccio di Babbo Natale e diede un piccolo colpo al vecchietto in segno d'intesa, indicò l'abete e disse: "Non è semplicemente meraviglioso?" "Sì", disse il vecchietto, "ma questo a cosa mi serve?". "Tira fuori un paio di mele", disse il Bambin Gesù, "mi è venuta un'idea." Babbo Natale fece una faccia stupita perché non riusciva a immaginare come a Gesù Bambino fosse venuto voglia di mangiare delle mele ghiacciate con quel freddo. Staccò la sua cinghia, adagiò il suo enorme sacco nella neve, frugò dentro e allungò un paio di belle mele. "Adesso tagliami qualche cordicella in due pezzi lunghi un dito e fammi dei piccoli paletti", disse Gesù Bambino. Al vecchietto parve tutto questo un po' buffo, ma non disse nulla e fece quello che gli aveva detto Gesù Bambino. Quando ebbe preparato le cordicelle e i paletti, Gesù Bambino prese una mela, gl'infilò dentro un paletto, legò attorno il filo e lo appese ad un ramo. "Così", disse, "ed ora tocca agli altri e tu puoi aiutare, ma fa attenzione, che non cada giù neppure un fiocco di neve!" Il vecchietto aiutò, sebbene non sapesse perché, ma la cosa lo divertiva e non appena l'intero alberello fu carico di belle mele rosse, si allontanò cinque passi, si mise a ridere e disse: "Guarda, quanto è grazioso! Ma che senso ha tutto ciò?". "C'è proprio bisogno che tutto abbia uno scopo?" rise Gesù Bambino. "Stai attento, che lo faccio ancora più bello. Adesso dammi anche le nocciole!" Il vecchietto fece scivolare fuori del suo sacco delle noci e le diede a Gesù Bambino. Infilò in ognuna un bastoncino, ci attaccò un filo e l'appese tra le mele. "Cosa ne dici adesso, vecchio mio?" domandò, "non è la cosa più bella del mondo?". "Si", disse, "ma non so ancora..." "Vieni dai!" rise Gesù Bambino. "Hai delle luci?". Ora, l'alberello stava lì sulla neve, dai suoi rami innevati facevano bella mostra di sé le mele rubiconde, le nocciole d'oro e d'argento brillavano e luccicavano, e le candele di cera gialle ardevano festosamente. Con il suo viso bianco e roseo Gesù Bambino era tutto sorridente e batteva le mani, il vecchio Babbo Natale non sembrava più così di cattivo umore e il cagnolino saltava di qua e di là e abbaiava. Quando le luci ebbero finito un poco di bruciare, Gesù Bambino agitò le sue ali d'oro e d'argento e le luci si spensero. Disse a Babbo Natale di segare l'alberello con cura. Lo fece e poi scesero entrambi dalla montagna portandosi dietro l'alberello variopinto. Quando arrivarono al paese tutti dormivano. Si fermarono alla casa più piccola. Gesù Bambino aprì la porta piano piano ed entrò; Babbo Natale gli venne dietro. Nella stanza c'era uno sgabello a tre gambe con una lastra perforata. Lo misero sul tavolo e c'infilarono l'albero. Babbo Natale pose sotto l'albero ancora tante belle cose, giocattoli, dolci, mele e nocciole, e poi tutti e due lasciarono la casa in punta dei piedi, come erano entrati. Quando l'uomo a cui apparteneva la casetta, la mattina seguente, si svegliò e vide l'albero variopinto, rimase stupito e non sapeva che cosa dire. Accese le luci dell'alberello e svegliò la moglie e i bambini. C'era una tale atmosfera di gioia nella casa come non c'era stata mai durante i Natali passati. Nessun bambino badava ai giocattoli, ai dolci, e alle mele, tutti guardavano solamente l'albero con le luci. Si presero per mano, ballarono intorno all'albero e cantarono tutti le canzoni di Natale che sapevano. Quando fu giorno pieno vennero gli amici e i parenti del minatore, guardarono l'alberello, si rallegrarono e andarono subito nel bosco, per andare a prendersi anche loro un alberello per i loro bambini. Le altre persone che videro questi, li imitarono, ognuno si prese un abete e lo decorò, chi in un modo, chi in un altro, ma luci, mele e nocciole le mettevano tutti quanti. Quando si fece sera ardeva in tutto il villaggio, casa per casa, un albero di Natale, dovunque si sentivano canzoni di Natale e il giubilo e le risa dei bambini.
Da lì l'albero di Natale ha fatto il giro di tutta la Germania e da lì del mondo intero.

18/12/2005 23:56
 
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L' INVERNO E LA PRIMAVERA


La Primavera e l'Inverno sono due stagioni completamente opposte che non sono mai riuscite a trovare la corretta armonia per andare d'accordo. Fortunatamente esse non devono convivere, infatti, quando compare una deve umilmente ritirarsi l'altro.
Un giorno il signor Inverno si trovò faccia a faccia con la giovane signorina Primavera. L'anziana stagione, con quella sua aria sapiente prese a dire: "Mia cara amica, tu non sai essere decisa e determinata. Quando giunge il tuo periodo annuale, le persone e gli animali ne approfittano per precipitarsi fuori dalle loro case o dalle loro tane e si riversano in quei prati che tu, con tanta premura, hai provveduto a far fiorire. Essi strappano i giovani arbusti, calpestano senza pietà l'erba e assorbono ogni sorso di quel sole splendente che, col tuo arrivo diventa più caldo. I tuoi frutti vengono ignobilmente raccolti e divorati e infine, con il baccano e la cagnara che tutti fanno, non ti permettono neppure di riposare in pace. Invece io incuto timore e rispetto con le mie nebbie, il freddo e il gelo. La gente si rintana in casa e non esce quasi mai per paura del brutto tempo e così mi lascia riposare tranquillo".

La bella e dolce Primavera, colpita da quelle parole, rispose: "Il mio arrivo è desiderato da tutti e le persone mi amano. Tu non puoi nemmeno immaginare cosa significhi essere tanto apprezzati. E' una sensazione bellissima che non potrai mai provare perché con il freddo che porti al tuo arrivo anche i cuori più caldi si raggelano". L'inverno non disse più niente e si fermò a riflettere. Forse, essere ammirati ed amati dagli altri, poteva anche essere una bella sensazione.

Per ottenere rispetto ed amore non serve utilizzare la forza ed incutere paura invece i migliori risultati si ottengono con la bontà a la sensibilità.
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