Un marziano a Ponte Vecchio
Una sfida di golf sull’Arno, nello scenario fra Ponte Vecchio e il tratto di fronte al Corridorio Vasariano, con 3 green galleggianti, non è una gara. Si tratta di un’invenzione più unica che rara, come ha dimostrato (ampiamente) la sua riuscitissima trasformazione nel settimo anno di vita: da challenge a mundialito dell’approccio, il colpo che con questa formula viene dilatato a sintesi del gioco, profondità e precisione.
Se Ignacio Garrido, mostruoso nella sua precisione, è stato il trionfatore del I° Conte of Florence Approach Championship, col placet ufficiale della IMG che controlla il golf professionistico e la presenza di 15 giocatori di valore internazionali - su tutti Bernhard Langer, arrivato a Firenze direttamente dalla vittoria nella World Cup alle Barbados per chiudere la sua trentennale carriera di star del golf - il vincitore morale è stato Romano Boretti.
Geniale imprenditore dell’abbigliamento sportivo, tipico spirito goliardico toscano ben celebrato da Monicelli in “Amici Miei”, capolavoro del cinema, Boretti (con l’ausilio del suo staff e di Media Vip) ha fatto della sua passione, il golf, una splendida vetrina alla vigilia di Natale. Nella sua Firenze, con una gara che costa 1 milione di euro, ha portato giocatori famosi, personaggi, turisti. Ha fatto conoscere il golf, riportato una ventata di sana mondanità con i 500 invitati all’esclusivo gala di Palazzo Corsini, ma ha voluto anche raccogliere fondi per il restauro di opere d’arte, come la Fontana dell’Oceano di Boboli, e soprattutto svegliare la sua amatissima Firenze, troppo “fiorentinacentrica”, con un’alternativa sportiva mondiale che grazie alle Tv mondiali andrà in oltre 100 milioni di case e dal 23 al 25 dicembre, col commento di Mario Camicia e Silvio Grappasonni, sarà lo spot natalizio per i numerosi abbonati di Sky.
Momento di transizione “epocale”, dunque, questa edizione. Se il tedesco Langer, 41 titoli in 40 anni d’attività nel circuiito, fa cui 2 Master e 2 Open d’Italia ha chiuso la sua fantastica carriera premiato con una sorta sberleffo irriguardoso(8 volte in acqua, la peggior sequenza che lo toglie subito di mezzo dalla gara), se Robert Karlsson, n.4 del tour europeo, vincitore uscente, paga in fondo solo il sorprendente livello di gioco (e motivazionale) giocandosi la cittadinanza onoraria promessagli dal Comune di Firenze per la sua fedeltà alla causa, se insomma si chiudono pagine importanti, se ne aprono altrettanto luminose. Ne indichiamo almeno tre. La prima è l’acquisizione da parte di Firenze dell’evento sportivo internazionale, con una gara che un giorno non lontano potrà permettere di “toccare” Tiger Woods e Annika Sorenstam. Il patron di Conte of Florence chiede alla Federgolf di omologare il campo sull’Arno affermando che questo è, come prestigio, il 5° percorso al mondo; al di là dalla boutade vuole qualificare nel 2007 ancor più la gara, sul Ponte Vecchio e schierare uno dei primi 3 giocatori delle 15 nazioni più rappresentative del golf.
La seconda è il rilancio di Diana Luna, che si mette alle spalle due anni di problemi fisici e conquiste importanti di vita (matrimonio, trasferimentin Costa Azzurra) e rispolvera, specie nel match-play col vincitore Garrido perso per colpa di una pallina rimbalzata sul green e caduta in acqua che poteva portarla in finale, quella sua combattività che il suo personaggio, un misto di stile e qualità, sa esaltare. Il suo 11° posto nel tour europeo, il primo segnale che il golf azzurro stava vivendo il rinnovamento atteso da sempre, è il preludio a un ritorno sulla scena,
La terza pagina riguarda, è scontato, Ignacio Garrido, 34 anni spagnolo, appassionato di taekwondo e di arti marziali, per affinare la concentrazione, che a Firenze si regala una prestazione mostruosa, nel contesto di un’ottima carriera (vittoria nel Pga Championship nel 2003, selezione per la Ryder Cup) marcata da un duro lavoro di tecnica per migliorare la precisione ma anche da una dichiarata antipatia per il tour americano. La sua prestazione dà ancor più smalto alla prova di Diana Luna capace di tenergli testa nelle eliminatorie e di un “quasi sorpasso” nelle semifinali. Su 30 colpi per conquistare il trofeo, lo spagnolo che fin d’ora dice di essere pronto a vincere il prossimo Open d’Italia ne ha sbagliati appena 7 (di cui ben 3 nel primo match del girone eliminatorio…). Si tratta di una precisione da Guiness: 23 centri su 30 colpi fanno quasi l’80 per cento!. Roba da marziani.
Ci sarebbe, una quinta pagina, per non scordare le belle prove del giovanissimo Eddie Lee, neozelandese di Corea che dilettante, a 18 anni, vinse a Seul un torneo della Pga, e di cui sentiremo parlare. E infine di Andrè Bossert, che ha messo alla frusta Garrido nella finale. Il svizzero, da vari anni n.1 del suo paese, ha sfogato la rabbia per aver fallito a novembre la “carta” per il tour. Icona del buon professionista che lavora molto e non si lagna mai, può essere un modello utile per il più giovane dei Molinari per capire che quando si esce dai riflettori, si può tornare più forti di prima. A 43 anni il longilineo “moschettiere” ricomincerà dalla giungla dei “challenge”, laddove ogni match è una lezione.
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