di Werner Herzog
con Brad Durif e i membri di una spedizionescientifica della Nasa (Germania/Francia/Gran Bretagna 2005)
Che dire di un film che si conclude ringraziando la Nasa “per il suo valore poetico”? Per lo meno che si tratta di un film fuori dall’ordinario. E “L’ignoto spazio profondo” è proprio un film inclassificabile, magico, unico. A rigor di logica dovrebbe essere un film di fantascienza: c’è un alieno (con la faccia un po’ triste di Brad Dourif) che si rivolge allo spettatore e gli racconta da una parte il fallimentare tentativo, suo e dei suoi simili, di installarsi sulla Terra e dall’altra l’altrettanto fallimentare tentativo di una spedizione scientifica terrestre di trovare un qualche ambiente vivibile nello spazio.
Ma la logica di questo racconto finisce ben presto per ingarbugliarsi e sparire, per lasciare spazio a una serie di immagini e suoni assolutamente insoliti e inaspettati, dove quelle che dovrebbero essere riprese sotto il pack polare diventano le immagini di un pianeta coperto di elio liquido dove il cielo è ghiacciato (!) mentre i resti disabitati di un mall sarebbero gli edifici creati dagli alieni per “comunicare” con gli umani. A Herzog evidentemente non interessa immaginare il nostro prossimo futuro con un qualche elemento di credibilità: lui vuole solo trasformare in immagini una serie di fantasie personalissime che ha coltivato negli anni. E la cosa straordinaria è che ci riesce, grazie anche a una colonna sonora ipnotica e affascinante dove nenie senegalesi si alternano a cori popolari sardi. Certo, lo spettacolo non è certo per tutti, ma se si è disposti a farsi condurre per mano dalla fantasia di Herzog, senza voler ad ogni momento far ricorso alla propria razionalità, la visione di questo film può riservare molte sorprese.
Fonte Corriere.it