Domani a Washington ( 3 di notte, ora italiana) Iron Mike torna sul ring.
Una sconfitta con McBride significherebbe perdere tutto: «Sarò un fallito, ma la gente fa follie per me»
LOS ANGELES - Ciò che rende affascinante l’ennesimo ritorno sul ring di Mike Tyson, non è certo lo spessore del proprio avversario, Kevin McBride (32 vittorie, 4 sconfitte, 1 pari), un gigante d’argilla che per preparare il match s’è pure fatto ipnotizzare da uno specialista. No, se alla Mci Arena di Washington i 17 mila posti a sedere si stanno esaurendo in queste ore è perché l’ex campione dei pesi massimi a 38 anni combatte per qualcosa che vale molto più di qualsiasi cintura iridata. Mike Tyson deve vincere, costi quel che costi questo e almeno due dei prossimi match in programma per lui. La sconfitta significherebbe perdere davvero tutto: il timore è che, in quel caso, le prossime notizie sul conto di Tyson arriverebbero dal casellario giudiziario.
I suoi accaniti detrattori prevedono una fine cliché, in fondo a un vicolo o magari a casa propria stroncato da depressione e tranquillanti. Ecco perché la sfida Tyson-McBride assume una drammaticità che solo qualche anno fa avrebbe fatto sorridere. Qualche anno fa, a dire il vero, Tyson neppure avrebbe detto le cose che proferisce adesso. La sensazione è che, oltre a un rigido piano finanziario per ripianare i 40 milioni di dollari che ancora deve al fisco, il pugile abbia adottato un piano personale per convincere il mondo che oggi è davvero un uomo diverso. «Sono invecchiato troppo in fretta e sono diventato saggio troppo tardi. Questa è la verità. Non posso farci granché. Molti mi chiamano fallito, per i giornalisti sono un fiasco, ma se tutta questa gente spende ancora tutti quei soldi per venirmi a vedere, una ragione ci deve essere. Penso di essere un’icona del nostro tempo. Il mio record pugilistico è quasi perfetto, 50 vittorie, 5 sconfitte. Sono un’attrazione comunque. Nella vita privata, beh, in quel caso non è sbagliato dire che sono un fallimento». Quando si rivolge all’avversario e dice: «Ti squarto come un pesciolino», lo vedi che recita una parte che non gli va più di interpretare. È molto più onesto quando dichiara: «McBride? È veramente un brocco. Suppongo che dopo aver perso in quel modo con Danny Williams lo scorso anno, questo fosse il livello di pugile adeguato al mio rientro».
Mike intascherà 5 milioni di dollari per un’esibizione che sarà probabilmente rapida e senza i patemi degli ultimi anni. Ha assunto un nuovo trainer, l’australiano Jeff Fenech, e vive con una certa frugalità in Arizona, dove ha potuto installare il suo ricco allevamento di colombe. Naturalmente persino un hobby innocuo come quello (ci fu un tempo in cui teneva le tigri in giardino) ha sollevato le obiezioni dei vicini. Secondo le leggi dello Stato potrà mantenere una quarantina di volatili e dovrà disfarsi degli altri 300. «Credo che questo Paese non possa perdonarmi proprio nulla. Neppure di dedicarmi ad animali piuttosto pacifici. Chiederò un’eccezione. Ma col nome che porto, so già come andrà a finire...». Dopo aver bruciato 300 milioni di dollari di guadagno, dopo la galera, l’infamia, le orecchie mozzicate, la bancarotta e le sconfitte umilianti, per Mike potrebbe riaprirsi la porta di un titolo mondiale, se sarà in grado di infilare una serie di vittorie convincenti. In palestra ha mostrato segni di motivazione e passione non molto visibili nel recente passato. Ma più che il miraggio di una nuova vittoria mondiale, oggi a ispirarlo sembrano obiettivi più nobili. «Devo pensare ai miei figli, al loro futuro. Non ho mai fatto mancar loro nulla e vorrei continuare così. Per quel che mi riguarda cerco di essere una persona migliore di quanto non fossi in passato. Sono un depresso cronico, non è facile. Ma è un lavoro quotidiano. Ci sto provando. La boxe, come sempre, è la mia unica salvezza».
Al suo fianco è tornata Monica Turner, l’ex moglie adesso migliore amica e, soprattutto, amministratrice delle sue finanze. Non lo fa per affetto: preleva dalla borsa 750 mila dollari di percentuale. Ma almeno, dice Tyson, di lei si può fidare. A quasi 40 anni, dopo averne viste e fatte di tutti i colori, essere stato manipolato, frodato e umiliato, Tyson sembra aver raggiunto il ragguardevole obiettivo di potersi fidare finalmente di qualcuno. «Sono più in pace con me stesso. Se in passato volevo male alla gente, è perché dalla gente ho ricevuto parecchie malvagità. Vorrei cominciare un nuovo percorso». Tyson inizia da capo da un brocco di nome Kevin McBride. Con tutta la simpatia per il gigante d'argilla, stavolta si tifa per il vecchio Mike. Per salvargli la vita.
Fonte Corriere.it