Pelè in "Fuga per la vittoria"
ROMA - Un calciatore ispano-americano che cerca fortuna nella Premiership. Un giovane brasiliano che va a giocare negli States e diventa una specie di Maradona. Un padre che allena la squadra del figlio. Un viaggio nel mondo degli hooligans attraverso gli occhi di un universitario di Harvard che a Londra finisce tra le grinfie dei tifosi del West Ham. La nazionale americana che sconfigge l'Inghilterra ai campionati del mondo del 1950.
Con queste storie, accomunate dalla classica idea del riscatto individuale attraverso l'agonismo, il cinema ha deciso di entrare massicciamente nel mondo del calcio così come ha già fatto, in tempi e modi diversi, con il football americano, la boxe e il baseball. Per catturare il maggior numero di spettatori si è pensato a titoli poco fantasiosi ma efficaci: Goal!, The Goal, Kicking & Screaming (una cosa tipo: calci e urla), The game of their lives (la partita della vita). In un solo caso, quello del film sugli hooligans, il titolo è allusivo: The yank (lo strattone, la spinta...).
Aria nuova rispetto ai tempi di Pelé in Fuga per la vittoria: non era mai accaduto che un produttore (è il caso di Mike Jefferies) decidesse di stanziare un budget di 30 milioni di dollari per un film non solo sportivo ma addirittura sul calcio, che fino a ieri era considerata un'operazione a rischio, da eccentrici. "I costi dei film sportivi sono sempre stati troppo alti perché potessero rendere".
Il suo film, Goal!, diretto da Danny Cannon, uscirà a fine anno e il coraggio per finanziarlo è stato trovato soltanto dopo una breve quanto rassicurante indagine di mercato: "Abbiamo scoperto - ha dichiarato Jeffries - che l'interesse per il calcio negli Stati Uniti è tornato a crescere". Altrimenti non se ne parlava. Goal! è la storia di un giovane calciatore ispano-americano che trova posto in Inghilterra, nel Newcastle. "Abbiamo trovato lo sponsor dell'Adidas". Poi ci si è messo anche Blatter: "Io e Blatter abbiamo trovato subito un accordo. Gli ho detto: tu dacci una mano col marchio Fifa e noi ti assicuriamo un accesso ai mercati americano e asiatico". Previste apparizioni di Shearer, Beckham e Zidane. E sono già tutti così convinti che funzionerà che stanno per iniziare le riprese del sequel (il ragazzo venduto ad una squadra della Liga) e del sequel del sequel (il ragazzo ai Mondiali del 2006).
Di stile, prevalentemente calcistico, parla Simon Clifford, responsabile di una catena di scuole calcio di Leeds. Clifford ha insegnato all'attrice Keira Knightly di Sognando Beckham a palleggiare. Suo il progetto Kicking & Screaming: "Il vero problema dei film sul calcio, e uno dei motivi che li ha resi spesso imbarazzanti, è che la maggior parte degli attori che si sono esibiti in questo rischioso genere non sapevano giocare a pallone e si vedeva lontano un miglio". Del resto, basta andarsi a riguardare le scene di "fiction in campo" di Best, tanto per citare soltanto uno degli ultimi casi, per rendersi conto di quanto sia grottesco girare scene di calcio senza tecnica, ossia senza un'adeguata "coreografia". "Proprio Sognando Beckham ha aperto una nuova strada. Bisogna essere realistici. Col calcio meglio non scherzare".
Spike Lee, che si è recentemente scoperto tifoso dell'Arsenal, ha prodotto The Goal, in cui un brasiliano diventa una star del calcio giocando negli Usa (?), mentre The Game of their lives racconterà, sperando che prima o poi possa riaccadere, di quel giorno in cui gli Usa batterono 1-0 l'Inghiterra ai Mondiali del '50.
Non finisce qui. La Federazione calcio di Germania e il Festival di Berlino hanno messo a punto un film sul calcio a più mani per promuovere i mondiali del 2006: lo firmeranno Branagh, Kusturica, Beneix e un Herzog recidivo, perché in tempi lontanissimi girò un film "spiazzante" come La paura del portiere prima del calcio di rigore.
Fonte Repubblica.it
E fare un film sulla F.C. INTERNAZIONALE non sarebbe un'idea
[Modificato da m.harlock 05/03/2005 16.56]