26/01/2005 12:44 |
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Sessant'anni dopo, il dovere di ricordare
Il giorno della liberazione dei prigionieri di Auschwitz, data simbolo della Shoah. E dell'orrore da non dimenticare.
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
Se questo è un uomo
di Primo Levi
(Edizioni Einaudi)
Fonte
[Modificato da m.harlock 26/01/2005 12.51] |
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26/01/2005 12:58 |
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Ricordare. Ricordare. Ricordare. Non arrendersi all'oblìo. Al potere anestetizzante degli anni che passano. A sessant'anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, dove tra il 1942 e il 1945 trovarono la morte circa un milione e mezzo di esseri umani, uomini, donne, bambini, per il novanta per cento ebrei (ma non dobbiamo dimenticare le migliaia di vittime tra gli zingari, gli omosessuali, gli oppositori politici), rimane attuale l'imperativo di Primo Levi, il grande scrittore torinese morto suicida nel 1986, lui che era sfuggito alla morte sopravvivendo proprio ad Auschwitz. Ecco dunque che il 27 gennaio,per la quinta volta da quando è stato istituito per legge, l'Italia intera ricorderà celebrando con manifestazioni, mostre, letture, il Giorno della Memoria, il Giorno della Shoah. Shoah, in ebraico, significa distruzione. Ed è un termine preferito a Olocausto (utilizzato per primo, poco dopo la fine della guerra, da Elie Wiesel, altro grande testimone dell'immane tragedia). Indica il genocidio di un popolo: sei milioni di ebrei (un milione e mezzo i bambini) trucidati dai nazisti solo perché tali. Una catastrofe che oggi l'Europa, il mondo intero, ricordano perché "non accada mai più".
LE NAZIONI UNITE - Interessante notare allora come quest'anno, per la prima volta, la Shoah sia stata ricordata (finalmente!) anche dalle Nazioni Unite, l'istituzione nata come antidoto alle guerre e come embrione di un "governo mondiale" capace di scongiurare le catastrofi umanitarie che sempre accompagnano i conflitti. Il segretario generale Kofi Annan, aprendo la sessione plenaria dedicata alla distruzione degli ebrei d'Europa ha detto: "Oggi onoriamo le vittime dell'Olocausto e i paesi alleati le cui truppe hanno combattuto e sono cadute per la loro liberazione. Onoriamo i sopravvissuti: il loro numero diminuisce ogni giorno ed è il nostro compito, il compito della generazione successiva, di portare la fiaccola della memoria". Il segretario generale ha ricordato che molti gruppi - zingari, prigionieri sovietici, disabili, omosessuali, oppositori politici - hanno sofferto atrocità incredibili nei lager nazisti ma la tragedia degli ebrei nei campi è stata "un caso a parte". Annan ha quindi ricordato che "gli orrori dell'Olocausto hanno contribuito a dar forma alla missione dell'Onu. Le Nazioni Unite non dovrebbero mai dimenticarlo". Poi ha passato la parola a Elie Wiesel.
IL TESTIMONE - Wiesel, premio Nobel per la Pace, autore di libri come "La notte" e tanti altri, ha spiegato perché il dovere del ricordo non lo ha mai abbandonato. Ha chiarito il senso di un giorno dedicato a una tragedia ormai lontana. "Per me e per altri come me testimoniare gli orrori di cui siamo stati vittime durante l'Olocausto è un dovere nei confronti dei nostri figli", ha detto Wiesel invitando il mondo a combattere l'indifferenza "che aiuta sempre l'aggressore". Il premio Nobel, il primo scampato allo sterminio a parlare davanti all'Assemblea dell'Onu, ha concluso il suo intervento con una domanda: "Il mondo imparerà mai?".
IL FUTURO - In maniera indiretta gli ha risposto il presidente del Senato italiano, Marcello Pera, anche lui salito sul podio degli oratori. Nel suo discorso ha lanciato un grido dall'allarme: "Abbiamo il dovere di ammettere che l'antisemitismo è ancora fra noi. Com'è possibile - si è poi chiesto Pera - che l'Europa, al culmine della sua civiltà, abbia commesso un simile atto di sterminio? Come si spiega che la Germania nazista, l'Italia fascista, la Francia collaborazionista, e molte altre nazioni, si resero responsabili di un massacro così immenso?". E che dire dell'antisemitismo odierno che "rispunta quando la lotta d'Israele per la sua esistenza è considerata terrorismo di Stato" . Ma per Pera il mondo di oggi ha anche un'altra serie di doveri: "Abbiamo il dovere di impegnarci a quel dovere fondamentale che è la dignità della persona, di ogni persona, che l'Europa aveva appreso dalle sue radici giudaico-cristiane e perso quando rimase vittima dell'idea che gli individui non contano nulla e che la loro autonomia deve essere soggetta al destino delle masse degli Stati considerati soggetti morali a se stanti. Abbiamo il dovere di insegnare, diffondere, difendere, promuovere i principi di libertà, tolleranza, rispetto, solidarietà. Abbiamo il dovere di combattere per e contro. Per quelle regole e ideali di libertà e democrazia sui quali si poggiano l'Assemblea e la Carta delle Nazioni Unite. E contro coloro che si oppongono".
Fonte
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26/01/2005 12:59 |
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Una donna cammina tra le lastre del «Memorial for the Murdered Jews in Europ», a Berlino, realizzato dall'architetto Peter Eisenman (Ap)
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26/01/2005 13:01 |
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Un deportato mostra nel campo di Auschwitz la catasta di occhiali tolti ai prigionieri (Afp)
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26/01/2005 13:01 |
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Soldati delle truppe sovietiche liberano prigionieri ebrei dal campo di concentramento di Auschwitz (Omega)
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26/01/2005 13:02 |
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Le scarpe dei prigionieri uccisi ad Auschwitz (Ansa)
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26/01/2005 14:20 |
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Auschwitz, uno dei forni crematori (Ap)
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26/01/2005 14:21 |
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Bambini sui treni che li portano ad Auschwitz (Lapresse)
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26/01/2005 14:22 |
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L'entrata ad Auschwitz con la scritta in tedesco: il lavoro rende liberi (Lapresse)
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26/01/2005 14:23 |
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Nella foto, datata 27 maggio 1944, soldati nazisti selezionano i prigionieri all'entrata del campo di Auschwitz (Afp)
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26/01/2005 14:24 |
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La «divisa» dei prigionieri di Auschwitz (Afp)
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26/01/2005 14:25 |
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Fosse comuni ad Auschwitz (Reuters)
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26/01/2005 14:26 |
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Olocausto, dieci libri per saperne di più
Sulla Shoa, lo sterminio degli ebrei d'Europa ad opera dei nazisti, sono stati scritti migliaia di libri: opere di letteratura (una fra tutte: «Se questo è un uomo», di Primo Levi), storia, saggi e recentemente anche opere multimediali come «Destinazione Auschwitz». Orientarsi in un universo così vasto di scritti può essere complicato. Ecco dunque una scelta di dieci opere che possono aiutare a comprendere meglio la tragedia più devastante della storia dell'Occidente.
- Raul Hilberg, La distruzione degli ebrei d'Europa, Einaudi Editore (1999): un lavoro monumentale, 1479 pagine, basato su una mole impressionanante di documenti storici.
- Gadi Luzzatto Voghera, L'antisemitismo: domande e risposte, Feltrinelli (1994): per capire la genesi di un fenomeno che appare ancora assurdamente vitale.
- Il diario di Anna Frank, Einaudi Editore (1998): insieme al resoconto di Primo Levi, forse l'opera più conosciuta al mondo sulla tragedia degli ebrei.
- Art Spiegelman, Maus, Einaudi Editore (2000): il genocidio degli ebrei in Polonia raccontato a fumetti dal celebre cartoonist americano.
- Imre Kertesz, Essere senza destino, Feltrinelli (1999): il genocidio nelle pagine dello scrittore ungherese, Premio Nobel per la letteratura.
- Annette Wieviorka, Auschwitz spiegato a mia figlia, Einaudi Editore (1999): come spiegare una tragedia indicibile a una bambina ansiosa di capire il perché dell'assurdità del male.
- Bruno Segre, Shoah. Gli ebrei, il genocidio, la memoria, Il Saggiatore (2003): l'opera più recente sull'argomento
- Enzo Traverso (a cura di), Insegnare Auschwitz. Questioni etiche, storiografiche, educative della deportazione e dello sterminio, Bollati Boringhieri (1995): un'opera sulla didattica, dedicata agli insegnanti.
- Lia Levi, Una bambina e basta, E/O (1999): frammenti di vita di una bambina ebrea durante gli anni della persecuzione.
Emanuele Pacifici, Non ti voltare, Giuntina (1993): autobiografia di un ebreo tra gli orrori e la caccia scatenata dai nazisti.
Fonte Corriere.it
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26/01/2005 23:13 |
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Accendo una candela.:SMILE15: |
26/01/2005 23:55 |
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.... grazie per avercelo ricordato! Ma come si fa a dimenticare questo orrore?
:SMILE15: |
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