Se ne parlava da anni, era pronto persino un progetto, rimasto però inspiegabilmente chiuso in un cassetto. Il sistema di controllo anti-tsunami, che a detta di tutti gli esperti avrebbe potuto ridurre di molto il bilancio delle vittime, finalmente sarà istallato anche nell'Oceano Indiano. È questa una delle decisioni più importanti prese nel vertice di Giacarta, con un investimento di 20 milioni di dollari. La rete di allerta sarà costruita sulla falsariga di quella già in funzione dal 1957 nell'Oceano Pacifico e gestita a Honolulu dal Noaa, l'ente americano per l'atmosfera e gli oceani. Qui arrivano i dati dei sensori disseminati a coppie nell'oceano, uno sul fondo e uno sulla superficie. Il primo rileva la scossa di terremoto, il secondo il passaggio dell'onda di tsunami. Entrambi poi trasmettono gli impulsi a una satellite, che li rimanda al centro di Honolulu. In tempi brevissimi, al massimo dieci minuti, parte l'allerta anche alle popolazioni. È così che la rete ha salvato migliaia di vite, dalle Hawaii al Giappone, in una cinquantina di anni. Ed è proprio qui che è stato visto anche il sisma del giorno di Santo Stefano, e "prevista" l'onda di maremoto. Ma gli scienziati del Noaa non sono riusciti a passare l'informazione ai paesi colpiti poi dallo tsunami. Al di là della istallazione della rete di sensori, sarà proprio questa la fase più delicata e più difficile: creare anche qui la sensibilità nelle popolazioni, così come succede in Giappone, dove basta una sirena per fare capire a tutti che l'onda sta arrivando.
Fonte TGCOM