NEW YORK, 3 GEN - Flash-back di giorno e incubi notturni. Visioni di onde gigantesche, di cadaveri galleggianti. E l'odore, l'odore di morte che fluttua nell'aria: le memorie della peggior catastrofe umanitaria del mondo negli ultimi decenni, i maremoti che hanno colpito l'Asia meridionaleil 26 dicembre, sono in agguato per i sopravvissuti alla tragedia. E' il risultato di uno shock fortissimo, lacerante. C'e' chi e' costantemente in stato di allarme, pronto a sobbalzare al minimo rumore, chi sprofonda nella depressione, chi diventa irragionevolmente aggressivo, chi e' tormentato dal senso di colpa per avercela fatta, chi rivive costantemente il trauma subito. Gli psicologi hanno un termine per questo malessere del sopravvissuto': e' la 'sindrome del Vietnam', che prende il nome dal paese del sud est asiatico da cui tornarono negli anni sessanta e settanta decine di migliaia di soldati americani segnati per sempre dalle cicatrici psicologiche degli orrori della guerra. Durante il Vietnam la malattia resto' non diasgnosticata per circa un decennio, ma negli anni Ottanta uno studio ad ampio raggio scopri' che almeno un reduce su tre ne aveva sperimentato i sintiomi in qualche momento della vita e il 15 per cento ne portava ancora i segni al tempo del rilevamento. TRAUMA PER MILIONI - Milioni di persone sono sopravvissute agli tsunami ma molti sono rimasti cosi' traumatizzati che ci vorranno anni, e forse tutta una vita, per guarire. ''Il trauma psicologico e' molto intenso. C'e' gente che siede in lacrime fuori della casa distrutta. E' un quadro di acuta disperazione'', ha detto Lo Wing lok, un medico di Hong Kong dell'organizzazione umanitaria Oxfam che aiuta sopravvissuti in India. Il livello di gravita' della sindrome varia ovviamente con il livello di prssimita' alla sciagura: ''Quelli che ne sono usciti indenni - spiega il dottor Louis Jehel della cellula di urgenza medico-psicologica installata all'aeroporto parigino Charles de Gaulle - non reagiranno come quanti hanno visto la morte in faccia o hanno perso un parente o un amico''. A migliaia di chilometri di distanza, in India, un esperto di malattie infettive, il dottor Lo Wing lok, ha visitato un piccolo villaggio di pescatori: ''Per molti e' impossibile ripartire da zero, con le case e le barche distrutte. Ma anche se avessero le barche, molti sono troppo spaventati per mettersi in mare, almeno per il momento''. E sempre in India a Velankanni martedi' scorso e' stato salvato tra una pila di cadaveri che stavano per essere sepoliti in una fossa comune il piccolo Anthony Praveen: il piccolo di otto anni ha perso genitori e sorella negli tsunami e dopo il disastro ha perso la parola. I medici gli hanno dianosticato la sindrome da stress post traumatico, lo stesso di cui hanno sofferto i newyorchesi traumatizzati dall'11 settembre e di cui soffre, secondo studi dell'Esercito Usa, un soldato su sei al ritorno dall'Iraq. LUTTO IRRISOLTO AGGRAVA MALESSERE - Depressione, ansia, dolore acuto e senso di lutto secondo gli esperti saranno di lunga durata. La sindrome puo' insorgere subito, o scoppiare del tutto inattesa dopo mesi e addirittura anni. Per molti il grave malessere e' legato all'aver perso persone care di cui non sara' mai forse ritrovato il corpo. Il lutto irrisolto aggrava il senso di rabbia, di frustrrazione e di angoscia: in questi casi e' importante che si organizzino memoriali e funerali senza cadavere, come accadde a New York per molte vittime mai identificate dell'11 settembre. 'Il memoriale aiuta a chiudere il ciclo vitale, ad accttare la morte. Ma il senso di lutto persistera' per mesi o anni, a seconda della prossimita' con la persona scomparsa'', ha osservato Adrian Wang, dell'istituto di sanita' di Singapore. La maggior parte dei casi di shock si risolve spontaneamente, ma a volte, ha spiegato Tsang Fan kwong, specialista di psichiatria al Castle Peak Hospital di Hong Kong, sono necesssarie terapie psicologiche e analitiche per affrontare il problema ed evitare l'insorgere della depressione. Un caso a parte poi rappresentano i turisti: per loro lo shock e' aggravato dal contrasto tra il progetto di una vacanza paradisiaca e l'inferno vissuto il 26 dicembre. A questo scopo molti aeroporti europei e asiatici hanno costituito cellule di accoglienza medico-psicologica per ricevere i sopravvissuti della tragedia degli tsunami. ''E' stata una crisi estrema: qualcosa di mai visto o vissuto prima e non c'e' una formula magica'', ha osservato Wang: ''L'importante all'inizio e' lasciare che parlino, e offrire una spalla su cui piangere''.
Fonte Ansa
[Modificato da m.harlock 04/01/2005 10.57]