TERREMOTI: MEDICI A PHUKET,ANTIEROI CHE PORTANO 'LUCE'
NCONA, 3 GEN - Sono arrivati a Phuket con ''mucchi di cadaveri sulle spiagge mentre poco lontano la gente giocava a golf''; per sette giorni hanno setacciato nove ospedali alla ricerca di italiani feriti, curato gente a rischio di amputazione nell' ambulatorio allestito a Patong, consolato i familiari dei dispersi e organizzato 50 rimpatri sanitari e altri 320 rientri in Italia. Ma detestano il protagonismo, non si sentono eroi, e non amano il volontariato ''dell' esserci per esserci''. Sono i medici, gli infermieri e gli ingegneri della squadra di emergenza sanitaria inviata dalla Regione Marche a Phuket su richiesta della Protezione civile nazionale. Oggi il dottor Marco Esposito, capo-missione del team medico-sanitario dell' Ares, l' ingegner Susanna Balducci del Servizio di protezione civile marchigiana, l' infermiere Antonio Taffi e il tecnico Gabriele Rossini sono rientrati ad Ancona, lasciando due colleghi in Thailandia. In una conferenza stampa in Regione hanno raccontato l' inferno di Phuket, l' inevitabile caos dei primi soccorsi internazionali (''eravamo partiti per montare un ospedale da campo e invece gli ospedali funzionavano bene, serviva il nostro ambulatorio''), il legame difficile da descrivere che si e' creato con i pazienti. Quegli italiani ricoverati che sentendosi chiamare per nome dal loro letto li hanno accolti dicendo ''finalmente e' arrivata la luce''. O la mamma di 34 anni, viva per miracolo con il marito e le due bambine, scortata all' alba di oggi a Malpensa: ''la paziente piu' grave, con un' anemizzazione, contusioni polmonari, e un' insufficienza respiratoria, gia' sottoposta a due interventi chirurgici nel Bangkok Hospital di Phuket''. Per andarla a prendere a Krabi, insieme ad un altro ferito, il dottor Esposito e Taffi sono riusciti a convincere un generale thai a mettere a disposizione due elicotteri militari. ''E' stato un rischio, portar via feriti in quello stato e' sempre un azzardo, ma dovevamo scegliere e abbiamo scelto. Il pericolo di infezioni era troppo alto''. Cosi' stamani, quando Ilaria, cinque anni, una delle figlie della donna, ha salutato Esposito con un sorriso ''e' stato un bel momento. E' stato tutto''. Ecco, a vederli cosi', i sanitari in maglietta azzurra con il logo dell' Associazione regionale emergenze sanitarie e i tecnici della Protezione civile in giubbotto nero, sembra davvero che queste persone abbiano gia' tutto, non siano neppure stanche e il 26 dicembre siano partite - con un preavviso di 5 ore - per andare a fare niente piu' di quello che ''ciascuno, quando c' e' bisogno, puo' fare''. Esposito, 45 anni, una moglie psicologa, Olivia, e due figli, Michele e Alice, costretti a venire in conferenza stampa per poter finalmente abbracciare papa', e' un chirurgo anestesista specializzato in medicina delle catasfrofi. Lavora al pronto soccorso dell' Azienda ospedaliera Umberto Primo-Torrette di Ancona, e con l' Ares (250 medici, infermieri, psicologi, di cui 40 sempre gia' vaccinati e pronti a partire) ha prestato la sua opera in Albania, con la missione Arcobaleno e nel terremoto di San Giuliano di Puglia. ''Cerchiamo di dare risposte concrete dove c' e' necessita', con un volontariato specializzato e coordinato'', spiega con la sua voce pacata. A muoverlo e' un credo personale: ''non credo in Dio, se e' questo che vuol sapere, ma nell' umanitarismo, e nella capacita' di dedicarsi agli altri''. Cosi', quando a Santo Stefano e' squillato il telefono, il dottore ha incrociato lo sguardo della moglie: e lei ha risposto, ''ok, vai pure'''. Una moglie, una bambina, Lucrezia, e una seconda in arrivo a maggio ha lasciato qui anche Antonio Taffi, 31 anni, infermiere dell' ospedale di Recanati; paura di non tornare, di possibili epidemie? ''Quando si prende un impegno, e il mio e' un impegno per passione, e' giusto rispettarlo'', taglia corto con un sorriso. Lo stesso sorriso, velato di tristezza per l' orrore lasciatosi dietro le spalle, che illumina il bel volto di Susanna Balducci. E toccato a lei trovare autisti, mezzi di trasporto, satellitari (all' inizio funzionavano solo le radio portatili) per raggiungere i feriti di Phi Phi Island e Khao Lak. E districarsi, ''con l' aiuto prezioso del Club Italia e degli italiani che vivono la''' nelle pratiche per individuare i nostri connazionali e rimpatriarli. Ad Ancona sua figlia Giulia, 14 anni, ha trascorso il Capodanno con i nonni, ''che sono sempre stati bravissimi''. Ora che il recupero degli italiani e' finito, e il rischio di un' epidemia di colera almeno in Thailandia pare non sussista, la task force marchigiana rientra nei ranghi. Pronta a rimettersi in viaggio se il Governo e la Regione lo vorranno. Ma non prima di due giorni di ''de-briefing'' con gli psicologi. ''Sembriamo forti - spiega Esposito ai giornalisti - ma abbiamo condiviso tanta sofferenza, il peso di tanta umanita' martoriata, tentando di toglierne un po'. Se in ospedale e' difficile dire a un padre che suo figlio e' morto in un incidente stradale, qui...e' molto molto peggio''.
Fonta ANSA