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USA: MANO TESA A ISLAM, MILIONI DI AIUTI DAI PRIVATI

WASHINGTON - Forse l'Amministrazione americana del presidente George W. Bush e' tirchia, come scrive oggi il New York Times, ma l'americano medio -probabilmente piu' a suo agio con gli interventi privati che con quelli pubblici- si sta mobilitando con generosita' in queste ore, per aiutare le popolazioni del sud-est asiatico messe in ginocchio dagli tsunami.

Qualcosa sta comunque cambiando in seno all'Amministrazione Usa, accusata di essere stata assente nelle prime ore dopo il dramma, con il presidente Bush che passeggiava in bicicletta e segava legna nel suo ranch texano di Crawford invece di prendere, sin dai primi momenti, la leadership della catena di solidarieta' mondiale.

Il segretario di Stato Colin Powell, che tra poche settimane lascera' l'incarico, ha preso la palla al balzo, affermando che la tragedia della Santo Stefano potrebbe dimostrarsi un'opportunita' per dimostrare che ''gli Stati Uniti sono pronti a tender la mano al mondo islamico in tempi di bisogno'', ricucendo cosi' la profonda frattura causata dall'intervento in Iraq.

Powell ne ha parlato dopo aver firmato il registro delle condoglianze all'ambasciata thailandese a Washington, all' indomani dell'intervento televisivo del presidente Bush, che ha piu' che raddoppiato l'impegno Usa portandolo a 35 milioni di dollari, e precisando che si tratta soltanto dell'inizio di una campagna umanitaria senza precedenti.

AIUTI PRIVATI SENZA PRECEDENTI - L'American Red Cross (Arc), la Croce Rossa americana, ha ricevuto contributi per circa 20 milioni di dollari da destinare alle vittime dei terremoti e dei maremoti nel sud-est asiatico. Lo ha indicato la stessa Arc, ringraziando i cittadini statunitensi per la loro generosita', e precisando che squadre di personale specializzato in emergenze si stanno recando sul posto. Parole positive sono venute anche dall'Us Fund for Unicef (l'agenzia delle Nazioni Unite per l'Infanzia) e dalla filiale americana di Medici senza Frontiere, che hanno ricevuto rispettivamente doni per circa 5 milioni di dollari.

IL WEB IN PRIMA LINEA, L'ESEMPIO DI AMAZON - Stanno funzionando alla grande le iniziative prese da popolari siti web come quello della Amazon (libri ed elettronica online) o della Apple (computer e lettori digitali iPod), che dedicano le rispettive homepage alla catastrofe, con link per il versamento di aiuti diretti alla Croce Rossa e ad altre organizzazioni umanitarie.
La Amazon ha raccolto circa 5 milioni di dollari per la Croce Rossa, da quasi 80mila donatori, cioe' una media di oltre 60 dollari a testa. Si sono mobilitate anche grandi imprese a stelle e strisce, come i colossi farmaceutici Pfizer (10 milioni di dollari in doni, 25 milioni in medicinali), Johnson & Johnson ed Abbott(doni per 2 milioni, medicinali per 2 milioni ciascuna).

AIUTI USA EQUIVALENTI A SPESE INSEDIAMENTO BUSH - ''Siamo tirchi? Si' ''. Il New York Times, il principale e piu' prestigioso quotidiano americano non ha dubbi: per aiutare le popolazioni del sud-est asiatico colpite dai terremoti, l'Amministrazione Usa spendera' poco: piu' o meno quanto il partito repubblicano per l' insediamento, il 20 gennaio a Washington, del presidente degli Stati Uniti George W. Bush.

Il Nyt riconosce che il presidente Bush, come annunciato nella conferenza stampa di ieri, ha piu' che raddoppiato gli aiuti di emergenza, portandoli da 15 e 35 milioni di dollari, e per questo ''merita il nostro applauso''.

''Ma 35 milioni -prosegue il quotidiano della Grande Mela- rimangono una goccia d'acqua in un oceano e sono compresi nella misera somma che il bilancio degli Stati Uniti destina agli aiuti non militari''.

Il Times, ricordando che Bush ha definito gli aiuti annunciati ieri ''solo l'inizio'' conclude scrivendo: ''Speriamo sia vero, e che questa volta le nostre azioni corrispondano alle nostre promesse''.

Era stato il coordinatore degli aiuti di emergenza dell'Onu, Jan Egeland, a definire ''tirchi'' i paesi occidentali, poche ore dopo il dramma.

In un secondo tempo, Egeland aveva corretto il tiro spiegando che le sue parole si riferivano agli aiuti allo sviluppo in generale, diminuiti drasticamente nel 2003.


Fonte Ansa.it



31/12/2004 04:19
 
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TERREMOTI: AIUTI, SI MOBILITANO I GRANDI GRUPPI EUROPEI


BRUXELLES - DaimlerChrysler, Tesco, AstraZeneca, British Petroleum, Fortis: sono numerosi i grandi gruppi europei che stanno venendo in aiuto delle popolazioni colpite dai maremoti in Asia tramite contributi finanziari.

In Germania si sono per esempio mosse il colosso delle telecomunicazioni Deutsche Telelekom ed E.On, il maggior gruppo del paese di energia, ognuno dei quali ha messo a disposizione di una Ong tedesca un milione di euro, mentre altre societa' molto note, fra le quali la chimica Basf, hanno versato cifre per almeno 50 mila euro.

In Gran Bretagna, la catena di supermercati Tesco, presente da tempo in Thailandia, Malesia e Sri Lanka, ha gia' consegnato alla Croce Rossa inglese 143 mila euro. D'altra parte, il gruppo farmaceutico AstraZeneca inviera' 715 mila euro, la stessa cifra impegnata dal colosso bancario Hsbc.

Piu' consistente il contributo - 2,2 milioni di euro - a diverse Ong, oltre che alla Croce Rossa e all'Unific, di uno dei maggiori gruppi petroliferi del mondo, British Petroleum. In Spagna, il gruppo tessile Inditex - che controlla fra l'altro il marchio Zara - ha provveduto a inviare un milione di euro alle popolazioni colpite. E', infine, di circa 150 mila euro e' il finanziamento destinato all'Asia da parte del gruppo bancario belga-olandese Fortis.


Fonte Ansa.it



31/12/2004 04:20
 
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TERREMOTI: DALL'ONU 500 MILIONI DI DOLLARI IN AIUTO AI VIVI

NEW YORK - Mentre il conto dei morti sale all'impazzata nelle regioni colpite dagli tsunami del 26 dicembre, il segretario generale dell'Onu Kofi Annan serra i ranghi e rastrella mezzo miliardo di dollari di aiuti di emergenza ai sopravvissuti.

''Non dobbiamo dimenticare i vivi, e soprattutto i poveri e i molti milioni di vulnerabili in questa regione'', ha detto Annan in una conferenza stampa convocata al termine di una serie di contatti internazionali intessuti al ritorno al Palazzo di Vetro quattro giorni dopo la tragedia.

Di fronte a quella che ha definito ''una catastrofe globale senza precedenti che richiede una risposta globale senza precendenti'', Annan ha fatto un primo bilancio dei danni e delle perdite: almeno 115 mila i morti, mezzo milione i feriti, un milione gli sfollati, cinque milioni le persone che necessitano di immediata assistenza. Ma ''i morti sono destinati a salire nelle prossime ore'', ha fatto eco ad Annan il coordinatore degli aiuti umanitari dell'Onu Jan Egeland che ha affiancato il segretario generale negli incontri di oggi con i capi di 18 agenzie umanitarie delle Nazioni Unite tra cui l'Unicef e l'Undp, con il presidente della Banca Mondiale James Wolfensohn, con gli ambasciatori dei paesi colpiti e, in teleconferenza con il segretario di stato americano Colin Powell e gli ambasciatori di Giappone, India e Australia, i paesi della coalizione dei soccorsi lanciata ieri dal presidente George W. Bush dal ranch di Crawford.

250 MILIONI DLR DA BANCA MONDIALE - E' stato l'apporto di Wolfensohn, che ha sbloccato 250 milioni di dollari di fondi della Banca, che ha permesso all'Onu di annunciare il totale dell'ammontare dei contributi finora promessi o ricevuti: ''Oltre 30 paesi si sono fatti avanti per aiutare, assieme a milioni di individui in tutto il mondo'', ha detto Annan ribadendo che ''il coordinamento della risposta adesso e' essenziale'' e che questo coordinamento, con l'avallo di tutti, spettera' all'Onu.
Nessuno scollamento dunque, ne' contraddizioni con l'iniziativa americana lanciata ieri dal presidente americano: se tensioni tra Usa e Onu ci sono state nei giorni scorsi e nelle ultime 24 ore, Annan e Egeland non l'hanno lasciato trapelare.

COALIZIONE SOCCORSI CI APPOGGIA - ''Il presidente Bush ha fatto bene'' a lanciare la coalizione che ''appoggera' il lavoro dell'Onu'', ha detto il segretario generale indicando che ''ci sono altre nazioni interessate a unirsi'' a quello che gli Stati Uniti hanno definito ''il nucleo'' dei paesi in prima linea sul fronte degli aiuti. ''Sono paesi - ha spiegato Egeland - che hanno a disposizione risorse che noi non abbiamo''. Di fronte alla vastita' della tragedia insomma i giochi di campanile sono un lusso che l'Onu - e il mondo - oggi non possono permettersi.
Non possono permetterselo anche perche', come ha detto Annan, i terremoti e i maremoti del 26 dicembre hanno posto le condizioni per un impegno della comunita' internazionale di lungo periodo: ''E' stata una tragedia enorme. Non basta l'apporto di un solo paese, o di una sola agenzia. Sappiamo che l'impatto di quanto accaduto sara' sentito per molto tempo'', ha detto Annan preannunciando per il 6 e per l'11 gennaio due appelli a breve e a lungo termine per nuove iniezioni di fondi.

I DUE APPELLI DI GENNAIO - Il primo appello, quello del sei gennaio, sara' sull'ordine di centinaia di milioni di dollari destinati a sopperire alle necessita' delle popolazioni colpite per sei mesi. Seguira' la settimana successiva, il secondo appello per alcuni miliardi di dollari, dovrebbe servire a finaziare la ricostruzione.

E a proposito delle prospettive a lungo termine, Egeland e' tornato a porre l'accento sulla catastrofe umanitaria che ha colpito i bambini.

Diarrea e malattie respiratorie hanno subito un'impennata nelle ultime 24 ore, lasciando sgomenti gli operatori dell'emergenza: ''Il 26 dicembre un terzo delle vittime sono stati bambini ma il numero dei bambini che nelle prossime settimane potrebbero morire per epidemie innescate dalla sciagura rischia di essere ancora superiore'', ha detto il coordinatore degli aiuti Onu.


Fonte Ansa.it



31/12/2004 14:44
 
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Premier:riuniamo G8 su paesi poveri




Berlusconi: sgravi fiscali per adozioni

Silvio Berlusconi ha confermato che le vittime del sisma che ha sconvolto il Sud Est asiatico "sono più di 100mila e ci vorranno anni per dimenticare questo maremoto". Il premier ha aggiunto che "l'Italia è stato il primo Paese ad intervenire" con il primo aereo di soccorsi partito il 26 dicembre alle 21.50: "Ora valuteremo sgravi per adozioni a distanza". Il premier proporrà inoltre una riunione del G8 sulla riduzione del debito degli stati poveri.

Il presidente del Consiglio, dopo aver ricordato che l'Italia è in prima linea con la riduzione del debito (che ammonta già a due miliardi di euro), ha annunciato che nel pomeriggio avrà un colloquio telefonico con il premier britannico su questo argomento e sul tema degli aiuti da portare ai Paesi poveri.

"Quella che si sta affrontando in Asia è una vera e propria catastrofe - ha precisato Berlusconi -. La maggiore dell'era moderna e che sta assumendo proporzioni drammatiche che comporta una sfida totale alla solidarietà internazionale visto che non ci sono soltanto i morti, che alla fine saranno molti di più di quei centomila a cui ora si fa cenno, ma ci saranno milioni di sfollati ed economie di Paesi che non potranno più contare per molti anni sul turismo".

"Bush ha lanciato un'alleanza dei volenterosi. Occorre sollecitare un intervento collettivo coordinato dalla Ue. L'Europa deve essere protagonista e far sentire di esistere, assumendosi un impegno globale e collettivo per aiutare queste economie", ha concluso.

Quanto all'Italia, il premier ha ribadito l'impegno del nostro Paese per portare aiuto a chi è sopravvissuto al cataclisma, specie per i bambini rimasti senza genitori: "Il governo ha aperto a qualsiasi iniziativa che possa lenire le sofferenze delle vittime del disastro. Ci sono bambini rimasti senza genitori e per questi credo sia preferibile l'adozione diretta in Italia. Per i bambini che dovranno scontare la miseria conseguente al maremoto, penso invece sia preferibile l'adozione a sistanza".
Berlusconi parla anche del rischio di epidemie nelle aree colpite dal cataclisma e delle inevitabili scelte, anche particolarmente dure, per fronteggiarle. "In questo momento - ha detto - la cremazione è l'unico modo per scongiurare o limitare il rischio. Alla fine abbiamo dovuto prendere atto che non c'erano rimedi possibili, nell'immediato, diversi dalla cremazione e dall'inumazione collettiva.


Fonte


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02/01/2005 09:43
 
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Gli aiuti di istituzioni, governi e privati per le vittime del maremoto


- Banca Mondiale: 250 milioni di dollari.

- Banca Asiatica per lo Sviluppo (ADB): 325 milioni di dollari.

- Stati Uniti: il governo americano ha promesso un totale di 350 milioni di dollari.

- Unione Europea: 25 milioni di euro stanziati, potrebbe sbloccarne se necessario fino a 290. Il ministro degli Esteri italiano Gianfranco Fini ha
detto che l’Ue pensa a uno stanziamento di 50 milioni di euro.

- Giappone: 500 milioni di dollari e 7 milioni circa per sostenere le azioni delle proprie Ong.

- Canada: altri 25,2 milioni di euro sbloccati che portano la donazione complessiva a 40 milioni di dollari.

- Regno Unito: 50 milioni di sterline (7o milioni di euro); inoltre la cifra record di quasi 50 milioni di sterline in donazioni private raccolte da un Comitato d’urgenza per la catastrofe (DEC).

- Australia: 34,3 milioni di euro. Le donazioni private si sono avvicinate ai 13 milioni di euro.

- Francia: annunciato inizialmente un aiuto pubblico totale di 22,16 milioni di euro, cui si è aggiunto lo stanziamento di altri 20 milioni di euro per la prevenzione delle epidemie. In totale 42,6 milioni di euro

- Italia: è di settanta milioni di euro l'ammontare degli aiuti realizzati o in via di realizzazione, secondo quanto annunciato dal ministro Fini. Le donazioni private via Sms hanno raggiunto venerdì 31 dicembre, alle 20, quasi 17 milioni di euro.

- Norvegia: 12 milioni di euro.

- Arabia Saudita: 7,4 milioni di euro.

- Qatar: 7,4 milioni di euro.

- Germania: 20 milioni di euro. Le donazioni private raggiungono per ora qualche milione di euro.

- Svezia: 55 milioni di euro. La Svezia ha inoltre già versato 5,8 milioni di euro a diverse organizzazioni internazionali, tra cui l'Unicef e la Croce Rossa internazionale

- Svizzera: 36 milioni di euro.

- Portogallo: 8 milioni di euro.

- Cina: 2,6 milioni di dollari. Pechino ha annunciato un aumento sostanziale della cifra pur senza precisarne l’importo.

- Paesi Bassi: 2 milioni di euro donati alla Croce Rossa internazionale. Il governo ha quindi sbloccato altri venticinque milioni di euro. Le donazioni private hanno raggiunto quota di 2.7 milioni di euro.

- Kuwait: 1,4 milioni di euro.

- Danimarca: 1,3 milioni di euro.

- Irlanda: 1 milione di euro.

- Iran: 464.000 euro.

- Repubblica Ceca: 328.000 euro.

- Grecia: 300.000 euro.

- Finlandia: 300.000 euro.

- Polonia: 250.000 euro.

- Ungheria: 245.000 euro

- Principato di Monaco: 100.000 euro.

- Romania: 30.000 euro.

- Cambogia: 30.000 euro.

- Russia: ha annunciato l’invio di 25 tonnellate di aiuti umanitari allo Sri Lanka.

- Argentina: ha promesso 2,5 milioni in pastiglie per rendere l’acqua potabile.

- Giordania: diciassette tonnellate di aiuti umanitari.

- Marocco: ha inviato medicine, vaccini e coperte.

- Algeria: 2 milioni di dollari


Fonte Il Corriere.it



02/01/2005 09:45
 
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DONAZIONI PRIVATE


- Starbucks, la più grande catena di caffetterie al mondo, ha annunciato che donerà due dollari per ogni libbra (circa 450 grammi) di caffé Sumatra venduto nel mese di gennaio.

- La libreria online Amazon.com ha già annunciato di avere raccolto 3,8 milioni di dollari per mezzo dell’appello pubblicato sul proprio sito internet.

- Il fondatore di Microsoft, Bill Gates, ha donato tre milioni di dollari ad organizzazioni non governative impegnate nei soccorsi per mezzo della Bill Melinda Gates Foundation.

- Tre milioni di dollari sono stati messi a disposizione, nella serata di ieri, anche dai vertici di Citigroup.

- La compagnia petrolifera Exxon Mibil ha ufficializzato questa mattina di voler contribuire all’emergenza sisma con cinque milioni di dollari.

- Il miliardario di Hong Kong Li Ka-Shing ha annunciato una donazione di 3,1 milioni di dollari Usa

- La donazione più cospicua fino a questo momento resta quella del colosso farmaceutico Pfizer che ha messo a disposizione 35 milioni di dollari in contanti e medicinali per le aree colpite dal disastro.


Fonte Il Corriere.it



03/01/2005 13:42
 
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Gli aiuti arrivano dal cielo ma non bastano




Alcuni indonesiani scampati allo tsunami accolgono l'arrivo di un elicottero carico di aiuti (Reuters).


Situazione caotica. Gli affamati impediscono l'atterraggio degli elicotteri. Piove in Sri Lanka. 1.8 mln di persone da sfamare
Alcuni indonesiani scampati allo tsunami accolgono l'arrivo di un elicottero carico di aiuti (Reuters)
BANDA ACEH (INDONESIA) - Gli aiuti finalmente sono arrivati dal cielo per i villaggi indonesiani rasi al suolo dall'onda di terremoto che ha colpito il Golfo del Bengala una settimana fa. Appare però chiaro che nessun aiuto può ora evitare altre morti nell'area del disastro. E c'è confusione nella distribuzione degli aiuti.

LA CORSA DEGLI AFFAMATI - Gente affamata è corsa verso gli elicotteri militari statunitensi e indonesiani che portano cibo e acqua 'pulita', già prima che atterrassero in questa parte della costa di nord-ovest dell'isola di Sumatra. Oltre la metà delle 129.817 vittime accertate finora, sono morte qui. È un inizio lento e ancora inadeguato. Secondo responsabili delle Nazioni Unite ci vorranno ancora due settimane prima che alcune delle comunità colpite possano essere raggiunte dagli aiuti, lasciando alla disidratazione,alla fame e alle malattie tempo sufficiente per esigere altre vite.

1.8 MILIONI DI PERSONE HA BISOGNO DI CIBO - Il numero delle vittime dello tsunami in Asia che hanno bisogno di cibo è di 1,8 milioni di persone e crescere ulteriormente. Lo ha detto un funzionario delle Nazioni Unite. «Dovremo fornire assistenza e cibo a 1,8 milioni di persone nei Paesi colpiti», ha detto Jan Egeland, un funzionario Onu che si occupa dell'emergenza. Il funzionario ha aggiunto che gli aiuti verranno portati nello Sri Lanka a 700.000 persone nel giro di tre giorni. Ma che ci vorrà molto di più per raggiungere il milione di persone che hanno bisogno di cibo in Indonesia.

LE INFEZIONI - Rapporti dell'Unicef parlano già di bambini che cominciano a morire di infezioni polmonari. In alcuni posti vicini a Banda Aceh, capitale della provincia settentrionale di Sumatra, Aceh, scene di selvaggia disperazione hanno portato a sospendere le operazioni di aiuto: «Alcuni elicotteri hanno tentato di atterrare nei villaggi costieri alla periferia di Banda Aceh, ma la folla che si accalcava tra urla e inplorazioni per avere cibo ha impedito l'operazione», racconta un responsabile del World Food Programme dell'Onu. Confezioni di cibo e sacchetti d'acqua sono stati lanciati dal cielo.
PIOVE NELLO SRI LANKA- Nello Sri Lanka, che lamenta almeno 30 mila morti, la natura si accanisce ancora con piogge torrenziali, che allagano i campi profughi. «Abbiamo già perso le nostre case. Siamo venuti qui e ora le piogge si accaniscono sulle macerie, spazzando via tutto quello che abbiamo lasciato», dice Sambasivan, 55 anni, che ha perso decine di parenti nello tsunami di domenica scorsa.

CAOS NEGLI AIUTI - Gli aiuti arrivano in Sri Lanka, ma si trovano di fronte a un sistema aeroportuale non abituato a un traffico così intenso. Una volta atterrati, prima di essere dirottati alle popolazioni, devono scavalcare il muro della burocrazia di un Paese non abituato a un’emergenza del genere. Gli aiuti italiani sono atterrati all’aeroporto di Colombo domenica mattina alle 9.30, ma per sdoganarli ci sono volute molte ore. L’aeroporto non è attrezzato a gestire situazioni di questa portata. Dall’Italia è arrivato l’equivalente in aiuti di quattro camion. Uno è riuscito a partire alle 17.30, altri tre addirittura alle 22.30 locali. A bordo ci sono tende, farmaci, altri materiali sanitari. Non ci sono aiuti alimentari, perché il governo di Colombo ha chiesto esplicitamente di non inviarne.

LA TRAGEDIA DELLE ANDAMANE E NICOBARE - I timori aumentano per la sorte dei sopravvissuti che si trovano sulle isole più sperdute dei due arcipelaghi indiani delle Andamane e delle Nicobare.Semisommerse, i soccorritori sono costretti a usare piccoli gommoni per portare qualche genere di conforto. La portaerei statunitense Abraham Lincoln, ora all'ancora al largo di Sumatra ha dato un impulso significativo all'opera di soccorso.

NEGATO L'ACCESSO AI MEDICI - Le autorità governative indiane hanno impedito ai soccorritori di Medici senza Frontiere (Msf) di raggiungere le maggiori tra le isole Nicobare, quelle maggiormente colpita tra le 500 che compongono l'arcipelago delle Andamane. «È un atteggiamento inspiegabile» ha denunciato all' Ansa Stewart Zeinbul, responsabile di Msf, incontrato nella città di Port Blair, capitale dell' arcipelago. «Sappiamo che laggiù la situazione è disastrosa - ha detto Zeinbul - e da giorni chiediamo alle autorità indiane di essere autorizzati a raggiungere la zona per prestare soccorso, ma puntualmente ci viene proibito».

5 MILIONI DI PERSONE DA RAGGIUNGERE - «Elicotteri fanno la spola tra la grande unità e la terraferma». Il comandante di uno di questi elicotteri, il capitano Larry Burt, ha testimoniato di aver visto corpi galleggiare sul mare anche a una distanza di 20 miglia dalla costa. «È semplicemente indescrivibile - racconta - Lungo la battigia c'è gente che sventola bandiere improvvisate per attirare la nostra attenzione. Sono così tanti! Ti senti di non poterti fermare per tutti loro». Questi voli fanno parte della più imponente operazione di soccorso messa in atto dal dopoguerra, con oltre 2 miliardi di dollari in aiuti raccolti finora. Un operazione che deve combattere contro il tempo e contro l'incubo logistico di portare generi di prima necessità a oltre 5 milioni di persone.


Fonte Corriere.it



03/01/2005 13:45
 
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Strade distrutte, diluvi, burocrazia. Il cibo si ferma all’aeroporto


A Colombo i capannoni sono pieni di panettoni italiani, lenticchie, zucchero «Mancano camion per i trasporti»

COLOMBO (SRI LANKA) - Va bene per i corvi. Mangiano solo loro, per ora. I novecentomila sfollati dell’isola possono aspettare. Lenticchie rosse svedesi, sacchi di zucchero regalati dalla Svizzera, panettoni italiani, tonnellate di merce spedite da tutto il mondo sono ancora inutilizzate.
Ora sono parcheggiate nei capannoni di fortuna rimediati dal World Food Program delle Nazioni Unite in un posto fuori Colombo, lungo la Old Avissanella Road, estrema periferia abitata da baraccati. Non sembra esserci una gran vigilanza, un gruppetto di ragazzini affamati probabilmente aspetterà la notte per fare provviste.
Vecchi magazzini dove gli uccelli fanno festa mentre già i sacchi cominciano a deteriorarsi e un mare di lenticchie si spreca sul pavimento, nel giorno stesso in cui un rapporto dell’Ufficio per il coordinamento internazionale degli affari umanitari segnala in Sri Lanka il rischio concreto di un aumento di decessi tra la popolazione colpita dallo tsunami, proprio a causa di un mancato arrivo degli aiuti.

Dentro gli hangar di Avissanella Road, ci sono pure valanghe di medicinali costosissimi. E poi brande, antibiotici, defibrillatori, bende da campo, preziose apparecchiature per la depurazione dell’acqua, beni vitali, fondamentali in questi giorni di allarme colera.
Eppure tutto è fermo. O comunque ci si muove lentamente. «Mi spia ce, sir, io non so niente - si schermisce il giovane guardiano cingalese all’ingresso dei magazzini, mentre mangia riso da una ciotola con le mani -, oggi è domenica, non lavora nessuno. Io so solo che la merce non parte perché mancano i lorries , perché i camion che dovrebbero caricarla sono impegnati in giro a trasportare i cadaveri. Bisogna aspettare».
È proprio questa la spiegazione. I camion sono già pieni di morti. Così non ci sono mezzi sufficienti, molte strade poi sono interrotte e i lorries pur volendo non saprebbero dove passare. La ferrovia inoltre è inutilizzabile. I binari sono stati divelti. E poi piove, su gran parte delle regioni colpite dal maremoto. La situazione è questa.
Per ottenere in prestito un pullman passano giorni. Chiedete ai medici del 118 e ai pompieri italiani venuti dalla Liguria, dal Lazio, dalla Toscana, che sono rimasti fino a ieri fermi in ambasciata, a Colombo, prima di poter partire alla volta di Trincomalee, nel Nordest disastrato, con le loro centocinquanta tende da piantare sull’isola di Kinia.

Perciò la Nuova Zelanda, la Francia, il Giappone, ora stanno inviando elicotteri da trasporto: solo in questo modo sarà possibile rifornire la gente che sta morendo di fame, di sete, di malattie nei posti divenuti inaccessibili. Oggi anche dall’Italia arriveranno due Canadair appositamente modificati e in grado di decollare e atterrare su un piccolo campo da calcio (si chiama sistema Stoal: s hort taking off and landing ). È una corsa contro il tempo.
Intanto, però, si va creando uno strano paradosso: all’aeroporto internazionale di Colombo continuano ad atterrare cargo a pieno carico, dagli Stati Uniti, dall’Europa, dai Paesi arabi. Eppure nei villaggi sconvolti i supporti calano col contagocce. C’è come un imbuto, un nodo, una strettoia, che rischia di far saltare il piano degli interventi.
Qual è il motivo? Non sembra solo un affare di trasporti. C’è di mezzo una burocrazia - raccontano gli operatori umanitari rimasti già imbrigliati in quelle maglie -, i controlli sulla pista sono numerosi e interminabili, ci sono almeno quattro filtri da superare, si passano ore prima di ottenere le bolle e il via libera dalle autorità. Il sistema, poi, non è ancora bene informatizzato: dopo il boom del turismo, lo Sri Lanka ha scoperto le carte di credito. Ma in dogana si usa la carta-carbone.
«Attenzione, però, a volte la solidarietà può creare emergenza nell’emergenza», ammonisce Agostino Miozzo, dirigente del Dipartimento della Protezione civile italiana, anche lui accorso in Sri Lanka. Più merce alla rinfusa arriva, più i tempi di sdoganamento si allungano.

Proprio come a Colombo. Se dopo oltre una settimana dalla tragedia continuano a sbarcare cani da ricerca, ormai inutili, ecco che si perde altro tempo. I doganieri cingalesi devono occuparsi dei cani, facendo aspettare le medicine nei container. Chiaro, no? «I controlli minuziosi sono più che giustificati - insiste Miozzo - perché nelle pieghe degli aiuti umanitari si nasconde sempre chi vuole approfittarne, a Sarajevo ricordo che ci inviarono dall’Italia farmaci scaduti nel 1958. Più di qualcuno in questi casi tende a liberarsi dei fondi magazzino. Altro che solidarietà, bisogna stare in guardia». I pericoli sono infiniti: corruzione, mercato nero, c’è perfino chi tenta ora di imbarcare sui cargo vuoti che ripartono spezie e pappagallini, merci rare dell’isola. «Quando arriva tanta roba tutta insieme è naturale che gli appetiti crescono», aggiunge Monica De Pietri, coordinatrice di due progetti dell’Ong Movimondo in Sri Lanka.

È chiaro che la pressione dall’Italia ora è forte: «Le sento già le critiche dei politici, ma anche dei semplici pensionati che hanno inviato in questi giorni un euro di solidarietà tramite sms - Miozzo si sfoga -: quelli della Protezione civile stanno lì a perdere tempo, diranno, a crogiolarsi con i nostri soldi. È passata una settimana e non hanno ancora combinato niente. Tonnellate di roba inutilizzata nei capannoni, sprechi e così via. Ebbene io rispondo in questo modo: sapete cosa significa un sisma del 9° grado della scala Richter? Che metterebbe in ginocchio non solo l’Italia, ma pure gli Stati Uniti. Lo Sri lanka, poi, che si stava appena organizzando, ha ricevuto una martellata tremenda. Era giusto perciò essere ingenerosi con loro?». E aggiunge: «Ci sono problemi logistici che non si possono ignorare, eppure è un Paese che ha un grande welfare alle spalle, una grande organizzazione sociale, malgrado la distruzione subita. E sta già reagendo. Non c’è lassismo da parte di nessuno, è che il disastro è davvero epocale. È facile per le regie italiane raccogliere fondi, promuovere finanziamenti di nuovi ospedali in Sri Lanka. Bene, io mi auguro, quando sarà passata l’ondata dell’emozione, tra tre-quattro mesi, di ritrovare tutti questi progetti in piedi, di poter contare ancora su di essi».

Per fortuna, nel frattempo, ci pensa la gente locale. Dal pescatore più umile al campione nazionale di cricket, lo sport più diffuso. Tutti i cingalesi sopravvissuti, fin dal primo giorno, hanno fatto sentire la loro presenza, raccogliendo e distribuendo dove possibile viveri e vestiario girando coi furgoni o a bordo dei loro proletari tuctuc , le Api a motore. E questo di sicuro continueranno a fare, aspettando che i lorries dell’assistenza internazionale si svuotino di cadaveri.


Fonte Corriere.it


04/01/2005 10:54
 
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TERREMOTI: MEDICI A PHUKET,ANTIEROI CHE PORTANO 'LUCE'

NCONA, 3 GEN - Sono arrivati a Phuket con ''mucchi di cadaveri sulle spiagge mentre poco lontano la gente giocava a golf''; per sette giorni hanno setacciato nove ospedali alla ricerca di italiani feriti, curato gente a rischio di amputazione nell' ambulatorio allestito a Patong, consolato i familiari dei dispersi e organizzato 50 rimpatri sanitari e altri 320 rientri in Italia. Ma detestano il protagonismo, non si sentono eroi, e non amano il volontariato ''dell' esserci per esserci''. Sono i medici, gli infermieri e gli ingegneri della squadra di emergenza sanitaria inviata dalla Regione Marche a Phuket su richiesta della Protezione civile nazionale. Oggi il dottor Marco Esposito, capo-missione del team medico-sanitario dell' Ares, l' ingegner Susanna Balducci del Servizio di protezione civile marchigiana, l' infermiere Antonio Taffi e il tecnico Gabriele Rossini sono rientrati ad Ancona, lasciando due colleghi in Thailandia. In una conferenza stampa in Regione hanno raccontato l' inferno di Phuket, l' inevitabile caos dei primi soccorsi internazionali (''eravamo partiti per montare un ospedale da campo e invece gli ospedali funzionavano bene, serviva il nostro ambulatorio''), il legame difficile da descrivere che si e' creato con i pazienti. Quegli italiani ricoverati che sentendosi chiamare per nome dal loro letto li hanno accolti dicendo ''finalmente e' arrivata la luce''. O la mamma di 34 anni, viva per miracolo con il marito e le due bambine, scortata all' alba di oggi a Malpensa: ''la paziente piu' grave, con un' anemizzazione, contusioni polmonari, e un' insufficienza respiratoria, gia' sottoposta a due interventi chirurgici nel Bangkok Hospital di Phuket''. Per andarla a prendere a Krabi, insieme ad un altro ferito, il dottor Esposito e Taffi sono riusciti a convincere un generale thai a mettere a disposizione due elicotteri militari. ''E' stato un rischio, portar via feriti in quello stato e' sempre un azzardo, ma dovevamo scegliere e abbiamo scelto. Il pericolo di infezioni era troppo alto''. Cosi' stamani, quando Ilaria, cinque anni, una delle figlie della donna, ha salutato Esposito con un sorriso ''e' stato un bel momento. E' stato tutto''. Ecco, a vederli cosi', i sanitari in maglietta azzurra con il logo dell' Associazione regionale emergenze sanitarie e i tecnici della Protezione civile in giubbotto nero, sembra davvero che queste persone abbiano gia' tutto, non siano neppure stanche e il 26 dicembre siano partite - con un preavviso di 5 ore - per andare a fare niente piu' di quello che ''ciascuno, quando c' e' bisogno, puo' fare''. Esposito, 45 anni, una moglie psicologa, Olivia, e due figli, Michele e Alice, costretti a venire in conferenza stampa per poter finalmente abbracciare papa', e' un chirurgo anestesista specializzato in medicina delle catasfrofi. Lavora al pronto soccorso dell' Azienda ospedaliera Umberto Primo-Torrette di Ancona, e con l' Ares (250 medici, infermieri, psicologi, di cui 40 sempre gia' vaccinati e pronti a partire) ha prestato la sua opera in Albania, con la missione Arcobaleno e nel terremoto di San Giuliano di Puglia. ''Cerchiamo di dare risposte concrete dove c' e' necessita', con un volontariato specializzato e coordinato'', spiega con la sua voce pacata. A muoverlo e' un credo personale: ''non credo in Dio, se e' questo che vuol sapere, ma nell' umanitarismo, e nella capacita' di dedicarsi agli altri''. Cosi', quando a Santo Stefano e' squillato il telefono, il dottore ha incrociato lo sguardo della moglie: e lei ha risposto, ''ok, vai pure'''. Una moglie, una bambina, Lucrezia, e una seconda in arrivo a maggio ha lasciato qui anche Antonio Taffi, 31 anni, infermiere dell' ospedale di Recanati; paura di non tornare, di possibili epidemie? ''Quando si prende un impegno, e il mio e' un impegno per passione, e' giusto rispettarlo'', taglia corto con un sorriso. Lo stesso sorriso, velato di tristezza per l' orrore lasciatosi dietro le spalle, che illumina il bel volto di Susanna Balducci. E toccato a lei trovare autisti, mezzi di trasporto, satellitari (all' inizio funzionavano solo le radio portatili) per raggiungere i feriti di Phi Phi Island e Khao Lak. E districarsi, ''con l' aiuto prezioso del Club Italia e degli italiani che vivono la''' nelle pratiche per individuare i nostri connazionali e rimpatriarli. Ad Ancona sua figlia Giulia, 14 anni, ha trascorso il Capodanno con i nonni, ''che sono sempre stati bravissimi''. Ora che il recupero degli italiani e' finito, e il rischio di un' epidemia di colera almeno in Thailandia pare non sussista, la task force marchigiana rientra nei ranghi. Pronta a rimettersi in viaggio se il Governo e la Regione lo vorranno. Ma non prima di due giorni di ''de-briefing'' con gli psicologi. ''Sembriamo forti - spiega Esposito ai giornalisti - ma abbiamo condiviso tanta sofferenza, il peso di tanta umanita' martoriata, tentando di toglierne un po'. Se in ospedale e' difficile dire a un padre che suo figlio e' morto in un incidente stradale, qui...e' molto molto peggio''.


Fonta ANSA



04/01/2005 11:29
 
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il mondo intero si è mobilitato davanti a questa tragedia e questo mi fa piacere.

In tutti noi non è ancora morto lo spirito della fratellanza universale.



nell'oceano dei sogni perduti ho visto gli angeli imparare a volare


Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno,
giuro che lo farò,
e oltre l'azzurro della tenda nell'azzurro io volerò.
- Nessuno può mettere Baby in un angolo -


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Re:

Scritto da: free-life 04/01/2005 11.29

il mondo intero si è mobilitato davanti a questa tragedia e questo mi fa piacere.

In tutti noi non è ancora morto lo spirito della fratellanza universale.




E' l'unica discussione che ho aperto dove mi rifugio volontieri per farmi forza d'animo... Vedendo le reazioni sembrerebbe che un briciolo d'umanità sul nostro pianeta sembra essere ancora vivo...

[SM=g27817]






04/01/2005 14:08
 
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Tsunami,polemiche su gestione aiuti


Scontro tra Bertolaso e la Farnesina

Oltre due miliardi di dollari a cui vanno aggiunti tutti i generi di prima necessità. E' il mare di aiuti che il mondo ha raccolto per i Paesi colpiti dallo tsunami. Ma proprio sulla gestione dei fondi arrivano i problemi più grossi. Nella Ue non è chiaro qual è il Paese delegato a guidare le operazioni e mentre gli Usa nominano la coppia Bush senior e Clinton, in Italia Bertolaso litiga con la Farnesina: "Pronti a restituire i soldi degli sms".


L'unico Paese che sembra avere le idee chiare sono gli Stati Uniti. Il presidente Bush ha nominato il suo predecessore Bill Clinton e il padre, l'ex presidente n. 41 George H. W. Bush, capi della missione per la raccolta dei fondi per le vittime del maremoto. Clinton e Bush Sr. coordineranno lo sforzo di solidarietà dell'America e presteranno i loro volti e il loro carisma alla causa umanitaria.

"Questa è una tragedia che sfida la nostra capacità. L'America - ha detto Bush posando tra i due ex presidenti - sta giocando un ruolo di primo piano negli aiuti". Il presidente ha detto che i 350 milioni di dollari finora destinati dal suo governo alle nazioni colpite sono "solo una prima cifra iniziale". "Stiamo mostrando la solidarietà del nostro Paese e la nostra capacità di dare una risposta immediata al disastro" ma il governo deve contare anche sull'aiuto degli americani.

Dall'altra parte dell'Oceano, in Europa, la situazione è più caotica. La Francia, per bocca del ministro dell'Interno, Dominique de Villepin, si era autoproclamata coordinatrice degli aiuti. Ma la presidenza lussemburghese dell'Ue ha rettificato dopo poche ore. La Francia è stata delegata solo per guidare una squadra di ricognizione in Sri Lanka nell'ambito della protezione civile.



Anche l'Italia si è proposta per essere leader della missione. Purtroppo anche all'interno del nostro Paese la situazione non è ancora limpida. Sui giornali campeggia infatti la polemica tra il capo del Dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso e il ministero degli Esteri: "Non guardo in faccia a nessuno, ho il mandato degli italiani. O ci fanno usare i soldi degli aiuti con trasparenza o rimetto il mandato a chi ha avuto fiducia nella Protezione civile".

Secondo Bertolaso ci sono due "binari paralleli". "C'è un filone istituzionale, portato avanti dalla Farnesina tramite la cooperazione allo sviluppo. Ma sono cose che non ci riguardano. Altra cosa, ben diversa, sono i soldi arrivati con gli sms e le sottoscrizioni bancarie: il binario della Protezione civile con gli italiani".

"La Protezione Civile ha gli strumenti e la tecnlogia" per agire nel sud est asiatico, sottolinea Bertolaso. "Se questo a qualcuno dà fastidio... mi dispiace. C'e' chi vuole limitare il nostro agire? E' un problema loro e non mio. Io so benissimo cosa andremo a fare. Mi viene da ridere quando sento dire che c'è sovrapposizione con noi. E nessuno pensi che faremo un Arcobaleno bis... se lo possono scordare".


Fonte TGCOM



04/01/2005 21:37
 
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Tsunami,polemiche su gestione aiuti



Ma Fini ricuce i rapporti con Bertolaso

Oltre due miliardi di dollari, più i generi di prima necessità. E' il mare di aiuti raccolti per i Paesi colpiti dallo tsunami. Ma sulla gestione dei fondi è già polemica. Nella Ue non è chiaro quale Paese guiderà le operazioni e mentre gli Usa nominano la coppia Bush senior-Clinton, in Italia Bertolaso litiga con la Farnesina: "Pronti a restituire i soldi degli sms". E Fini risponde: "Gli aiuti saranno gestiti dalla Protezione civile".

L'unico Paese che sembra avere le idee chiare sono gli Stati Uniti. Il presidente Bush ha nominato il suo predecessore Bill Clinton e il padre, l'ex presidente n. 41 George H. W. Bush, capi della missione per la raccolta dei fondi per le vittime del maremoto. Clinton e Bush Sr. coordineranno lo sforzo di solidarietà dell'America e presteranno i loro volti e il loro carisma alla causa umanitaria.

"Questa è una tragedia che sfida la nostra capacità. L'America - ha detto Bush posando tra i due ex presidenti - sta giocando un ruolo di primo piano negli aiuti". Il presidente ha detto che i 350 milioni di dollari finora destinati dal suo governo alle nazioni colpite sono "solo una prima cifra iniziale". "Stiamo mostrando la solidarietà del nostro Paese e la nostra capacità di dare una risposta immediata al disastro" ma il governo deve contare anche sull'aiuto degli americani.

Dall'altra parte dell'Oceano, in Europa, la situazione è più caotica. La Francia, per bocca del ministro dell'Interno, Dominique de Villepin, si era autoproclamata coordinatrice degli aiuti. Ma la presidenza lussemburghese dell'Ue ha rettificato dopo poche ore. La Francia è stata delegata solo per guidare una squadra di ricognizione in Sri Lanka nell'ambito della protezione civile.

Anche l'Italia si è proposta per essere leader della missione. Purtroppo anche all'interno del nostro Paese la situazione non è ancora limpida. Sui giornali campeggia infatti la polemica tra il capo del Dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso e il ministero degli Esteri: "Non guardo in faccia a nessuno, ho il mandato degli italiani. O ci fanno usare i soldi degli aiuti con trasparenza o rimetto il mandato a chi ha avuto fiducia nella Protezione civile".

Secondo Bertolaso ci sono due "binari paralleli". "C'è un filone istituzionale, portato avanti dalla Farnesina tramite la cooperazione allo sviluppo. Ma sono cose che non ci riguardano. Altra cosa, ben diversa, sono i soldi arrivati con gli sms e le sottoscrizioni bancarie: il binario della Protezione civile con gli italiani".

"La Protezione Civile ha gli strumenti e la tecnlogia" per agire nel sud est asiatico, sottolinea Bertolaso. "Se questo a qualcuno dà fastidio... mi dispiace. C'e' chi vuole limitare il nostro agire? E' un problema loro e non mio. Io so benissimo cosa andremo a fare. Mi viene da ridere quando sento dire che c'è sovrapposizione con noi. E nessuno pensi che faremo un Arcobaleno bis... se lo possono scordare".

Intanto, il ministro degli Esteri Gianfranco Fini ha risposto a Bertolaso affermando che "l' ordinanza del Presidente Berlusconi stabilisce chiaramente che i fondi raccolti per aiutare le popolazioni del sud-est asiatico saranno gestiti dalla Protezione Civile". "Le modalità di gestione dei fondi e i progetti di ricostruzione cui destinare il denaro raccolto - ha aggiunto Fini - saranno definiti dal Governo con il coinvolgimento di tutte le Amministrazioni interessate. Polemiche e personalismi non hanno ragione".

Fonte TGCOM



04/01/2005 21:40
 
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L'onda degli aiuti

Editoriale su Il Foglio

Roma. Non bastavano gli elicotteri, i marine, i camion, una portaerei, una naveospedale con 1.000 posti letto, 350 milioni di dollari: l'America può essere ancora più generosa. Così George W Bush ha messo insieme una variegata coalizione, l'espressione di un'America "compassionevole" e dell'unità nazionale di fronte alla catastrofe naturale, arruolando gli ex presidenti degli Stati Uniti - suo padre, Bush senior, e Bill Clinton - per guidare insieme "un ampio sforzo umanitario di soccorso", un fundraising privato, a livello nazionale, la dimostrazione che "noi siamo lì con voi, ad aiutarvi", a fianco dei governi e delle popolazioni del sud-est asiatico devastati dallo tsunami.

Bush padre e Clinton, assistiti dai Freedom Corps della Casa Bianca, faranno alcuni tour attraverso gli Stati Uniti per incoraggiare le donazioni private, "piccole e grandi, a seconda delle possibilità" e sostenere le organizzazioni non governative nel soccorso immediato e nella ricostruzione: "Il denaro contante è il più utile oggi", ha detto Bush, accogliendo i consigli dati dalla Banca mondiale. Poi il presidente, accompagnato dai due testimonial del fundraising e dalla moglie Laura, ha fatto visita alle ambasciate dei paesi colpiti dallo tsunami, porgendo le sue condoglianze e rassicurandoli: "Vi aiuteremo in ogni modo possibile". Intanto Colin Powell, segretario di Stato uscente, è partito per il sud-est asiatico. Insieme con lui c'è Jeb Bush, fratello del presidente e governatore della Florida, uno Stato che spesso è stato vittima di catastrofi naturali: sembra che sia stato proprio Powell a volere Jeb Bush con sé a rappresentare l'America e la cosiddetta "Operation Empathy" a livello internazionale, fomentando così le voci sul futuro dei due: il primo alla Banca mondiale, il secondo nella politica nazionale statunitense.

"Fanno capo direttamente a me e mi daranno continui aggiornamenti sulla situazione - ha detto Bush, ribadendo la centralità dell'Amministrazione statunitense nel coordinamento degli aiuti - per capire che cos'altro il governo americano può fare". Powell ha detto che al momento "non c'è scarsità di fondi" e che la priorità è stabilire "la destinazione più efficace dei 2 miliardi di dollari" raccolti dalla comunità internazionale, in particolare dalla "coalizione per i soccorsi" guidata dagli Stati Uniti. E' questo l'obiettivo del meeting di Giacarta, il 6 gennaio, organizzato dagli Stati Uniti: la risposta a chi ha tacciato di "tirchieria" coloro che guidano gli aiuti mondiali.


Fonte TGCOM



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