Una frase sbagliata, una frase bellissima
di GASPARE BARBIELLINI AMIDEI
E’ difficile credere che Roberto Calderoli, ministro della Repubblica, anzi ministro per le Riforme della Repubblica, abbia detto davvero che «nessuno può permettersi di toccare un padano», dopo il vile assassinio di Giuseppe Maver, 61 anni, gran parte vissuti come fedele e gentile lavoratore, benzinaio di Lecco. Voglio sperare che anche Calderoli condivida la convinzione che «nessuno può permettersi di toccare» un italiano, padano o toscano o romano o sardo o siciliano che sia. Lo voglio sperare. Il Carroccio ha offerto 25 mila euro a chi saprà dare informazioni utili alla cattura dei due rapinatori omicidi. Bene. Anzi viene il desiderio di proporre a tutti di mettere la mano in tasca e di dare un euro in più per avere due delinquenti in meno in libertà.
«Era un nostro militante», è stata la spiegazione per la decisione di offrire una somma per agevolare la cattura degli assassini e una per aiutare la famiglia. Non era un nostro militante potrebbero aggiungere molti altri, da Lecco a Palermo, ma nonostante ciò era un cittadino giusto, una persona onesta. Certamente militava nel campo di chi ogni mattina si alza e lavora per la propria famiglia con le mani pulite. Ci sono tante mani pulite in Lombardia e altrove. Giuseppe Maver nella vetrina del box accanto al suo distributore aveva attaccato un cartello: «35 anni con Voi, un grazie di cuore dal Vostro benzinaio». È una frase bellissima.
Noi dobbiamo ringraziare lui, e chiedere scusa a lui per non avere realizzato in tanti anni un Paese più sicuro dove non siano così frequenti i delitti come quello per il quale è caduto vittima. C’è da chiedere scusa per i troppi assassini in libertà, talvolta per quelli arrestati, magari condannati in primo grado, e poi finiti a piede libero. È di ieri la notizia che uno dei feroci omicidi che hanno turbato Napoli in questi giorni era stato compiuto da qualcuno scarcerato grazie a sconti applicati secondo un meccanismo da rivedere. Il salario della paura che deve essere ancora messo in conto da diverse categorie - benzinai, gioiellieri, edicolanti, tabaccai - è troppo frequente. È gente che si fida dello Stato e degli altri cittadini, è gente che spalanca sulla strada la propria bottega e la propria vita, su quella stessa strada sulla quale circolano ancora rapinatori e assassini.
Non è giusto ora turbare il lutto con gli eccessi della polemica. Pare incredibile che dall’autorità di chi ci governa possa venire una frase così: «Io avrei preferito una taglia "vivi o morti", ma mi hanno detto che la legge non lo consente». Nessun servitore dello Stato, anche al più alto livello, ha bisogno che qualcun altro gli dica che cosa la legge consente e che cosa non consente. Lo sradicamento della malavita e la ricostruzione di un tessuto urbano di sicurezza hanno necessità di equilibrio perfino nel pianto. Isolare i violenti, scoprire i criminali, snidare gli eversivi, ognuno di questi obiettivi chiede sentimenti solidali, non contrapposizioni fra gente onesta di diversi luoghi. C’è un gran bisogno di pacatezza anche nell’estrema severità da mettere in campo.
Tutti, padani e non padani, leghisti e non leghisti piangono oggi Giuseppe Maver. Questo cittadino «milita» in qualche modo nei sentimenti di tutti gli italiani oltre che in quelli dei suoi compagni di partito. Taglia o non taglia, i suoi assassini devono finire al più presto in galera. E il governo pensi, piuttosto, ad azioni rapide ed efficaci per sottrarre il Paese, da Nord a Sud, alla legge del crimine.
Gaspare Barbiellini Amidei
Corriere della Sera
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