da
www.giornale.it in "occasione" della morte di Arafat
Arafat: il terrorista che rubava al suo popolo
Dopo un lungo e tragico tira e molla si è conclusa la vicenda terrena di Yasser Arafat. E mentre nei Territori si apre la disputa per la sua successione, il mondo si interroga sulla figura del defunto capo dell’Olp.
Una figura controversa, in vero. Perchè al di là delle entusiastiche frasi rilasciate dal presidente francese Chirac l’arabo, il giudizio della storia sull’uomo e il leader non potrà non tener conto delle molte ombre che lo hanno accompagnato per tutta la sua vita.
Politicamente il suo disegno di uno Stato palestinese è risultato un fallimento. Lui per primo non ha saputo fare quanto necessario per renderlo concreto.
La Palestina di Arafat, infatti, altro non è stata che un agglomerato in perenne guerra nato com’era unicamente in funzione anti israeliana. Un limite che ha troncato sul nascere ogni tentativo di dialogo, ogni barlume di iniziativa diplomatica. E forse ora, la sua scomparsa, potrebbe aprire scenari nuovi e dare una concreta speranza alle popolazioni palestinesi.
Ma, soprattutto, Arafat è rimasto per tutta la vita un terrorista, non è mai stato capace di entrare nel ruolo successivo, di fatto è rimasto lontano dai reali bisogni della sua gente. Che ha potuto governare e controllare soltanto grazie ad un sistema di corruzione interna e complicità internazionale. Tenere nelle proprie mani i cordoni della borsa gli ha consentito di condizionare alleanze e fedeltà, rendendo le istituzioni dell’Autor ità palestinese espressioni politiche di pura facciata. Il consenso che è riuscito a raccogliere nel mondo intero avrebbe dell’incredibile se pensiamo quanto poco interessino, anche e soprattutto ai pacifisti, i conflitti locali che non coinvolgano ovviamente America e Israele.
Quanto poi allo statista, che statista è mai chi ruba al suo popolo?
Perchè Arafat ha fatto anche questo. Dotato di ingenti ricchezze ha costretto il suo popolo a vivere nella miseria profonda in un’area priva dei servizi essenziali: ospedali, scuole, infrastrutture.
Forbes metteva il rais palestinese tra i più ricchi del pianeta. Forbes parla di 300 milioni di dollari spalmati in vari conti bancari in giro per il mondo, ma le ricchezze di Arafat non si limitano certo alle disponibilità finanziarie. Le stime sulle sue fortune variano fino a sconfinare nel leggendario grazie al fatto che Arafat ha sempre mantenuto il segreto sulle sue avventure finanziarie e imprenditoriali. Quello di Arafat era un vero e proprio impero economico che cozza incredibilmente con lo stato di povertà del popolo palestinese dove il reddito medio è di circa 100 dollari al mese.
L’impero economico di Arafat era costituito da un impianto di imbottigliamento di Coca- Cola a Ramallah, una compagnia di telefonia mobile tunisina, fondi di capitali di rischio negli Stati Uniti e nelle Isole Caiman. Pioi c’era l’uso disinvolto e prersonalistico fatto degli ingenti fondi che da tutto il mondo sono sttai dati a piene mani per la causa palestinese.
Questo era Arafat. Tutto il resto è solo retorica buona per il popolo palestinese e per tutti quelli che nel mondo, a cominciare da Chirac l’arabo, hanno sempre fatto finta di non vedere.
11 Nov 2004
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...pietre contro i fucili il coraggio contro la vilta...(banda bassotti)