Un milione in sciopero, proteste per i 14 mila esuberi previsti nella Finanziaria. Il ministero chiede spiegazioni


ROMA - «Questi tagli sono inopportuni» è stata la reazione del ministro Moratti. Critiche anche da sindacati e dall’interno della maggioranza per le riduzioni di organico nella scuola previste dalla Finanziaria: 2% in meno di insegnanti, pari a 14 mila docenti in esubero (ma per la Cgil si arriverà a 20 mila). E la nuova protesta arriva proprio alla vigilia dello sciopero generale di oggi, indetto dai sindacati confederali e da Gilda, che interessa un milione di lavoratori e che dovrebbe richiamare, dicono i sindacati, almeno 30 mila persone a manifestare a Roma e non meno dell’80% di adesioni. Il blocco, che vedrà la chiusura anche di molte scuole, era stato preparato da tempo per il rinnovo dei contratti scaduti e per dire ancora un no deciso alla riforma Moratti. E adesso anche per respingere queste nuove riduzioni. Lei, il ministro, che in questi giorni è in Giappone, ha già chiesto delucidazioni. «Era all’oscuro di tutto, dicono al ministero, si è sempre battuta per risolvere i problemi e ha eliminato il 30% del precariato storico con 76 mila assunzioni, di cui 65 mila insegnanti».
Ma non è l’unica a giudicare la mossa «inopportuna». Dentro la maggioranza c’è scontento. Il senatore di An Giuseppe Valditara parla di iniziativa «francamente inattesa. Sono contrario ai tagli, anzi a ulteriori tagli, perché ne sono già stati fatti in questi anni. Adesso basta, prima bisogna assumere il precariato storico, poi trovare le risorse per la riforma e dopo passare alla razionalizzazione delle spese».
I sindacati sono sul piede di guerra, continuano a giudicare negativamente alcuni punti della riforma Moratti (dall’insegnante tutor alla riduzione delle ore scolastiche) che in ogni caso, dicono, sarà ben difficile applicare se mancano i soldi. E, poi, come si affronterà il lavoro quotidiano con 14 mila insegnanti in meno? Che cosa comporteranno in concreto questi tagli? «Due sono le strade - ragiona il responsabile scuola della Cgil Enrico Panini -. Si accorpano le classi o si aumenta il numero di studenti per classe. Il che significa soltanto troppi alunni per docente, più selezione, più abbandono».
Ma, in pratica ,come si faranno questi tagli? «In genere si procede alla cieca - continua Panini -. Si suddividono i tagli per province, per fare un esempio solo indicativo, a Isernia ci saranno 50 insegnanti in meno e a Milano 400. Ma non è l’unica questione: arrivano pochissimi soldi e si allungano i tempi di invio di questi soldi, così le scuole scaricano i costi più banali, come la carta igienica, sulle famiglie».
Il preside dell’istituto «Vittorio Veneto» di Milano, Michele D’Elia, è convinto che i tagli non faranno risparmiare molti soldi. «Un preside non può nominare un supplente se i giorni di malattia sono inferiori a 11. Ma, prima, delle 18 ore di lavoro settimanale 15 erano su cattedra e 3 a disposizione. Si poteva quindi sostituire un professore senza costi aggiuntivi. Adesso le 18 ore su cattedra devono essere piene, non ci sono più le ore a disposizione. E un preside o rimanda i ragazzi a casa oppure fa fare lo straordinario. Con oneri aggiuntivi».
Il presidente dell’associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado, respinge ogni taglio come «inaccettabile»: «Che cosa significa avere 14 mila professori in meno? Difficile da dirsi se si ragiona sui numeri aggregati. Vuol dire che ci sarà un insegnante e mezzo in meno per ogni istituto, ma bisognerebbe capire quale docente verrà messo fuori. Ci sono materie fondamentali con forti carenze. Staremo a vedere».
«Il punto, anzi, i punti della questione sono due - aggiunge il responsabile scuola Ds, Andrea Ranieri, che oggi sarà in piazza -. La Moratti, tre giorni fa, ha promesso di recuperare i 70 mila ragazzi dispersi, che hanno abbandonato la scuola. Ha poi ammesso che il numero complessivo degli alunni aumenterà, grazie a una crescita di bambini stranieri iscritti da 282 mila a 300 mila. Come conciliare tutto questo con 14 mila docenti in meno?». Una lettera aperta agli insegnanti arriva dalle deputate Ds Giovanna Grignaffini, Piera Capitelli e Alba Sasso. «La scuola è in affanno - scrivono - costretta a gestire una riforma non voluta, non condivisa, non amata. Eppure, la lotta paga. La scuola siete voi».
Il professor Ermanno Testa, responsabile del Cidi (insegnanti democratici) non si meraviglia: «La riforma vuole il tutor contro il team , che, invece, da quando è partito nelle scuole dall’85, ha dato risultati notevoli. I bambini italiani di quarta elementare, secondo una ricerca, sono ai primi posti nel mondo quanto a livello di alfabetizzazione».

Mariolina Iossa

Corriere della Sera
Interni


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CGIL-CISL-UIL I sindacati confederali organizzano un corteo generale a Roma: dalla Bocca della Verità fino a Piazza Navona, dove parleranno Enrico Panini, segretario generale Flc-Cgil, Annamaria Furlan, segretaria confederale Cisl e Luigi Angeletti, segretario generale Uil. La partenza è prevista per le 10
I COBAS
Manifestazioni separate per Cobas, Altrascuola e Unicobas. A Roma sfileranno in corteo da Piazza della Repubblica a Piazza Venezia (partenza anche in questo caso alle 10). In programma un sit-in davanti alla sede del ministero dell’Istruzione. Proteste dei Cobas si terranno anche a Milano, Palermo, Reggio Emilia, Perugia e Cagliari


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Da oltre 11 mesi 800 mila dipendenti, tra insegnanti e personale Ata (gli amministrativi) sono senza contratto. Scaduto, da 35 mesi, anche quello dei presidi, che da tempo chiedono un adeguamento dello stipendio ai livelli dei dirigenti pubblici

I TAGLI - Ma si sciopera anche contro i tagli previsti dalla Finanziaria (14 mila posti di lavoro in meno, per gli insegnanti, anche se c’è chi ne prospetta almeno 20 mila) e contro il blocco degli organici, nonostante una legge del giugno del 2004 che impone al governo di procedere, entro tre anni, all’assunzione di tutti i 100 mila precari storici


TEMPO PIENO - Il corteo e le astensioni dal lavoro sono anche una protesta contro la riforma. Le domande ricorrenti: senza soldi come si applicherà? Come si farà la rivoluzione delle tre «i», come l’ha definita Letizia Moratti, ovvero più impresa, Internet e inglese? Sfavorevole poi il giudizio sulla riduzione dell’orario scolastico, da 30 a 27 ore, che secondo molti significa abolire il tempo pieno e il tempo prolungato. C’è poi la questione della riduzione dell’offerta formativa


IL TUTOR - L’introduzione del tutor , temono gli oppositori, significa tornare al maestro unico, con il solo scopo di ridurre il corpo docente. E significa svilire il ruolo degli altri insegnanti. Infine, l’anticipo scolastico: la prima elementare a 5 anni e mezzo e l’ingresso alla materna a 2 anni e mezzo saranno impossibili senza aumentare il numero degli alunni per classe


Corriere della Sera
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