LAMEZIA TERME - Per ora è solo una proposta, ma è destinata a far discutere. Antonio Gentile, senatore di Forza Italia, vuole proporre al ministro della Salute Girolamo Sirchia di introdurre un ticket sull'aborto, sia per risparmiare dal lato dei costi, sia per incentivare la pratica di ricorrere più volte all'interruzione volontaria di gravidanza. Il ticket sull'aborto dovrebbe essere pagato sia dalle donne che possono permetterselo finanziariamente, sia per chi è vi fa ricorso troppo spesso. La proposta dovrebbe essere presentata a settembre.
L'idea, spiega Gentile è "quella di applicare dopo la prima interruzione volontaria di gravidanza un ticket del 50% e di rendere a totale carico della paziente ogni intervento successivo". Anche perché, sostiene il senatore azzurro, "ci sono casi di donne che hanno abortito cinque o sei volte e non si tratta certo di situazioni di degrado sociale".
Secondo Gentile, questi "sono esempi di incredibile e grave leggerezza che costituiscono un grave rischio per la donna, assumono contorni etici inaccettabili e producono costi ingiusti per la collettività".
Gentile ricorda inoltre come "ogni interruzione volontaria di gravidanza costi 2-3 mila euro allo stato in un settore, quello della sanità, che oggi non riesce ancora a garantire degna assistenza a tanti ammalati". E ritiene perciò che il provvedimento "riporterebbe la discussione sulla prevenzione e sul ruolo dei consultori, in molti casi veri e propri templi di burocrazia, e aiuterebbe a capire il valore della contraccezione, ancora oggi non pienamente compreso".
Dai Ds arriva subito una bocciatura. "Si vuole far cassa, fra l'altro inconsistente, sul corpo e su un dramma femminile", ha commentato la parlamentare Ds Marida Bolognesi, che giudica negativamente l'ipotesi, "sia per l'inconsistenza del recupero finanziario, sia per il pesante e volgare messaggio". Ma, fatto ancora più preoccupante, "è l'ulteriore segnale - ha sottolineato Bolognesi - che, anche dopo la legge sulla procreazione assistita, la salute della donna vale zero".
Perplessa anche l'Aduc, l'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori. Per il presidente Vincenzo Donvito si tratta di "una proposta bizzarra, senza un'analisi di come realmente poter risparmiare in sanità senza far pagare gli utenti e soprattutto quelli più deboli". "Cosa succederà - ha aggiunto Donvito - se una donna dovrà pagare 2-3 mila euro per un aborto? Che troverà sicuramente qualcuno che clandestinamente glielo praticherà per 500 o 1000 euro".
"Non sarebbe un dramma", ha commentato Silvio Viale, il ginecologo dell'ospedale S. Anna di Torino che si accinge a sperimentare per la prima volta in Italia la pillola abortiva Ru486, "purchè - ha aggiunto - sia per tutte le donne e non solo per quelle che ripetono l'aborto, come per punirle".
In Italia, secondo le ultime cifre contenute nella relazione del ministero della Salute (riferite al 2002), le interruzioni di gravidanza sono in discesa. Un 1,2% in meno rispetto agli interventi praticati nel 2001.
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