Ansa
13/7/2004
Cancellare le proprie scritte, arresti domiciliari o lavori socialmente utili. Queste le possibilità che avranno di fronte i graffitari colti nell'esercizio della loro attività preferita: imbrattare muri.
Per qualcuno sono opere d'arte contemporanea, per altri espressione del disagio giovanile, per altri ancora solo un pugno in un occhio. Fatto sta che le scritte sportive, politiche, amorose e persino teologiche che ricoprono palazzi, ponti e cavalcavia di tutta Italia, sono finiti nel mirino del Parlamento; e per i loro autori, graffittari o "writers" che dir si voglia, si prospettano tempi duri.
Con la nuova legge licenziata oggi dalla commissione Giustizia del Senato per l'esame dell'aula, gli imbrattatori rischiano gli arresti domiciliari o la destinazione ai lavori di pubblica utilità.
I senatori, su proposta del diessino Elvio Fassone, hanno voluto riparare la difficoltà di applicazione della legge attuale, che rimette il giudizio contro i fanatici della bomboletta spray al giudice di pace, con conseguente alleggerimento delle pene.
D'ora in poi i "writers" avranno di fronte due possibilità: o cancellare le loro scritte riportando il muro danneggiato alla tinta originaria, oppure vedersi applicata la sanzione degli arresti domiciliari (da un minimo di sei giorni a un massimo di trenta). In alternativa all'arresto, il giudice potrà decidere di inviare i colpevoli in qualche struttura a svolgere lavori socialmente utili, per un periodo che andrà da un minimo di un mese a un massimo di tre.
Pene più severe se i graffiti hanno deturpato un edificio di particolare interesse storico: gli arresti domiciliari potranno durare fino a quarantacinque giorni mentre l'invio ai lavori di pubblica utilità potrà durare fino a sei mesi.