Talvolta l’amore è così.
Tra due persone che si conoscono e che prendono ad innamorarsi
anche una sola parola può essere motivo di frainteso, di incomprensione.
Non si tratta di essere permalosi, pignoli o intolleranti.
Ogni parola ha una disperata e vitale importanza per due che si amano.
Si dialoga secondo un linguaggio che apparentemente sembra comune.
E nemmeno lo si vuole ipotizzare un linguaggio che non sia comune, o poco affine.
Non si può.
Non lo si accetterebbe nemmeno, all’inizio di una storia.
Ma poi col tempo spesso si scopre che su certe parole “grosse”,ed in circostanze diverse inaccettabili, ci si è passati sopra.
Ed il paradosso sta nella circostanza che proprio quelle parole mai hanno assunto l’importanza che hanno, quando vengono pronunciate da chi è il soggetto del proprio amore.
Se poi le due persone sono spesso distanti tra loro, vuoi per motivi di lavoro, anche nella stessa città, vuoi per altre ragioni che impediscono la possibilità di viversi o conviversi , allora le parole rappresentano gran parte di ciò che a loro resta.
E quelle parole diventano spesso l’unico metro per valutare l’altro, per saggiare la misura del suo amore, per cercare di capire con chi si ha a che fare.
Le parole.
Sempre le parole di mezzo.
Ma spesso l’unico mezzo a disposizione.
Senza contare che tra due soggetti che intraprendono una storia d’amore, spesso l’irrazionalità e l’ebbrezza che coinvolge entrambi lascia che essi scivolino nell’istintivo utilizzo del linguaggio quasi senza misurare ciò che dicono.
Perché in fondo l’amore esclude qualsiasi forma di razionalità.
E perciò sembra che anche la sola parvenza di razionalità sia come una nube che possa sminuire la portata del proprio sentimento e perfino del rispetto verso l’altra persona.
Questo perché la razionalità presuppone dubbio, domande, messa in discussione di sé( e del proprio sentimento) oltre che dell’altro e delle sue buone intenzioni.
Se si è innamorati la razionalità la si tende a ripugnare e la si reprime almeno istintivamente, per la gioia che si prova.
E perché mai si potrebbe pensare che colui o colei che è causa di quella gioia possa essere oggetto di dubbio, o essere messo/a in discussione.
Tutto questo lavoro però, che quasi mai si fa prima( verrebbe quasi snaturato l’effetto stesso dell’innamoramento), si fa quasi sempre dopo, nella malaugurata circostanza( inevitabile e frequente in ogni storia) in cui ci si accorge che qualcosa non va.
Ed allora ci si arrovella, si giunge a riconoscersi perfino stupidi, e ci si chiede l’inverosimile.
E si comincia a versare nel rimorso e nel rimpianto.
Nel rimorso di aver fatto ciò che a parer proprio era meglio non fare, o nel rimpianto che sarebbe stato meglio dire o agire in altro modo.
Ma in qualche modo comunque si continua ad andare avanti.
Si va avanti fino alla “puntata” successiva della storia, in cui si finisce per dimenticare quasi tutto.
E si ricomincia proprio dalla messa in discussione delle parole…
E se ci fosse a portata di mano una moviola, ci si sorprenderebbe ad aver ripetuto proprio molte delle stesse parole che si era deciso di bandire dal proprio vocabolario.
Talvolta una storia d’amore è proprio così.
Ma del resto come si fa a non seguire l’istinto?
A costo di rovinare tutto e di rischiare di perdersi?
Non si può smettere di essere sé stessi, soprattutto nell’amore.
Sarebbe una “partita” persa in partenza.
Sarebbe come una recita a soggetto che alla lunga scapperebbe fuori.
Meglio essere comunque in buona fede ed offrirsi per ciò che si è.....
.....anche nelle proprie parole.
E se è amore vero
forse alla fine esso supera ogni incomprensione..
...ed ogni dolorosa “puntata” della storia.
Altrimenti forse tutto è
...tranne che amore.
Quanto sarebbe meglio un decoroso silenzio, spesso!
Ma come si fa senza le parole,
se due che si amano non possono guardarsi sempre negli occhi, quando hanno voglia di “sentirsi insieme”?
la verità ti rende libero
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