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12/03/2004 19:22
 
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Questo dolce vanta antichissime e nobili origini.
Nel 1490, alla corte dei Gonzaga, giunse, sposa del marchese Francesco II, Isabella d'Este.
Per onorare gli ospiti ferraresi si fece festa con molto sfarzo; vennero imbanditi sontuosi banchetti con le prelibatezze della splendente cucina rinascimentale mantovana. In occasione di quelle feste, per rendere omaggio a colei che sarà definita la "First Lady" del Rinascimento, si ideò la Torta delle Rose, un dolcissimo fiore che non aveva eguali nelle corti d'Europa.
Isabella ne fù a tal punto incantata che, in seguito, si narra predisponesse favorevolmente l'animo dei suoi ospiti con una rosa ancora calda di forno.
Creato con pochi, semplici e comuni ingredienti dai cuochi dei Gonzaga, unisce il fascino della dolcezza al toccante richiamo della morbidezza: il suo segreto è custodito nell'amore, nella passione e nella pazienza impiegati per la sua esecuzione.
La Torta delle Rose non ammette fretta, velocità od urgenze. La sua realizzazione richiama piuttosto le pause necessarie per dipingere un quadro od un affresco: dalla preparazione del fondo fino all'ultima languida pennellata.
Manipolare nel modo più appropriato e poi unire gli ingredienti richiede una predisposizione artistica nelle sequenze della preparazione.
Da Isabella d'Este a Federico II duca di Mantova a Giulio Romano il passo è breve; in quel florido e glorioso ambiente non poteva che affermarsi un dolce unico anche nel nome: la Torta delle Rose.
L'influenza di quella rigogliosità si propagò in tutto il ducato e giunse anche nei territori bagnati dal fiume Mincio nell'alto mantovano, spesso contesi ai Visconti di Milano e ai Della Scala di Verona.
Valeggio sul Mincio partecipò di questo clima e di questi umori sempre in prima persona.
Oltre 500 anni di storia testimoniano come le usanze, la lingua e soprattutto la cucina di questo territorio siano strettamente intrecciate come in un romanzo avvincente.
La Torta delle Rose, creata per rendere omaggio alla gentilezza ferrarese di Isabella d'Este, è giunta immutata sino ai nostri giorni ed ogni cittadino del gusto ne apprezzerà la sua unicità.
Assaporandola, scaturisce anche un senso di gratitudine verso tutte quelle persone grazie alle quali possiamo degustare un dolce che ha maturato oltre cinque secoli di vita, con gli ingredienti e la preparazione gelosamente conservati e tramandati per generazioni.
Se dovessi fare un nome direi senz'altro..... Rosa.

[Modificato da isa69 15/07/2004 23.23]

12/03/2004 19:28
 
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Farina 130 + 170 g
Latte q.b.
Burro 70 + 40 g.
Zucchero 70 + 40 g
Uova 3 tuorli
Lievito di birra 1 cubetto
Scorza grattugiata di un limone
Sale Un pizzico
Zucchero in granella per guarnizione

Esecuzione
Impastate 130 grammi di farina col lievito di birra e tanto latte tiepido quanto basta per ottenere un panetto morbido che lascerete lievitare tutta la notte in una zuppiera coperta da un canovaccio umido e da un coperchio
Il giorno dopo preparate la crema di burro lavorando a crema in una ciotola 70 g. di burro e 70 g. di zucchero.
Impastate poi, sulla spianatoia, la farina, lo zucchero e il burro rimasti insieme ai tuorli d’uova, sale e scorza di limone. A questo impasto aggiungete il panetto lievitato e lavorate bene, fino a che non saranno completamente amalgamati.
A questo punto ricavate dall’impasto una sfoglia grande circa 30 x 45 cm. Spalmatevi sopra la crema di burro e zucchero, arrotolatela, non troppo stretta, e tagliatela in 7 pezzi. In una teglia da 24 cm. Imburrata e infarinata, adagiate le rotelle , o “rose”, di pasta, pennellatele con un albume sbattuto e cospargetele di zucchero in granella.
Lasciate riposare la torta per un’oretta in un luogo tiepido (il forno a 25 – 30 gradi è perfetto) e infine cuocete, nella parte bassa del forno, a 175° per 45 minuti circa.
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