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- THE CLASH -
I Clash sono stati molto probabilmente il gruppo più importante del rock inglese a cavallo tra gli anni settanta ed ottanta. Nati in piena epoca punk, hanno in seguito sperimentato vari tipi di musica, dal rock al funky al jazz al reggae, senza mai rinnegare la loro vena per i temi sociali e politici. Il gruppo nasce nella metà degli anni settanta allorché il chitarrista Mick Jones (26-06-1955), il bassista Paul Simonon (15-12-1956) ed il batterista Nick ‘topper’ Headon (30-05-1955), componenti della band London SS, incontrano il cantante Joe Stummer (21-08-1952). Strummer era all’epoca impegnato in un gruppo chiamato 101ers, attivissimo nei music-pub londinesi. I Clash inizialmente comprendono anche il chitarrista Keith Levene, che uscirà dal gruppo nei primi mesi del 1976, ed il batterista Terry Chimes, il quale, pur lasciando la band prima del successo, tornerà in seguito ad unirsi saltuariamente con gli ex compagni.
Nel 1977 la Cbs, in pieno fervore punk (presto sarà nei negozi anche il celeberrimo "Never Mind The Bollocks" dei Sex Pistols a cui i Clash si uniranno spesso nell’ ‘Anarchy Tour’), fa uscire i loro primo lavoro: "The Clash". L’album, che si avvale del contributo dell’ingegnere del suono Mickey Foote, diventa immediatamente un manifesto del punk inglese, tanto che la rivista Rolling Stones non esita a definirlo ‘l’album punk definitivo’. La musica ‘chitarra-basso-batteria’ riporta il rock a quella genuina freschezza e purezza fifties, in un momento in cui il sympho-rock degli anni 70 stava ancora dominando la scena inglese. I testi contengono in nuce molte delle tematiche che faranno dei Clash i portavoce del ‘combat rock’ di fine decennio. Dalla auspicata rivolta di "White Riot" e "London’s Burning", alla critica della società consumistica in "I’m So Bored With The U. S. A." e "Career Opportunities", alla satira sociale di "Police and Thieves", probabilmente il brano migliore dell’album, in cui la forma musicale comincia - guidata dalla acida ed al contempo sinuosa chitarra di Jones – a volgersi verso quella commistione tra rock-reggae-funky che segnerà i più maturi lavori della band. Se "The Clash" ottiene un buon successo arrivando fino alla dodicesima posizione delle charts inglesi, il secondo disco, "Give’em Enough Rope", pur non essendo qualitativamente a livello del primo, consacra definitivamente la formazione, giungendo fino al secondo posto delle classifiche U.K. "Tommy Gun" diventerà il primo top 20 hit-single. Nel 1979 esce quello che può essere considerato il migliore disco dei Clash, nonché uno dei monumenti dell’intera storia del rock: "London Calling". Ognuna delle venti canzoni di questo doppio LP è un piccolo capolavoro: Springsteen ed il ‘blue collar’ made in U. S. A., incontrano il miglior reggae mai suonato da un gruppo bianco, i Sex Pistols si fondono con il jazz ed il funk-rock, l’energia di una garage band anni settanta sposa la salsa e il latino-americano. I testi proseguono nel filone duro dei primi Clash, inasprendo ancor più i temi sociali, sempre più rivolti verso l’attualità – su tutti "Guns Of Brixton", cronaca delle rivolte nel celebre quartiere nero di Londra, ma anche "Spanish Bomb" e "Revolution Rock". Strummer canta, bava alla bocca, tutta la rabbia e la disperazione di una generazione che non vuole assimilarsi al conformismo borghese della middle-class ‘persa nei supermarket’, cieca ormai di fronte alle esigenze di un mutamento culturale prima ancora che sociale. Cambiamento che i Clash ed altri ‘street fightin’ man’ del periodo invocheranno per l’ultima volta prima della resa di fronte alla omologazione globale degli anni ’80.
E sarà proprio nel primo anno del decennio che vedrà l’esaurirsi del sogno punk che i Clash daranno alle stampe (dopo un importante tour negli Stati Uniti) il loro ultimo capolavoro: "Sandinista!". Album triplo dedicato alla guerriglia comunista del Nicaragua, simbolo disperato di difesa terzomondista di fronte all’imperialismo delle lobby occidentali. Musicalmente, il disco rappresenta un’estremizzazione di quella commistione di generi iniziata con "London Calling", e sebbene non possieda la forza creativa e l’originalità di quest’ultimo, rappresenta pur sempre una piccola enciclopedia portatile di quanto di buono la musica pop abbia espresso da Elvis al 1980. Negli anni ottanta si avrà il lento, ma inesorabile declino dei Clash. Parliamo ovviamente di declino creativo, sarà infatti del 1982 il loro LP di maggior successo commerciale: "Combat Rock". Il disco, che vede per l’ultima volta insieme i membri della formazione originaria, segna una sorta di illanguidimento del sound anni ’70, e sebbene i testi rimangano in certo qual modo ‘fedeli alla linea’ indicata dallo stesso titolo del disco, appare subito chiaro che niente sarà più come prima. Comunque, è da questo vinile che vengono estratti i due singoli più famosi in assoluto del gruppo, le loro "Dancing In The Dark": "Rock In The Casbah" e "Should I Stay Or Should I Go". La prima canzone arriva addirittura a piazzarsi nella top ten U.S.A. L’anno seguente i Clash si uniscono ai mitici Who in un mega-tour negli stadi statunitensi. Il gruppo, che iniziò cantando "I’M So Bored With The U. S. A.", stava forse rivalutando, ultimo di una triste comitiva, il Dio Dollaro? Fatto sta che nel 1984 Mick Jones lascia la band a causa di dissidi con Strummer e va a formare i Big Audio Dinamite. Così, mentre nel 1985 esce "Cut The Crap" - canto del cigno di una band che fu grandissima – è evidente che la storia dei quattro bad boys londinesi è terminata.
Nel 1988 uscirà una bellissima antologia: "The Story Of The Clash", giusto omaggio al miglior gruppo punk (aggettivo in verità assai riduttivo vista la versatilità artistico-musicale di Strummer e compagni) di sempre. Nel 1991 i Clash giungeranno, per la prima volta, al primo posto delle classifiche inglesi con "Should I Stay…" in quanto la canzone viene usata come jingle pubblicitario da una nota marca di jeans. Finale vittoria dello star-system sulla band che più si oppose ad esso? Forse solo un segno che i tempi sono ormai definitivamente cambiati -in attesa che ‘Londra chiami’ di nuovo nella speranza di trovare dei giovani pronti, come allora, to live by the river…
Io li adoro, c'è qualkuno ke li askolta qui?
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