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Grandissimo uomo, non meritava di andarsene così.
Ciao Alberto e grazie
28/02/2007 19:18
 
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(ANSA) - ROMA, 28 FEB - E' morto Giorgio Tosatti, ex direttore del Corriere dello sport-Stadio ed ex presidente dell'Ussi. Era inoltre un noto opinionista di quotidiani e televisioni. Tosatti era nato a Genova il 18 dicembre 1937.
05/11/2007 22:33
 
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Se n'è andato uno dei più grandi protagonisti del nostro calcio venuti da un paese straniero. Nils Liedholm è morto nella sua tenuta agricola di Cuccaro Monferrato, in provincia di Alessandria, all'età di 85 anni. I funerali si svolgeranno giovedì alle 11.

Nato l'8 ottobre 1922 a Valdemarsvik, in Svezia, Liedholm giocò sette campionati nel suo paese dal 1942 al 1949 quando il Milan lo prelevò dal Norrköping, con cui aveva vinto due titoli. Della squadra rossonera diventa uno dei simboli entrando a far parte del leggendario trio d'attacco svedese Gre-No-Li con Gren e Nordahl e viene soprannominato "Barone" per la sua naturale eleganza e correttezza sul campo: non venne mai ammonito. Nel 1960/61 è l'uomo copertina del primo album delle figurine Panini. Col Milan totalizza fino al 1961 359 partite in serie A segnando 81 gol e vincendo quattro scudetti (1950/51, 1954/55, 1956/57 e 1958/59) e due Coppe Latina (1951 e 1956) e disputa una finale di Coppa dei Campioni nel 1958 all'Heysel di Bruxelles perdendola 3-2 col Real Madrid ai supplementari. Con la nazionale svedese gioca 21 partite segnando 10 gol, vince l'oro olimpico nel 1948 a Londra e nei Mondiali di casa, quelli del 1958, arriva in finale ma deve soccombere per 5-2 al Brasile.

Appese le scarpette al chiodo approda direttamente alla panchina come viceallenatore del Milan, venendo promosso capo allenatore nel 1963. In rossonero resta tre anni per passare poi a Verona, Monza, Varese e Fiorentina. Nel 1973 arriva per la prima volta sulla panchina della Roma, l'altra delle squadre italiane nelle quali ha lasciato un segno profondo, dopo quattro anni torna al Milan e guida la squadra al decimo scudetto, quello della stella, nel 1978/79. Subito dopo questo trionfo torna in giallorosso per cinque anni, contraddistinti dalla fortissima rivalità con la Juventus. La squadra capitolina vince nel 1982/83 il suo secondo, storico scudetto dopo quello del 1942 anche grazie alla zona impiantata dal Barone, inusuale per il calcio italiano di allora. Nel 1984 un'altra finale di Coppa dei Campioni da allenatore dopo quella da giocatore e ancora una volta, proprio all'Olimpico, una sconfitta, ai rigori col Liverpool.

Liedholm lascia la Capitale ma l'alternanza tra rossoneri e giallorossi continua: dal 1984 al 1987 è al Milan, primo allenatore dell'era Berlusconi, dal 1987 al 1989 è alla Roma. Da quel momento si dedica più che altro alla sua azienda vinicola di Cuccaro Monferrato ed effettua solo due sporadici ritorni in panchina, nel 1992 al Verona e nel 1997 ancora una volta alla Roma. Uomo serio ma che non si prendeva troppo sul serio, tutti lo ricorderanno per la sua gentilezza e misura dentro e fuori dal campo e molti ricordano perfino una sua comparsata nel film "L'allenatore nel pallone" dei primi anni Ottanta. Invece del solito "addio Barone, ci mancherai" ci piace pensare che forse avrebbe gradito un bel brindisi alla sua memoria, naturalmente con i suoi vini...

Max Valle / Eurosport



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Calcio: Formigoni, Liedholm Gentiluomo Del Calcio
Milano, 5 nov. (Adnkronos) - "Un grande calciatore, un ottimo tecnico e soprattutto un impareggiabile e saggio uomo di sport. Un gentiluomo in campo e fuori dal campo". Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, ricorda cosi' Nils Liedholm, scomparso oggi all'eta' di 85 anni. "Da giovane tifoso milanista - prosegue Formigoni - ho gioito per i suoi gol e per le sue giocate. Poi negli anni ne ho apprezzato le doti, per certi versi uniche, di stratega del pallone". "Il suo ricordo - conclude Formigoni - rimarra' indelebile nella memoria di tutti gli appassionati di calcio e, piu' in generale, di tutti coloro che interpretano l'attivita' sportiva agonistica come una contesa basata sulla lealta' e sul rispetto dell'avversario".



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Calcio: Morte Liedholm, Il Ricordo Della Roma
Roma, 5 nov. (Adnkronos) - "Il dolore provocato dalla notizia della scomparsa di Nils Liedholm ha scosso tutta la famiglia della Roma, perche' la traccia lasciata a Trigoria dal tecnico svedese e' ancora viva e presente. Liedholm ha portato nel nostro club una cultura, un modo di interpretare il calcio, la voglia di distinguersi attraverso la zona, lo spettacolo. E' stato il primo a pretendere un cambio di mentalita' nel Paese del catenaccio e della speculazione tattica". Il presidente della Roma, Franco Sensi, ricorda cosi' Nils Liedholm, l'ex allenatore giallorosso scomparso oggi al'eta' di 85 anni. "La Roma degli anni ottanta, la sua Roma, ha creato le basi per una crescita decisiva e ha dettato l'impronta che ancora oggi porta la nostra squadra a cercare i risultati secondo una logica che sposa un calcio positivo e spettacolare -afferma Sensi-. Io ho tifato per Liedholm e ho voluto Nils al mio fianco, perche' sapevo di poter sfruttare in pieno questo esempio, nella linea di una continuita' che ritenevo necessaria per arrivare al successo nel rispetto di una tradizione''. ''L'unica consolazione, in un momento del genere, e' rappresentata dalla certezza che Nils restera' vivo per tutti i romanisti come simbolo vincente e unico -conclude il presidente giallorosso-. La Roma, con lui, vinse il titolo italiano, giocando un calcio di alto livello tecnico. Quella Roma entro' nell'elite del calcio europeo. Liedholm e' nella storia del calcio e nella nostra storia, per sempre''.



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Calcio: Abete, Con Liedholm Perdiamo Un Grande Amico
Roma, 5 nov. - (Adnkronos) - ''Con la scomparsa di Liedholm il calcio italiano perde un grande amico: prima come calciatore poi come tecnico, e' stato sempre un esempio di eleganza e di stile,in campo e fuori". Con una nota ufficiale il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, ha ricordato Nils Liedholm, scomparso oggi all'eta' di 85 anni. "Un uomo di sport che ha saputo vivere e interpretare il calcio serenamente, nella maniera giusta -dice ancora Abete-: lealta',valori da difendere,passione e carica agonistica,ma senza rinunciare mai a un filo di ironia che accompagnava il suo lavoro e il rapporto con gli altri". "Finita la carriera,aveva deciso di rimanere in Italia, che considerava la sua seconda Patria,ricambiato dall'affetto e dalla stima dei tifosi -conclude il presidente federale-; uno dei primi grandi stranieri ad allargare le frontiere del nostro calcio e un tecnico che puo' considerarsi uno straordinario caposcuola".


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Liedholm: Milan con lutto a braccio
ANSA) - DONETSK (UCRAINA), 5 NOV - "Con Liedholm se ne e' andato un pezzo di storia della nostra societa'". Cosi' Adriano Galliani, vicepresidente e ad del Milan.

"Il Milan, domani sera, - ha aggiunto Galliani, durante l'allenamento dei rossoneri sul campo dello Shakhtar - giochera' con il lutto al braccio". La Uefa, intanto, ha dato il proprio assenso affinche' ci sia un minuto di silenzio in memoria di Nils Liedholm, prima della gara di Champions League di domani sera a Donetsk fra Shakhtar e Milan.

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Liedholm: Rivera ricorda l'amico
ANSA) - ROMA, 5 NOV - "Pur essendo apparentemente un freddo, privilegiava i rapporti umani". Gianni Rivera piu' che il calciatore ricorda l'amico Nils Liedholm.

"Il mio primo anno a Milano l'ho fatto con lui che stava chiudendo la carriera - spiega Rivera - Era gia' allenatore in quel momento". "Aveva sentimenti - aggiunge Rivera - e privilegiava i rapporti umani prima di quelli tecnici". Il calcio? "Lo ha perso prima di tutto come calciatore e poi come allenatore. La vita e' cosi' purtroppo, va avanti
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Liedholm: molti big ai funerali
(ANSA) - ALESSANDRIA, 8 NOV - Tanti personaggi illustri del calcio hanno dato l'ultimo saluto a Nils Liedholm, morto lunedi' scorso a Cuccaro, nel Monferrato. Nella chiesa del paese c'erano, tra gli altri, il ct azzurro Donadoni, Cesare e Paolo Maldini, Pruzzo e Conti, Ranieri, Bettega e il presidente onorario dell'Uefa, Johannson. Tanti i tifosi con le sciarpe giallorosse e rossonere. La salma del Barone sara' tumulata al cimitero monumentale di Torino, accanto alla moglie Maria Lucia Gabotto.

01/12/2007 02:13
 
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Dopo la bandiera del Genoa Gianluca Signorini, un altro grande "capitano" muore a causa della sclerosi laterale amiotrofica, meglio nota come "morbo di Gherig".

Si tratta di Adriano Lombardi, giocatore simbolo dell'Avellino degli anni '70 e '80, squadra con conquistò anche la promozione in Serie A nel 1979.
Lombardi, 62 anni, nato a Ponsacco, in provincia di Pisa, si è spento questa mattina alle ore 7 nella sua abitazione di Mercogliano, in provincia di Avellino. Lascia la moglie Luciana e le due figlie. Il morbo di Gherig gli aveva lentamente ma progressivamente consumato i muscoli e inibito anche i più semplici movimenti, ma Lombardi non ha mai perso dignità e coraggio. L'Avellino era rimasto nel suo cuore: dopo il ritiro, aveva allenato la squadra per tre stagioni.

http://canali.libero.it/affaritaliani/sport/lombardi3011.htm
13/02/2009 17:02
 
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L'ex calciatore e popolare commentatore, in tv e sulla Gazzetta, è stato campione europeo con la Nazionale nel 1968 e ha legato la sua carriera alla squadra emiliana, di cui è stato a lungo capitano e con la quale ha vinto il campionato nel 1964. Lunedì il funerale



BOLOGNA, 13 febbraio 2009 - L'Onorevole Giacomino se n'è andato. Così lo chiamava il super-tifoso Gino Villani. A poche settimane dall'inizio dell'anno del centenario, il Bologna perde il più grande giocatore della sua storia (insieme ad Angelo Schiavio), sicuramente il più amato. Giacomo Bulgarelli è morto ieri sera a causa di un male incurabile che lo aveva già prostrato da tempo. Un recente intervento chirurgico lo aveva rimesso in sesto, poi la nuova ricaduta, il coma e il decesso. Era nato nella bassa bolognese, a Portonovo frazione di Medicina il 24 ottobre 1940. Una carriera, la sua, tutta in maglia rossoblù: 486 partite, di cui 391 in campionato in 17 stagioni (58 reti).
LO SCUDETTO '64 - L'esordio, a 18 anni, nel 1958 in Bologna-Vicenza 1-0. Il ritiro nel maggio '75 dopo un Bologna-Ascoli 1-1. L'apice della sua avventura calcistica nel 1964, l'anno del settimo scudetto, conquistato nell'indimenticabile spareggio di Roma contro l'Inter. Bulgarelli fu regista e anima di quella squadra straordinaria: recitarne la formazione a memoria per il tifoso bolognese è un obbligo. Con la maglia della Nazionale partecipò a due mondiali: Cile '62 e Inghilterra '66. Era il capitano di quell'Italia che perse a Middlesbrough contro la Corea del Nord, ma, sullo 0-0, fu costretto ad uscire per un problema al ginocchio lasciando i suoi in 10 (non c'erano sostituzioni). Sempre in azzurro vinse l'Europeo nel 1968, sebbene non sia mai sceso in campo in quel torneo. Chiusa la carriera da giocatore provò quella da dirigente (Modena, Bologna, Catania, Pistoia e Palermo) senza troppo successo. Fu invece un apprezzato opinionista tra gli anni '80 e '90, sia in televisione (guarda un video con il suo commento a un gol di Batistuta), sia sulla carta stampata, in particolare sulla Gazzetta, per la quale fu per un periodo "giudice" sui gol più belli. Ci lascia uno dei giocatori più talentuosi e intelligenti che l'Italia abbia mai avuto, mentre l'abbraccio più grande va alla moglie Carla e a Stefano, Andrea e Annalisa.
LUNEDÌ I FUNERALI - I funerali di Giacomo Bulgarelli si svolgeranno lunedì prossimo alle 11.45 nella chiesa di San Girolamo presso la Certosa di Bologna, mentre da domani alle 10 sarà allestita la camera ardente nella bolognese Villa Nigrisoli. Lo ha fatto sapere la società rossoblù, il cui sito web questa mattina - non appena la notizia della scomparsa del campione si è diffusa in città - è stato cliccato da moltissimi tifosi, con conseguenti difficoltà di accesso alla home page. Il Bologna ha chiesto di poter ricordare Bulgarelli con un minuto di raccoglimento prima del fischio d'inizio della gara di sabato 21 contro l'Inter, mentre domani giocherà con il lutto al braccio.
Vincenzo Di Schiavi
[Modificato da !Serenella! 18/08/2012 13:10]
09/08/2009 00:56
 
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Tragedia a Coverciano
Muore Daniel Jarque


Il capitano dell'Espanyol è deceduto all'età di 26 anni nel ritiro fiorentino della squadra spagnola. Il malore mentre era al telefono con la fidanzata, annullata l'amichevole col Bologna. A Palermo il Maiorca e il Siviglia osservano un minuto di raccoglimento durante il triangolare dello stadio Barbera

FIRENZE, 8 agosto 2009 - Tragedia a Coverciano nel ritiro dell'Espanyol, squadra della Liga che è in ritiro in Italia. Il centrocampista Daniel Jarque, 26 anni e capitano della squadra, è deceduto per un attacco cardiaco o per aneurisma. Le cause del decesso verranno individuate attraverso l'autopsia, disposta dal Pm di Firenze.

AL TELEFONO — Il giocatore, che domani avrebbe dovuto affrontare il Bologna in amichevole a Rimini, stava parlando al telefono con la fidanzata quando di colpo, per cause sconosciute, ha smesso di parlare. La donna, preoccupata, ha immediatamente contattato i dirigenti del club che sono accorsi nella stanza del giocatore e lo hanno trovato privo di sensi. Inutile il trasporto in ospedale. La salma di Jarque è stata trasportata all'istituto di medicina legale, dove è probabile che già domani sarà effettuata l'autopsia.

IL CORDOGLIO DI MAIORCA E SIVIGLIA — Jarque aveva esordito nella Liga il 20 ottobre 2002 e aveva sempre giocato con l'Espanyol. Mercoledì scorso aveva affrontato il Napoli al San Paolo e domani avrebbe dovuto indossare la maglia del suo club per un altro test della tournée italiana, contro il Bologna. Il calcio spagnolo, quasi due anni dopo la scomparsa di Antonio Puerta, è nuovamente sotto choc. A Palermo, durante durante il triangolare dello stadio Barbera, il Maiorca e il Siviglia hanno osservato un minuto di raccoglimento.
Alessandra Gozzini

Fonte: gazzetta


22/08/2009 16:09
 
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Calcio, è morto Tonino Carino
Il giornalista Rai aveva 65 anni

E' morto all'età di 65 anni il giornalista Rai, Tonino Carino. Nato a Offida (Ascoli Piceno), legò il suo nome all'Ascoli Calcio. Impresso nel ricordo del telespettatori il tormentone "Tonino Carino da Ascoli" che ripeteva ogni volta quando faceva le sue telecronache delle partite a 90° minuto. Di recente Carino era andato in pensione, ma aveva continuato ad essere ospite di trasmissioni come "Quelli che il calcio". Era malato da tempo.


Era stato uno dei protagonisti del grande teatrino di 90' Minuto, la storica trasmissione della Rai che portava nelle case degli italiani i gol del campionato di calcio, condotta da Paolo Valenti. "Tonino Carino da Ascoli" era il suo saluto inconfondibile, in un programma che vedeva altre figure indimenticabili di giornalisti-personaggi come Luigi Necco da Napoli, Cesare Castellotti da Torino, Marcello Giannini da Firenze e Giorgio Bubba da Genova, per dirne solo alcuni.

Carino se n'è andato lunedì sera nella sua casa di Ancona, a 65 anni. Aveva legato il suo nome proprio all'Ascoli del presidente Costantino Rozzi, un'altra icona di un calcio che non c'è più. Carino aveva cominciato la sua carriera al Corriere Adriatico, poi era entrato in Rai, nella sede regionale di Ancona, dove era stato anche caporedattore dal 1991 al 2002. Di recente era andato in pensione, ma aveva continuato a essere ospite di trasmissioni sportive come "Quelli che il calcio". Lascia la moglie e due figli, Riccardo e Daria.

Fonte: tgcom


21/12/2010 13:21
 
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E' morto Enzo Bearzot, vinse i Mondiali del 1982
Era nato in Friuli 83 anni fa.
Centrocampista negli anni '50, da ct fece sognale l'Italia


ROMA - Il suo naso, da boxeur, e la pipa, perennemente accesa, hanno fatto la felicità dei vignettisti per anni. Erano i segni distintivi di Enzo Bearzot, scomparso oggi ad 83 anni. Detto il 'Vecio', come si fa per tutti i friulani doc (era nato ad Aiello del Friuli il 26 settembre '27), anche per quelli che vecchi non sono.

Ed in effetti lui non lo e' stato mai, in questo aiutato dalla passione del calcio, che lo aveva preso da ragazzino, quando in un collegio di Gorizia dormiva con la foto di Campetelli, centromediano dell'Inter, sotto il cuscino.

E non era taciturno, né introverso - come sostenevano i suoi denigratori -, soltanto non gli piaceva sprecare le parole. Fosse stato come lo dipingevano, non avrebbe mai creato il gruppo che conquistò il terzo titolo mondiale del calcio italiano nel 1982 in Spagna. Un gruppo che non si è mai sciolto, neanche quando qualcuno si è allontanato dal pallone (come Paolo Rossi), oppure è stato prematuramente rapito dalla morte (come Scirea). Un gruppo che ha mantenuto i contatti con l'uomo che l'ha plasmato e che continuerà a considerarlo vivo.

Un legame veramente speciale quello che legava gli azzurri a Enzo Bearzot, riconoscenti perché prima di condurli al traguardo più importante della loro carriera, aveva saputo difenderli da critiche feroci. E li aveva sostenuti quando decisero quel clamoroso e innovativo silenzio stampa che anche oggi, di tanto in tanto, viene imitato da questa o quella squadra di club.

Portavoce era Dino Zoff, altro friulano di poche parole, che Bearzot considerava il suo terzo figlio, e che un giorno si sarebbe seduto sulla panchina azzurra con minor fortuna. Nel dicembre del 2000 il gruppo si strinse ancora una volta intorno a Bearzot, che presentava (con l'autore Gigi Garanzini) il libro biografico, 'Il romanzo del vecio'. In quella serata il tecnico sorprese i suoi vecchi allievi rivelando che il calcio non gli mancava, pur amandolo, perché "sentivo di non appartenervi più ". C'era amarezza nelle sue parole, un po' di malinconia, forse stimolata dalle note del jazz (questa musica era la sua seconda passione, naturalmente dopo il football).

Quella sera Bearzot parlava del calcio al passato remoto, come di una storia finita tanto tempo prima. Ma dopo poco più di un anno - a gennaio del 2002 -, mettendo fine a un distacco ventennale, Bearzot aveva accettato con rinnovato entusiasmo l'invito della Federcalcio ad assumere la responsabilità di presidente del settore tecnico della Figc. In quell'occasione Claudio Gentile, uno del gruppo, allora tecnico della Under 21, ricordando il bel gioco espresso dalla nazionale nei mondiali del '78 (Argentina, azzurri quarti) e dell''82, lo definì il miglior ct azzurro dopo Pozzo (morto come lui il 21 dicembre, del 1968), sostenendo che "Enzo Bearzot non deve restare lontano dal calcio, perché il calcio è il suo mondo". E lui: "Sono contento perché l'indicazione viene dal mio mondo".

La sua avventura nel calcio era cominciata come giocatore: dalla Pro Gorizia, era passato, ventenne, all'Inter, poi al Catania, poi all'Inter nuovamente, ed aveva terminato la carriera al Torino. Era un difensore grintoso ma corretto, non privo di tecnica. Delle sue esperienze di calciatore seppe far tesoro alla guida della nazionale, riuscendo ad utilizzare al meglio i giocatori che sceglieva, incurante dei suggerimenti e delle critiche della stampa, anche quando i risultati non gli davano ragione. Fautore del 'primo non prenderle' non fu mai catenacciaro.

Fu maestro invece nell'esaltare l'arte del contropiede con cui nell'82, nel Mundial, di Spagna schiantò una dopo l'altra Argentina, Brasile e Germania. Indimenticabili le imprese dei terzini-ala Cabrini e Gentile, delle ali a tutto campo Conti-Graziani, di Tardelli, giocatore universale, di Zoff portiere-saracinesca, di Paolo Rossi guizzante, imprendibile opportunista sotto rete, di Scirea, direttore d'orchestra di un gioco che a tratti ricordava il free-jazz per la sua imprevedibilità. Paradossalmente, però, quattro anni dopo, l'attaccamento al gruppo, e la conseguente incapacità a rinnovare, fu fatale a Enzo Bearzot. Al cospetto di risultati negativi (mancata qualificazione agli Europei '84, eliminazione negli ottavi del mondiale messicano '86), attaccato dalla critica e di fronte all'ostilità del vertice federale, preferì lasciare anziché rinunciare alle sue convinzioni. Ma nella storia del calcio, e non solo, rimarranno sempre le immagini delle imprese precedenti. L'urlo e la corsa pazza di Tardelli, dopo il gol alla Germania.

E quel giovane Vecio, dal naso di boxeur e dalla pipa eternamente accesa, che sull'aereo degli eroi di Madrid, gioca a briscola con Causio, Zoff e il presidente della Repubblica Pertini, un altro celebre appassionato della pipa, un altro Vecio che, come lui, non invecchiò mai.

Fonte: ANSA


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