Al vantaggio dei veneti Preziosi chiama un dirigente del Venezia: «Avete fatto gol: siete pazzi»
GENOVA - Sabato undici giugno, sul campo di Marassi il Genoa affronta il Venezia nella partita decisiva per la promozione in serie A. Mentre i tifosi rossoblù aspettano con il cuore in gola il risultato che dopo dieci anni consentirà finalmente di festeggiare, c’è qualcun altro che attende risultati e conferme di tutt’altro tipo. I telefoni cellulari del presidente del Genoa Enrico Preziosi, del figlio Matteo e del direttore generale Stefano Capozucca, sono intercettati. Gli investigatori, che da due mesi e mezzo erano sulle piste di un giro di calcioscommesse, hanno scoperto un filone che li ha portati dritti al Genoa e dritti a quella partita che sospettano comprata. Adesso aspettano che qualcuno si tradisca. Che qualcuno parli troppo. Sull’altro fronte sono intercettati i telefoni di Pino Pagliara, general manager del Venezia, dell’ex presidente Francesco Dal Cin e del figlio Michele.
Il Venezia segna il primo gol, Gonzalo Miguel Vicente gela i tifosi e subito scatta da uno dei cellulari dei genoani intercettati una telefonata allarmata: «Ma che c... sta succedendo? - dice il dirigente al suo interlocutore stupito a sua volta - Cosa stanno facendo quelli? Ci hanno fatto gol! Sono pazzi. Ci hanno fatto gol per errore!». La conversazione continua, una manciata di secondi fra lo stupito e l’incazzato, ma è soprattutto quell’espressione «ci hanno fatto gol per errore» che convince i sostituti procuratori Alberto Lari e Giovanni Arena ad avere messo le mani su un tassello importante dell’accusa. Soprattutto questa telefonata avrebbero contestato a Preziosi padre e figlio e a Capozucca lunedì scorso, ma i tre indagati per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva si sono avvalsi della facoltà di non rispondere e l’intercettazione è rimasta nel cassetto.
Così come l’altra telefonata pericolosa tra Pino Pagliara e Matteo Preziosi: quest’ultimo invita il general manager dei lagunari a Cogliate: «Vieni a Milano e aggiustiamo tutto». E martedì quattordici giugno, alle otto e mezza, Pagliara viene fermato dai carabinieri di Monza per un «controllo» davanti alla fabbrica di Preziosi; nella sua auto una valigetta con 250 mila euro in contanti. «L’anticipo per la vendita del nostro difensore Maldonado» spiega il tecnico e mostra un contratto di 450 mila euro.
La valigetta, ma soprattutto la telefonata intercettata durante la gara (e non sarebbe neanche la sola), rende sicuri i magistrati genovesi: il Genoa ha comprato e il Venezia ha venduto. La trascrizione della intercettazione della telefonata partita dalla tribuna è stata visionata insieme a una buona tranche di altre intercettazioni dal capo dell’Ufficio Indagini della Federcalcio, il generale della Guardia di Finanza Italo Pappa, ieri pomeriggio a Palazzo di Giustizia al termine di una giornata campale sia per il Genoa che per i magistrati.
Il generale Pappa, arrivato nella mattinata, aveva cercato di seminare i giornalisti, ultimo depistaggio un comunicato stampa alle 13.30 per dire che, sì, giustizia penale e giustizia sportiva avevano espresso «la volontà di collaborare» e che la richiesta ufficiale di avere gli atti era stata presentata dal generale alla Procura, la quale si riservava la risposta «in tempi brevi». Poi, mentre tutti pensavano Pappa in partenza per Roma, il capo dell’Ufficio Indagini si blindava in Procura a prendere un primo contatto con gli atti dell’inchiesta. Nelle stesso ore, al campo d’allenamento del Genoa, un nerissimo Enrico Preziosi presentava il nuovo allenatore Francesco Guidolin, che si è trovato a rispondere anche a domande sulla possibile penalizzazione della squadra. «Non ci sono clausole nel mio contratto - ha detto Guidolin - legate a questa situazione. Io sono qui, non mi importa altro».
Ma nubi sempre più nere si addensano sul Genoa: sarebbero addirittura cinque, infatti, le partite che i magistrati potrebbero mettere sotto accusa, gli ultimi cinque match disputati dai rossoblù con Cesena, Catanzaro, Empoli, Piacenza (con quest’ultima squadra l’approccio per la combine sarebbe fallito), infine Venezia. Per questo motivo la Procura ha contestato a Enrico e Matteo Preziosi e a Capozucca il reato di associazione a delinquere: la «procedura» per «comprare» la promozione sarebbe scattata almeno cinque volte. E pensare che proprio ieri l’arcivescovo di Genova cardinale Tarcisio Bertone ha detto: «I tifosi hanno diritto a un Genoa pulito».
Fonte Corriere.it